sabato 5 settembre 2015

Psicologia generale I (14/27): Il sonno

Anche il bisogno di dormire può essere considerato una pulsione.

Il sonno è uno stato alterato della coscienza, durante il quale il cervello funziona in maniera ridotta, lasciando gli individui in uno stato di ridotta attività fisica e capacità di reazione all'ambiente.

L'attività cerebrale del sonno viene studiata attraverso l'elettroencefalogramma (EEG).

Quando una persona è sveglia e rilassata, le onde dell'EEG sono grandi, lente e regolari, dette onde alfa.
Se una persona si concentra, queste onde diventano meno ampie, più frequenti ed irregolari, e vengono dette onde beta.

Sono stati individuati 4 stadi del sonno:
Nello stadio 1, si ha una breve fase di transizione, che corrisponde al momento in cui la persona si addormenta.
Negli stadi dal 2 al 4 si va sempre di più verso il sonno profondo, con onde lente, irregolari e molto ampie dette onde delta.
In questi stadi (detti sonno a onde lente) diminuisce il tono muscolare, la frequenza cardiaca, il respiro, e diventa sempre più difficile risvegliare chi dorme.

onde

Dopo lo stadio 4 arriva una nuova fase che dura circa 10 minuti, con onde desincronizzate molto simili alle onde beta, dove l'individuo è sempre più rilassato e dorme profondemente, e si ha però un elevato battito cardiaco, un elevata frequenza respiratoria, entrambe irregolari, si ha una contrazione dei muscoli facciali, delle dita, e nei maschi si ha un'erezione.
Chiameremo questa fase, fase REM (rapid eye movement, fase chiamata anche stadio emergente 1), in quanto sotto le palpebre chiuse gli occhi si muovono rapidamente.
Nella fase REM si sogna, ed una volta terminata questa fase, si ricomincia un nuovo ciclo del sonno (in genere quando si dorme si hanno dai 4 o 5 cicli, dove ad ogni ciclo diminuisce la profondità del sonno a onde lente ed aumenta la durata della fase REM).


Un ciclo completo del sonno dura di solito 90 minuti.


La teoria del recupero


Questa teoria afferma che durante il giorno il corpo esaurisce le sue energie, e durante la notte ha bisogno di recuperare dormendo.
Difatti quando si dorme tutte le funzioni fisiologiche e mentali (il cervello sembra lavorare al 10%) sono ridotte.
A conferma di questa teoria c'è il fatto che chi durante il giorno fatica molto, poi la notte riposa più profondamente e a lungo.


La teoria della conservazione e della protezione

 
Esiste una seconda teoria per spiegare il bisogno del sonno, la teoria della conservazione e della protezione, che si basa sul confronto dei pattern del sonno di diverse specie animali.
Secondo questa teoria, il sonno si è sviluppato come meccanismo per conservare le energie e proteggere l'individuo durante quel periodo, in cui essere sveglio comporta un dispendio inutile di energie e dei rischi inutili.
A favore di questa teoria c'è il fatto che si dorme la notte, quando c'è il buio e si è nascosti e protetti dall'oscurità, che molti animali dormono quando dormono anche i predatori e sono quindi al sicuro, e che un animale ha bisogno solo di tot ore al giorno per compiere i compiti necessari alla sopravvivenza, e che poi è più conveniente dormire.
Ad esempio, animali che hanno necessità di molto nutrimento (bisonti), dormono poco, altri sono l'esatto contrario (pipistrelli).
Queste differenze del periodo del sonno, variano da specie a specie, a seconda dei sensi utilizzati per procurarsi il cibo (vista, udito, olfatto, ecc...), i cuccioli dormono ad esempio più degli adulti, perchè protetti e nutriti da questi.
Negli uomini pare si dorma di notte a causa del residuo genetico dei nostri antenati, che erano più sicuri dalle belve, mentre è probabile che tra molte generazione, a causa della luce artificiale, potrà variare la durata del sonno e la sua collocazione temporale all'interno delle 24 ore.


Il ritmo biologico del sonno

 
Attraverso degli esperimenti si è scoperto che il nostro organismo ha un ritmo circadiano, ovvero una sequenza di cambiamenti ritmici che dura circa 24 ore che si ripete ciclicamente e senza bisogno di indizi esterni che ne suggeriscano il tempo.
Ad esempio si mangia a determinate ore e di notte la temperatura corporea scende.
L'orologio biologico che regola il ritmo circadiano è la luce.
Attraverso luci artificiali fluorescenti è possibile alterare la durata del ritmo circadiano, oppure sovvertirne l'ordine biologico (scambiare il giorno con la notte).
Queste scoperte effettuate da Charles Czeisler possono servire ad aiutare lavoratori che devono fare turni di notte, collocando apposite luci nell'ambiente di lavoro e tenendo completamente al buio la stanza dove devono dormire di giorno.

Sono stati fatti anche esperimenti sulla deprivazione del sonno, per verificarne gli effetti sull'organismo.
Ciò che è certo, è che chiunque, se costretto a non dormire per troppo tempo, muore.
Il record di non sonno è stato stabilito da uno studente che è restato sveglio per 11 giorni e 11 notti consecutive, ciò è servito a capire che cmq anche se si sentiva stanco fisicamente, la mente era lucida e sapeva ragionare bene.
Gli effetti della deprivazione sono di solito, distorsione della realtà, irascibilità, difficoltà a fare compiti semplici e noiosi, ma non a fare compiti complessi, inoltre non influisce sulle capacità motorie legate alla destrezza.
La deprivazione causa però la sonnolenza che può essere un problema per l'esecuzione di compiti dove è necessario mantere l'attenzione a lungo (ad esempio guidare).

