sabato 19 marzo 2016

Psicologia dello sviluppo (7/12): Ecologia dello sviluppo e dell'individualità

Teorie e dimensioni dello sviluppo


Negli ultimi decenni ci sono state diverse innovazioni teoriche e metodologiche, una delle quali riguarda una prospettiva teorica che ha come riferimento la teoria generale dei sistemi (von Bertalanffy 1969), dove il principio di una casualità semplice viene sostituito da una concezione in cui ogni elemento del sistema in relazione con altri in un campo dinamico in continuo mutamento.
Un grande contributo a queste moderne concezioni fù dato da Lewin con la sua Teoria di campo.
Non si può più pensare ad effetti unidirezionali, ma bisogna tenere in considerazione, che il bambino con il suo comportamento (a sua volta influenzato da diversi fattori) influenzerà quello dei genitori, sarà in grado di modificare l'ambiente e ciò potrà ulteriormente far modificare il suo comportamento iniziale.
Bisogna inoltre tener conto dei fattori genetici e di come questi agiscono nel corso dello sviluppo, in relazione con l'ambiente.
Un altro contributo importante allo studio dello sviluppo è stato dato dalle neuroscienze, con lo studio delle funzioni e della struttura del cervello, che hanno portato alla luce di come alcuni traumi possano condizionare le emozioni.
E' inoltre importante creare dei collegamenti tra le varie teorie, in modo che possano interagire tra di loro e aiutarsi a vicenda per ampliare la conoscenza globale.
Altri fattori ora presi più in considerazione sono l'influenza degli altri individui, le relazioni e la cultura in cui si vive.


Le teorie del passato non devono essere considerate obsolete ed archiviate, anche quando sembrano non essere più valide, perchè possono cmq essere un punto di partenza per altre teorie rielaborate, dato che sono cmq il frutto di profondi studi.

La psicologia genetica è un punto di vista teorico dal quale si cerca di comprendere la natura di un processo o di un funzionamento psicologico attraverso la ricostruzione dalle origini agli ultimi stadi.
L'approccio genetico si ritrova in diverse concezioni psicologiche, da Piaget, a Werner a Freud.

La variabilità interindividuale è una cosa molto importante che in passato è stata trascurata a causa dei metodi statistici che non consideravano le eccezioni.
Le differenze individuali in certe fasce d'età, possono essere usate per predire il funzionamento cognitivo negli anni successivi, e quindi si tende meno a generalizzare affermando che tutti i bambini di una certa età hanno determinate caratteristiche in comune.

Piaget ha cercato di costruire un sistema integrato nel quale sono assimilate ed integrate concezioni provenienti da diversi ambiti culturali.
Ad esempio ha affermato l'importanza delle relazioni sociali e dei confronti con gli altri individui per un corretto sviluppo e per il progresso verso l'autonomia morale, egli è stato anche molto aperto verso le concezioni psicoanalitiche.
Le teorie di Piaget sono state molto criticate, spesso perchè analizzate superficialmente o decontestualizzate, ed alcune sue teorie sono state cmq rielaborate dalla scuola di Ginevra.

Il comportamentismo ha portato un grande contributo in dati e metodi di ricerca, grazie a Watson (1928), che però esagerava sostenendo che si parte da una dotazione biologica di base e dalla quale è possibile plasmare qualsiasi tipo di individuo, come lo si vuole.
Tra gli esperimenti importanti di Watson ricordiamo quello del condizionamento emotivo col bambino Albert di 9 mesi, spaventato dall'innoquo topolino per via della precedente associazione ad un forte rumore.
Watson però non teneva conto della variabilità interindividuale ed oggi noi facciamo più riferimento a Skinner e ai suoi esperimenti con l'interazione con l'ambiente, e anche Bandura si è ispirato ai comportamentisti per la sua teoria social-cognitiva del 1986.

Anche la psicoanalisi ha dato il suo contributo alla psicologia dello sviluppo, dato che alcune ricerche hanno dimostrato che alcune esperienze precoci possono avere effetti significativi sullo sviluppo successivo.
Ad esempio la carenza di cure materne in tenera età può comportare una maggiore vulnerabilità allo stress in epoche successive.
Attualmente è molto studiata la psicoanalisi dell'Io, grazie ai contributi dati da Renè Spitz con i suoi metodi innovativi per l'epoca (film a rallentatore e test per la prima infanzia, e l'osservazione diretta).
Ci sono anche recenti studi che cercano di integrare la psicoanalisi con le neuroscienze.
Anche la Klein diede un buon contributo con le concezioni dinamico-pulsionali, l'analisi dei piccoli attraverso le loro espressioni ludico simboliche, lo studio delle origini precoci dell'Io e del Super-Io, lo studio dell'invidia e della gratitudine.
Anche Donald Winnicott ha dato un enorme contributo con le sue numerose opere che trattano di varie tematiche, come quelle degli oggetti transizionali.
La psicoanalisi è importante perchè permette lo studio dei sentimenti, che esistono ma non possono essere misurati/osservati.

Teorie e ricerche sull'attaccamento sono state effettuate da diversi studiosi, come Bowlby e la Ainsworth, studi fatti sull'origine e lo sviluppo delle relazioni tra esseri umani, nella coppia madre-bambino, con metodi e teorie provenienti dall'etologia, la psicoanalisi e la teoria generale dei sistemi viventi.
Teorie importanti sono la Strange situation e l'Adult Attachment Interview, e le varie ricerche sono state condotte con metodi di tipo sperimentale, con test, statistiche, situazioni da laboratorio, osservazioni, e si è dimostrato ad esempio che le rappresentazioni che la madre ha sviluppato relativamente alle relazioni con i propri genitori influenzino la qualità dell'attaccamento che si stabilisce fra madre e figli.

