domenica 29 maggio 2016

Psicologia generale 2 (2/12): Pensiero

Problem solving


Per studiare il pensiero sono stati presi in esame alcuni problemi logici.
Nel problema di criptoaritmetica bisogna scoprire quali numeri devono essere sostituiti a ciascuna lettera, in modo che una volta sostituiti il risultato aritmetico sia giusto. 
Ciascun numero da 1 a 10 ha la sua lettera corrispondente e ciascuna lettera deve essere sostituita usando un numero differente da quello usato per qualsiasi altra lettera. 
Un altro problema famoso è il problema dei 9 punti, dove bisogna coprire nove punti con quattro segmenti di retta senza staccare la penna dal foglio. 
Il problema dei 9 punti è anche detto problema di tipo A, o problema in senso proprio, mentre il problema di criptoaritmetica è detto anche problema di tipo B, o compito. 
Un altro esempio di compito è il labirinto, con i compiti si risolve lo stesso compito dall'inizio alla fine, con i problemi quando si entra nella fase risolutoria si risolve un nuovo e diverso problema ed il momento più importante di soluzione del problema è quello del suo cambiamento.

Secondo Simon, il labirinto fornisce un modello astratto perfetto per quasi tutti tipi di attività di problem solving, e secondo lui il compito della ricerca sul problem solving è quello di identificare l'organizzazione dei processi che rende un soggetto capace di risolvere un problema, e quindi l'oggetto di indagine è il processo di soluzione e l'obiettivo della ricerca è la sua ricostruzione e comprensione, ovvero la comprensione delle mosse che portano alla soluzione. 
Il metodo utilizzato per la ricerca è la simulazione. 
Si pensa che quando risolve problemi, l'uomo è un sistema di elaborazione dell'informazione, dove si ha una ricerca sequenziale, una memoria a breve termine e una memoria lungo termine. 
Il sistema adattivo è quel sistema che utilizza euristiche, strategia adatte al compito e ai propri mezzi. 
Lo spazio del problema è il modo in cui un particolare soggetto rappresenta un compito per lavorarci sopra, mentre il task environment è la descrizione del problema da parte dell'osservatore. 
Quando si raggiunge un nodo della soluzione si può scegliere un operatore tra un set di operatori disponibili, oppure abbandonare il nodo corrente e scegliere uno dei precedenti, la ricerca della soluzione è dunque un'odissea che passa nello spazio del problema da uno stato di conoscenza ad un altro, finché lo stato corrente non include la soluzione del problema. 
Se il campo in cui si colloca il compito è debolmente strutturato si ricorre alle euristiche, considerate metodi deboli perché non garantiscono il raggiungimento della soluzione. 
Uno dei metodi deboli è l'accomodamento (satisficing), che consiste nell'usare l'esperienza per determinare la migliore soluzione che possiamo aspettarci, soluzione che corrisponde all'aspettativa. 
Un'altra euristica è l'analisi mezzi-fini (means-ends analysis), che consiste nel cercare le differenze tra la soluzione e la situazione corrente, e prendere dalla memoria gli operatori che possono rimuovere queste differenze. 
L'analisi mezzi-fini è forse il metodo più usato dalla gente, mentre un altro metodo famoso è la pianificazione.

