martedì 21 febbraio 2017

Panta rei - Occidentali’s karma

Se hai sentito almeno una volta la canzone che ha vinto Sanremo 2017, probabilmente avrai fatto caso a questa bizzarra parola: pantarei.
Allora, precisiamo subito che non si scrive pantarei, ma panta rei, ed il suo significato ha origini molto molto antiche.

Panta rei - Occidentali’s karma

Che cosa significa Panta Rei?

Pánta rêi è un termine greco (πάντα ῥεῖ) che significa letteralmente "tutto scorre".
Questo famoso aforisma è storicamente attribuito ad Eraclito, un filosofo greco antico vissuto tra il 535 a.C. ed il 475 a.C.
Stando alle varie spiegazioni storiche, panta rei in pratica vorrebbe dire, secondo Eraclito, che nella vita non si può vivere lo stesso identico momento due volte, perchè tutto muta e nulla è più uguale.
Il filosofo greco paragona la vita ad un fiume che scorre, nel quale non è mai più possibile entrare nello stesso punto in cui ci si era bagnati la prima volta.


Francesco Gabbani - Occidentali’s karma (testo canzone)

Concludo questo post riportando il testo completo di "Occidentali’s karma" di Francesco Gabbani, canzone vincitrice del festival di Sanremo 2017.

Essere o dover essere
Il dubbio amletico
Contemporaneo come l’uomo del neolitico.
Nella tua gabbia due per tre mettiti comodo.
Intellettuali nei caffè
Internettologi
Soci onorari al gruppo dei selfisti anonimi.
L’intelligenza è démodé
Risposte facili
Dilemmi inutili.
AAA cercasi (cerca sì)
Storie dal gran finale
Sperasi (spera sì)
Comunque vada panta rei
And singing in the rain.
Lezioni di Nirvana
C’è il Buddha in fila indiana
Per tutti un’ora d’aria, di gloria.
La folla grida un mantra
L’evoluzione inciampa
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.
Occidentali’s Karma
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.
Piovono gocce di Chanel
Su corpi asettici
Mettiti in salvo dall’odore dei tuoi simili.
Tutti tuttologi col web
Coca dei popoli
Oppio dei poveri.
AAA cercasi (cerca sì)
Umanità virtuale
Sex appeal (sex appeal)
Comunque vada panta rei
And singing in the rain.
Lezioni di Nirvana
C’è il Buddha in fila indiana
Per tutti un’ora d’aria, di gloria.
La folla grida un mantra
L’evoluzione inciampa
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.
Occidentali’s Karma
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.
Quando la vita si distrae cadono gli uomini.
Occidentali’s Karma
Occidentali’s Karma
La scimmia si rialza.
Namasté Alé
Lezioni di Nirvana
C’è il Buddha in fila indiana
Per tutti un’ora d’aria, di gloria.
La folla grida un mantra
L’evoluzione inciampa
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.
Occidentali’s Karma
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma
.


Video ufficiale di Occidentali’s karma (Francesco Gabbani)

E se il testo lyrics non bastasse, eccovi il video ufficiale del tormentone del momento:


Tremors

Tremors è un film d'orrore del 1990 diretto da Ron Underwood, con Kevin Bacon, Fred Ward, Finn Carter, Michael Gross, Reba McEntire, Robert Jayne, Charlotte Stewart, Tony Genaro, Richard Marcus.

Tremors
Trama

In una piccola cittadina del Nevada di nome Perfection Valley, Valentine e Earl si guadagnano da vivere con lavoretti da operai, sognando di potersi trasferire in una città più grande.
I piani dei due però vengono interrotti dall'arrivo di una misteriosa creatura dalle sembianze di un enorme serpente, un mostro che viaggia sottoterra e mangia tutto quello che gli capita a tiro.
Per la cittadina di Perfection Valley e tutti i suoi abitanti, inizieranno così dei giorni di terrore e morte.

Recensione

Tremors è un film horror del 1990, un film che fa paura, ma anche ridere, grazie all'ironia dei due protagonisti.
Storia originale e ben girata, film avvincente che non annoia e non risulta stupido come molti altri film del suo genere.
Quasi un cult, peccato che poi ci sia stata un'ondata di seguiti ad oltranza che ha rovinato il nome che si è guadagnato egregiamente il primo ed inimitabile tremors.

Link alla scheda del film su wikipedia

lunedì 20 febbraio 2017

Sgorbions (figurine)

Oggi vorrei parlarvi di una cosa che ho ritrovato nell'armadio, una cosa che collezionavo quando ero un ragazzino, le figurine degli Sgorbions!

Se siete dei nativi digitali forse non li conoscete, ma gli sgorbions sono una nota serie di figurine, arrivate per la prima volta in italia negli anni 90, ma già presenti in America fin dal 1985.

Sgorbions (figurine)

Gli Sgorbions


La particolarità di queste figurine sta nello scimmiottare i nomi delle persone, cercando una rima divertente per tutti.
Oltre quindi a creare un nome ed un cognome divertenti e di facile risata, gli sgorbions completano il tutto con un'immagine illustrativa della persona che descrivono, un'immagine trash e demenziale.

Sgorbions: Alberto Sordo

Avere dunque il proprio nome negli sgorbions, non è sempre un motivo di vanto, ed anzi nelle scuole, quando giravano queste figurine, non era raro esser presi in giro venendo citati come uno sgorbions.

Inoltre, sotto ogni figurina, è scritta una descrizione specifica del nome preso di mira, una descrizione che non fa altro che rincarare la dose di umorismo della figurina illustrata.

In Italia gli sgorbions sono usciti sostanzialmente in 3 album di figurine:
  • Mitici Sgorbions
  • Holidays Sgorbions
  • Mega Sgorbions

Anche se in effetti però, l'album in mio possesso, che dovrebbe corrispondere alla prima edizione, si chiamava semplicemente "le bande degli sgorbions".
Avendolo collezionato tutto, eccomi qui a scrivervi un elenco completo di tutti i nomi delle figurine degli sgorbions in esso contenuti (in ordine di apparizione e divisi per categoria).

Sgorbions: Gli Schifus
Gastone Bubbone, Donata Avariata, Gennaro Puttamaro, Pinuccia Boccuccia, Walter Subwater, Sonia Insonnia, Renata Intasata, Matteo Cappereo, Lorenzo Fetenzo, Letizia Immondizia, Ninetto Rigetto, Gino Spazzalatrino, Marcello Sbudello, Salvatore Fetore, Anita Inviperita, Dante Mutante, Sabrina Gommina, Martino Burino, Starnu-Tino, Gustavo La Sbava, Rita Marcita, Rosario Malario.

Sgorbions: Gli Sbrindelli
Vivi Sezione, Pamela Candela, Mari-Comio, Simone Linguaccione, Decalco Maria, Dodo Colabrodo, Burat-Tina, Pierino Lavandino, Rocky Zero, Roberto Ventreaperto, Angelino Spazzolino, Mongol Piero, Arrigo Frigo, Din Don Dino, Pierobinetto, Loretta Marionetta, Extra Teresa, Mario Contrario, Vito Spedito, Carla Igienica, Salvatore Lavatore, Amato Fotocopiato, Jane Fionda, André Frappé, Eletta Sottiletta, Celeste Due Teste, Dolores Di Testa, Margherita Sfiorita, Clessandra, Beata Grattuggiata, Marcello Scervello, Battista Elettricista, Renata Cariata, Ramona Capocciona, Cupi-Dino, Golea-Dorino.

Sgorbions: I Trippon
Riccardo Superlardo, Ombretta Coniglietta, Raimonda Gioconda, Edmondo Rubicondo, Rita Fettuccina, Polly-Femo, Pierino Abbuffino, Ramona Abbuffona, Annona Pustolona, Anna Burgher, Nippon Trippon, Botolo Rotolo, Pepè Bignè, Nino Peperino, Spie-Dino, Tito Fritto.

Sgorbions: Gli Zombacci
Clemente Mortovivente, Cerno-Bill, Pietro Tombale, Rino Impiccatino, Anita Dimagrita, Ciro Vampiro, Aristide Cariatide, Mariarosa Rugosa, Dario Millenario, Franco-Stein, Vera Fattucchiera, Paolone Gobbone, Gennaro Corsaro, Pablo Diablo, Augusto Tuttogusto, Pino Spadino, Romeo Trofeo, Bice Ciccatrice, Vittorio Mortorio, Lilly Puntaspilli, Gino Lumino, Alberto Ricoperto.

Sgorbions: Gli Animalis
Vespa Teresa, Camil-Leonte, Marcello Porcello, Joe Falchetto, Lucilla Gorilla, Isacco Di Pulci, Mariella Ascella, Camilla Godzilla, Leo Stereo, Topo-Lino, Daniela Ragnatela, Pippo-Strello, Oreste Mangiabestie, Hugo Sapiens, Anita Troglodita.

Sgorbions: I Teppas
Arturo Superduro, Nicolas Cadenas, Gennaro Rocchettaro, Antonio Demonio, Giacinto Dipinto, Rambo Bambo, Gangste-Rino, Punker-Otto, Selvag-Gina, Claretta Carretta, Nicola Pistola, Alvaro Metallaro, Alberto Sordo, Ciccio Pasticcio, Battista Teppista.