La teoria ecologica di Bronfenbrenner (1992) ha come tema centrale i rapporti tra l'individuo che si sviluppa e i contesti socioambientali.
Teoria in cui sono state rialaborate le le concezioni di Lewin sull'ambiente, dividendolo in microsistema e macrosistema (che coinvolge le dimensioni storico-culturali), inoltre questa teoria afferma che le modificazioni di ordine storico-sociale non coinvolgono solo i contenuti dell'attività cognitiva, ma anche la forma e l'organizzazione del funzionamento mentale.
Questa teoria è stata un punto di riferimento per le teorie successive, come la teoria dei sistemi complessi e la teoria dei sistemi evolutivi (Ford e Lerner 1992), che considera la persona come un sistema vivente organizzato a più livelli comunicanti, da quello biologico a quello sociale, che si autoregola e si autocostruisce tramite il contatto con l'ambiente.

L'approccio delle reti neuroali utilizza la teoria dei sistemi complessi e le neuroscienze per spiegare le varie situazioni sotto un'ottica scientifica, dove si parla dei vari precessi che fanno funzionare il cervello, e lo studio è aggevolato grazie al computer e a sistemi di vita artificiale.
Due sistemi che partono da uno stato iniziale quasi uguale possono arrivare a risultati finali molto diversi, e viceversa, questo per via dell'influenza dell'ambiente.

Anche l'etologia ha dato il suo contributo alla psicologia dello sviluppo, con lo studio dei processi dell'imprinting, che ha influenzato anche la teoria dell'attaccamento di Bowlby, dove vengono prese in considerazioni le caratteristiche innate, le doti biologiche, schemi universali che possono essere anche modificati e le loro manifestazioni possono variare da cultura a cultura.
All'etologia si deve anche l'utilizzo di metodi di osservazione applicate poi ai bambini.

L'evoluzione dei metodi di ricerca ha portato a rivalutare l'analisi del singolo caso a discapito della mera statistica, sono stati inoltre sviluppati metodi di osservazione partecipante e metodi di analisi computerizzata delle espressioni delle emozioni, complessi metodi di analisi dati come le equazioni strutturali, metodi multivariati, sistemi di analisi simultanea di più individui con molte variabili in gioco, il tutto grazie ai nuovi potenti calcolatori.

Tutte queste teorie e metodi di ricerca devono essere analizzati senza pregiudizi, e teorie che trattano la stessa cosa in modo diverso, devono essere viste come punti di vista diversi, l'importante è non fare un ragionamento eclettico minimizzando le differenze tra le varie teorie.
Le teorie diverse avranno un vocabolario diverso e non si possono paragonare termini apparentemente uguali, come la pulsione, che cambiano di significato a seconda del contesto teorico.
Le nuove teorie non sono sempre abbastanza feconde da poter sostituire subito le vecchie, e prima di archiviare una teoria, la nuova deve offrire tutto quello che offriva la precedente, con gli aggiustamenti del caso.
Un buon psicologo deve essere in grado di conoscere e di comprendere i punti divista diversi dal proprio, anche se non li condivide.



Individuo, ambiente psicologico e sviluppo


Si deve molto al lavoro di Lewin, che con la sua psicologia sociale ha messo anche in mostra i problemi della psicologia Aristotelica, con troppe classificazioni e studi basati solo sulla frequenza.
Per Lewin invece è importante anche il singolo caso, che va studiato considerando tutti i fattori, come mostrato nella sua teoria di campo C=f(P,A), Lewin inoltre distingue tra ambiente medio (appartenenza ad un gruppo) e ambiente individuale (quello vissuto direttamente dal singolo soggetto).


La genetica comportamentale ha dato un grosso apporto per la comprensione dello sviluppo, contribuendo a spiegare i rapporti tra individualità e ambiente.
I geni sono importanti per evidenziare differenze di capacità cognitive, tratti della personalità e predisposizione a psicopatologie.
Certi geni non sono influenzabili dallo sviluppo e dalle influenze dell'ambiente, altri si, e si ha una bidirezionalità, i geni influenzano l'ambiente e viceversa.
Plomin afferma che le variazioni del DNA hanno un ruolo di causualità specifica e verificabile nei confronti del comportamento.
Il DNA non è modificabile, la sua espressione si, inoltre il peso dei fattori genetici non è sempre lo stesso, ma varia nell'arco della vita, e in linea di massima, le variabili ambientali hanno cmq un peso maggiore di quelle genetiche.

L'effetto evocativo si ha quando col proprio comportamento si hanno specifiche risposte dalle persone con cui si interagisce, e ciò serve a produrre intorno a se un ambiente più ricco e stimolante, che fa permette un miglior sviluppo.
L'ambiente condiviso è costituito dalle esperienze che sono di solito maggiormente condivise da più individui (es povertà, maltrattamenti), l'ambiente non condiviso è invece costituito dalle esperienze personali che il soggetto sperimenta in un determinato contesto, in rapporto a specifiche caratteristiche della sua individualità e del suo comportamento (es dotazioni genetiche).
Inoltre, il peso della variabilità entro famiglie risulta maggiore di quello tra famiglie, e in condizioni normali, per uno sviluppo favorevole basterebbe una famiglia sufficientemente buona.
La teoria dei sistemi dinamici di Thelen (1990) fa riferimento a quella dei sistemi generali ed elabora modelli neurobiologici e di embriologia, ed afferma che le differenze individuali vengono create nel corso dello sviluppo senza che ci siano codici predeterminati, e alcuni processi evolutivi sono prevedibili, mentre altri no, dato che alcuni fattori possono cambiare la loro influenza a seconda di eventi casuali.
Secondo Sameroff, l'adattamento evolutivo è la risultante delle transazioni tra ecotipo (ciò che regola come gli esseri umani entrano in rapporto con la loro società), fenotipo e genotipo.