La simulazione computerizzata è un altro metodo di studio dei problemi, dove si può inserire come input la descrizione del problema ed il programma effettua tutti i passaggi necessari per la soluzione del problema. 
Un altro metodo di studio del pensiero è quello del pensiero ad alta voce, dove il soggetto viene invitato a pensare ad alta voce mentre risolve il problema che gli è stato somministrato, e queste istruzioni vengono poi usate per scrivere il programma che farà la simulazione computerizzata. 
Nei compiti il passaggio dalla situazione attuale alla soluzione è graduale (step by step), dove i passi successivi dipendono da quelli precedenti, mentre nei problemi la soluzione è caratterizzata da una svolta o da un cambiamento radicale che interviene in concomitanza con la trasformazione del problema o con la comprensione di qualche elemento decisivo. 
Nello studio dei problemi è importante considerare i punti critici (loci problemici). 
Quando soggetto raggiunge un punto di svolta, esso prova un sentimento di soddisfazione (Aha Erlebnis, esperienza dell'Aha), mentre in caso di fallimento si manifesta la stessa esclamazione ma con sentimenti negativi, auto accusandosi anche di stupidità per avere sbagliato. 
Nei compiti invece questi sentimenti non si manifestano, non si trova particolare gioia per la soluzione né tristezza per gli errori, che vengono considerati come tentativi falliti. 
Secondo i gestaltisti quando si attua una ristrutturazione, avviene qualcosa di nuovo, qualcosa si capovolge, si produce un cambiamento qualitativo e non soltanto quantitativamente rilevante. 
E' lo squilibrio e la tensione prodotti dalla proposizione del problema a determinare la tendenza verso la soluzione e verso il raggiungimento di una situazione, che elimina lo squilibrio e che sia ben strutturata. 
Il pensiero ha così inizio si creano i vettori con la loro direzione, qualità e intensità criptoaritmetica e questo sviluppo è determinato dal principio della pregnanza, secondo il quale l'organizzazione del campo tende ad essere il più possibile semplice e chiara. 
Un esperimento famoso è quello di Kanizsa, dove veniva chiesto i soggetti di costruire un quadrato tramite la giustapposizione di pezzi, e dove i vettori tendono ad ostacolare la soluzione. 
L'insieme delle vie per raggiungere la soluzione a partire dalla situazione problemica costituisce l'albero genealogico della soluzione, ed i metodi euristici e possono assumere la forma di analisi della situazione. 
Quindi secondo i gestaltisti la ristrutturazione è la base del problem solving.

L'approccio dell'Information Processing al problem solving è invece basato sull'idea di ricerca, risolvere un problema è procedere gradualmente attraverso uno spazio di alternative fino a che viene trovata la sequenza di azioni che guida alla soluzione. 
Nei punti critici avviene qualcosa di nuovo, non riducibile all'assommarsi dei tentativi precedenti o delle conoscenze già disponibili (approccio gestaltista). 
Il doppio codice
Non esiste nessuna situazione che sia un problema, i problemi sono il frutto della nostra mente. 
Il cambiamento nella comprensione dei termini del problema dipende dal cambiamento del codice secondo il quale viene letto il messaggio dato, la comprensione iniziale o di decodificazione primaria viene prodotta dalla applicazione del codice naturale, mentre comprensione successiva o decodificazione secondaria, avviene grazie ad applicazioni di un altro codice, sofisticato o formale, detto codice legale
Alcuni compiti comportano anche una difficoltà di esecuzione o di calcolo, questi vengono detti problemi composti
In alcuni casi, compiti banali possono trasformarsi in compiti complessi proprio perché le persone cercano di risolverli in modo intelligente, cercando di scoprire regole e strategie non necessarie, in questo caso ci si trova di fronte ad un problema autoposto
Il primo procedimento messo in atto da colui che affronta un problema è la ricerca, nel caso dei problemi composti la ricerca è il procedimento che una volta avvenuto lo svolgimento del nodo problemico, ovvero una volta capito il problema, serve a portare a termine il compito. 
La funzione della ricerca non cambia nell'ambito dei problemi rispetto ai compiti.