Sgorbions: Gli Smidoll
John Stravolt, Fifì Pipì, Camillo Spillo, Ilaria Sanguinaria, Martino Grappino, Romeo Video, Strizza-Tino, Lino Semolino, Carolina Colatina, Ornella Stampella, Orazio Maldispazio, Lola Ghiacciola, Claretta Saetta, James Fond, Antonella Mortadella, Gastone Sgorbione, Isidoro Fluoro, Gianni Attaccapanni, Romano Toscano, Pasquale Natale, Marinella Bella, Body Billy, Doppio auGusto, Pina Palloncina, Renato Bocciato, Ago-Stino Filomeno, Lorenza Influenza, Tosta-Tina.

Rileggendo tutti questi nomi, noto con piacere che alcuni li ricordo tuttora, e ciò mi fa ripensare, con un filo di nostalgia, alle tante ore passate a collezionare e scambiare le figurine degli sgorbions a scuola.
Direi che ci sono quasi affezionato a questo album... tuttavia, se qualcuno mi facesse una buona offerta in stile ebay, magari potrei anche decidere di vendere il mio album originale degli Sgorbions... chissà :D

Chromecast audio gracchiante, salta l'audio

Oggi vi spiegherò come risolvere un problema ricorrente su google chromecast, l'audio gracchiante, che salta e che non si sente bene.
Questo problema, potrebbe infatti guastare le vostre visioni di film e/o musica dal pc alla tv, rovinando magari in un solo colpo, ore di visione/ascolto.


Come risolvere il problema audio gracchiante su Chromecast


Per poter meglio comprendere questo problema, forse è opportuno partire dal principio, dai sintomi e dalle cause.

Sintomi
L'audio trasmesso sulla televisione da chromecast è gracchiante, va a scatti e risulta fastidioso da ascoltare.
E' un po' come ascoltare una voce un po' stridente.

Causa
L'aver fermato per un periodo più o meno prolungato, un filmato trasmesso dal pc alla tv con chromecast (tramite google chrome).

Risoluzione
Disconnettere chromecast (interrompere la trasmissione) e poi riconnetterlo, per poter riottenere un audio perfetto.

Chromecast audio gracchiante

E' tutto.
Grazie a questo semplice accorgimento, dovreste poter risolvere il problema dell'audio disturbato su chromecast, tornando a sentire bene la traccia sonora del filmato che stavate guardando.

Io all'inizio non lo sapevo, e provavo a mandare avanti ed indietro i filmati, a metterli in pausa e a farli ripartire, tutto senza successo.
Poi mi sono accorto che disconnettendo chromecast, l'audio su pc era invece perfetto, quindi ho fatto 2+2...

Bloccare chiamate anonime Android

Tra le tante funzionalità del tuo cellulare android, c'è ovviamente anche la possibilità di bloccare chiamate anonime.

Prima di spiegarti più nel dettaglio come fare, forse però è meglio che ti spieghi che cosa si intende con telefonata anonima.
Una chiamata anonima è infatti, una telefonata ricevuta da un numero sconosciuto.

Faccio questa precisazione, giusto per chiarire il concetto di numero sconosciuto, che va inteso come numero nascosto, e non come numero che non si conosce.
Android infatti, consente di bloccare le chiamate di chi nasconde il proprio numero di telefono, ma non di bloccare le telefonate da parte di quei numeri non in rubrica... almeno nelle funzioni di base del cellulare.


Come bloccare chiamate anonime su Android


Per poter bloccare tutte le chiamate in entrata da numeri sconosciuti, seguire la seguente procedura:
  1. Cliccare sull'icona della cornetta (quella che usi per telefonare)
  2. Cliccare sul bottone Altro, in alto a destra
  3. Cliccare sulla voce Impostazioni
  4. Entrare in Rifiuto chiamate
  5. Entrare in Elenco Bloccati
  6. Spuntare la voce Blocca chiamate anonime

Bloccare chiamate anonime Android

Tutto qui, con pochi semplici click avrai disattivato la possibilità di ricevere chiamate da chi ha il numero di telefono nascosto.

Se poi vuoi passare tu stesso al lato oscuro, e fare chiamate anonime con android, leggi questa breve guida.

Questa opzione di blocco chiamate anonime android può tornare molto utile in caso di stalkers.
Se ad esempio sei un VIP molto famoso, probabilmente non vorrai essere disturbato da chiunque possa indovinare il tuo numero di telefono, quindi attivare questa opzione può sicuramente toglierti qualche possibile fastidio futuro.

Attivando questo blocco infine, si ridurrà di default il numero degli scherzi telefonici.
Questo perchè, chi fa le burle al telefono di solito nasconde il proprio numero, per evitare di venir denunciato/scoperto più facilmente.

Bloccare numero android: metodo universale

Tempo fa avevo fatto una guida analoga, ma era più riferita ad una funzionalità specifica del Huawei.
Poi ne avevo fatta un'altra più specifica sul blocco numeri in entrata.
Vediamo ora invece come bloccare un numero su android, con un metodo universale che va bene per i telefonini con su android di ultima release.


Come bloccare un numero di telefono su Android


Per poter impedire ad un contatto in rubrica di telefonarti, oppure per bloccare una chiamata da un numero che non hai in rubrica, segui la seguente procedura:
  1. Clicca sull'icona della cornetta (quella per fare le chiamate)
  2. Clicca in alto a destra sulla voce Altro
  3. Clicca su Impostazioni
  4. In Impostazioni chiamata, clicca su Rifiuto chiamate
  5. Adesso clicca su Elenco bloccati
  6. Inserisci a mano il numero di telefono e clicca sul bottone "+", oppure, clicca su Registro per selezionare un numero che ha o hai appena chiamato, oppure, clicca su Rubrica per bloccare un contatto salvato sul telefono

Bloccare numero android: metodo universale

Avrai così bloccato il numero di telefono che ti importuna.
Ed in qualsiasi momento potrai rientrare in questa sezione e rimuovere i numeri bannati dalla lista dei bloccati su android.
Infatti, ogni numero che andrai ad aggiungere, verrà mostrato in elenco proprio in questa sezione, esattamente sotto al punto che hai usato per bloccare gli utenti molesti.

Questa funzionalità è utilissima per bloccare tutti quegli scocciatori che vogliono venderti qualcosa, magari dopo aver reperito il tuo numero di telefono da chissà dove.
Grazie al blocco chiamate di android infatti, potrai inibire in un colpo solo qualsiasi telefonata molesta sul tuo cellulare, in modo da poterlo utilizzare solo con chi si comporta bene.

L'ideale sarebbe non aver bisogno di queste funzionalità, ma con certa gente proprio non c'è niente da fare, e sapere come bloccare un numero su android può fare la differenza tra un telefono silenzioso, che suona solo quando deve, ed un apparecchio fastidioso che ti interrompe sul più bello a causa di persone che non hanno niente di meglio da fare.

Operazione Valchiria

Operazione Valchiria è un film storico/drammatico del 2008 diretto da Bryan Singer, con Tom Cruise, Kenneth Branagh, Bill Nighy, Tom Wilkinson, Carice van Houten, Terence Stamp, Eddie Izzard, Kevin McNally, Christian Berkel.

Operazione Valchiria
Trama

Il colonnello Claus von Stauffenberg ed altri ufficiali tedeschi iniziano a nutrire un certo malcontento verso il loro Fuhrer, Adolf Hitler.
La mancata promessa di una guerra rapida e le poche speranze per il prospettato futuro della Germania, portano Claus von Stauffenberg e gli altri, ad escogitare un piano per assassinare Hitler e prendere il comando.
Secondo le decisioni prese in questo complotto, Adolf Hitler dovrà morire il 20 luglio 1944, presso la base tedesca chiamata la Tana del Lupo.

Recensione

Operazione Valchiria è un film del 2008 con Tom Cruise nei panni del colonnello Claus von Stauffenberg.
Un film egregiamente girato che spiega minuziosamente il piano escogitato dai ribelli per assassinare Hitler.
Se questo piano fosse riuscito, le sorti del mondo e di milioni di persone sarebbero stati diverse... ma non voglio spoilerarvi il finale :p

Link alla scheda del film su wikipedia

domenica 19 febbraio 2017

Creare App per Android senza saper programmare

Ecco una guida che può far gola a molti: come creare App per cellulari Android senza saper programmare... ed addirittura, senza dover installare programmi aggiuntivi sul pc!

Si, hai capito bene, grazie a questo tutorial, avrai le basi per poter creare app per cellulare, gratis, senza conoscere alcun linguaggio di programmazione, e senza dover installare niente sul tuo computer!
Cosa vuoi di più?


Come creare App per cellulari Android senza saper programmare


Normalmente, per poter sviluppare un'app per smartphone, bisognerebbe conoscere almeno un linguaggio di programmazione, che sia java, o un mix tra html, javascript e css, per i progetti più semplici, o altri linguaggi per poter sviluppare non solo su Android, ma anche per ios e windows phone.

Fortunatamente però, grazie a MIT App Inventor, un progetto niente pocodimeno che del Massachusetts Institute of Technology, è possibile creare applicazioni per android senza dover imparare alcun linguaggio di programmazione, ma solo tramite un'intuitiva interfaccia grafica.