Predisposizioni temperamentali
Gli studi sul temperamento (Thomas e Chess) hanno portato ad individuare alcune predisposizioni comportamentali che mantengono una certa stabilità, predisposizioni legate a differenze di ordine genetico.
Thomas e Chess con i loro studi individuarono 9 variabili principali, suddividiendole poi in 3 configurazioni temperamentali: bambino facile, bambino difficile, bambino di lenta attivazione.
Il temperamento difficile può manifestare una certa stabilità nel corso dei 17 anni, pur tuttavia essendo soggetta a variazioni dovute all'ambiente.
La sensation seeking di Zukerman (1979) mostra una tendenza congenita a cercare elevati livelli di eccitazione e di stimoli nuovi, che prediligono stati di divertimento e di tensione, spettacoli ricchi di suspance e alcuni tipi di musiche (hard-rock), e aumentano il rischio dell'uso di droghe, rapporti sessuali a rischio e comportamento antisociale.
I tratti temperamentali possono essere studiati con diversi metodi, dalle interviste ai genitori, all'osservazione dei soggetti sottoposti ad eventi nuovi, a questionari divisi per fasce d'età.
Con la scala di Brazelton è possibile rilevare alcuni tratti di temperamento del neonato già dalle prime settimane di vita.
E' da tenere anche conto dell'assuefazione, che può essere usata dal neonato per proteggersi da alcuni stimoli forti continui, e che può variare a seconda del corredo genetico, modificando il temperamento del neonato, ed influenzando indirettamente anche il comprotamento della madre.
Nell'ambiente prenatale il peso biologico sembra essere maggiore, pur mantenendo la stretta relazione con l'ambiente.
Lo studio del temperamento è utile per aiutare il genitore a gestire meglio il neonato e a non avere troppi sensi di colpa se il bambino è irrequieto, ci sono inoltre significative relazioni tra intelligenza e temperamento per quanto riguarda aspetti di natura energetica, risposte al nuovo e regolazione del livello d'eccitazione, inoltre pare che il controllo attentivo ed emozionale positivo rilevate dai 7 e i 21 mesi, possano predire un più elevato livello di comprensione e produzione linguistica. 


Anche Freud ha sottolineato l'importanza delle interazioni tra biologia e ambiente nello sviluppo, secondo Freud ogni Io è dotato di disposizioni e tendenze individuali, esistenti anche nelle pulsioni.

Le esperienze degli eventi prenatali e perinatali
Anche l'esperienza prenatale e perinatale è importante per lo sviluppo, dove sono influenti sia i geni che l'ambiente intrauterino.
Si sa che il feto è soggetto a processi si assuefazione e di sensibilizzazione, e già a 32 settimane il feto è in grado di riconoscere stimoli esterni e può addirittura essere condizionato, tramite stimoli di movimento e uditivi, dove ad esempio il neonato può riconoscere una filastrocca cantata frequentemente dalla madre quando era ancora un feto, e regolarsi di conseguenza.
Il feto può anche regolarsi col suono del battito cardiaco della madre e riconoscere la voce materna da una estranea.
Le condizioni emotive della madre durante la gravidanza possono provocare modificazioni significative nel comportamento del feto, ad esempio è stato provato che lo stress fa secernere particolari ormoni e far innescare diversi processi che possono anche portare alla nascita prematura del feto.
Il corpo materno costituisce dunque il primo ambiente dell'individuo, ed è quindi importante che sia un buon ambiente, perchè se il feto non è geneticamente robusto, può subire un cattivo sviluppo.


Componenti innate, esperienza relazionale e organizzazione del sè nell'infanzia


L'individualità del neonato si costituisce nel periodo prenatale tramite diverse transazioni del corredo genetico con l'ambiente, nel contesto degli eventi che si verificano in tale ambiente.
E' stato ad esempio dimostrato che il feto avverte la sensazione di dolore, e sono stati fatti diversi studi da Winnicott sul Sè, che assume un ruolo importante nell'Io, e sull'ambiente prenatale, che non viene semplicemente subito, ma viene in parte costruito dal feto grazie al suo corredo genetico.
Anche la cultura in cui si vive influisce sullo sviluppo, infatti essa può influenzare il feto attraverso il corpo della madre, a seconda del contesto.


Individualità del neonato
Le diversità di temperamento non sono il semplice prodotto di fattori genetici, ma sono il risultato di diversi fattori e vicende che si svolgono già dall'ambiente preuterino, e tali diversità, come le diversità cognitive del neonato, possono influenzare la qualità della relazione con la madre (Winnicott).
Secondo Stern è soprattutto tramite gli scambi socioaffettivi nei primi mesi di vita, che si sviluppa la differenziazione tra il sè e il resto del mondo.
Le disposizioni temperamentali del bambino si incontrano con l'individualità materna, che è il frutto delle esperienze passate, e le modalità con le quali i 2 si relazionano, cambiano nel corso del tempo, in una sorta di apprendistato iniziale.
E' inoltre importante ricordare la continuità transgenerazionale, dove la modalità di relazione con i propri genitori, tente ad essere trasmessa ai propri figli.

La sensibilità materna dipende non solo dalla storia personale della madre, ma anche dall'influenza costante del mondo esterno su di essa, come ad esempio le tensioni che possono essere provocate da una giornata di duro lavoro, il senso di realizzazione, tutte cose che possono influenzare il suo rapporto con il bambino.

Separazione dalla madre
Alcune madri tendono a tenere il bambino in una sorta di dipendenza fisica e psicologica da sè anche se non ce ne sarebbe bisogno, altre madri invece stimolano l'autonomia del bambino anche quando non sarebbe ancora il momento.
Questi casi di dipendenza dalla madre possono essere invogliati dallo stesso bambino, e cmq, questa unione iniziale con la madre, non pregiudica un'autonomia originaria dei processi cognitivi del bambino, che cmq esplora da subito il mondo circostante.
Se un genitore è scontento del proprio figlio, può trasmettere il suo stato d'animo al bambino, anche inconsciamente, tramite piccoli gesti come il modo in cui lo si tiene in braccio e il modo in cui si risponde alle sue richieste, e questo malumore può anche portare a diversità dello sviluppo cognitivo del piccolo.
Nei primi mesi di vita il bambino esplora l'ambiente, e se un oggetto/evento è lievemente discrepante rispetto ad uno che già conosce, il bambino perderà più tempo ad osservarlo rispetto ad un oggetto/evento completamente nuovo, questo perchè gli script (schemi mentali che rappresentano qualcosa) si sviluppano precocemente, e possono essere anche di tipo affettivo (es. script di eventi che suscitano sentimenti di ansia).

