domenica 6 marzo 2016

Psicologia dello sviluppo (4/12): Senso del sé, senso dell'altro

I bambini, per comprendere le esperienze avute durante le relazioni interpersonali, si aiutano creando dei concetti sociali, strumenti che permettono di dare un senso alle loro esperienze con gli altri, e per far ciò devono formarsi un concetto di se stessi, delle persone che incontrano e delle relazioni interpersonali.
Questi concetti sociali sono presenti già all'età di 2 anni, mentre il senso di sè e degli altri si sviluppa per gran parte dell'infanzia.

Il consente di adottare un punto di vista nell'osservare il mondo, media le esperienze ed organizza un comportamento verso gli altri, determina le modalità con le quali ciascuno di noi costruisce la realtà e come fare per mantenere l'immagine che abbiamo di noi stessi.
Non è un semplice concetto unitario e secondo William James esiste l'Io, che è il sè che apprende, quello che organizza ed interpreta l'esperienza in maniera soggettiva, e il me, che è il sè come conosciuto, l'oggetto della nostra percezione verso noi stessi.

I neonati non possiedono autoconsapevolezza nei primi mesi di vita, essa viene a formarsi solo tramite l'esperienza.
William James e Lewis differenziarono due aspetti del sè: il sè esistenziale, è il primo ad apparire e permette di sentirsi una persona distinta dalle altre, già evidente a 3 mesi, e il sè categorico che appare dal secondo anno di vita ed è l'abilità dei bambini di definirsi in termini di categorie come l'età, il sesso e le dimensioni.
I bambini riconoscono se stessi tramite indizi contingenti, come ad esempio un'immagine riflessa allo specchio che si muove come loro, e indizi morfologici, sono le caratteristiche fisiche stabili come i lineamenti del viso.
Segnali di autoriconoscimento diventano evidenti a partire dai 9 mesi, come è stato dimostrato con immagini video, in cui i bambini prestano più attenzione a quelle che li ritraggono.
Dal secondo anno i bambini usano termini tipo "io", "me", e sanno ripetere il proprio nome, inoltre un indizio dell'apparizione del sè, è che i bambini posson rifiutare aiuto o essere disobbedienti.
Il riconoscimento del sè basato sugli indizi contingenti appare prima di quello basato sugli indizi morfologici, e questi ultimi sostituiscono i primi.
Secondo Case il sè in forma implicita emerge già nei primi anni di vita ed è provato dal comportamento del neonato che capisce come le sue azioni influenzino gli altri e l'ambiente (es il pianto).

Il concetto di sè è come noi ci vediamo, e si riferisce agli aspetti psicologici e cognitivi dell'organizzazione del sistema del sè ed esprime la conoscenza soggettiva psicologica e fisica che le persone hanno di loro stesse, è un concetto non statico ma modificato dal continuo processo di autosservazione (l'Io che guarda il Me), soprattutto durante l'infanzia.
Il concetto del sè varia molto durante l'infanzia, e nei primi mesi è molto instabile.

Modificazioni ontogenetiche nel concetto di sè:

Da A Modificazione
1 Semplice Differenziato i bambini più piccoli formano concetti globali, quelli più grandi elaborano distinzioni più sottili
2 Incoerente Coerente i piccoli han più probabilità di cambiare la valutazione del sè, i grandi preferiscono la stabilità del concetto del sè
3 Concreto Astratto i piccoli sono più attenti agli aspetti fisici, esterni e visibili, i grandi su aspetti psicologici ed interiori
4 Assoluto Comparativo i piccoli si concentrano sul sè senza considerare gli altri, i grandi si descrivono in confronto agli altri
5 sè pubblico sè privato i piccoli non distinguono tra sentimenti privati e comportamento pubblico, i grandi considerano il sè privato come il vero sè

