sabato 22 agosto 2015

Psicologia generale I (5/27): I metodi della psicologia

Fatti, teorie e ipotesi


Un fatto è un'affermazione oggettiva che per unanime consenso viene assunta come vera.
In psicologia un fatto di solito è un comportamento o dei pattern di comportamenti, che si ripetono regolarmente.

La teoria è un'idea che si propone di spiegare i fatti e che fa previsioni sui nuovi fatti che potrebbero avvenire.

L'ipotesi è la previsione fatta dalla teoria sui fatti.

I fatti portano alle teorie, le teorie alle ipotesi, queste vengono sottoposte a verifica tramite esperimenti o studi, e ciò porta a nuovi fatti...

L'esperimento è la procedura con cui il ricercatore varia una o più variabili indipendenti, per osservare se e come variano le variabili dipendenti, mentre le altre variabili vengono mantenute costanti.


Come deve agire uno psicologo

Lo psicologo deve essere sempre scettico ed obbiettivo per poter osservare con più attenzione, e dovrebbe sempre cercare di provare la falsità delle sue stesse teorie.
L'osservazione deve essere sempre attenta ed in condizioni controllate, senza interferenze esterne non previste (come nel caso di Bravo Hans).
Bisogna quindi cercare di evitare le aspettative dell'osservatore, ovvero non bisogna condizionare l'esperimento in base a quello che ci si aspetta che succeda.
Questo per non influenzare non solo il proprio giudizio, ma può anche accadere di fornire al soggetto sperimentato, alcuni input che potrebbero condizionarlo, facendogli fare quello che lo sperimentatore si aspetta.


Strategie di ricerca


Esistono 3 tipi fondamentali di studio per impostare la ricerca: sperimentali, di correlazione, descrittivi.
  1.  Studi sperimentali
    E' l'approccio più diretto ed in grado di fornire risultati definitivi.
    Con questo approccio si sonda di solito l'ipotesi della relazione causa-effetto tra due variabili (variabile dipendente ed indipendente).
    Quando le differenze apportate alle variabili indipendenti vanno ad influenzare il soggetto stesso, si parla di esperimento entro soggetto.
    Quando si deve effettuare un esperimento tra gruppi è importante anche la scelta dei campioni da esaminare, bisogna evitare di avere dei campioni di riferimento che possano essere condizionati, o condizionare il risultato globale (entrano in gioco fattori motivazionali e tanti altri fattori, a seconda del tipo di ricerca).
    Quando bisogna scegliere alcuni campioni per fare gli esperimenti tra gruppi, spesso li si sceglie a caso, per via della legge della media che dimostra che è più probabile avere una distribuzione dei soggetti più varia, in modo da influenzare in maniera meno negativa i risultati trovati.
  2. Studi di correlazione
    Sono quegli studi in cui il ricercatore non manipola nessuna variabile, ma osserva/misura, due o più variabili per scoprire se c'è una relazione tra di loro.
    Questi studi sono utili per formulare previsioni, ma non forniscono nessuna prova diretta che il cambiamento di una variabile sia la causa del cambiamento dell'altra.
    Questi studi vengono effettuati quando non è possibile manipolare alcuna variabile ambientale, come ad esempio quando si osserva il comportamento animale in natura.
    I dati ricavati verranno poi valutati con il metodo statistico detto coefficiente di correlazione.
  3. Studi descrittivi
    Vengono effettuati quando si vuol descrivere il comportamento di un singolo individuo o di un gruppo, senza l'analisi dell'influenza delle variabili.
    Questo tipo di ricerca può anche non prevedere stime numerice, e può servire ad esempio, solo per l'individuazione di un determinato disturbo, senza entrare nel merito delle cause.

Il contesto o setting della ricerca può avvenire in laboratorio o sul campo.
Lo studio in laboratorio da al ricercatore un maggiore delle variabili e una maggiore sicurezza sulle interferenze che possono presentarsi durante l'esperimento, ma tuttavia, in alcune condizioni, il laboratorio, per quanto rispecchi il campo, può condizionare cmq il comportamento del soggetto in esame.
Per questo motivo alcuni ricercatori scelgono di abbinare studi sul campo con studi di laboratorio.
Gli studi sperimentali avvengono quasi sempre in laboratorio, mentre gli studi di correlazione e descrittivi avvengono di norma sul campo.


Metodi di raccolta dati

I metodi di raccolta dati si possono dividere in due grandi categorie:
  1. Metodi di autodescrizione
    Sono quei metodi che richiedono al soggetto in esame di fornire una sorta di descrizione del proprio comportamento o stato mentale.
    Come strumenti si utilizzano di solito questionari ed interviste.
    L'intervista può essere altamentestrutturata, se l'intervistatore fornisce solo domande prestabilite, o poco strutturata, se l'intervistatore aggiunge domande di volta in volta a seconda delle risposte dell'intervistato.
  2. Metodi di osservazione
    Comprendono tutte le procedure in cui il ricercatore osserva in prima persona il comportamento dei soggetti in esame.
    Si parla di osservazione naturalistica quando il ricercatore evita di interferire con il comportamento del soggetto.
    In altri casi il ricercatore può sottoporre i soggetti a test fornendo loro degli stimoli o prove da superare, per verificare il comportamento e/o i tempi di reazione.
Qualsiasi sia lo strumento con il quale si raccolgano i dati (questionari, intervista...), bisogna sempre tener conto dei pregi e dei vantaggi.
L'intervista può essere maggiormente influenzata dal fatto che l'intervistato possa voler fare bella figura agli occhi dell'intervistatore, mentre con il questionario si può incappare in problemi di comprensione delle domande, o anche a problemi di memoria (non ci si ricordano le cose fatte senza l'aiuto dell'intervistatore).
Quindi le osservazioni naturalistiche sembrano essere il metodo di raccolta dati meno influenzabile e diretto, anche se però sono molto più dispendiose da fare in termini di tempo e mezzi.