Riconoscimento degli oggetti
Il neonato possiede fin dai primi giorni di vita competenze e potenzialità di elaborazione dell'informazione, e secondo Piaget, costanza e prevedibilità vengono acquisite principalmente attraverso il costituirsi di 4 categorie di organizzazione dell'esperienza: spazio, tempo, causalità e oggetto.
E' stato dimostrato che il bambino nel primo semestre di vita va a cercare l'oggetto anche dopo che è sparito dalla sua vista, dimostrando di sapere della sua esistenza.
Secondo Bower, nei primi mesi di vita, se l'oggetto resta nascosto qualche secondo di più, il bambino non si aspetta più che esso appaia, e si sorprende quando ricompare, perchè ha perso la conoscenza della sua esistenza, e altre ricerche effettuate con strumenti che registrano lo sguardo del bambino, han dimostrato che se un oggetto in movimento si ferma in un luogo diverso da quello di partenza, per il bambino piccolo è un altro oggetto, e quindi per il primo periodo di vita del bambino, l'esistenza dell'oggetto è legata alla sua collocazione in un determinato spazio.
Sempre Bower, ha fatto un esperimento con 3 specchi che riflettevano 3 immagini della madre, dimostrando che i bambini sopra i 6 mesi di vita sono confusi, perchè capiscono che la madre è in 3 posti diversi contemporanemanete, mentre i bambini più piccoli percepiscono 3 persone differenti.
In bambini psicotici ritardi nelle fasi dello sviluppo relazionale sono correlati a più lenti processi di formazione dell'oggetto permanente.
Attorno al primo compleanno, i bambini iniziano a deambulare e ciò gli consente di regolare la loro distanza con il mondo degli oggetti, e in questo periodo i bambini sono come innamorati dell'ambiente e sopportano di più la lontananza dalla madre.

La formazione del sè corporeo
La conoscenza della propria corporeità ha una dimensione primaria nella formazione del sè.
L'acquisizione della coscienza della propria corporeità si verifica in rapida ascesa dai 18 ai 24 mesi.
Davanti allo specchio, già dal primo anno di vita i bambini studiano la propria immagine, e prima dei 12 mesi di vita, diversi bambini sono euforici perchè possono controllare il movimento dell'immagine riflessa nello specchio, mentre tra i 18 e i 24 mesi, se qualcuno fa un segno sulla loro immagine allo specchio, i bambini si toccano nella parte segnata, ma questo non si tratta di autoriconoscimento, ma di autoidentificazione.

Sessualità infantile
Lo sviluppo della sessualità infantile si evolve in base alle esperienze relazionali, ma anche tramite fattori congeniti, e quando questo sviluppo incontra difficoltà esterne o interne, si possono verificare problemi nello sviluppo della persona, come ad esempio perversioni, comportamenti sadici, o anche problemi di sviluppo cognitivo e relazionale (esempio il tipico isolamento difensivo nell'adolescenza con l'intellettualizzazione).
La sessualità infantile è riconosciuta in molti giochi simbolici (es. quello del dottore), e anche in questo caso, la cultura può influire su questo tipo di sviluppo (ad esempio con la televisione).

Vulnerabilità alla separazione
La progressiva acquisizione della coscienza di sè può far insorgere la preoccupazione di poter perdere il supporto affettivo materno, e secondo la Mahler, alcuni bambini seguono la madre o la figura di riferimento come un'ombra dopo periodi di separazione più o meno brevi, altri possono invece manifestare indifferenza o atteggiamenti negativi al ricongiungimento.
Nel secondo o terzo anno di vita si possono manifestare questi comportamenti che variano da bambino a bambino, si possono avere reazioni estreme, rancore, ostilità, indifferenza o figure simboliche da interpretare.
Separazioni per bambini già insicuri, possono aumentare l'insicurezza dell'attaccamento.
In assenza della madre possono intensificarsi alcune paure, come quelle per la presenza di oggetti o figure cattive, e ciò ovviamente dipende dalle differenze temperamentali, come la capacità di adattamento a situazioni nuove.
Alla fine del terzo anno si può osservare una forte variabilità interindividuale, e secondo la Mahler esiste la costanza dell'oggetto emotivo: la costruzione della rappresentazione della figura di riferimento come oggetto sicuro, al quale il bambino può fare riferimento (mentalmente) quando essa è assente, e dalla quale accetta gratificazioni dopo la frustrazione della separazione, per far cessare il conflitto interiore.

Lewin aveva ipotizzato l'esistenza di più regioni intercomunicanti del funzionamento psichico, che vanno da quelle interne-personali a quelle più esterne (rapporti col mondo esterno), dove accumuli di tensione e passaggi di energia tra una regione ed un'altra costituiscono la dimensione dinamica del sistema.
La differenza del funzionamento mentale è legata alla complessità e all'organizzazione dei circuiti neuronali, influenzata dai fattori genetici ed ambientali.
Esperienze relazionali e cognitive più ricche favoriscono fin dalle prime fasi dello sviluppo individuale, maggior differenziazione delle strutture globali del sè.

Regolazione delle emozioni
La capacità di regolare le emozioni e i loro stati d'attivazione varia da individuo ad individuo, ed è stato dimostrato che il livello e la qualità dei processi di autoregolazione hanno una forte base individuale di ordine biologico, ma che sono cmq influenzati dall'esperienza relazionale, cognitiva e culturale.
Il comportamento impulsivo può essere dovuto a processi neurobiologici, dove il difetto di controllo opera ad un livello cerebrale che inibisce/rallenta l'analisi cognitiva, facendo precedere l'azione al pensiero.
L'impulsività e la difficoltà d'attenzione sono associate biologicamente in uno stato chiamato ADHD (Attention Deficit and Hyperactivity Disorder) che determina difficoltà di apprendimento.
Circostanze ambientali, come la tv, possono favorire fin dall'infanzia tendenze impulsive a chi già predisposto.

Le interazioni di componenti biologiche e di esperienze relazionali sono alla base di differenze individuali che si costituiscono precocemente e caratterizzano le prime dimensioni strutturali e funzionali del sè, e pur modificandosi nel tempo, queste interazioni influenzano le modalità dello sviluppo. 