I bambini piccoli si descrivono fisicamente, invece dai 7 anni appare anche la descrizione psicologica.
Secondo Damon e Hart (1988), i termini autodescrittivi del sè possono essere divisi in 4 categorie che comprendono caratteristiche fisiche, dinamiche (si descrivono con le azioni), sociali e psicologiche, e l'importanza di queste categorie varia con l'età.
C'è anche una distinzione tra 2 tipologie di costrutti psicologici: gli stati interiori, sono temporanei e comuni a tutti (es. sentirsi felici), le disposizioni, caratteristiche durature attraverso le quali gli individui possono essere differenziati (es. aggressività).
La prima tipologia è già presente verso i 3 anni, la seconda appare dopo i 7.
Secondo Ruble i bambini non usano confrontarsi fino all'età di 7-8 anni, mentre secondo Selman i bambini al di sotto dei 6 anni non possono distinguere tra i sentimenti privati e il comportamento pubblico, capacità che compare dopo gli 8 anni.
La costruzione del sè privato è un processo che si svolge durante tutta l'adolescenza, fino a quando l'individuo arriva a rendersi conto dei limiti della coscienza e del controllo del sè.
E' stato dimostrato che le ragazze maturano solitamente prima dei ragazzi (circa 2 anni prima), la sessualità durante la pubertà è spesso vista come un problema e il confronto con gli altri crea problemi interiori nel caso non ci si senta all'altezza.
Chi matura prima è più responsabile e socievole, ma di solito meno intuitivo, percettivo e creativo.

L'autostima
L'autostima è il sentimento che ogni individuo ha del proprio valore e delle proprie capacità, rappresenta l'aspetto valutativo del sistema del sè e si riferisce all'immagine di un sè ideale, dove se la discrepanza tra il sè ideale e quello reale è minima, l'individuo proverà una forte autostima.
L'autostima è più sucettibile alle variazioni all'inizio dell'infanzia ed è facilmente influenzata dall'esperienza nell'adolescenza.
Harter ha differenziato 5 campi: competenza scolastica, competenza atletica, accettazione sociale, aspetto fisico e comportamento.
I bambini possono stimarsi molto su un certo campo e sottostimarsi in un altro, e la valutazione globale del loro valore avviene solo intorno ai 7/8 anni.
La crisi di identità secondo Erikson, viene vissuta da molti adolescenti nel momento in cui si sentono incerti sul presente e sul futuro e cercano di rivalutare la loro identità e i loro traguardi, infatti è stato dimostrato che la diminuzione di autostima durante l'adolescenza è un fenomeno comune.
L'autostima dipende anche dal rapporto con i propri coetanei e da come i genitori crescono i propri figli (poca autostima = genitori troppo permissivi o bruschi), inoltre la percezione del proprio valore può anche dipendere da influenze ereditarie.
L'autostima porta anche a migliori risultati scolastici e sociali, la poca autostima alla depressione, e secondo Harter, la conseguenza più importante dell'autostima è costituita dall'influenza esercitata sullo stato emotivo generale dell'individuo.
Un effetto dell'autostima può essere visto nella minor capacità matematica delle ragazze, fenomeno a cui spesso si attribuisce un fattore genetico, ma che probabilmente è dovuto a fattori culturali, alle aspettative dei genitori che si trasmettono ai figli influenzandoli.

La vergogna fa parte del sè emotivo e nasce quando il sè si considera carente rispetto a modelli personali o convenzioni sociali.
Così come l'orgoglio, sono emozioni non solo momentanee, ma più radicate.
Secondo Lewis ci sono 2 capacità cognitive necessarie per la comparsa della vergogna e dell'orgoglio: la capacità di una consapevolezza oggettiva del sè (non necessaria per altri sentimenti come la paura), e la capacità di riconoscere e di mantenere i modelli di comportamento (appare verso il secondo anno di vita con parole come "non posso").


La conoscenza degli altri


Gran parte della vita quotidiana è assorbita dal pensiero degli altri, e la cognizione sociale è lo studio di come noi percepiamo e ci rappresentiamo mentalmente gli altri e interagiamo con loro.


Relazione tra il sè e l'altro
Lewis e Brooks-Gun nel 1979 hanno affermato che il senso del sè e il senso dell'altro emergono nello stesso periodo, tuttavia è stato dimostrato che può apparire una diversità cognitiva del sè e dell'altro dal secondo anno di vita, mentre è stato provato che i bambini dai 3 e i 4 anni attribuiscono automaticamente l'emozione provata, anche ai loro genitori.
Secondo alcuni autori invece è primaria la relazione tra bambino e adulto piuttosto che il concetto di sè e dell'altro, ad esempio un bambino rifiutato potrà sviluppare un concetto dell'altro che lo rifiuta, e successivamente un concetto di sè rifiutato.
Diversi studi confermano la relazione tra attaccamenti sicuri e una consapevolezza del sè più rapida, i bambini maltrattati invece, hanno una bassa autostima e una maggiore difficoltà nel relazionarsi con gli altri, e se messi davanti allo specchio, provano emozioni negative.
Secondo Selman ha proposto 5 fasi per la comprensione del sè e degli altri:


Fase Anni Tipo di comprensione
0 3-6 egocentrica, nessuna consapevolezza del fatto che gli altri possono interpretare la stessa situazione diversamente
1 5-9 riconoscimento di prospettive diverse, ma senza essere in grado di rapportarle
2 7-12 riconoscimento del punto di vista degli altri, ma non si sa considerare il proprio punto di vista e quello degli altri assieme
3 10-15 considerazione simultanea di diverse opinioni, e il proprio punto di vista può essere influenzato da quello degli altri
4 12-adulto i punti di vista possono essere comparati con quello prevalente nella società

Selman sostiene inoltre che il processo di differenziazione non può essere considerato completo fino all'adolescenza.
La descrizione delle persone
Il modo in cui i bambini descrivono gli altri può essere diviso in 3 parti:
  1. Fino a 7 anni i bambini descrivono gli altri in termini fisici, mentre i pochi aspetti psicologici presi in considerazione sono molto generici (tipo "è gentile").
  2. Dai 7 o 8 anni, descrivono tramite tratti (timodo, intelligente, ecc...) e non solo fisicamente, ma sono semplici categorie psicologiche.
  3. Nella prima adolescenza le descrizioni diventano più sofisticate (appaiono parole come "qualche volta").
Questi cambiamenti sono dovuti allo sviluppo delle funzioni cognitive (o alle esperienze sociali, non si sa ancora), si acquisisce la capacità di valutare la costanza del carattere secondo 2 aspetti: la stabilità e la coerenza.

L'attribuzione agli altri di stati interiori
L'empatia è la reattività emozionale mostrata da una persona verso i sentimenti provati da un'altra persona.
I primi segnali di empatia appaiono presto, e secondo Hoffman (1988) questi cambiamenti possono essere schematizzati in 4 livelli di sviluppo:
  1. Empatia globale: nel primo anno di vita, piangono quando gli altri piangono, ma è un emozione involontaria
  2. Empatia egocentrica: da secondo anno, offrono attivamente aiuto, un aiuto egocentrico che rispecchia quello che vorrebbero per loro
  3. Empatia per i sentimenti altrui: durante il terzo anno, si rendono conto dei sentimenti degli altri e possono reagire con l'ansia
  4. Empatia per la condizione esistenziale degli altri: nella tarda infanzia, si accorgono che le emozioni possono essere persistenti nel tempo e percepiscono anche le emozioni provate da interi gruppi.
Secondo Feshbach (1987), 3 componenti concorrono a formare l'empatia: capacità di provare emozioni, capacità cognitiva di distinguere le emozioni degli altri, capacità di accettare il punto di vista altrui.
Secondo Barnett l'empatia si sviluppa bene in un ambiente: capace di soddisfare le necessità emotive del bambino scoraggiando l'egocentrismo, incoraggiante per la sperimentazione delle emozioni, con diversi esempi osservabili di altre persone.
Studi han dimostrato che i termini riferiti ai desideri e alle sensazioni son già presenti nei bambini di 2 anni, mentre i termini del linguaggio sulla condizione mentale appaiono più tardi.

La teoria della mente dei bambini
Consente di spiegare eventi visibili postulando l'esistenza di entità invisibili (desideri, convinzioni...), e rappresenta uno stratagemma per capire il comportamento sociale.
Diverse versioni sofisticate della teoria della mente appaiono solo dal quarto anno, come è strato dimostrato da esperimenti dove i bambini dovevano osservare un personaggio che aveva convinzioni sbagliate e capire come avrebbe agito secondo quelle convinzioni.
I bambini provenienti da una famiglia numerosa acquisiscono questa capacità più precocemente.
Secondo Harris la teoria della mente si acquisisce secondo i seguenti sviluppi:
  1. Autoconsapevolezza: molto presto, riferita ai propri stati mentali
  2. Capacità di fingere (o simulare): dal secondo anno, i bambini sanno fare giochi di finzione
  3. Capacità di distinguere realtà da finzione: legata alla capacità di capire che gli altri non rappresentano un'estensione dei propri desideri
E' stato dimostrato ad esempio, che già dai 2 anni e mezzo circa, i bambini capiscono che non si può leccare l'immagine del gelato.
Nei bambini autistici (bambini con scarsa capacità di costruire rapporti sociali), la teoria della mente potrebbe non svilupparsi sufficientemente, come dimostrato dalla scarsa capacità di comprendere lo stato d'animo degli altri e la scarsa capacità di prevedere il comportamento altrui.

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