Il ragionamento


Ragionare vuol dire tirare una conclusione, controllare un'ipotesi, valutare le probabilità di un evento.
Sillogismi categorici
Il sillogismo è un concatenamento di proposizioni (due premesse e una conclusione) atto stabilire con certezza che la conclusione deriva necessariamente dalle premesse.
Le proposizioni di un sillogismo possono essere universali affermative (tutti gli x sono y),  universali negative (nessun x è y), particolari affermative (qualche x è y), particolari negative  (qualche x non è y).
Il sillogismo stabilisce regole di ragionamento formali, e una volta che queste premesse sono assunte come vere, la conclusione che ne deriva è necessariamente vera.
Wilkins, Woodworth e Sells cercarono di spiegare il ragionamento sillogistico ipotizzando un effetto atmosfera, dove se le due premesse sono dello stesso tipo anche la conclusione sarà dello stesso tipo, mentre se le premesse sono di tipo diverso: la proposizione negativa presente nelle premesse crea un effetto atmosfera negativo e la conclusione sarà negativa, la presenza di una proposizione particolare crea una conclusione particolare (modello atmosfera).
Ci sono anche altri due fattori che favoriscono l'accettazione di conclusioni invalide: il fattore di cautela o prudenza, che favorisce l'accettazione di conclusioni deboli o caute,  e l'ambiguità della parola qualche.
Secondo Chapman e Chapman, i profani tendono a considerare valida la conversione semplice delle proposizioni di tipo A (tutti gli A sono B e tutti i B sono A), e tendono inoltre a pensare che cose che hanno qualità ed effetti comuni sono lo stesso tipo di cose (modello conversione).
Secondo questi autori gli errori non sono spiegati dal solo principio dell'accettazione, ma anche dalla sua combinazione con l'inferenza probabilistica.
Per i problemi unitari il modello atmosfera è il miglior predittore delle decisioni dei soggetti, mentre nei problemi duali è altrettanto valido anche il modello conversione.
L'ordine dei termini in un sillogismo può influire sulla difficoltà di capire e mettere in relazione le premesse e può influire sulla difficoltà di raggiungere la conclusione.
Quando esigenze logiche ed esigenze psicologiche coincidono, pensiero comune e logica tendono alla concordanza, quando invece non coincidono il pensiero comune tende a ricorrere ad una logica più ampia e permissiva della teoria del sillogismo, più adatta ad appagare le esigenze psicologiche.
Il ragionatore costruisce modelli mentali delle premesse, formano conclusioni formative sulle relazioni del modello, cerca modelli alternativi delle premesse per verificare le conclusioni raggiunte.
Il principio della completezza afferma che nel discorso normale l'ascoltatore potrebbe aspettarsi che colui che parla fornisca un'informazione il più completa possibile.
Le quattro proposizione categoriali danno luogo a tre interpretazioni: l'interpretazione negativa che include nessuno, l'interpretazione positiva che include tutti, e l'interpretazione partitiva che include alcuni e alcuni-non.
Il principio dell'asimmetria afferma che nel discorso comune l'ordine dei termini produce informazione, mentre nella logica formale se un termine è introdotto come soggetto o come predicato non ha nessuna implicazione per quel che riguarda la sua importanza e generalità.
La teoria del conflitto di Politzer afferma che lo sviluppo logico precoce è contemporaneo allo sviluppo della componente pragmatica del linguaggio, mentre lo sviluppo logico posteriore avviene in contrasto con uno sfondo di principi già acquisiti dell'uso del linguaggio e della comunicazione che sono incompatibili con molte regole della logica formale, quindi lo sviluppo del pensiero logico tende verso un sistema duale e contraddittorio.

Sillogismi lineari
Si compongono di due premesse, che indicano la posizione dei termini in una serie o su una linea, e di una conclusione, che è la soluzione richiesta, e vengono anche detti problemi seriali a tre termini.
Alcuni studi sui problemi hanno mostrato che i soggetti per arrivare alla conclusione costruivano degli schemi spaziali o delle sequenze temporali nelle quali i 3 termini del sillogismo venivano collocati, oppure trattavano le premesse congiuntamente  considerandole come un'affermazione unitaria, o anche operando un calcolo delle relazioni.
Sembra quindi che la gente abbia una  predilezione per gli ordinamenti lineari.
Secondo il modello immagine di De Soto, esistono due principi paralogici che presiedono nelle disposizioni spaziali: il principio direction of working afferma che si ordina meglio in una direzione che nell'altra, il principio end-anchor ordering afferma che si ha facilitazione se il primo elemento dato nella premessa è un elemento estremo nell'ordinamento, ovvero migliore o peggiore e non il termine medio.
Secondo Huttenlocher nei sillogismi lineari si procede come se si trattasse di ordinare spazialmente oggetti reali, prima si determina l'ordine dei due termini della prima premessa e si passa poi a considerare la seconda premessa per identificare il terzo termine e determinare la posizione rispetto agli altri due.
Secondo questo autore la difficoltà della seconda premessa dipende dallo stato grammaticale del terzo termine.
La teoria linguistica di Clark ha 3 principi: il principio della prevalenza delle relazioni funzionali afferma che a comprensione avvenuta le relazioni funzionali soggiacenti ad una frase sono più accessibili di altri tipi meno fondamentali di informazioni, il principio della marcatura lessicale afferma che i significati di certi aggettivi positivi (come buono e lungo) sono collocati in memoria in forma meno complessa dei significati opposti (come cattivo e corto), il principio della congruenza afferma che l'informazione può essere recuperata solo quando è congruente con informazione che viene richiesta.
Questi principi influenzano il processo di soluzione intervenendo assieme o singolarmente nella comprensione delle proposizioni, della domanda, nella ricerca dell'informazione richiesta dalla domanda, nella costruzione di una risposta.
Sembra quindi che nel processo di soluzione all'inizio prevalga un approccio basato sul modello immagine, mentre quando si diventa esperti l'approccio usato potrebbe essere quello del modello linguistico.
Sternberg ha proposto un modello linguistico-spaziale misto, dove nel risolvere i problemi di inferenza positiva i soggetti prima decodificano l'informazione letterale delle premesse, quindi ricodificano spazialmente l'informazione in una forma che permette di fare l'inferenza transitiva.
La teoria di Clark è quindi vista più come un modello di trattamento di frasi, quella di De Soto come problem solving di sillogismi lineari.
L'ipotesi psicoretorica afferma che i diversi tipi di enunciati, corrispondenti a diverse strutture discorsive, trasmettono messaggi effettivi diversi.

