sabato 28 maggio 2016

Psicologia generale 2 (1/12): Il linguaggio


La psicolinguistica


Lo studio del linguaggio in psicologia iniziò con Wundt già più di un secolo fa, esso distinse il linguaggio in fatti esterni, legati alla produzione e alla percezione dei suoni, e in fonemi interni del pensiero.
Buhler, nel suo modello delle funzioni sostiene che il linguaggio risponde a tre funzioni, espressione, evocazione e rappresentazione.
Il comportamentismo di Watson cerca di eliminare nello studio del linguaggio, ogni elemento mentalistico e non obiettivo, riducendo il tutto ad una serie di risposte condizionate e allo studio dell'apprendimento.
Altri studiosi importanti comportamentisti furono Osgood, Skinner e Mowrer.

La psicolinguistica ha avuto principalmente 3 periodi di sviluppo: precognitivo (anni 50), basato sulla teoria dell'informazione e la teoria dell'apprendimento, secondo periodo, nato dalla grammatica generativo-trasformazionale di Chomsky sui problemi sintattici, ed il terzo periodo, che risponde a questioni riguardanti aspetti semantici e pragmatici in un ampio contesto cognitivo.

I settori d'indagine della psicolinguistica contemporanea si possono dividere in 4 aree: comprensione, produzione, sviluppo e patologia del linguaggio.
I processi di comprensione sono distinti in 3 sottoaree: il riconoscimento delle parole, la comprensione di frasi e la comprensione del testo o del discorso.
Dei fondamenti biologici e neurologici se ne occupa invece la neurolinguistica.

La classificazione del linguaggio inizia a livello fonetico, di solito con l'Alfabeto Fonetico Internazionale.
Il fonema è la minima unità di espressione verbale che fa differenza per chi ascolta o chi parla.
La seconda unità usata nella descrizione del linguaggio è il morfema, la minima sequenza di fonemi che ha un significato (ad esempio una parola).
Il terzo livello è costituito dall'analisi delle regole di morfemi in parole, frasi e periodi, dove la morfologia studia come sono costituite le parole (la loro struttura interna), mentre la sintassi studia la combinazione delle parole in frasi.

La grammatica generativo-trasformazionale
Il modello della grammatica generativo-trasformazionale (1957 e modificato nel 1965) di Noam Chomsky, è il modello cui oggi molti psicolinguisti fanno riferimento.
In generale, una grammatica può generare un numero infinito di frasi nuove, partendo da un vocabolario finito e da un insieme finito di regole.
Chomsky inizia il suo lavoro analizzando il modello markoviano (o probabilistico), secondo cui le frasi sarebbero il prodotto di un processo probabilistico a stati finiti, dove c'è uno stato iniziale (simbolo) ed uno finale (frase, discorso), ed il passaggio da uno stato ad un altro è condizionato dalle regole grammaticali che limitano la scelta dello stato successivo (da simbolo a lettera, a sillabe... parola, parole, frasi...ecc...), ci sarebbero quindi delle connessioni probabilistiche.
Questo modello però non è in grado di spiegare la complessità della struttura gerarchica del linguaggio, o di spiegare le frasi autoconclusive all'interno del discorso.
Un altro modello è il modello di grammatica a struttura sintagmatica, dove la grammatica viene definita attraverso un vocabolario finito, un insieme finito di simboli iniziali, un insieme finito di regole.
In questo modello, durante il processo di derivazione della frase, si usano regole di riiscrizione (es: riscrivere x come y), che possono anche essere recursive.
Questa struttura però presenta dei limiti, quando ci sono frasi complesse, per derivare frasi grammaticali corrette, la grammatica diventa enormemente complessa.
Per risolvere questo limite Chomsky ha scoperto che se si inseriscono delle nuove regole si ha una notevole semplificazione della teoria grammaticale (regole di trasformazione).
Una trasformazione grammaticale è in grado di convertire una stringa in una nuova stringa con una nuova struttura costitutiva derivata.
La grammatica comprenderebbe quindi una serie di regole di trasformazione (passiva, negativa, interrogativa...), che andrebbero applicate sui simboli creati dalla grammatica, tramite trasformazione.
Nel modello trasformazionale si ha una struttura generativa che genera le stringhe terminali costitutive, e delle regole di trasformazione.
La grammatica può avere una struttura profonda e una struttura superficiale, dove regole di trasformazione diverse possono far ottenere strutture superficiali identiche partendo da 2 strutture profonde diverse.
Le regole di generazione e le regole di trasformazione costituiscono la componente sintattica della grammatica, la quale è anche costituita dalla componente semantica e da quella fonologica.
La componente semantica opera nella struttura profonda, la componente fonologica determina invece la rappresentazione fonologica della frase generata dalla componente sintattica.
Secondo Chomsky, la langue è il sistema grammaticale e semantico che rende possibile la produzione del linguaggio, mentre le parole sono atti particolari del linguaggio.
Il linguaggio come langue è una norma sociale, mentre quello con le parole è il comportamento verbale realizzato dall'individuo.
Secondo Chomsky, la competenza è l'insieme delle regole sintattiche, semantiche e fonologiche che bisogna possedere per essere in grado di parlare e comprendere, l'esecuzione è invece la produzione o la comprensione di frasi, soggetta a fattori di tipo psicologico.