Ecologia dello sviluppo


L'ecologia dello sviluppo di Bronfenbrenner (1979) è una prospettiva dove lo sviluppo individuale viene studiato in rapporto ai differenti contesti ambientali, nelle loro reciproche relazioni e trasformazioni, non solo nel ciclo di vita ma anche nel corso di modificazioni storico sociali estese nel tempo.
Questa teoria è in accordo con la genetica comportamentale nel considerare  i rapporti fra fattori ambientali e biologici, prendendo anche spunto dalle teorie di Lewin sull'ecologia psicologica che considera anche i fattori non psicologici.
Questa teoria è organizzata a livelli di ecologia sociale dove si parte dal microsistema (i contesti ambientali con cui l'individuo è in contatto diretto, come la famiglia e la scuola), al mesosistema (costituito dalle relazioni tra microsistemi, come la scuola con la famiglia), all'esosistema (contesti che il bambino non sperimenta direttamente ma che influiscono indirettamente, tipo il lavoro della madre), al macrosistema (l'insieme di norme sociali delle istituzioni).
Questi livelli interagiscono tra di loro, e variano nel tempo.
Bronfenbrenner ha anche fatto sua e modificato la teoria di campo di Lewin, dove ha sostituito il comportamento C con il prodotto dei processi di sviluppo al momento dato S:
S=f(P,A)
Dove S può essere l'acquisizione di una nuova capacità come il saper leggere, P è la persona e A è l'ambiente, e se si estende tutto in funzione del tempo:
S(t)=f(t-P)(P,A)(t-P)
Dove t indica il momento in cui viene osservato un risultato dello sviluppo e t-p indica il periodo o i periodi in cui hanno operato congiuntamente i fattori relativi alla persona e quelli derivati dall'ambiente, per produrre il risultato S.
Alcune caratteristiche temeramentali possono non sommarsi se si incontrano in certi ambienti, ma possono provocare effetti moltiplicativi, come può accadere anche quando si incontrano certi fattori genetici in un determinato ambiente e in un determinato periodo, che posson portare a psicopatologie.
Con nicchia ecologica si intendono particolari regioni dell'ambiente che son particolarmente favorevoli o sfavorevoli per lo sviluppo di individui con determinate caratteristiche. 


Nella teoria ecologica viene cmq riconosciuto il ruolo delle differenze individuali di temperamento, nel senso che esse posson provocare risposte differenti da parte dell'ambiente, con conseguenze positive o negative sullo sviluppo.
Gli stessi tratti di temperamento non sono cmq indipendenti dai diversi contesti.

Metodi di ricerca
Le ricerche possono portare a conclusioni differenti a seconda che siano condotte nell'ambiente domestico o in laboratorio, ed entrano in gioco anche fattori legati alla cultura di appartenenza.
Per valutare le diversità dovute a vari fattori come il sesso e l'etnia, può essere opportuno operare metodi di ricerca in parallelo nei vari gruppi con caratteristiche differenti.
E' inoltre importante sapere come il soggetto percepisce la situazione sperimentale, o anche sapere il punto di vista del soggetto su se stesso, tramite mezzi come colloqui, diari, autobiografie, ecc...
E' infine importante utilizzare diversi punti di vista, anche tra vari ricercatori con idee diverse.

La psicologia ambientale costituisce un vasto campo di ricerca che riguarda in generale gli effetti dell'ambiente sui processi psicologici.
Esistono intersezioni tra la psicologia ambientale e le dimensioni sociali dell'ecologia psicologica, ad esempio è stato dimostrato che spazi più differenziati ed appropriati possono favorire l'apprendimento e il gioco, e perfino la predisposizione dei banchi in un'aula può avere effetti sui processi dell'attività grafica.
Effetti più vasti si vedono a livello urbanistico, dove in alcuni quartieri vengono ad ammassarsi molti poveri.
La prospettiva ecologica offre strumenti teorici e metodologici di grande rilevanza ai fini di una comprensione più ampia dei processi dello sviluppo nelle sue interazioni con l'ambiente, essa studia le relazioni tra le caratteristiche dell'individuo e quelle dei contesti ambientali in cui esso vive.

Modifiche di ordine storico, culturale influenzano lo sviluppo.
Ad esempio il fatto che nella società di adesso la donna lavori e vada via di casa comporta  che il bambino venga lasciato ad una baby-sitter o che vada al nido.
Questo può essere un problema perchè può esserci una diminuzione della sicurezza dell'attaccamento con la madre, ma può anche essere un vantaggio a causa del contatto con un altro gruppo di coetanei che serve a far sviluppare certe funzioni sociali, cognitive e linguistiche.
Se il bambino non è troppo piccolo, se non ci passa troppe ore e se il nido è di buona qualità, possono non insorgere problemi sull'attaccamento, mentre un'estesa e precoce vita di gruppo può sviluppare aggressività e disubbidienza verso gli adulti.
Secondo Harris gli effetti dell'educazione parentale sui figli non è automaticamente trasferibile dal contesto famigliare a quello del gruppo, inoltre questi effetti possono essere transitori e non permanenti, mentre processi di socializzazione svolgerebbero un ruolo primario per l'assimilazione della cultura di gruppo (quindi secondo Harris la famiglia non è poi così importante ed unica come tutti affermano).
Tuttavia c'è anche il rischio della tendenza all'omogeneizzazione nel gruppo, all'aumento di conflitti con gruppi diversi, ed è stato dimostrato che mettere assieme soggetti deviati significa renderli ancora più deviati.


Effetti del contesto socioeconomico e crescita nella povertà


McLoyd ha affermato che la povertà persistente, ma anche quella transitoria, ha effetti deleteri sullo sviluppo cognitivo, sulla capacità scolastica e sullo sviluppo sociale.
Secondo Lurija i processi psichici superiori vengono modellati per mezzo di processi culturali come il linguaggio, che influenza l'attività del pensiero costruendo il pensiero verbale, che è determinato da un processo storico culturale.
Secondo Leont'ev la condizione socioeconomica del bambino influenza fin da piccolo i suoi rapporti col mondo. 