Quello che bisogna fare è, collegarsi al seguente indirizzo:

http://ai2.appinventor.mit.edu

Se è la prima volta che accedi a questo servizio, ti verranno chiesti i dati d'accesso a google account, che dovrai dare in tutta serenità, insieme ai soliti consensi sui termini del servizio.

Una volta entrato nell'home page di MIT App Inventor 2, la prima cosa da fare per facilitarti la vita, sarà quella di cliccare sulla voce English e selezionare Italiano, in modo da cambiare subito la lingua del programma nella tua madrelingua.

Ora, per iniziare, dovrai creare un nuovo progetto, cliccando su: Progetti -> Avvio nuovo progetto.

Creare App per cellulari Android senza saper programmare

Dopo aver inserito il nome del progetto e cliccato su OK, verrai reindirizzato all'interno della cartella di lavoro appena generata.
La cosa bella di MIT, è che è tutto online, quindi non solo non dovrai installare nulla sul tuo pc, ma avrai tutte le tue applicazioni (o per meglio dire, i progetti che le contengono), sempre a portata di mano, da qualsiasi pc tu ti colleghi, e soprattutto senza dover installare alcun driver o framework per far girare il tutto.

L'unica cosa di cui dovrai ricordati ovviamente, è di salvare sempre i progetti prima di chiudere il sito, cliccando su Progetti -> Salva progetto.

Vediamo dunque rapidamente cosa consente di fare MIT.
Il sito è diviso sostanzialmente in 4 colonne:
  • Componenti disponibili: comprende tutti gli oggetti utilizzabili nelle tue applicazioni
  • Visualizzatore: ti mostra un'anteprima grafica delle finestre della tua applicazione, anteprima nella quale puoi ordinare gli oggetti grafici che inserisci
  • Componenti utilizzati: lista degli oggetti inseriti nella tua app, sui quali cliccare per poterne modificare le proprietà
  • Proprietà: qui potrai cambiare l'aspetto grafico dei componenti selezionati, più altre opzioni utili per ogni singolo oggetto

MIT infine, è diviso in 2 tab principali, la prima in cui ti trovi si chiama Progettazione, ed è quella dove agisci sulle opzioni che ti ho appena indicato.
La seconda tab a destra invece, si chiama Blocchi, ed è proprio lì che andrai a cliccare per aggiungere azioni alla tua applicazione.

MIT App Inventor 2

Vediamo una rapida carrellata delle varie sezioni di MIT App Inventor 2.

Componenti disponibili

Questa sezione di MIT comprende tutti gli oggetti che puoi aggiungere alla tua app android, con i quali poter di fatto dare corpo all'applicazione.
Le aree tematiche dei componenti disponibili sono:
  • Interfaccia utente: qui troverai i bottoni, le label/etichette, i campi dei form (text, checkbox, select, ecc...), la gestione notifiche, la gestione immagini, il visualizzatore web, il cursore ed altri comandi utili per la tua app androd
  • Impaginazione: sezione dedicata alla disposizione dei comandi utilizzati nell'app, sul display del telefonino in cui deve girare
  • Multimediale: opzioni per videocamera, fotocamera, registratore suoni, player video e tutto ciò che serve a far girare conenuti multimediali sulla tua app per cellulare
  • Disegno e Animazione: contiene per ora le voci palla, stage e sprite, con le quali destreggiarsi con la grafica animata
  • Sensori: giroscopio, accellerometro, orologio, posizione, prossimità, ed altri sensori utilizzabili dalla tua app (se presenti nel telefonino dell'utilizzatore)
  • Social: tasti di condivisione, di selezione contatto, email, telefonata, e tutto ciò che possa servire a condividere informazioni tra l'app ed i tuoi contatti
  • Archiviazione: importante sezione per salvare dati sul dispositivo in cui viene installata la tua app, tramite file, database tinydb, oppure nel web
  • Connettività: bluetooth e web
  • LEGO® MINDSTORMS®: funzione per interagire con questo prodotto della lego (che non conosco :p)
  • Sperimentale: qui troverai le nuove funzioni di MIT, ancora in fase sperimentale
  • Extension: interessantissima sezione che consente di installare/usufruire sulla tua app di estensioni/componenti aggiuntivi, ovvero funzionalità sviluppate da terze parti, magari proprio da te

Le altre sezioni/colonne del sito, in realtà te le spiegherò facendo un esempio pratico, giusto per farti capire quanto è facile sviluppare app per android con MIT, senza alcuna conoscenza di java (il quale codice viene comunque generato dietro le quinte).


Esempio pratico: App per Android che ripete a voce quello che scrivi


Vediamo subito i passaggi da seguire per creare la tua prima applicazione per android in pochi minuti.

1) Crea un nuovo progetto chiamato "Test"

Clicca su Progetti -> Avvia nuovo progetto, Inserisci il nome Test e clicca OK.

Crea un nuovo progetto chiamato

2) Aggiungi un'Etichetta di testo

A sinistra, nella colonna Componenti disponibili, nella sezione Interfaccia utente, trascina con il mouse la voce Etichetta nel Visualizzatore in mezzo allo schermo.

Adesso, a destra, nelle Proprietà, modifica il campo Testo, inserendoci "Scrivi il testo da pronunciare".

Aggiungi un'etichetta di testo

3) Aggiungi un campo di tipo "Casella Di Testo"

Trascina l'oggetto CasellaDiTesto dentro il visualizzatore, e se vuoi modificane le Proprietà.

Se vuoi cancellare un oggetto, puoi farlo in qualsiasi momento, cliccando sul suo nome dentro la sezione Componenti utilizzati, e poi in basso su Elimina.

Cancellare un oggetto

4) Aggiungi un Pulsante

Trascina la voce Pulsante nel visualizzatore, poi cambiagli la label modificando l'opzione Testo, scrivendoci la parola "Leggi".

Leggi

5) Aggiungi la Sintesi Vocale

Ora clicca sulla sezione Multimedia e trascina l'oggetto SintesiVocale dentro il visualizzatore.
Questo componente ovviamente, non sarà visibile all'utente finale quando gira l'app, ma servirà invece per far parlare il suo telefono.

Sintesi Vocale

6) Aggiungi le azioni alla tua app

Adesso entra nella tab Blocchi.
Qui avrai a disposizione diverse sezioni:
  • Incorporato: continene i blocchi di istruzioni principali
  • Screen1: contiene una sottolista contenente tutti gli oggetti usati nella schermata della tua app, cliccando sui quali potrai vedere che operazioni hanno a disposizione.
    Ovviamente potrebbero esserci anche Screen2, 3, 4, ecc... (o come hai chiamato le schermate della tua app), a seconda di quante finestre ha la tua applicazione
  • Qualsiasi componente: azioni generalizzate su tutti i componenti

Nello specifico di questa app android d'esempio dunque, clicchiamo su Pulsante1.
Ora, appariranno tutte le proprietà / azioni disponibili di quell'oggetto, clicchiamo sulla prima, Per sempre quando Pulsante1 Cliccato esegui (When pulsante1 Click).

Sezione Blocchi

Come intuirai subito guardando ciò che hai a video, è possibile cancellare i blocchi inseriti nel visualizzatore trascinandoli nel cestino.

Un'altra cosa che noterai, è che i blocchi inseriti hanno la forma di pezzi di puzzle.
Infatti, il tutto funziona come un puzzle, dove bisogna incastonare i pezzi per far compiere azioni in sequenza.

Adesso, clicca su Screen1 -> SintesiVocale1, poi clicca su Esegui SintesiVocale1 PronunciaTesto messaggio (Call Sintesivocale1 Speak).
Poi, trascina il blocco sintesivocale1 dentro pulsante1, in modo che lasciandolo faccia click.

Adesso clicca su CasellaDiTesto1, poi clicca sul blocco CasellaDiTesto1 Testo (Text).
Quest'ultimo blocco dovrai incastonarlo per ultimo a destra.

Blocchi inseriti

Bene, ora la tua app android è pronta per essere testata.

7) Testa la tua App

Per provare la tua prima app puoi agire sostanzialmente in 2 modi: scaricare il file apk ed installarlo sul tuo telefono, oppure usare una più comoda funzione tramite un'app aggiuntiva installata sul tuo cellulare.

Per scaricare l'apk del tuo programma, in modo da condividerlo con chi vuoi, clicca su:
Compila -> App -> Salva apk sul tuo computer

Altrimenti, per testare l'app sul tuo cellulare scegli la sequenza:
Connetti -> Al Companion

Compila apk

Se scegli il secondo metodo per testare le tue app (per me il più comodo), devi installare sul tuo cellulare MIT AI2 Companion.
Poi dovrai semplicemente:
  1. Aprire l'app MIT sul tuo cellulare
  2. Cliccare su Connetti -> Al Companion dalla pagina web dell'app da computer
  3. Cliccare su Scan QR code su cellulare e scansionare il codice che vedi sulla pagina web

QR Code App Android

scan QR Code

Se avrai fatto tutto correttamente, la tua applicazione partirà immediatamente girando dentro l'app già installata di MIT, quindi senza bisogno di alcuna installazione aggiuntiva.
La tua app verrà dunque emulata in tempo reale, e qualsiasi modifica farai lato web verrà subito replicata sul tuo cellulare, con il quale potrai testare il corretto funzionamento della tua prima applicazione per android.