Tutti noi dormiamo solitamente 8 ore a notte, perchè questo è il tempo che ci serve per recuperare le forze.
Quando non si riesce a dormire a causa di stress, pensieri o altro, si parla di insonnia, i cui effetti si ripercuotono da svegli, rendendoci più stanchi ed irritabili.
Ci sono invece dei rari casi dove alcuni individui non sentono la necessità di dormire 8 ore, e ne dormono molte meno (un soggetto anche 50 minuti a notte), si parla in questo caso di nonsonnìa, un fenomeno che stranamente non si ripercuote negativamente sull'individuo, in quanto le persone non si sentono poi stanche o di malumore.

Il sonno può essere considerato una pulsione come la fame, in quanto noi dormiamo perchè c'è un meccanismo che ci fa sentire l'esigenza di dormire ad intervalli regolari.


Sogni veri e pensiero del sonno

 
Un sogno vero si ha nella fase REM, e viene vissuto come un'evento reale, come vissuto in prima persona, si vive come in una trama di un film molto dettagliata, e di solito, quando ci si sveglia, a meno che non si rinforza il ricordo del sonno analizzandolo, si tende a dimenticarlo molto velocemente.
Tutti sogniamo (più volte durante la notte), anche chi afferma di non sognare mai (probabilmente non riesce a ricordare).
In altre fasi del sonno ad onde lente, si ha invece il pensiero del sonno che non sono sogni veri, ma una sorta di pensiero tipico della veglia, che rispecchia di solito il problema a cui si stava pensando prima di addormentarsi, una sorta di continuo dell'elaborazione del problema.
La differenza fondamentale tra sogno e pensiero del sogno, è che nel sogno, anche se si crede di risolvere un problema, non lo si risolve, inquanto il sogno è un'elaborazione fantastica.

Pare che i sogni non abbiano alcuna funzione particolare, ma siano soltanto un effetto collaterale delle modificazione fisiologiche che avvengono durante il sonno REM (Freud la pensava diversamente).
Il sogno potrebbe servire per tenere in esercizio alcuni gruppi di neuroni, per evitare problemi dovuti all'eccessiva inattività.
Alcuni di questi neuroni paiono essere coinvolti anche nelle attività motorie dell'organismo, per queto si possono avere allucinazioni motorie, ed è stato dimostrato che fornendo una scarica in certe aree della corteccia cerebrale, si possono avere allucinazioni come nei sogni.
I sogni spesso sono confusi perchè le elaborazioni dati del pensiero che producono allucinazioni sono meno efficaci di quando si dorme, per questo a volte si fanno sogni che hanno poco senso (cmq di solito sono tutti sogni tratti da esperiente vissute o pensate quando si è svegli).
Pare inoltre che quando si dorme le capacità motorie vengano bloccate per evitare di muoverci a nostra insaputa, a parte quelle degli occhi (REM), e che quando qualche individuo ha carenza su questi circuiti inibenti, può essere svegliato a causa di alcuni suoi movimenti (sonnambulismo?).
Inoltre è stato dimostrato che le ore di sonno diminuiscono sempre di più con l'età, e che la fase REM, è molto grande nei primi anni di vita (nel feto pare ci sia la necessità di mettere in moto i circuiti sensoriali e motori, e che lo si faccia con il sonno REM), per poi rimanere sempre costante dai 3 anni circa.

E' stato dimostrato che il sonno REM aiuta a migliorare la memoria per lo svolgimento di compiti percettivi-motori, perchè vengono attivate e rafforzate vie neurali correlate con le esperienze di apprendimento compiute durante il giorno.

Il sonno viene provocato da un insieme complesso di meccanismi neurali e chimici, tra cui il nucleo soprachiasmatico che sembra il regolatore dell'orologio biologico del ritmo circadiano.
Questo nucleo attraverso un gruppo di neuroni, riesce a sincronizzarsi grazie alla luce che arriva dall'esterno.
Con lesioni di questo nucleo infatti, alcuni animali si addormentano e si svegliano in momenti casuali della giornata.

Un'altra struttura importante per la regolazione del sonno è la ghiandola pineale o epifisi, una ghiandola endrochina che secerne l'ormone melatonina.
Durante la notte l'epifisi produce molta melatonina, durante la notte è il contrario, si deduce quindi che la melatonina contribuisca all'induzione del sonno, e che sia anche utile per le persone non vedenti per regolare il ciclo del sonno (dato che non possono vedere la luce).

Sono state individuate diverse aree cerebrali responsabili del sonno, che stimolate inducono un animale a dormire, mentre se lesionate portano all'insonnia perenne e di conseguenza alla morte.
I neuroni che interessano il sonno ad onde lente sono quelli del ponte del Varolio, che servono anche da inibitori dei movimenti durante il sonno.

Quindi, un cervello che dorme è cmq un cervello attivo, che regola una serie di processi neurali e che inibisce alcuni segnali motori. 

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