Statistica


I metodi statistici consentono anche di calcolare quanto l'ipotesi di ricerca sia errata.
Quando la probabilità che l'ipotesi sia errata è inferiore al 5%, si dice che sono stati ottenuti dei risultati di ricerca statisticamente significativi.
Questo vuol dire che probabilmente il risultato ottenuto non è dovuto al caso.

In linea di massima, più è grande è il numero di soggetti esaminati e più è alta la probabilità che i risultati siano statisticamente significativi.

La variabilità dei dati statistici ci può anche dire quanto la variabile dipendente sia influenzata da variabili incontrollabili.

Le probabilità che la differenza tra medie tra 2 diversi gruppi sia statisticamente significative aumentano all'aumentare della grandezza della differenza tra le medie dei gruppi, all'aumentare del numero dei soggetti in ciascun gruppo, al diminuire della variabilità dei dati entro ogni gruppo.


Errori e vizi sistematici


L'errore è la variabilità casuale nei risultati.
Dato che l'errore è casuale, le sue conseguenze tendono a sparire quando si calcola la media.
Una stima esatta dell'errore può essere calcolata con la deviazione standard.

I vizi sistematici (bias) sono invece tutti quegli effetti non casuali, provocati da dei fattori estranei all'ipotesi di ricerca.
Questi vizi sono particolarmente pericolosi per la ricerca, perchè ne mirano l'efficacia, e le procedure statistiche non sono in grado di identificarli, nè tantomeno correggerli.
I vizi sistematici possono quindi indurre il ricercatore a trarre conclusioni errate.

Ci sono 3 tipi di vizi:
  1. Vizi di campionamento
    Ovvero quando si prendono in esame dei gruppi con caratteristiche tendenziose.
    Quindi, per quanto precisi possano essere i metodi, i risultati non coglieranno mai il centro, ma saranno discostati in base alla tendenza del vizio.
  2. Vizi di misurazione
    Quando si sbaglia il criterio di misurazione i risultati potranno non essere attendibili.
    Se per esempio si vuole misurare la forza fisica in base alla lunghezza del naso, si commetterà un vizio di misurazione.
    Per poter quindi accertare la validità di una misurazione, occorrerà a posteriori chiarire bene cosa bisognerà misurare, analizzandone bene le caratteristiche.
  3. Vizi prodotti dalle aspettative dei soggetti o degli osservatori
    Le aspettative del soggetto o del ricercatore possono influenzare negativamente i risultati dell'esperimento, fornendo quindi dati falsi.
    Nel caso del cavallo Bravo Hans, o nel caso dei bambini autistici, le aspettative sono entrate in gioco, rendendo meno attenti gli osservatori.
    Per ridurre gli effetti delle aspettative del soggetto, è sempre meglio non informarlo sulla reale natura dell'esperimento, usando l'inganno quando possibile (bugie bianche).
    Anche il ricercatore dovrebbe poter analizzare i singoli risultati senza sapere chi li ha prodotti (avendo diversi trattamenti, non dovrebbe conoscere a che trattamento è stato sottoposto il soggetto del quale sta analizzando i risultati), in modo da non venir influenzato dalle aspettative (esperimento in singolo cieco).
    Quando il soggetto è tenuto all'oscuro dell'esperimento e il ricercatore è tenuto all'oscuro del trattamento somministrato al soggetto, si parla di esperimento a doppio cieco.
    Esempi di esperimenti in cui si usa l'inganno, sono quelli per scoprire l'efficacia di un medicinale antidepressivo, somministrando ad alcuni soggetti al posto del medicinale, un placebo, in modo da vedere se si riscontrano miglioramenti in base al falso condizionamento del soggetto.

Problemi di natura etica


Quando si svolgono i vari esperimenti, spesso si va incontro a problemi di natura etica.
Bisognerà quindi tener conto di: il diritto della privacy del soggetto, i possibili disagi o danni, il ricorso all'inganno.

La privacy deve essere garantita, e i possibili disagi/danni devono essere valutati in base al risultato da ottenere, ovvero se il disagio di pochi può essere il beneficio di molti.
In ogni modo il soggetto deve poter abbandonare l'esperimento in qualsiasi momento.

Il ricorso all'inganno è il punto più combattuto, e quando si sceglie di mentire o nascondere qualcosa, occorre cmq rivelare tutta la verità alla fine dell'esperimento.

Anche l'utilizzo degli animali deve essere fatto in maniera sensata, senza farli soffrire più dello stretto necessario.

Per risolvere tutte queste questioni di natura etica, è stata istituita una apposita associazione, la American Psychological Association (1992), che ha subito stabilito dei principi guida a cui i ricercatori devono attenersi per poter effettuare i propri esperimenti, se vogliono pubblicare i risultati ottenuti sulle riviste specializzate di questa associazione.
Questa associazione tra l'altro, respingerebbe molti degli esperimenti famosi del passato, se fatti ai giorni nostri, in quanto non etici.

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