La comprensione del linguaggio


Le consonanti vengono distinte sulla base di 3 caratteristiche: il modo di articolazione, il luogo di articolazione e i tratti accessori.
Nella teoria dei tratti distintivi di Jakobson e Halle (1956) in fonologia, si hanno distinzioni di tipo acustico e percettivo, dove è possibile descrivere i fonemi di un linguaggio usando dei tratti distintivi binari (es: + e -).
Sembra che nel riconoscimento acustico non sia possibile isolare un pezzo di segmento audio corrispondente alla sola consonante di una parola, sembra quindi che consonante e vocale siano portate in parallelo dal segnale acustico.

Il lessico mentale è il magazzino che contiene le rappresentazioni mentali corrispondenti alle parole di un linguaggio.

Riconoscimento delle parole
Nel riconoscimento delle parole, c'è una soglia di riconoscimento, superata la quale (in termini di tempo), l'occhio riconosce la parola.
Più la frequenza con cui appare la parola è alta, più la soglia di riconoscimento diminuisce.
Esistono diversi metodi psicolinguistici per lo studio del riconoscimento delle parole, il metodo della denominazione consiste nel presentare parole su schermo che il soggetto deve ripetere il più velocemente possibile, o il metodo della decisione lessicale, che consiste nel dire il più velocemente possibile se la stringa presentata è una parola oppure no, o anche il metodo dove bisogna dire se una stringa di lettere fa rima con una determinata parola.
Esistono anche paradigmi di priming, dove si studia l'effetto di una parola prime sulla parola bersaglio, ed i principali fenomeni riscontrati nelle ricerche sono:
  • L'effetto della frequenza: le parole più frequenti sono riconosciute in maniera più rapida e precisa di parole meno frequenti.
  • L'effetto del contesto: una parola inserita nel giusto contesto è più facilmente riconoscibile dalla stessa presentata da sola.
  • L'effetto di superiorità della parola: riconosciamo più facilmente le parole che le stringe senza senso.
Il riconoscimento delle parole è spesso associato al fenomeno dell'attivazione, ovvero, quando una parola viene presentata in sufficiente presenza sensoriale, si attiva la parte del lessico mentale necessaria al riconoscimento della parola.
Il lessico mentale è diviso in unità, e quindi ci sarà riconoscimento quando una di queste unità, corrispondente alla parola, sarà sufficientemente attivata.
La diffusione di attivazione di Collins e Loftus (1975), nell'ambito della teoria sulla memoria semantica, afferma che la memoria semantica è costituita da un insieme di unità a 2 livelli, che costituiscono nodi concettuali collegati tra loro in una rete, ed una rete di unità lessicali (interconnessa con l'altra rete).
Nel riconoscimento, secondo questa teoria, quando un nodo si attiva, si attivano in parte anche i nodi ad esso collegati.