Se invece vuoi installare la tua app su cellulare tramite QR code, il percorso da seguire è il seguente:
Compila -> App -> QR Code per apk
In questo esempio specifico, il tuo cellulare ti chiederà di installare un'applicazione di nome Test, e prima ancora (se non già fatto) ti chiederà di abilitare l'installazione di app da fonti sconosciute, cosa che dovrai fare (almeno per quest'app) per poter installare e provare la tua applicazione.

Una volta installata la tua app su cellulare (o fatta girare emulandola), inserendo un testo nell'apposito box e cliccando sul bottone Leggi, il tuo telefonino ripeterà ciò che hai appena scritto.

La tua prima app per android

8) Distribuisci la tua applicazione

Per poter distribuire un'applicazione sul play store di google, devi essere ovviamente registrato a google, e devi aver pagato la quota d'iscrizione (una tantum) a google developers.
Questo è un passo importante per poter iniziare a sviluppare applicazioni per il grande pubblico.
Sta a te valutare se rimanere solo uno sviluppatore per pochi amici, o se provare a fare soldi vendendo app per cellulare online.


Ovviamente questo è solo un semplice esempio, il cui file di progetto .aia volendo lo puoi anche scaricare cliccando qui (se poi non sai come caricare questo progetto nel tuo app inventor, clicca qui).
Potresti decidere di affinare questa applicazione, mettendo più controlli, ad esempio verificando se viene inserito del testo nel box, ed in caso contrario, potresti prendere in giro l'utente con una frase preimpostata :)

Le potenzialità di MIT sono quasi infinite, sta alla tua abilità logica, il capire come creare applicazioni complesse senza scrivere una riga di codice.
Con MIT puoi infatti inserire della grafica accattivante, delle logiche complesse, delle funzionalità evolute, e creare un'app che nulla ha da invidiare ad altre applicazioni a pagamento, sviluppate da programmatori esperti.

E per questa guida è tutto, nelle prossime lezioni troverai un elenco di esempi ed esercizi su MIT App Inventor 2 che ho fatto e che sto sviluppando man mano.

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Psicopatologia (13/25): Teoria sui meccanismi di difesa

L'evoluzione del concetto di difesa psichica da Freud ad oggi


Secondo Freud, i meccanismi di difesa servono a tenere lontani i pericoli, ma essi stessi possono trasformarsi in pericoli.
L'importanza dei meccanismi di difesa è riconosciuta da tutti, tanto che nel DSM-IV è sta introdotta una scala di valutazione del funzionamento difensivo.
Il meccanismo di difesa agisce per lo più inconsciamente, con lo scopo di proteggere l'individuo dall'eccessiva ansia (dovuta a desideri e pensieri inaccettabili), e nella moderna concezione delle difese è stata introdotta una ulteriore funzione: la protezione del Sé, dell'autostima e l'integrazione del Sé.
Il concetto di difesa non deve essere inteso più solo come forza intrapsichica risolutrice di conflitti, ma anche come elemento centrale nello sviluppo di pattern relazionali più o meno adattivi.
Altri contributi al concetto di difesa sono stati forniti dal cognitivismo e dalla teoria dell'attaccamento.


Sigmund Freud: le origini
Lo studio dei meccanismi di difesa porta lo spostamento dell'attenzione dallo studio della dimensione biologica del conflitto a quello della dimensione dell'organizzazione strutturale della personalità, dove la regolazione intrapsichica tra Es, Io e Super-Io regola il funzionamento dell'adulto nel suo modo relazionale.
Freud parla prima del meccanismo della rimozione, per poi ampliare la gamma con l'humor, la distorsione, la fantasia, lo spostamento, la repressione e l'isolamento, e inizialmente li considera come meccanismi di difesa dell'Io contro le angosce, successivamente parla di meccanismi di difesa come modalità differenziale di gestire gli affetti.
Freud distingue in rimozione primaria (espelle e tiene lontano qualcosa dalla coscienza) e rimozione secondaria (dove afferma che tutte le rimozioni si producono nella prima infanzia, come difese primitive, e che negli anni successivi non si formano nuove rimozioni, ma l'Io continua ad avvalersi di quelle già esistenti).
Lo scopo dell'analisi è far si che l'Io revisioni queste rimozioni, demolendole completamente o ristrutturandole con materiale più solido in modo che non cedano alle nuove pulsioni.
Secondo una prima ipotesi di Freud, la rimozione di contenuti inaccettabili dalla coscienza da parte dell'Io, induce una trasformazione chimica della libido associata alle rappresentazioni rimosse, determinando così l'insorgenza dell'angoscia, che sarebbe dunque una conseguenza della rimozione, dove i sintomi sono una conseguenza del ritorno del rimosso e un compromesso tra le forze rimoventi e le pulsioni rimosse.
I meccanismi di difesa sono dunque processi di cui si può essere consapevoli, che vengono attivati dalla parte realistica e matura della personalità e che hanno come esito lo sviluppo dell'angoscia (anche se poi Freud sostiene che le persone non sono consapevoli dei propri meccanismi di difesa).
Successivamente Freud propone una seconda ipotesi, affermando che i meccanismi di difesa sono processi attivati dall'Io quando un segnale di angoscia avverte della presenza di un pericolo proveniente dalla realtà esterna, dalle pulsioni dell'Es o dal Super-Io, l'angoscia è dunque la causa e non l'esito delle difese, che sono meccanismi inconsci e discreti che l'Io usa in ottemperanza al principio di piacere per evitare il verificarsi di un trauma.
In questa seconda visione l'attività di pulsione è connessa al principio di coazione a ripetere e non al principio di piacere, e secondo Freud, il trauma avverrebbe a causa dell'eccessivo ed improvviso aumento di energia (proveniente da impulsi sadici e anali), a cui l'Io non riuscirebbe a far fronte (quindi i meccanismi di difesa servono per prevenire il trauma).
Secondo Freud, l'ossessivo non rimuove le rappresentazioni dei desideri infantili inaccettabili, ma le isola da tutte le altre rappresentazioni e dagli affetti originariamente associati, così da rendere poco probabile la loro rievocazione, inoltre l'ossessivo può annullare retroattivamente le azioni che sente associate a desideri colpevoli con azioni di significato opposto, che seguono a ruota le prime.
Alcuni esempi di difese: l'innamorato idealizza il proprio oggetto d'amore, il fobico sposta l'affetto temuto su un oggetto interdetto, il paranoico proietta su un persecutore i suoi impulsi ostili che originariamente erano di natura opposta (desideri omosessuali), nel lutto ci identifichiamo con la persona scomparsa per provare meno dolore, il depresso prova un odio per se stesso che prima provava per la persona perduta con cui si è poi identificato, il masochista trasforma in attività la sua passività diventando sadico, il feticista scinde il proprio Io in una parte che sa dell'assenza del pene nelle donne ed in una che continua a negarla per cui il feticcio è un simbolo di questo pene per metà ritenuto reale e per metà no.
Le proprietà generali delle difese dell'Io sono:
  1. caratterizzano sia i quadri psicopatologici che quelli normali
  2. sono lo strumento principale con cui vengono gestiti gli affetti negativi
  3. sono inconsce
  4. sono discrete l'una rispetto all'altra
  5. possono essere reversibili
  6. possono essere sia adattive che patologiche
  7. quando ripetitive e inattuali, finiscono per preparare e favorire lo scoppio della nevrosi 

Anna Freud: la prima classificazione
Con la Freud si sposta l'interesse dall'Es all'Io, dall'analisi delle pulsioni a quella delle difese, teorizzando meglio l'aspetto adattivo delle difese e la loro relazione con le situazioni esterne.
I lavori importanti della Freud furono il libro L'io e i meccanismi di difesa e L'indice Hampstead, il primo tentativo di standardizzare materiale clinico relativo ai processi difensivi.
L'indice Hampstead cataloga in 2 categorie principali il materiale raccolto nella Hampstead Clinic per il trattamento analitico dei bambini: materiale generale del caso (dati e informazioni relative all'ambiente), materiale psicoanalitico (relazioni oggettuali, materiale pulsionale, fantasie, difese, sintomi, trattamento, ecc...), e si hanno 2 tipi di schede, l'indice del caso (dati del singolo caso) e indice per argomenti (tutti i casi attinenti a determinate voci).
Si distingue in meccanismo di difesa, che indica uno specifico meccanismo operativo, e misura difensiva, che descrive una manifestazione a carattere difensivo nell'ambito della quale non è possibile individuare un meccanismo specifico.
Le schede indicizzate sotto la voce "meccanismi di difesa" contengono: il tipo di difesa usata, se la difesa è impiegata contro angosce specifiche o in senso più generale, il contenuto che genera angoscia da cui ci si difende, un esempio dell'operare della difesa, una valutazione qualitativa (es. eccessiva, occasionale, ecc..), se la difesa è stata usata in una fase particolare del trattamento o nell'intero suo corso.
Questo indice è stato molto criticato dal punto di vista metodologico, a causa della poca certezza della cronologia delle difese, del loro collegamento a situazioni specifiche.
La Freud ha definito infine i criteri di valutazione della difesa: intensità, adeguatezza rispetto all'età, reversibilità, equilibrio tra le difese impiegate.