Controllare un'ipotesi
Il pregiudizio è l'incapacità di sottoporre ad un controllo appropriato certe generalizzazioni.
Per controllare una generalizzazione, una regola, un'ipotesi, bisogna determinare quali particolari osservazioni costituiscono una prova cruciale per l'ipotesi in questione.
Nella vita di tutti i giorni è più facile che si cerchi di vedere se certi soggetti o eventi si conformino o meno ad una determinata regola, piuttosto che sottoporre a controllo la regola.
Il compito di selezione di Wason consiste nel presentare al soggetto quattro carte con un numero da una parte e una lettera dall'altra (E,K,4,7), e di dire al soggetto la regola (se una carta ha una vocale da una parte allora ha un numero pari dall'altra), in modo che soggetto voltando le carte possa dire se la regola è vera o falsa.
Controllare una regola, come un ipotesi, comporta quindi il cercare casi critici in cui essa possa rivelarsi falsa.
Secondo Wason c'è una predisposizione alla verifica e si ha una tendenza a confermare piuttosto che eliminare le ipotesi.
I risultati ottenuti da questo studioso e da altri studiosi contrastano con la teoria piagettiana dello sviluppo intellettuale e ciò potrebbe voler dire che le operazioni formali possono essere innescate unicamente dai compiti familiari, non sono quindi abilità cognitive la cui applicazione può venir generalizzata ad un qualsiasi problema.
Quando si racconta una storia, essa fornisce una cornice che aiuta a capire la natura delle regole molto più facilmente che se fossero spiegate in maniera astratta.
Legrenzi e Sonino hanno creato il compito degli impiegati delle poste, dove i soggetti dovevano smistare le lettere con la regola che se è una lettera chiusa allora ha un fracobollo da 50 lire e queste lettere dovevano venir segnate, dimostrando che i soggetti che riuscivano nel compito, non ne risultavano facilitati quando il compito veniva presentato in maniera astratta.
La predisposizione alla verifica può derivare dalla primaria esigenza psicologica di appurare l'esistenza di esempi positivi della regola, e a volte questa fase di verifica blocca la successiva o a volte vi si aggiunge, ci si troverebbe quindi davanti non alla tendenza alla verifica incompatibile con la falsificazione (verification bias), ma solo ad una articolazione psicologica di verificazione e falsificazione.
Secondo Evans esiste la tendenza a focalizzare indebitamente i valori nominati nella regola, quindi in un compito del tipo "se p allora q" i soggetti tenderebbero a scegliere in primo luogo p e q, non per effetto della tendenza a verificare la regola, ma perché quelli sono i valori nominati nella regola, questa è l'ipotesi del matching bias (bias dell'accoppiamento) di Evans.
Secondo Evans, la tendenza al riscontro influenza significativamente la selezione delle carte, indipendentemente dal loro status logico.
Quando si propone del materiale coerente la verificazione sembra il tipo di risposta più popolare, seguita dalla falsificazione, mentre quando il valore tematico del materiale è basso, il riscontro è la strategia più popolare, seguita da verificazione e falsificazione.
Secondo l'ipotesi dell'imbeccata mnemonica di Evans e Manktelow,  la prestazione nel compito di selezione è molto facilitata quando la presentazione del compito permette al soggetto di ricordare esperienze precedenti con il contenuto del problema, la relazione espressa e un controesempio alla regola che governa la relazione.
Il materiale tematico non produce un effetto facilitante quando non rimanda a controesempi presenti nell'esperienza del soggetto, senza questi rimandi si risponde al compito come se il contenuto fosse astratto.
Uno schema pragmatico di ragionamento consiste in un set di regole generalizzate sensibili al contesto, che sono definite in termini di classi di scopi e relazioni a questi, e il ruolo facilitante dell'esperienza precedente consiste nell'induzione ed evocazione di questi schemi.
Il nucleo dello schema ha quattro regole di produzione:
1) Se si compie l'azione allora la precondizione deve essere soddisfatta.
2) Se non si compie l'azione allora non è necessario soddisfare la precondizione.
3) Se la precondizione è soddisfatta allora l'azione può essere compiuta.
4) Se la precondizione non è soddisfatta allora l'azione deve non essere compiuta.
Se la gente ragiona usando schemi di ragionamento pragmatici, allora dev'essere possibile migliorare la prestazione evocando uno schema facilitante, senza fornire ai soggetti un'esperienza riguardante le regole specifiche.
L'uso di negative esplicite nei problemi con schemi astratti può ridurre la tendenza al riscontro e favorire la tendenza a rispondere in accordo con la logica.
La teoria del contratto sociale di Cosmides (1989)  afferma che i meccanismi innati di elaborazione dell'informazione della mente umana sono meccanismi destinati a risolvere gli specifici problemi biologici messi negli ambienti fisico, ecologico e sociale incontrati nel corso dell'evoluzione umana.
In questa teoria si sottolinea l'utilità soggettiva (costi e benefici) nel ragionamento deontico, e l'interpretazione cambia a seconda che si assuma l'uno l'altro punto di vista.
Secondo Politzer esiste anche un terzo punto di vista, quello neutro (superpartes), dove si verifica se entrambe le parti si attengono correttamente alla regola.