Modelli di riconoscimento delle parole
Esistono modelli di attivazione e modelli di ricerca, dove i primi son legati alla soglia di attivazione, mentre i secondi sono caratterizzati dal processo di ricerca in un'insieme di dati, come quando si cerca una parola in un dizionario.
Nel modello logogeno di Morton (1969), il logogeno è un'unità nel lessico mentale, che corrisponde ad una parola, che risponde all'informazione visiva, uditiva e semantica, ed è caratterizzato da una soglia di riconoscimento.
Il logogeno è collegato col sistema semantico o cognitivo e da esso può essere attivato, e quando una parola è più frequente, questa viene riconosciuta più rapidamente perchè basta meno informazione per raggiungere la soglia, quindi l'informazione contestuale attiva il logogeno della parola bersaglio tramite la diffusione di attivazione.
Nel modello a ricerca attiva di Forster, le parole con relativa informazione sono immagazzinate in un enorme archivio, dove ogni parola ha il suo indirizzo, ed esistono quindi una serie di archivi minori di piccole dimensioni e di facile accesso.
Il lessico mentale è costituito quindi da un archivio generale (master file), e l'accesso a questo file avviene tramite alcuni archivi d'accesso (periferici), dove le parole sono immagazzinate come coppie di codici d'accesso ed indicatori.
Gli archivi periferici sono costituiti da un certo numero di bins, che raggruppano le parole per somiglianza, e all'interno di ogni bins le parole sono ordinate in base alla frequenza (la più frequente è messa prima).
Nel modello della coorte di Marslen-Wilson (1978), quando si sente una parola, si attivano immediatamente tutte le parole che iniziano con lo stesso segmento acustico (es. si sente DANZA, si attivano tutte le parole che iniziano con DA), queste parole attivate costituiscono una coorte di candidati al riconoscimento, e man mano che la nuova informazione acustica viene presentata, vengono scartate le parole che non corrispondono più, fino a che rimane una sola parola (anche in questo modello la frequenza di presentazione è un fattore che riduce il tempo di riconoscimento).

Parole ambigue
Quello che ci si chiede di più nell'ambiguità lessicale è se entrambi i significati lessicali vengano attivati o se si attiva solo quello favorito dal contesto.
Secondo la visione dell'accesso multiplo, il contesto agisce dopo il riconoscimento della parola, mentre secondo la visione dell'accesso selettivo, il contesto agisce prima.
Si pensa che nel momento in cui si presenti una parola ambigua, si attivino entrambi i significati, e che il contesto consenta di effettuare la selezione (selezione postcontestuale).

Comprensione di frasi
La psicolinguistica del cognitivismo è interessata allo studio della sintassi.
Esistono diversi esperimenti, come quello dei click di Fodor, Bever e Garrett (1974), dove i soggetti devono ascoltare delle frasi ed individuare dei click sonori messi poco prima, durante o dopo intervalli tra 2 contenuti importanti, dove i risultati dimostrano l'effetto di trasposizione percettiva del click, che causa la sua percezione proprio nella pausa tra i 2 contenuti importanti, dimostrando che si tende ad organizzare le frasi in unità.
Secondo la teoria della complessità derivazionale, maggiori sono i numeri di trasformazioni della frase (per ottenere la struttura superficiale della frase da quella complessa), maggiori sono le operazioni mentali da compiere per comprendere la frase.
E' stato anche dimostrato (Savin e Perchonock) che la complessità di una frase (ad esempio una frase negativa è più complessa di una positiva) è direttamente proporzionale alla memoria occupata, con esperimenti dove il soggetto riesce a ricordare meno vocaboli se la frase che deve ricordare prima dei vocaboli è complessa.
Esperimenti successivi di Fodor hanno però smentito questa cosa, perchè in alcuni casi, frasi grammaticalmente semplici possono occupare più memoria di frasi complesse.
Oltre ai modelli di tipo seriale, ci sono anche quelli di elaborazione in parallelo, dove l'informazione in entrata viene elaborata simultaneamente in vari modi e a vari livelli.
Secondo il modello di Marslen-Wilson e Tyler (1980), l'ascoltatore cerca di costruire un'interpretazione della frase che sta ascoltando nel modo più veloce possibile, usando tutte le informazioni possibili di tipo fonologico, sintattica e semantica.
I compiti di shadowing (ripetere le parole appena sentite) dimostrano che con la pratica si acquisisce maggiore velocità nei compiti, riuscendo addirittura a ripetere la frase prima che essa sia stata sentita per intero, inoltre, in casi in cui si doveva ripetere frasi contenenti degli errori, i soggetti tendevano a sostituire inconsciamente la parola errata con quella corretta, grazie alle informazioni del contesto generale e quelle della parola errata.
Ciò dimostra che il contesto e la conoscenza della realtà influenzano la percezione e la comprensione delle frasi.