Joseph Sandler: conversazioni con Anna Freud
Sandler nel suo libro L'analisi delle difese, raccoglie le sue conversazioni con la Freud, parlando in particolar modo della famosa identificazione con l'aggressore, la difesa per cui introiettando un attributo dell'oggetto fonte d'angoscia il soggetto riesce ad assimilare un'esperienza angosciosa.
Sandler individua anche le dinamiche di responsività di ruolo, che si sviluppano durante l'analisi tra il paziente ed il terapeuta, e che sono una sorta di identificazione proiettiva dove il paziente spinge il terapeuta ad adottare atteggiamenti e stili relazionali impersonati da altri in periodi precedenti della vita del paziente.

Wilhelm Reich: la corazza caratteriale
Con l'espressione "corazza caratteriale" Reich si riferisce alle strutture difensive costruite durante l'infanzia e stabilizzate alla fine del complesso edipico per resistere agli insulti dell'esistenza.
Questa corazza, quando è nevroticamente rigida, finisce con l'ostacolare i processi terapeutici di cambiamento e autoconoscenza.
Secondo Reich, il carattere è un meccanismo di protezione narcisistico, lo considera un apparato psichico di protezione dall'angoscia, nato come difesa e compromesso tra le richieste dell'inconscio e quelle del mondo esterno, si sviluppa dal conflitto esistente tra desideri pulsionali e realtà esterna, ma si trasforma in un'armatura più o meno rigida a seconda delle soluzioni date al conflitto.
Secondo Reich l'unico modo per aiutare il paziente non è usare il transfert positivo (come sosteneva Freud), ma analizzare sistematicamente le sue difese.

Gli psicologi dell'Io
Secondo Hartmann, le operazioni difensive sono attuate dall'Io per mezzo di energia aggressiva e non per mezzo di libido sublimata (come sosteneva Freud), e per questo motivo i pazienti reagiscono aggressivamente quando non si ha tatto nell'approcciarsi alle loro difese.
Brenner parla di approccio funzionale all'interpretazione della difesa, e secondo lui ogni movimento dell'Io in grado di produrre una riduzione dell'ansia, di un affetto depressivo o la deviazione della tensione, può essere considerato una difesa.
Secondo Brenner non si può associare alcuna difesa specifica ad un dato livello di patologia o normalità, a differenziare il sano dal malato non è l'uso di una difesa piuttosto che un'altra, ma il modo in cui l'Io ricorre ai meccanismi di difesa.
Quindi l'Io è visto come un organo di adattamento che usa difese per affrontare le richieste del mondo esterno e del mondo pulsionale.
Secondo Schafer, le difese ostacolano l'espressione di contenuti indesiderati, permettendo però l'espressione di impulsi indesiderati, e quindi consentono la gratificazione (concetto di double agents: difese che difendono e contemporaneamente appagano).

Melanie Klein e i contributi post-kleiniani
La Klein si è occupata dei meccanismi primitivi di difesa, ovvero quei meccanismi particolarmente legati agli stati psicotici, sostenendo che le difese non si limitano a difendere l'Io da sentimenti di dolore, ma rappresentano anche principi organizzativi della vita psichica.
Psicotici sono quei meccanismi che vengono usati contro le angosce derivanti dall'istinto di morte, e sono: diniego, scissione, proiezione ed introiezione, identificazione proiettiva, idealizzazione.
La Klein distingue in difese nevrotiche e difese psicotiche, e a differenza della Freud (che era interessata al funzionamento delle difese), la Klein mirava ad individuare il contenuto profondo delle fantasie angosciose.
La Klein distingue in posizione schizoparanoide e posizione depressiva, affermando che praticamente tutti dalla nascita vivono questi conflitti interni, e concentrando lo sviluppo psichico in pochi mesi di vita.

L'identificazione proiettiva
E' un processo fantastico mediante il quale il bambino di pochi mesi mette nel seno della madre le sue feci, la sua urina e parti di sé cattive, che ha scisso dalle altre parti e per mezzo delle quali aggredisce e controlla il suo oggetto.
Così il bambino sente che la madre è gli elementi proiettati da lui, elementi proiettati dentro alla madre per controllarla dall'interno e giungendo all'esperienza dell'oggetto (madre) come parte di sé.
Oltre agli oggetti cattivi si possono proiettare anche quelli buoni, questo perchè: si vuole proteggerli dalle proprie parti interne cattive, si vuole rafforzare un oggetto esterno buono da cui ci si aspetta protezione, si vogliono limitare i danni causati dalla proiezione dell'oggetto cattivo (quindi il senso di identificazione proiettiva varia a seconda se ci si trovi nella posizione schizoparanoide o depressiva).
Secondo Heimann, un terapeuta può dedurre dai propri sentimenti di controtransfert quali sono le caratteristiche delle parti di sé, che il paziente ha collocato in lui tramite l'identificazione proiettiva.
Secondo Bion, il piccolo proietta nel seno della madre le sue sensazioni e emozioni non ancora pensabili (elementi beta) e questa le metabolizza per poi restituirle al piccolo (elementi alpha), le quali aiuteranno il piccolo a capire i beta anche in assenza della madre.
Ogden distingue l'identificazione proiettiva in 3 momenti: proiezione, pressione interpersonale (costringere l'altro a comportarsi in maniera conforme a quanto proiettato, il terzo soggetto) e reinteriorizzazione.
Altri concetti della Klein riguardano la scissione dell'Io, il seno buono e cattivo, gli oggetti parziali e totali, la riparazione e la rabbia.

Otto Kernberg: difese e organizzazione della personalità
Secondo Kernberg, gli affetti giocano un ruolo importante come sistema motivazionale indipendente, egli non considera solo i meccanismi di difesa come conflitto intrapsichico ma anche come parti delle relazioni oggettuali interiorizzate.
Kernberg distingue 3 livelli di gravità di disturbi di personalità: psicotica, borderline e nevrotica.
I pazienti borderline mostrano difese primitive dell'infanzia (ipotesi del continuum della gravità, concezione gerarchica) e anche un transfert primitivo (dove c'è la scissione del Sé), caotico e difficile da capire, che deve essere interpretato usando una precisa terapia (TFP, psicoterapia focalizzata sul transfert).
Secondo Kernberg i 3 criteri strutturali dell'organizzazione della personalità sono: livello di integrazione dell'identità (raggiungimento della costanza d'oggetto vs fissazione a stadi precedenti), meccanismi di difesa, esame di realtà (capacità di differenziare il Sé dal non-Sé e gli stimoli intrapsichici da quelli esterni).
L'organizzazione di personalità psicotica è caratterizzata da diffusione di identità, predominio di operazioni difensive primitive e perdita dell'esame di realtà, mentre i borderline sono caratterizzati dalla diffusione di identità e dal predominio di meccanismi di difesa primitivi (scissione, identificazione proiettiva e diniego).
La differenza tra gli schizoidi ed i borderline, è che i primi sono introversi e applicano il ritiro sociale mentre i secondi hanno temperamento estroverso, ma in entrambi c'è percezione dicotomica di Sé e degli altri, impoverimento delle relazioni interpersonali.
I nevrotici sono quelli messi meno peggio perchè hanno un Io abbastanza forte ed un buon contatto con la realtà, e questa categoria comprende gli isterici, gli ossessivi-compulsivi, i masochisti-depressivi, gli evitanti ed i dipendenti (e il loro meccanismo di difesa più usato è la rimozione).
Abend critica Kernberg affermando che i meccanismi di difesa da lui citati non sono esclusivi dei borderline piuttosto che degli psicotici, ma che le difese borderline possono essere usate anche dai nevrotici, anche se è vero che alcune difese sono più usate di altre a seconda del tipo di disturbo, e secondo lui si può ordinare in ordine cronologico e ontogenetico i meccanismi di difesa, ma è rischioso trarne conclusioni generiche sulla base delle osservazioni cliniche.

Dal modello intrapsichico al modello relazionale
Nel modello relazionale si è passati ad una visione dei meccanismi di difesa nel contesto delle relazioni e dell'influenza ambientale, a differenza della precedente visione del modello intrapsichico dove le pulsioni erano al centro dell'attenzione.

Donanld Winnicott: le difese contro i fallimenti ambientali traumatici
Winnicott differenzia in difese contro gli istinti pulsionali e difese contro i fallimenti ambientali traumatici (che possono generare adattamenti come il falso sé), parlando di madre sufficientemente buona e non, e di oggetti transizionali.
Winnicott individua una lista di agonie primitive con relative difese:
  • ritorno ad uno stato non-integrato (difesa: disintegrazione)
  • cadere per sempre (difesa: autocontenimento)
  • perdita della collusione psico-somatica e fallimento dell'insediamento (difesa: depersonalizzazione)
  • perdita del seno reale (difesa: uso del narcisismo primario)
  • perdita della capacità di relazionarsi con gli oggetti (difesa: stati autistici, relazione limitata a fenomeni interni)
La psicosi è vista da Winnicott, non come un crollo, ma come una organizzazione difensiva riferita ad una agonia primaria, e con il suo pensiero si inizia a pensare alle difese come fenomeni interattivi.