Rilevanza del livello socioeconomico
Per questo studio è importante scegliere dei corretti indicatori per la collocazione sociale dei soggetti in esame, e viene usata l'analisi fattoriale, rilevando che al di sotto di un certo livello, il basso reddito insieme altri fattori, risulta collegato a diversi disagi nello sviluppo.
L'istruzione materna è una variabile rilevante per questo sistema, ma possono entrare in gioco anche altri elementi come l'età, l'intelligenza e la personalità, e fattori come la malnutrizione della madre, la prematurità entrano in gioco prima dei fattori ambientali dell'esperienza del bambino.
Alcuni fattori negativi sono presenti addirittura prima della nascita del neonato.
Un deficit di peso neonatale può portare a problemi comportamentali soprattutto se associato allo svantaggio socioeconomico e a scarse cure materne, e queste componenti socioambientali e individuali agiscono non in maniera additiva ma congiuntamente.
Quindi sembra valida l'ipotesi che problemi di sottopeso abbassino la resistenza agli stress di origine socioambientale.
Secondo Bronfenbrenner la variabile socioeconomica non va aggiunta nelle ricerche, ma bisogna tener conto dei vari contesti socioeconomici/culturali.
Recenti studi han dimostrato che i piccoli con un unico genitore se soggetti a stress sono più a rischio per lo sviluppo.
Per ridurre il disagio psicosociale bisogna attuare diverse politiche sociali, bisogna potenziare l'educazione prescolare.

Secondo Bruner "quando la povertà si sposta verso la città" e si formano dei gruppi di poveri, c'è più rischio per lo sviluppo dei piccoli, e le madri di quegli aggromerati son di solito sfiduciose verso le capacità dei figli.
La povertà è un ottimo fattore di prevedibilità per lo sviluppo, più del QI, ad esempio a livello scolastico, se ci saranno agglomerati di poveri, questi saranno più svantaggiati piuttosto che se una famiglia di poveri cresca il propro figlio in un ambiente di non poveri.
Gruppi di poveri potranno influenzare i propri figli sia a livello scolastico, ma anche a livello psicologico-sociale negativo.
Viceversa, quando ci sono classi miste c'è maggiore confronto e quindi un miglior sviluppo linguistico e cognitivo.
Più frequente ed intensa è la conflittualità intrafamiliare e più probabilità ci sono che nascano comportamenti antisociali.
I genitori stressati, irritati o con problemi, possono trasmettere i loro problemi ai figli, punendoli eccessivamente o trascurandoli, e l'esperienza distorta con i familiari e una condizione svantaggiosa socioeconomica-culturale può portare ad esiti negativi nella formazione emozionale e sociale della personalità, come difficoltà di self-regulation, minor capacità di resistere alle tentazioni e anche al bullismo.
Anche l'alta densità familiare può essere un fattore penalizzante per lo sviluppo, perchè gli ultimi figli possono essere quelli più trascurati, quelli usati come capri espiatori e ciò può portare ad un attaccamento insicuro.
Anche le madri troppo giovani possono essere un problema se non ancora mature, inoltre lo svantaggio sociale influenza negativamente anche la capacità di sopportare la separazione.

Esistono differenze socioculturali che influenzano lo sviluppo del linguaggio, che varian nei tempi da culture a culture.
Secondo Parisi, a 5 anni i bambini di livello socioculturale superiore hanno un numero medio di frasi subordinate molto superiore rispetto ai compagni di livello più basso.
Secondo Howes l'ampiezza del vocabolario dei bambini di 12 mesi è legato anche alle condizioni di lavoro della madre.

Le teorie di Bernstein
Basil Bernstein (1970) ha studiato i rapporti tra le condizioni sociali ed il linguaggio.
Differenze caratterizzate da 2 codici linguistici: codice ristretto (delle classi sociali basse) e codice elaborato (delle classi medio-alte).
Il codice elaborato ovviamente è quello più complesso e meno prevedibile e ripetitivo, quello che da più possibilità di esprimersi chiaramente ed è meno implicito.
Bernstein sostiene che le caratteristiche del sistema con il quale il bambino interagisce, influenziono i suoi codici linguistici che il bambino impara ad usare al di là della sua competenza linguistica.
L'uso del codice ristretto può portare a problemi in ambito scolastico.
Secondo Bernstein i codici ristretti orientano l'organizzazione del pensiero verso il concreto e l'immediato.

La frequenza di un buon nido dopo il primo anno di vita può avere effetti positivi sullo sviluppo del linguaggio che si manifesta successivamente, mentre se le conversazioni con gli adulti son ridotte a causa degli impegni di questi, e si ha solo contatto con i gruppi di coetanei troppo precocemente o solo con i media, possono insorgere problemi.
Secondo Vygotskij e Lurija il linguaggio è il mediatore principale tra le condizioni sociali e lo sviluppo della mente.


Il ruolo dei mass media e della televisione


La televisione ha degli effetti positivi o negativi in base ad un complesso sistema dinamico di fattori che interagiscono tra di loro, di tipo culturale, economico e tecnologico.
Ora si può scegliere tra molti programmi, c'è l'influenza di internet, inoltre le influenze dei media possono arrivare anche indirettamente, attraverso i compagni.
Ci sono poi i fumetti, la musica e i videogiochi, questi ultimi, quando si tratta di videogiochi violenti, possono avere influenze negative maggiori della televisione se usati per troppo tempo e senza il controllo dei genitori.
Le esperienze legate ai processi comunicativi dei media coinvolgono la dimensione neurobiologica, agendo in diversi modi sul funzionamento e lo sviluppo del cervello, ed è stato dimostrato che fattori di ordine genetico possono avere il loro peso per quanto riguarda la propensione a consumare più o meno televisione.
Diverse ricerche dimostrano che un esperienza musicale di una certa durata durante l'infanzia lascia tracce nel funzionamento del cervello, come ad esempio nel caso della musica di Mozart, che sembra produrre effetti positivi e durevoli sulle prestazioni cognitive di molti soggetti.
Ricerche fanno infierire che alcuni tipi di musiche tipo il Metal e il Rap possano avere effetti negativi, però ciò può anche dipendere dai testi delle loro canzoni, che in caso di soggetti predisposti, possono trasformarsi da semplici messaggi ad azioni concrete (es. violenza).
Effetti di tipo catartico sono da escludere, non ci sono prove che musiche violente portino ad una sorta di scarica dell'aggressività rendendola innocua dal punto di vista comportamentale.
Un problema indiretto legato all'eccessivo uso di tv è che si toglie tempo ad altre attività utili per lo sviluppo, come la comunicazione con gli altri, i giochi di tipo motorio e la lettura dei libri, inoltre troppa tv può impoverire l'mmaginazione creativa dei bambini più grandi.
In linea di massima le influenze negative sono minori per chi ha alle spalle adeguate risorse culturali e personali dei genitori.