Principi di analisi della frase
Comprendere una frase vuol dire fare un'analisi sintattica della frase stessa.
Nel modello di Wilks (1978) si procede trasformando direttamente il materiale in entrata, in strutture semantiche, senza bisogno di un componente sintattico separato.
Nel modello Frump di De Jong (1979), si estraggono alcune unità lessicali che vengono collegate tra loro facendo uso di conoscenze enciclopediche preimmagazzinate, dove ad esempio bastano parole come pesci e granchi per attivare il reparto mare, con tutte i dati ad esso connessi.
Vari esperimenti dimostrano che il materiale linguistico in entrata viene cmq sottoposto ad analisi sintattica, e secondo il pensiero comune, l'elaborazione sintattica viene fatta dall'analizzatore sintattico o parser, il quale può funzionare in modo algoritmico, usando le regole della lingua in uso, o lavorando sulla base di euristiche.
Il primo a proporre che la comprensione delle frasi è ottenuta tramite delle strategie è stato Bever nel 1970, e son stati fatti diversi studi su bambini di 4 anni per provare queste ipotesi.
Il modello di analisi di Kimball (1973) comprende 7 strategie percettive, si ha un primo stadio d'analisi dove l'analizzatore opera da sinistra a destra, assegnando ogni unità lessicale ad un costituente sulla base delle 7 strategie, e quando un costituente viene analizzato viene mandato ad un secondo livello di analisi che integra i vari elementi e produce una nuova analisi sintattica, il tutto attribuendo categorie sintattiche ai diversi costituenti.
Sempre secondo Kimball, esiste il principio di chiusura, secondo il quale ogni sintagma viene chiuso al più presto possibile.
La Sausage Machine di Fodor e Frazier (1978) è un modello che funziona in 2 stadi, il primo è quello del preliminary phrase package (Ppp) che mette assieme le unità lessicali in strutture composte da alcune parole, le quali sono assemblate in una mezza dozzina di parole, ed in questa fase il Ppp funziona coi principi del minimal attachment.
L'integrazione di queste unità ad un livello più alto, ed il controllo del risultato ottenuto, è operato dal sentence structure supervisor, così nel primo livello si opera sui principi locali (sintassi), nel secondo livello invece si opera nell'insieme.
Secondo il principio del minimal attachment, il materiale in entrata viene attribuito al nodo più basso, il più vicino, il più rapido (ma cmq grammaticalmente corretto), mentre secondo il late closure, il sistema di analisi attribuisce ogni nuovo elemento lessicale in entrata al sintagma che è in elaborazione in quel momento, preferendo sempre un'assegnazione all'ultimo elemento precedente rispetto al seguente.
Quindi l'analizzatore secondo questo modello agisce da sinistra a destra, attribuendo la prima soluzione disponibile, con conseguente risparmio di memoria e di tempo.
Anche il minimal chain di De Vincenzi (1989) è concorde con il minimal attachment.