Heinz Kohut: le difese come protezione della fragilità del Sé
Secondo Kohut, i meccanismi di difesa sono soprattutto finalizzati a proteggere la fragilità del Sé, sistemi organizzati fin dall'infanzia contro i fallimenti empatici di oggetti-sé deludenti.
Egli distingue in scissione verticale (o semplice scissione) e scissione orizzontale (rimozione), dove la prima serve per separare il sé infantile che non ha ancora ricevuto risposte positive alle sue prime affermazioni di autonomia dal sé clamorosamente affermativo ma privo di valore, la seconda vuole celare il sé il cui sviluppo è stato bloccato, così da evitare i sentimenti di inferiorità e depressione che accompagnerebbero le sue manifestazioni.
L'aggressività è per Kohut una reazione difensiva al pericolo di frammentazione del sé, che consegue un fallimento empatico dell'oggetto-sé, e secondo la psicologia del sé, l'individuo trasferisce nelle relazioni interpersonali i propri bisogni e le proprie speranze in una esperienza riparatrice (es. idealizzazione).
Secondo Kohut bisogna avere piena consapevolezza dei significati inconsci del transfert, bisogna individuare le difese usate, chiarire come operano e interpretare come e contro cosa operano, e ci vuole un'atmosfera empatica di comprensione perchè i pazienti abbandonino le proprie difese.
Le difese narcisistiche individuate da Kohut sono: idealizzazione, svalutazione e onnipotenza.
Inoltre egli parla di deficit come mancanza di funzioni psichiche di cui si ha bisogno in determinate fasi dello sviluppo, inoltre Kohut parla di strutture psichiche mancanti intese come: strutture primarie (che si sviluppano in relazione alla responsività e alle cure del caregiver), strutture difensive (che colmano i deficit e creano la psicopatologia), strutture compensatorie (che si sviluppano quando il bambino può rivolgersi ad un caregiver sostitutivo).
I disturbi narcisistici nascono dunque dalla sovrapposizione difensiva usata per colmare l'assenza o il crollo di strutture compensatorie poco consolidate.

Arnold Modell: la teoria bipersonale delle difese
Secondo Modell, le difese non sono necessariamente organizzate contro le pulsioni, ad esempio, nel caso di gravi fallimenti empatici del caregiver esse si organizzano contro il rendersi conto di tali fallimenti.
Si tratta di autosufficienza come difesa, di un ripiegamento del sé, con evitamento dell'espressione dei propri bisogni nei confronti degli altri, ad esempio il bozzolo narcisista serve a difendere il soggetto dalla paura della dipendenza e della fusione (si protegge il sé con il non rapporto, con l'illusione dell'autosufficienza).

Psicoanalisi relazionale e intersoggettività: come cambia il concetto di difesa
La psicologia del sé ha favorito lo sviluppo di un approccio psicoanalitico centrato principalmente sullo studio dei processi che reciprocamente coinvolgono e influenzano paziente e terapeuta (intersoggettività).
Le resistenze e le difese ora vengono studiate nel contesto relazionale e Levenson afferma che bisognerebbe parlare di omissione e non di rimozione, dato che il primo è interpersonale mentre il secondo è intrapsichico.
Quindi il terapeuta cerca di capire come opera a livello interpersonale e relazionale il paziente, non studia solo la vita fantastica di questi, e distingue in fattori di tratto (aspetti stabili della difesa che si mostrano in molte situazioni interpersonali) e fattori di stato (aspetti specifici ed unici di ciascuna diade interpersonale).

John Bowlby: la teoria dell'attaccamento
Bowlby vede le difese come un fenomeno prevalentemente ambientale e interpersonale, e le considera come strategie cognitive fondate sull'esperienza affettiva.
La Fraiberg ha individuato i comportamenti difensivi adottati da neonati e bambini deprivati sono: evitamento della madre,  freezing (congelamento), fighting (lotta, attacco come difesa), trasfomazioni affettive, reversal (ribaltamento, rivolgersi contro di sé).
Sono stati fatti diversi studi su come i bambini affrontano lo stress della separazione, come quelli della Main, individuando lo stile di attaccamento disorganizzato (che deriva dal provare come spaventosa la figura di attaccamento a causa di abusi o maltrattamenti, figura vista come motivo e risoluzione dell'allarme).
Fonagy considera i modelli di attaccamento come meccanismi di difesa messi in atto dal bambino per affrontare gli stili di interazione delle figure di accudimento.
Inizialmente gli eventi mentali sono equivalenti al mondo fisico, successivamente il bambino acquisisce la capacità di fare finta, impara ad usare il pensiero simbolico.
Il bambino abusato o maltrattato ha la funzione riflessiva indebolita, perchè il riconoscere lo stato mentale di un altro che prova intensi sentimenti negativi nei suoi confronti, risulta pericoloso per lo sviluppo del sé, ed il significato degli stati intenzionali viene quindi distorto o negato.

I meccanismi di difesa nel terreno clinico comune
Lo studio e la valutazione dei meccanismi di difesa offre l'opportunità di riconciliare ed integrare i modelli teorici con le osservazioni empiriche.


Il modello gerarchico


Anna Freud è stata una delle prime ad affermare che le difese hanno un ordine cronologico e che stabiliscono relazioni con altre funzioni dell'Io e si orientano in senso patologico se vengono usate prima dell'età giusta o se vengono mantenute tropo a lungo dopo essa.
Una prospettiva evolutiva delle difese è stata affrontata da George Vaillant, il quale afferma che la comparsa di una difesa presa in modo isolato non è mai di per sé patognomonica di una determinata condizione diagnostica.
Nel modello di organizzazione gerarchica di Gedo e Goldberg la progressiva strutturazione dello sviluppo conduce verso una vita mentale sempre più complessa, dove meccanismi specifici sono predominanti in alcune fasi dello sviluppo (e cmq non nascono da zero, ma sono meccanismi che esistono già e che prima non venivano usati come difesa) e successivamente lasciano spazio ad altri meccanismi, anche se possono essere richiamati nuovamente se necessario (e i meccanismi possono mutare funzione per adattarsi ai nuovi compiti).
Secondo questi autori la prima difesa tipica che si incontra è la rimozione primaria (per far fronte alla stimolazione eccessiva di prima infanzia), ci sono poi la proiezione, l'introiezione, il diniego, la rinuncia.
Alcuni autori classificano le difese lungo un continuum di maturità-immaturità, definendo immature le difese che appartengono ai primi anni di vita e mature quelle che caratterizzano gli stadi successivi.
Diversi autori sostengono che le difese evolvano durante il processo evolutivo, per via della maturazione cognitiva legata allo sviluppo, mentre secondo Glover si ha una risposta al trauma piuttosto che una difesa come risposta al conflitto interno, e secondo lui il controinvestimento della rimozione non è una difesa vera e propria, ma il risultato dell'incapacità di erigere attivamente le difese.
Laughlin classifica le difese in low order (primitive e quasi magiche, sono l'incorporazione, la rimozione primaria e il diniego) e higher order (operanti in modo più complesso, compaiono con lo sviluppo e sono la razionalizzazione, la proiezione e l'identificazione).
Si può anche dire che una difesa può essere considerata immatura per un adulto ma non per un bambino, e cmq individui della stessa età possono usare lo stesso diverse difese prese da qualsiasi livello della gerarchia.
Il modello gerarchico:

  • implica una base di riferimento che non può essere costruita dalla sola linea temporale, ma anche dal grado di complessità, maturità, distorsione della realtà, ecc...
  • può anche implicare una stratificazione delle difese (alcune più profonde, altre più superficiali)
  • può affiancare un modello cronologico
Vaillant nella sua prospettiva gerarchica usa la dimensione temporale per costruire una gerarchia di difese basata sul livello di maturità, a sua volta legato al livello della patologia (quindi si ha un continuum che esprime 2 dimensioni diverse correlate: immaturità-maturità e psicopatologia-salute mentale), anche se questo modello è stato criticato da chi afferma che le difese non sono né mature né immature.
L'uso della difesa è determinato sia dal livello evolutivo del bambino sia dalla complessità cognitiva di quella difesa, inoltre sulla frequenza d'uso della difesa influisce il genere del soggetto.
Valestein ipotizza che le difese precoci sono vicine alle funzioni biologiche mentre quelle tardive hanno più a che fare con dimensioni sociali, inoltre alcuni studi hanno dimostrato che l'uso di diniego, proiezione e spostamento sono correlati con uno sviluppo carente dell'Io di chi le usa, mentre chi ha un Io ben sviluppato usa di più ascetismo, sublimazione e intellettualizzazione (quindi c'è correlazione tra stadi di maggior sviluppo dell'Io e uso di meccanismi di difesa maturi).
Inoltre, il diniego viene usato da individui con QI più basso, e secondo Spitz, il ruolo della madre è fondamentale nei processi che guidano i passaggi da forme primitive a forme più evolute di difese.
Si può dunque tracciare la storia evolutiva di ogni singola difesa e all'interno di questa storia possiamo poi trovare forme più precoci e più tardive della stessa difesa.
Le difese possono essere raggruppate sulla base di affinità concettuali, correlazioni empiriche, e per la loro capacità predittiva di altre caratteristiche, come il funzionamento globale del soggetto o la risposta al trattamento.


