sabato 30 aprile 2016

Storia della psicologia (7/14): Il movimento cognitivista

La psicologia cognitivista nasce da quella comportamentista, che era la più diffusa intorno agli anni 50, e dalla sua nascita, avrà una grande crescita, fino a diventare la più usata psicologia sperimentale dei nostri giorni.

Nel 1967 esce Psicologia cognitivista di Ulric Neisser, e da allora si incomincerà a parlare di psicologia cognitivista.
Il comportamentismo di Watson si era trasformato in neocomportamentismo con Tolman, Skinner e Hull, e successivamente nel dopogerra, in cenocomportamentismo con D.H. Hebb, con il suo problema delle variabili intervenienti, quei processi che si interpongono tra stimolo e risposta, e la sua convinzione del ruolo del sistema nervoso centrale nei processi di apprendimento.
Con Hebb l'interesse degli studi si rivolge ai processi che si svolgono all'interno dell'individuo, sul piano del modello logico dello svolgimento dei processi mentali.
L'interesse del cognitivista è rivolto ai processi mentali visti con un occhio realistico, e agli inizi del movimento cognitivista, i suoi seguaci inizialmente si facevano ancora chiamare comportamentisti.

La psicologia cognitivista è una psicologia mentalistica, e il passaggio dal comportamentismo è avvenuto per poter spiegare fenomeni e teorie come la forza dell'abitudine, una variabile interveniente introdotta da Hull che aiuta a capire la diversità dell'apprendimento tra individui, dove però il sistema nervoso non viene analizzato adeguatamente.
Il cognitivismo emerge ufficialmente con la seconda liberalizzazione dell'empirismo, col fatto che il comportamentismo bollava come non scientifico tutto ciò che non poteva essere direttamente osservabile.
I cognitivisti vogliono individuare i modelli che sono in grado di spiegare perfettamente un singolo comportamento in ogni minimo dettaglio, senza enunciare grandi principi generali come facevano i comportamentisti e le precedenti scuole.
Il modello del cognitivisto è una rappresentazione della realtà che non pretende di essere una riproduzione fedele del sistema nervoso, ma è un modello realistico delle funzioni che esso svolge.
Il cognitivismo nasce criticando il comportamentismo perchè troppo da laboratorio, ma poi commette i suoi stessi errori, creando modelli sempre più sofisticati ma sempre più lontani da ciò che è l'uomo.

La data della nascita del cognitivismo può essere fatta risalire agli inizi della seconda guerra mondiale, quando Craick iniziò delle ricerche sul comportamento di tracking, che gli fecero concepire l'uomo come servomeccanismo.
Il tracking è un compito in cui c'è un bersaglio mobile che si sposta su uno schermo e il soggetto deve tenere allineato un segnale con il bersaglio.
Craick col suo esperimento ipotizzò che l'uomo poteva essere concepito come un elaboratore di informazioni, un servomeccanismo di tipo cibernetico, e che il meccanismo decisore era unico e non potevano essere eseguite più cose per volta.
Una scuola molto importante per la nascita del cognitivismo è la scuola inglese di Cambridge, dalla quale uscirono Craick, Welford, Mackworth (con studi sulla vigilanza), Broadbent (studi sull'attenzione) e Baddeley (studi sulla memoria a breve termine).
Ci furono poi gli studi dell'americano Miller sul limite costituito dalla quantità di informazioni che si possono elaborare alla volta (max 7 pezzi).
Quindi gli studi principali del cognitivismo furono sull'attenzione, la memoria a breve termine (differente da quella a lungo termine, distinzione nata dagli studi di Brown, a differenza dei comportamentisti che non concepivano queste distinzioni), i tempi di reazione, la vigilanza, l'apprendimento.
Sperling invece dimostrò l'esistenza di una terza memoria dai tempi di immagazzinamento molto brevi (500ms).
Un'opera importante fù piani e struttura del comportamento di Miller, Galanter e Pribram, dove venne sostituito il riflesso usato dai comportamentisti con l'unità privilegiata dal comportamento, il TOTE, test, operate, test and exit, in quest'opera ci fù una grande analogia tra uomo e calcolatore elettronico.
Anche la psicolinguistica di Noam Chomsky, con la sua le strutture della sintassi (1957) diede un forte contributo al movimento cognitivista.

L'analogia fra uomo e calcolatore fù molto forte nei cognitivisti, che iniziarono a far sempre maggiori esperimenti in laboratorio creando complessi modelli, tanto che il fondatore ufficiale del movimento, Neisser (1967), si lamentò di questo fatto.
Neisser crea il concetto di elaborazione delle informazioni dove le informazioni che l'individuo elabora vanno viste nell'ambiente perchè è li che si trovano ed agiscono.
Gibson creò il concetto di stimulus array, la stimolazione come si presenta direttamente al soggetto, dal quale possono essere colte le informazioni.

La scienza cognitiva nasce nel 1977 con la fondazione dell'omonima rivista da parte di Collins, Charniak e Schank, ed è una scienza ecologica che racchiude molte dottrine, scienza che predomina nel panorama contemporaneo della psicologia.
Norman nel 1980 fonda 12 punti di indagine per questa scienza: sistemi di credenze, coscienza, evoluzione, emozione, interazione, linguaggio, apprendimento, memoria, percezione, prestazione, abilità, pensiero.
La scienza cognitiva rifiuta l'analogia tra uomo e calcolatore, e negli anni 80 prevalsero 2 paradigmi principali, il modularismo e il connessionismo.

Il modularismo secondo Fodor prevede un'architettura cognitiva distinta, i moduli che trasformano gli input in rappresentazione che offrono alla parte centrale del sistema cognitivo, sistemi d'analisi con diverse caratteristiche:

  • sono specifici per dominio (strutture altamente specializzate)
  • il loro funzionamento è obbligatorio
  • c'è solo un accesso centrale limitato per le rappresentazioni che computano (i livelli intermedi di analisi dell'input sono relativamente inaccessibili agli stati centrali di coscienza)
  • sono dotati di notevole velocità di funzionamento
  • sono incapsulati informazionalmente (durante il loro funzionamento non possono avere accesso nè in generale alla rappresentazione delle conoscenze dell'individuo, nè ad informazioni provenienti da altre parti del sistema cognitivo dell'individuo
Questo modello ha riscosso un notevole successo soprattutto in neuropsicologia.
I modelli connessionisti si sono affermati in pochi anni e in modo clamoroso, sotto la spinta di due ordini di considerazioni, tecnologiche e neuropsicologiche.
Dal punto di vista neuropsicologico però c'è incongruenza tra l'hardware del sistema nervoso centrale e quello dei calcolatori, la modellistica invece si è avvicinata al connessionismo e son state rispolverate alcune vecchie teorie molto valide, come quella di campo della Gestalt.

Il movimento cognitivista è dunque diviso in psicologia ecologica e scienza cognitiva, la prima ha interesse prevalentemente verso i problemi quotidiani dell'uomo, mentre la seconda ha operato una saldatura tra il mondo dell'intelligenza artificiale e la psicologia dei processi cognitivi.

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