Ogni frase fornisce una nuova informazione che deve esser messa in relazione con la frase precedente, quindi deve esistere qualcosa che permetta la distinzione tra la nuova e la vecchia informazione.
La psicolinguistica del testo e del discorso ha coniato diversi termini, come lo schema (di Bartlett con i suoi studi sulla memoria), dove si ha la tendenza a mettere in memoria i dati in forma schematica, o il concetto di script (di Schank), che serve a spiegare i processi d'inferenza e di integrazione del materiale che si legge o di un evento percepito, sulla base di conoscenze preacquisite.
La conoscenza della situazione, ovvero lo script, può anche far credere ai lettori di aver letto qualcosa che in realtà non è scritto.

Nel modello per la comprensione dei testi di Thorndyke (1977), si hanno un'insieme di regole per la produzione di una frase, dove ad ogni stringa formata viene assegnata una descrizione strutturale, in modo che la grammatica di un testo consiste in un'insieme di regole per la descrizione strutturale del testo.
E' stato dunque creato un'insieme di regole (storia, scenario, tema, vicenda, episodio, tentativo, effetto, soluzione, scopo intermedio, personaggi) per la costruzione grammaticale delle storie, che è anche utile per comprenderle, e per generare le aspettative sui suoi contenuti, come fossero degli script.

Nel modello per la comprensione del testo di Kintsch e van Dijk (1983), si distingue la microstruttura dalla macrostruttura in un testo, la prima è data dall'insieme delle singole unità (proposizioni), messe insieme in una struttura integrata, mentre la seconda è data dall'insieme del significato del testo.
Le unità d'analisi da cui parte un argomento sono l'argomento e la proposizione, dove l'argomento è il significato di una singola parola, la proposizione è una frase o un sintagma.
Quando si scompone un testo in proposizioni si ottiene un grafo di coerenza, che rappresenta la microstruttura del testo.
Man mano che si costruisce la microstruttura, essa va nella memoria a breve termine, e man mano che viene convalidata si crea la macrostruttura, che finisce nella memoria a lungo termine.
Ricapitolando: il lettore analizza e suddivide il testo in una serie di proposizioni, queste vengono collegate tra loro in un grafo di coerenza (microstruttura), viene formata la macrostruttura che integra il materiale della microstruttura con le conoscenze esistenti.


La produzione del linguaggio


Quando capitano i lapsus si ha una parola bersaglio ed un intruso, che si intromette al posto del bersaglio.
Si ha il lapsus di tipo contestuale, quando l'intruso proviene dallo stesso ambiente linguistico, o errori non contestuali, quando ad esempio un'unità lessicale non pianificata nella frase viene sostituita all'elemento che si voleva pronunciare.
Esistono errori di anticipazioni, dove un'unità di testo viene anticipata dal parlante e prende il posto di un elemento che precede, di perseverazione, quando un elemento prende il posto di un elemento che segue, di metatesi, quando 2 unità lessicali si scambiano di posto, di trasposizione, quando un'unità viene pronunciata in una posizione diversa da quella richiesta, di malapropismi, quando una parola viene sostituita da un intruso che è fonologicamente simile al bersaglio, col quale divide il numero di sillabe, l'accento ed una parte delle sillabe.
I lapsus hanno alcune proprietà frequenti, tipo che non si verificano mai assieme 2 diversi tipi di errore, inoltre grazie all'analisi dei lapsus si può cercare di fare ipotesi su come funziona la produzione linguistica.
Ad esempio si è scoperto che la struttura sintattica è pianificata prima della scelta dei definitivi item lessicali, l'intonazione è pianificata nello stesso momento della struttura frasale (o in una fase molto vicina), la scelta definitiva della grammatica viene effettuata dopo la scelta degli item lessicali.
Inoltre nei vari errori, gli elementi che interagiscono provengono da ambienti linguistici simili, tendono ad essere simili gli uni agli altri, quando gli errori producono nuovi item, questi hanno le regole fonologiche del linguaggio (gallo cedrone, cedro gallone), inoltre di solito, gli accenti della frase e della struttura tendono a rimanere intatti.
Pause ed esitazioni tendono a cadere in determinate posizioni di una frase, tipo dopo l'articolo di un sintagma, quindi nella programmazione di una frase il sintagma è un'unità che viene programmata e poi eseguita in modo unitario.
In conclusione, una parte della frase viene pianificata prima della sua esecuzione, ma di solito l'esecuzione inizia prima che la frase sia sta pianificata completamente, inoltre, il sistema articolatorio esegue la prima parte della frase, a livello superiore, quello di produzione si occupa invece di pianificare la parte successiva.