Valutare la probabilità di un evento
L'uomo è incline a formulare valutazioni che spesso risultano sbagliate, questi errori dipendono dal fatto che spesso si fa affidamento su un numero limitato di principi euristici che riducono i compiti complessi di valutare probabilità a operazioni più semplici.
Ad esempio, anche la sola introduzione di una descrizione, anche se del tutto irrilevante, fa sì che la probabilità primarie vengano ignorate.
Nella euristica della rappresentatività, le probabilità sono valutate in base al grado in cui l'evento A è rappresentativo della classe B, ovvero in base al grado in cui A assomiglia a B.
Per Dunker le euristiche sono procedimenti di carattere generale, caratterizzati dal tentativo di variare intelligentemente in vista dell'obbiettivo che si vuole raggiungere, sono vie per raggiungere soluzioni cercate.
Per Simon qualsiasi principio che contribuisce alla riduzione della ricerca della soluzione è un euristica.
Le euristiche possono portare ad errori perché non sono solo procedimenti semplificati, ma obbediscono a criteri con meccanismi loro propri, che possono essere estranei alla logica del problema affrontato, procedimenti che solo per caso possono portare alla soluzione del problema.
Nell'euristica della disponibilità, giudicando la probabilità di un evento in base alla rappresentatività si confrontano le caratteristiche essenziali dell'evento con quelle della struttura dalla quale proviene, in questo modo si stima la probabilità in base a una valutazione di somiglianza, o in base alla disponibilità, e ciò accade quando si valuta la probabilità di un evento o la frequenza di una classe secondo la facilità con la quale gli esempi possono essere richiamati alla mente.
In generale, l'informazione relativa alla probabilità primaria viene usata quando è data un'interpretazione causale o quando l'informazione aggiunta manca di rilevanza causale, l'informazione relativa alla probabilità primaria cui non è data un'interpretazione causale è trascurata in presenza di dati specifici causalmente rilevanti.
Nella teoria normativa della probabilità, un errore nel ragionamento probabilistico è definito come una discrepanza tra il giudizio di una persona e una norma (come nel programma di Kahneman e Tversky, euristiche e biases).
Secondo la Macchi, quando una domanda riguarda solo la classe più piccola e non si riferisce alla popolazione generale, i soggetti tendono a considerare questa classe come se fosse già il risultato della considerazione della probabilità primaria.
Se invece la domanda fa riferimento esplicito all'intera popolazione, è chiaro che la probabilità relativa all'informazione specifica non include la probabilità primaria, che dovrà quindi essere considerata per la soluzione del problema.
La fallacia della congiunzione si ha quando qualcuno giudica più probabile il verificarsi della congiunzione di due eventi (A e B) rispetto al verificarsi di uno solo degli eventi componenti la congiunzione (es solo A), dato che la probabilità di A non può essere minore della proprietà di una sua particolare evenienza, cioè la sua congiunzione con B.

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