Adattamento: difese e coping


L'abilità di coping consiste nelle abilità e le strategie usate dall'individuo per far fronte agli eventi stressanti, considerati in una visione adattiva come sfide o circostanze da governare attraverso l'uso del pensiero o degli strumenti psicologici e sociali a disposizione.
Le tre risposte possibili adattive sono: defense (risposte riflesse associate a situazioni di pericolo-salvezza), mastery (capacità di affrontare i propri stati e processi psicologici come problemi da risolvere), coping (sviluppo di manovre strategiche e comportamenti efficaci per affrontare situazioni difficili e insolite).
Ci sono 3 ipotesi sulla relazione tra meccanismi di difesa e di coping:

  1. L'Io è provvisto di meccanismi di base per risolvere i grandi problemi della vita, che possono servire sia a scopo adattivo che difensivo, e quindi le strategie di coping rappresentano il modello normativo usato in circostanze normali e quindi adattivo (mentre in caso di eccessivo stress vengono usate le non normative)
  2. Le difese patologiche sono normali processi d'adattamento andati male
  3. Le difese sono sempre presenti e non necessariamente patologiche, però, dal momento che interferiscono con il test di realtà e indeboliscono l'Io, tendono a favorire l'espressione di quadri psicopatologici.
Nel modello dell'autoregolazione di Carver e Scheier, le strategie di coping corrispondono a sforzi di autoregolazione nei momenti difficili, dove l'efficacia dei comportamenti messi in atto ne determina il valore adattivo e l'eventuale disfunzione del processo è interpretata in termini di insuccesso del meccanismo di autoregolazione piuttosto che di difese più o meno patologiche.
Per autoregolazione si intende l'insieme dei processi di feedback che direziona il comportamento al fine di realizzare gli obiettivi prefissati, il tutto schematizzabile nell'integrazione circolare di 4 elementi: stimolo o input, valore di riferimento, sistema di comparazione, output o comportamento.
Secondo questi autori, conoscere una persona significa conoscerne gli obiettivi.
Esistono 3 classi di coping:
  1. coping focalizzato sul problema: l'insieme dei tentativi di rimuovere l'ostacolo o minimizzare l'impatto
  2. coping focalizzato sulle emozioni: l'insieme dei tentativi per ridurre la sofferenza emotiva causata dalle avversità
  3. coping di evitamento: l'insieme delle risposte finalizzate a evitare la consapevolezza dell'ostacolo o a bloccare qualsiasi tentativo di affrontare il problema
La scelta tra queste strategie di coping dipende dalle situazioni, dalle aspettative individuali e dall'atteggiamento generale considerato secondo le dimensioni pessimismo-ottimismo.
Secondo questi autori, alcuni possibili esiti possono essere:
  • misregulation: funzionamento inadeguato di una qualsiasi delle componenti del processo di feedback (quindi si agisce sulla base di informazioni sbagliate e lo stress deriva dalle conseguenze di queste azioni che non vengono riconosciute come proprie)
  • conflitto tra obiettivi: il desiderio di raggiungere più obiettivi contemporaneamente può creare stress e si può decidere di ridurre lo stress alternando gli obiettivi o scegliendo quali perseguire, scartandone alcuni, riorganizzando la gerarchia personale dei valori
  • dubbi automatici: dubbi che nascono a causa di precedenti ripetuti fallimenti, che possono portare ad arrendersi facilmente
  • interruzione prematura dello sforzo: i dubbi possono indurre al ridimensionamento degli obiettivi o il loro completo abbandono
  • incapacità di sostituire o abbandonare mete irrealizzabili
E' cmq certo difficile stabilire i precisi confini tra le difese ed il coping e Cramer suggerisce di adottare il termine processo adattivo in riferimento a qualsiasi risposta alle avversità.
La risposta di coping servirebbe per: ridurre l'effetto negativo, tornare il più velocemente possibile al funzionamento base, affrontare o risolvere il problema.
I meccanismi di difesa invece servono per: evitare ansia eccessiva o altre risposte emotive dirompenti, restaurare un livello di funzionamento confortevole.
Secondo Cramer il rapporto tra coping e meccanismi di difesa sono analizzati secondo 5 criteri:
  1. processi consci vs processi inconsci: il grado di consapevolezza della strategia messa in atto è ciò che più differenzia il coping dai meccanismi di difesa (coping = conscio)
  2. intenzionalità: il coping prevede decisioni razionali ed atti intenzionali mentre i meccanismi di difesa non sono frutto di una scelta e sono involontari (anche se le difese di alto livello come la repressione, che se considerata difesa pone il dubbio delle decisioni semiconscie)
  3. concettualizzazione gerarchica delle difese: non sembra ci sia interesse nell'ordinare gerarchicamente le capacità di coping, anche se alcuni autori hanno proposto una gerarchia verticale divisa in coping di livello inferiore (caratterizzato da manifestazioni emotive poco controllate), coping di livello intermedio (strategie usate in modo continuativo e quasi automatico), coping di livello superiore (manifestazioni atte a ridurre lo stress), inoltre alcuni autori parlano di differenziare il coping in base all'età cronologica
  4. costrutti disposizionali o situazionali: il concetto di meccanismo di difesa è disposizionale (stile difensivo come caratteristica individuale stabile e persistente), il coping invece dipende dalla situazione, anche se cmq è stato dimostrato che c'è l'influenza dei tratti di personalità anche nel coping
  5. normalità vs patologia: difese viste come patologiche e coping visto come la normalità, anche se è stato dimostrato che le difese possono essere adattive e non sempre patologiche
Alcuni autori affermano che le difese sono usate per fronteggiare gli impulsi, mentre il coping viene usato per fronteggiare la realtà, inoltre, non sempre le strategie di coping si associano ad effetti positivi (ad esempio il coping focalizzato sulle emozioni può portare a comportamenti disadattivi), e la divisione normale/patologico dipende dal tipo di meccanismo usato, dalla persistenza della risposta nel tempo e dalla frequenza con cui si ricorre a tale comportamento, indipendentemente che esso sia una difesa o una strategia di coping.


Osservazioni sul concetto di resistenza


Le resistenze hanno lo scopo di mantenere l'equilibrio, e secondo Freud la resistenza è qualsiasi cosa intralci la prosecuzione del lavoro analitico.
I transfert servono da resistenza all'accesso al materiale più profondo in terapia, ed ogni difficoltà che il paziente incontra durante la terapia può essere considerata una resistenza.
Le resistenze sono osservabili mentre le difese no, ma possono essere dedotte dalla resistenza stessa, della quale costituiscono la base psichica.
Secondo Kohut, la resistenza è il trasferimento dell'attività difensiva interiore del paziente alla situazione analitica stessa.
Freud afferma che i meccanismi di difesa contro i pericoli del passato ritornano nella cura sotto forma di resistenze e che quindi la stessa guarigione è trattata dall'Io come un nuovo pericolo, inoltre egli individua 3 forme di resistenza: inibizione, sintomo, angoscia.
C'è poi:

  • resistenza di rimozione (resistenza tramite regressione, isolamento, proiezione, interiorizzazione, annullamento retroattivo, rivolgimento contro se stessi, trasformazione nel contrario, sublimazione, formazione reattiva)
  • resistenza di transfert (resistenza contro il diventare consapevole dell'esistenza del transfert, resistenza contro la riduzione dinamica e genetica del transfert, interiorizzazione della complessiva esperienza transferale nell'Io del paziente)
  • resistenza da vantaggi secondari (resistenza dell'Io che proviene dal tornaconto della malattia)
  • resistenza dell'Es (resistenza tramite transfert negativo ed erotizzato)
  • resistenza del Super-Io (resistenza tramite relazione terapeutica negativa)
Gli atteggiamenti del terapeuta che risultano positivi per l'instaurarsi dell'alleanza sono: le difese del paziente, le sue aspettative di colpa e punizione, i suoi sentimenti problematici in relazione al terapeuta.
Etchegoyen ha individuato 5 forme di resistenza: passaggio all'atto, reazione terapeutica negativa, rovesciamento di prospettiva, fraintendimento e stallo terapeutico.
La resistenza d'identità consiste nella paura che l'analista inavvertitamente o deliberatamente possa distruggere il nucleo indebolito dell'identità del paziente, imponendogli invece la propria, così il paziente insiste che il terapeuta accetti la sua identità negativa come reale e necessaria.
Oggi si pensa alle resistenze come funzioni regolatrici della relazione terapeutica, un approccio che allontana dal modello intrapsichico ed avvicina a quello interpersonale, dove è importante la relazione di transfert (inteso come tutto ciò che il paziente porta nella relazione e resistenza, ed è parte del processo terapeutico).