Ecologia dell'uso della tv
E' stato scoperto che un discreto numero di bambini inizia a guardare la tv dai 3 ai 5 anni, e questo può dipendere da diversi fattori, come il contesto culturale nazionale, i fattori socioculturali generali (nei livelli socioculturali più bassi il livello di consumo è maggiore), condizioni di ordine geografico e urbanistico, e fattori legati all'ecologia familiare.

Fantasia e realtà
Tanto più il bambino è piccolo e tanto più sottili sono i confini fra finzione e realtà, e per questo può capitare che bambini che troppo precocemente guardano la tv, una volta cresciuti possano confondere i ricordi televisivi con quelli reali.
Da piccoli, i processi di emozioni suscitate dalla tv possono abbassare il livello di vigilanza delle attività cognitive, e più uno guarda tv da piccolo e meno distingue realtà da finzione.
Più e forte il coinvologimento e l'identificazione e più il mondo dello schermo appare come reale, e si può avere una sorta di fusione fra il Sè e il personaggio in cui ci si identifica.

Sviluppo cognitivo e del linguaggio
I bambini più piccoli sono attirati prevalentemente dagli stimoli salienti (effetti speciali, esplosioni, musica), mentre man mano che si cresce l'attenzione è più rivolta al messaggio.
L'impegno mentale richiesto dalla visione di un film è spesso minore dell'impegno necessario per la lettura di un libro, e questo può impigrire i bambini e avere ripercussioni negative sul rendimento scolastico.
L'elaborazione della finzione televisiva tramite discussione con l'adulto può essere però un fattore utile allo sviluppo.
Alcuni sostengono che vedere troppi programmi con troppi effetti (scoppi, rumori improvvisi, musiche forti, ritmi troppo serrati) possa impoverire il gioco simbolico dei piccoli.
La televisione può essere utile per l'acquisizione di nuovi vocaboli, ma non può cmq sostituire l'esperienza interattiva della conversazione.

La televisione può aumentare l'uso degli stereotipi, e diversi studi han dimostrato che può esserci relazione con l'uso di sostanze stupefacenti, aggressività, inoltre il numero di ore passate davanti alla tv è un buon predittore dell'obesità dato che comporta inattività fisica e di solito cattive abitudini alimentari.
Il contenuto che di solito è associato all'aggressività è quello di tipo erotico, inoltre a causa della superficialità di alcuni programmi ci può essere una diminuzione della moralità.

Violenza in tv
Esistono relazioni tra alta visione di programmi violenti e comportamento aggressivo, questo può essere dovuto all'identificazione nei personaggi aggressivi e l'incredibile realismo di alcune scene violente, tutti effetti cmq di minor rilievo se paragonati alla povertà e alla carenza di educazioni (fattori che spesso si possono sommare).
Vedere spesso la violenza può portare all'assuefazione, inoltre se tanti programmi parlano di criminali, il bambino può farsi dei valori sbagliati.
Anche nei cartoni animati la troppa violenza è pericolosa, e può portare a troppa inpulsività o a sottovalutare le conseguenze della violenza (nei cartoni non muore nessuno).
La violenza in tv può anche portare a far credere che sia un buon mezzo per ottenere ciò che si vuole.

Punto di vista psicoanalitico
Secondo Cesare Musatti (1961) la scena vista in uno schermo può acquistare un carattere di realtà grazie alla tridimensionalità, e ci possono essere analogie con la situazione del sogno, e che in oltre è una sorta di evasione dalla realtà.
Quando si sogna possono essere tollerati alcuni elementi che premono sull'inconscio, mentre quando si è svegli no, e ciò può portare a situazioni d'angoscia.
Nei sogni c'è un meccanismo di difesa contro lo stress che nei film non esiste e ciò può portare il soggetto ad angosciarsi.

I bambini tendono ad immedesimarsi più degli adulti, tendono a proiettare nei personaggi, i propri pensieri e desideri.
Soggetti che risultano più psicotici ai test subiscono maggiormente l'impatto della violenza televisiva.

Secondo Musatti è possibile che, se il bambino si identifica nel personaggio, possano esserci effetti di catarsi e suggestivi.
Gli effetti suggestivi si verificano più facilmente nei bambini con minor differenziazione tra realtà e fantasia.
Nei film dove ci sono elementi che facciano riflettere ed artistici è più probabile che la violenza favorisca la catarsi (lo sfogo emozionale), nei film scarsamente artistici invece, dove la violenza è fine a se stessa, essa può sfociare più facilmente nella realtà, ed in entrambi i casi la crudezza delle immagini non sembra essere particolarmente rilevante, e possono esserci film che inducono alla violenza anche in assenza di scene violente.

Gli studi di Varin ed altri han mostrato che consumi elevati di televisione in età adolescenziale possono portare a delle forme di giustificazioni morali o di deumanizzazione della vittima, e ad una maggiore propensione alla trasgressione, anche aggressiva.

La televisione non è sempre una cosa negativa, essa può promuovere anche attitutidini di tipo prosociale, più facilmente che antisociali.
La tv può anche essere utile grazie alla stampa e all'informazione che può portare.
E' cmq importante che ci siano programmi di buona qualità, che non si abusi troppo dell'uso della tv, e che ci sia un maggiore controllo da parte dei genitori.