Il modello di Garrett (1975) cerca di spiegare i processi della produzione linguistica.
Questo modello è diviso in 5 stadi:
  1. La rappresentazione del linguaggio, dove si sceglie un contenuto concettuale da esprimere linguisticamente.
  2. La rappresentazione funzionale, che consiste in un livello di pianificazione delle strutture logiche, dove c'è la selezione di voci lessicali, la specificazione di strutture funzionali, l'assegnazione di elementi lessicali nel posto giusto nella frase.
  3. La rappresentazione posizionale, dove si ha la specificazione delle posizioni delle varie unità all'interno della frase, si ha il recupero della struttura delle voci del lessico, la preparazione della superficie della frase, l'assegnazione del lessico, l'interpretazione dei formativi grammaticali.
  4. La rappresentazione fonetica, dove la frase viene programmata a livello fonologico-fonetico.
  5. La rappresentazione articolatoria, che può venir eseguita dall'apparato articolatorio.

Sviluppo e fondamenti biologici del linguaggio


I bambini possiedono un insieme di regole di grammatica ad ogni livello del loro sviluppo linguistico, e ciò è stato dimostrato tramite l'analisi di alcuni errori sistematici durante il loro sviluppo.
Durante il suo sviluppo, il bambino scopre delle regole dall'ambiente, ed immediatamente tenta di applicarle, per poi modificarle all'occorrenza, e tramite il proprio vocabolario e le proprie regole è in grado di creare frasi nuove.
Le prime frasi che il bambino produce sono composte da una sola parola e sono dette olofasi, dove ad esempio la parola mamma può essere usata con diversi significati.
Intorno ad un anno e mezzo, il bambino emette le prime frasi di due parole, il linguaggio telegrafico (secondo Brown), che contiene solo le parole di contenuto e non quelle di funzione sintattica ausiliare.
Nel linguaggio telegrafico sono presenti parole classificate come classe perno, che è dotata di pochi elementi usati di frequente che svolgono il ruolo di parole di funzione, e la classe aperta, più ampia e varia, contiene parole di contenuto, nomi di persone, oggetti.
La regola sottostante le frasi dei bambini è: F -> (P) + A
Ovvero la frase del bambino viene formata in base alla regola: prendi una parola dalla classe perno, aggiungi una parola della classe aperta (se si salta la prima parte si hanno olofasi).
E' da notare inoltre che non si trova mai l'accostamento di due parole della classe perno.

Dopo vari studi su animali, è stato provato che l'acquisizione e lo sviluppo del linguaggio parlato complesso  sono legati al possesso di una determinata struttura cerebrale, che per ora sembra esser presente solo nella razza umana.
Diversi studi han dimostrato che esiste un'età critica per l'acquisizione del linguaggio, superata la quale, diventa difficoltoso ed impegnativo imparare.
Come nel caso dei bambini lupo, ritrovati nella foresta, ci vollero diversi anni di duro insegnamento per far loro apprendere il linguaggio, e anche una volta appreso, rimase a livelli base, o come quando si cerca di apprendere una seconda lingua da adulti, non la si padroneggia mai completamente come la prima.
Nei casi in cui dei bambini subiscano dei traumi all'emisfero sinistro (quello deputato al linguaggio), se sono ancora nella fase di sviluppo, dopo un po' riacquisiscono le capacità linguistiche, tramite l'emisfero destro, dimostrando la plasticità del cervello.
L'età critica per apprendere il linguaggio si conclude verso l'inizio dell'adolescenza (ipotesi dell'età critica).
Anche nel caso della bambina "Genie", tenuta fino a 13 anni segregata, è stato possibile farle acquisire il linguaggio dopo un intenso periodo di esercizio, ma solo un linguaggio di base e non complesso.

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