Processo diagnostico e valutazione dei meccanismi di difesa


Skodol e Perry hanno proposto di includere i meccanismi di difesa nel processo diagnostico standardizzato, così nel DSM-IV è stata inserita una scala del funzionamento difensivo gerarchicamente organizzata in 7 livelli, comprende una sorta di asse del funzionamento difensivo ed un glossario dei meccanismi di difesa e degli stili di coping.
I meccanismi di difesa vengono divisi in gruppi affini concettualmente detti livelli difensivi, inoltre, per usare questa scala il clinico dovrebbe elencare fino a 7 degli stili di difesa specifici (partendo dal più rilevante) e quindi indicare il livello difensivo predominante osservabile nel paziente (andrebbe anche integrato di tutte le informazioni disponibili circa le modalità di difesa usate dal soggetto nel periodo precedente all'osservazione).
I livelli difensivi e i singoli meccanismi di difesa del Defensive Functioning Scale del DSM-IV sono:

  1. Livello della disregolazione difensiva: caratterizzato dal fallimento dell'organizzazione difensiva usata per contenere le reazioni del soggetto agli stress, che porta ad una netta frattura con la realtà oggettiva  (es. distorsione psicotica, negazione psicotica, proiezione delirante)
  2. Livello dell'azione: caratterizzato da un tipo di funzionamento difensivo che affronta i fattori stressanti interni o esterni usando l'azione o il ritiro da essa (es. acting out, aggressione passiva, lamentarsi ma rifiutare l'aiuto, ritiro apatico)
  3. Livello maggiore di distorsione dell'immagine: caratterizzato dalla grossolana distorsione o dall'attribuzione erronea dell'immagine di sé o di altri (es. fantasie autistiche, identificazione proiettiva, scissione dell'immagine di sé o degli altri)
  4. Livello del disconoscimento: caratterizzato dall'esclusione dalla coscienza di fattori stressanti, impulsi, affetti, idee o responsabilità spiacevoli o inaccettabili, con o senza l'attribuzione erronea di questi a cause esterne (es. negazione, proiezione, razionalizzazione)
  5. Livello minore di distorsione dell'immagine: caratterizzato da distorsioni nell'immagine di sé, del proprio corpo o degli altri, che vengono usate per modulare l'autostima (es. idealizzazione, onnipotenza, svalutazione)
  6. Livello delle inibizioni mentali (formazioni di compromesso): caratterizzato dal mantenimento fuori dalla coscienza delle idee, dei sentimenti, dei ricordi, dei desideri o delle paure potenzialmente pericolose (es. annullamento, dissociazione, formazione reattiva, intellettualizzazione, isolamento dell'affetto, rimozione, spostamento)
  7. Livello altamente adattivo: consente un adattamento ottimale nella gestione dei fattori stressanti, queste difese consentono la massima gratificazione e permettono di rendersi consapevolmente conto dei sentimenti, delle idee e delle loro conseguenze (es. affiliazione, altruismo, anticipazione, autoaffermazione, autoosservazione, humor, repressione, sublimazione)
Vaillant con i suoi studi ha documentato le correlazioni tra meccanismi di difesa e livello di salute mentale, tramite il Global Mental Health, misurato su scala 1-100, trovando per alcuni disturbi i meccanismi di difesa più usati.
Secondo Vaillant e Drake, l'identificazione delle difese è importante per la diagnosi e il trattamento clinico, e anche per la comprensione clinica dei diversi livelli di vulnerabilità infantile al trauma e agli insulti ambientali.
Secondo Brenner, è il sintomo, non il paziente, ad essere caratterizzato da una determinata difesa, sembra inoltre che esistano stili difensivi individuali e duraturi, e che non sempre ci sia una relazione specifica tra diagnosi e difesa.
Vaillant e Bond hanno affermato che le difese si riferiscono ad un aspetto del funzionamento umano indipendente da quello indicato dalla diagnosi, e che né lo stile difensivo predice la categoria diagnostica, né la diagnosi predice lo stile difensivo.
La difesa si riferisce ad una modalità particolare di affrontare il conflitto e lo stress, mentre la diagnosi riflette una costellazione di sintomi e segni.
Quindi, diagnosi e meccanismi di difesa non sono sinonimi, lo stile difensivo di un soggetto riflette il suo livello generale di adattamento, ma anche alcuni degli aspetti dinamicamente più salienti della configurazione diagnostica.
Secondo Perry, gli individui tendono ad usare le stesse difese nel tempo.


Dalla teoria clinica alla valutazione empirica


I meccanismi di difesa sono processi inconsci inferiti, che mediano tra impulsi, desideri, affetti, da un lato e proibizioni interiorizzate e/o la realtà esterna, dall'altro.
Cmq, non sempre i comportamenti possono essere ricondotti a sottostanti meccanismi difensivi, inoltre, le varie definizioni di difesa devono rispettare sia gli aspetti osservabili rilevanti, sia le regole che permettono di inferire come tali dati osservabili possono portarci alla conclusione che una determinata difesa è in atto.
La Defense Mechanism Rating Scale di Perry, consente di riconoscere i meccanismi di difesa mentre si svolge un colloquio o si legge la trascrizione di una seduta.
I meccanismi di difesa sono i sentimenti, i pensieri o i comportamenti tendenzialmente involontari, che sorgono in risposta a percezioni di pericolo e sono finalizzati, in modo più o meno adattivo, a nascondere o alleviare i conflitti o gli agenti stressanti che danno origine ad ansietà o angoscia.
L'adattività di una difesa è in funzione della sua rigidità, intensità e del contesto in cui questa si esprime.
Le principali caratteristiche dei meccanismi di difesa sono:

  • sono una risposta individuale per alleviare o eliminare le situazioni di conflitto o stress
  • sono lo strumento preferenziale con cui il soggetto gestisce gli istinti e gli affetti
  • generalmente sono automatici
  • caratterizzano i maggiori quadri psicopatologici
  • possono essere classificati in modo gerarchico, lungo un continuum adattamento-disadattamento
  • tendono a specializzarsi nei diversi individui, con l'uso delle stesse difese nelle stesse situazioni
La ricerca empirica ha senso se è capace di riconoscere e rispettare i livelli di complessità della realtà.
Ad un primo livello si hanno concetti come le diagnosi o gli stadi dello sviluppo, ad un livello intermedio si hanno le componenti o le dimensioni che danno origine alle categorie più ampie del primo livello, ad un terzo ed ultimo livello si hanno i microprocessi, aspetti più specifici come determinati comportamenti, atteggiamenti.
Si pensa che lo studio dei meccanismi di difesa appartenga al livello intermedio.

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sabato 18 febbraio 2017

Bloccare messaggi degli sconosciuti su Whatsapp

Una cosa che chi ama la privacy forse vorrà sapere, è come ricevere messaggi whatsapp solo dai contatti.
Con contatti ovviamente, si intendono tutte quelle persone che si hanno dentro la propria rubrica, amici e conoscenti che automaticamente vengono importati dentro Whatsapp.

La necessità di non ricevere messaggi whatsapp dagli sconosciuti, nasce ovviamente da un diritto legittimo di venir contattati solo da chi si conosce.
Non serve quindi essere un VIP famoso a rischio di fan molesti e stalkers, per non voler essere contattato da estranei, basta anche solo aver scelto di avere una ristretta cerchia di amici con i quali chattare su whatsapp.

Whatsapp solo amici

Come bloccare i messaggi degli sconosciuti su Whatsapp


Veniamo al succo della questione.
Devo subito dirvi, che al momento, whatsapp non da la possibilità di bloccare in automatico i messaggi degli sconosciuti.

Sembra assurdo, ma è così.
Ho cercato tanto, anche in forum in inglese, ma non ho trovato niente in merito. Neanche uno straccio di app che blocca in automatico i messaggi whatsapp di chi non si ha in rubrica.

Quindi, se qualcuno conosce il vostro numero di telefono, volendo può mandarvi un messaggio whatsapp.
Purtroppo, lo stesso può fare anche chi non conosce il vostro numero, magari azzeccandolo a caso... sto parlando ovviamente degli spammers.

Come fare allora per ricevere messaggi solo dai propri contatti whatsapp?
La risposta è semplice: basta bloccare tutti i messaggi di sconosciuti che arrivano su Whats App.
Purtroppo questa cosa non può essere fatta in automatico, ma quantomeno vi lascio un link su come bloccare un numero sconosciuto su whatsapp.

Questa soluzione manuale, con un po' di pazienza, vi consentirà di chattare su whatsapp solo con i numeri in rubrica.

Se poi volete aumentare la privacy su whatsapp, potete anche:

Un altro accorgimento utile per evitare di essere scocciati dagli sconosciuti, è quello di dare il meno possibile il vostro numero di telefono in giro.
Soprattutto su internet. Se dovete vendere qualcosa, non mettete mai il vostro numero di cellulare in chiaro negli annunci, perchè potrebbe venir preso da qualche spammer.

Seguendo questi accorgimenti, potrete di fatto riuscire a ricevere messaggi whatsapp solo dagli amici, riducendo al minimo la possibilità di essere importunati da estranei.

Questo ovviamente, in attesa che whatsapp aggiunga finalmente la funzione che tutti attendono, ovvero il blocco messaggi sconosciuti whatsapp di default.
Non appena uscirà questa funzione, aggiornerò questo post, in modo da avere una guida completa su come chattare su whatsapp solo con gli amici.