Natura ed esperienza sociale nello sviluppo morale dell'infanzia


Piaget era interessato alla costruzione di una teoria genetica della competenza nel ragionamento morale e nello sviluppo dei concetti morali, però lasciò da parte il problema dei rapporti tra ragionamento morale e comportamento morale.
Piaget cmq considera il ragionamento morale, come esplicito del bambino, una sorta di presa di coscienza dell'attività morale, che segue l'azione.
Kohlberg ha costruito una serie di strumenti per valutare il grado di sviluppo del pensiero morale, ha delimitato 3 livelli di moralità, ciascuno articolato in 2 sottostadi:

  • il livello preconvenzionale, in età di scuola elementare, dove si pensa in termini di vantaggi e punizioni e di soddisfazione del singolo
  • il livello convenzionale, c'è il criterio della moralità e il rispetto delle norme socialmente approvate, nome generali condivise
  • il livello postconvenzionale, le norme si ispirano a principi etici, prima a livello sociale e poi universale
Inoltre valori, come il diritto alla vita, possono avere diversa importanza a seconda della cultura di appartenenza.
Esiste la distinzione tra principio morale (rivolto alla salvaguardia e al benessere) e norma convenzionale (es. come ci si comporta, come si mangia).
Esistono anche differenze tra moralità maschile (orientata verso principi razionali e astratti) e moralità femminile (orientate verso il criterio di prendersi cura degli altri).
Tutti elementi che Piaget e Kohlberg han trascurato nei loro studi.
La power assertion è la rivendicazione di potere da parte dei genitori verso i bambini.
Violazioni di norme che da noi sono convenzionali, possono essere considerate trasgressioni morali in altre culture, e solitamente i bambini accettano una punzione come più ragionevole nel caso di trasgressioni morali, che non nel caso di violazioni a convenzioni sociali.


L'accettazione o il rifiuto del messaggio dei genitori da parte dei piccoli dipende da 3 variabili:
  1. il messaggio è percepito come appropriato e coerente con le aspettative del piccolo
  2. dipende da fattori che motivano il bambino ad accettare il messaggio, come l'identificarsi nel genitore
  3. dipende dal fatto che il bambino non percepisca la perdita della propria autonomia
Secondo alcuni l'usare sempre metodi persuasivi da risultati solo a breve termine, e invece ci vuole un accordo reciproco tra le parti per avere un effetto duraturo.
Per Piaget il rispetto è una risultante dell'esperienza relazionale che il bambino fa con i propri genitori e con gli adulti significativi per lui, ed è il rispetto verso le persone che fa si che le prescrizioni che questi emanano vengano accettate più facilmente.

Esistono delle diversità nell'origine delle differenze di moralità durante lo sviluppo, ci sono i fattori temperamentali, che secondo Kochanska sono 2:

  1. propensione a sviluppare disagio affettivo, legato all'arousal, ed emozioni di paura e sensi di colpa
  2. capacità di resistere all'impulso del proibito, di compiere un atto desiderabile ma non permesso
I bambini piccoli che osservano le trasgressioni altrui reagiscono con un misto di agitazione, tensione, turbamento e divertimento, e dai 2 anni in su si manifesta una maggiore stabilità e divisione di questi sentimenti, e sopra i 3 anni iniziano a manifestarsi comportamenti di riparazione, aiuto e consolazione.
Dopo i 2 anni i bambini possono provare una forte avversione verso i trasgressori delle regole create da una persona importante per loro, ma anche casi di confessioni spontanee in caso di trasgressione propria.
Secondo Emde il Sè morale appare dal terzo anno.
Anche la qualità dell'attaccamento ha un ruolo importante nella formazione della moralità, carenze delle relazioni parentali possono portare alla fragilità dell'Io, con varie conseguenze negative come l'impulsività.
Un'elevata ansietà alle difficoltà altrui può portare il piccolo ad isolarsi per non soffrire e quindi ad avere un comportamento asociale, e questo tipo di ansietà può essere rilevato grazie ai battiti cardiaci elevati in certe situazioni.
Prospettiva psicoanalitica dello sviluppo della moralità
Secondo Freud la nascita della moralità è legata allo sviluppo del Super-Io, tra i 3 e i 5 anni, ed esistono differenze a livello di sesso, per cui il super-io maschile è più vigoroso ed indipendente.
Secondo la Klein invece il super-io inizia a formarsi già dalla prima infanzia, e lo si nota dal fatto che nelle prime fantasie il piccolo teme che le proprie pulsioni possano danneggiare la madre, provando un inizio di senso di colpa.
E nelle prime relazioni madre-bambino si può anche notare il sentimento di avidità, di invidia, tutti sentimenti che se non controllati dal genitore, possono render più difficile lo sviluppo morale.
Inoltre il bambino avrebbe bisogno di una limitazione (regole imposte dai genitori) che gli dia sicurezza, senza la quale non si sviluppa il sentimento di rispetto.

Il senso di responsabilità si sviluppa già dal 2 e 3 anno di vita, i bambini che capiscono che ci sono delle responsabilità che non vogliono rispettare, cercano delle scuse, e man mano che vanno avanti con gli anni queste scuse e strategie si affinano.
Esistono anche processi di deresponsabilizzazione e Albert Bandura ha proposto una teoria dove esisterebbero delle auto-sanzioni per prevenire comportamenti contrari ai propri modelli, e secondo lui esistono scusanti come: la giustificazione morale (tramite forme di ideologizzazioni), la dislocazione della responsabilità (scusa delle autorità superiori), la diffusione della responsabilità (decisione del gruppo), non considerazione o distorsione delle conseguenze (minimizzando), la disumanizzazione dell'avversario.
Secondo Bandura questi meccanismi si costituiscono man mano durante lo sviluppo.
Un genitore non coerente con quello che predica può perdere la fiducia del bambino e può indurlo a deresponzabilizzarsi.

Influenze degli altri
Le interazioni con i fratelli ed i compagni hanno un ruolo primario nello sviluppo morale individuale.
Luoghi come l'asilo nido non son sempre positivi, soprattutto se di cattiva qualità o se vissuti per troppo tempo e precocemente.
La compliance è la disponibilità a seguire le richieste, e secondo alcune ricerche, un alto e stabile livello di non-compliance nell'infanzia può essere un predittore di problemi nello sviluppo etico-sociale, ed un'accoppiata particolarmente negativa è, un'esperienza troppo precoce al nido ed un alto livello di non-compliance. 


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