venerdì 22 aprile 2016

Linguistica generale (2/7): Il processo di acquisizione del linguaggio

Conoscere una lingua vuol dire sapere quali significati possono essere associati a certe parole e quali non possono esserlo, vuol dire sapere quali relazioni intercorrono tra le frasi e sapere quali stringhe di parole sono lecite in quella lingua.
Chi parla una lingua possiede un'insieme di conoscenze implicite legate alla lingua conosciuta, e quindi acquisire una lingua vuol dire acquisire quell'insieme di conoscenze, e anche se sono conoscenze complesse, i bambini le acquisiscono senza insegnamento esplicito, senza troppa difficoltà.


Come avviene l'acquisizione del linguaggio


L'acquisizione del linguaggio avviene in tempi e modi uguali, indipendentemente dal tipo di lingua e dalla modalità in cui essa è espressa (scritta o orale).
Inoltre, anche l'ambiente sembra avere poca influenza nell'acquisizione del linguaggio.


Modalità orale e gestuale
Il bambino apprende il linguaggio dei segni nella stessa modalità e nei tempi in cui imparerebbe il linguaggio orale, seguendo le stesse tappe.
Ad esempio, se i bambini normali producono la lallazione orale, i sordi producono la lallazione manuale, inoltre, questi bambini apprendono la lingua dei segni americana (ASL) con gli stessi errori che commetterebbero dei bambini udenti nella lingua parlata.
Indipendentemente dalla modalità d'espressione quindi, il linguaggio emerge seguendo le stesse tappe.

Linguaggio diretto ai bambini
Spesso gli adulti utilizzano un linguaggio facilitato verso i bambini, il motherese (o mammese CDS), caratterizzato da una prosodia esagerata con maggiore enfasi posta su certe sillabe o sulla parte finale delle frasi, continue ripetizioni, e uso di termini concreti.
Diversi studi han dimostrato che questo linguaggio (cmq diverso a seconda della cultura) cmq non influenza le tappe dell'acquisizione del linguaggio ed è quindi utile solo nelle fasi iniziali.

Variazioni nel tipo di informazioni accessibili ai bambini
Alcuni studi han dimostrato che i bambini non vedenti iniziano a combinare le parole un po' dopo i vedenti, ma sempre entro i 36 mesi.
Anche il tipo di vocabolario sembra diverso nei non vedenti e sembra contenere più nomi di azioni che di oggetti, o anche nell'apprendimento dell'inglese, sembrano acquisire i verbi ausiliari più tardi.
Sembra quindi che i bambini non imparino solo vedendo le cose o vivendole in prima persona, ma anche sulla base della struttura sintattica in cui ad esempio un verbo è inserito.
Quindi, una riduzione nel tipo d'informazione percettiva del soggetto non rende l'acquisizione del linguaggio qualitativamente diversa dallo stato di normalità.

Output ed input
E' stato dimostrato che anche se l'ambiente è povero di stimoli, l'esito finale dell'acquisizione supera il modello di base atteso, come nel caso del bambino sordo di 7 anni Simon, figlio di genitori sordi, quindi doppiamente svantaggiato, dove però il suo livello risultò migliore di quello dei genitori, riparando anche ad errori commessi dai genitori e aumentando la frequenza delle costituzioni consistenti.
Questi risultati dimostrano che i bambini hanno la capacità di organizzare i dati linguistici in modo da superare l'input a cui sono esposti (secondo Singleton e Newport).

Gesti domestici
Alcuni bambini sordi comunicano con i propri genitori udenti tramite un linguaggio gestuale autoappreso detto linguaggio dei gesti domestici (homesign), simile nonostante venga appreso in luoghi diversi indipendentemente.
E' stato dimostrato che la grammatica gestuale appresa non è derivata da quella orale dei genitori, dato che il pattern usato è uguale in tutto il mondo e consiste nel fatto che il soggetto delle frasi intransitive si comporta in modo diverso di quello delle frasi transitive attive, comportandosi come l'oggetto delle frasi transitive e dimostrando quindi differenze dalla struttura della lingua madre di appartenenza.
E' stato inoltre dimostrato che anche i gesti sono diversi, i bambini usano gesti diversi dai genitori e sono questi ultimi ad adattarsi a loro usandoli.
Questo dimostra che il linguaggio è irreprimibile nella specie umana, emerge sempre e presenta caratteristiche e pattern tipici delle lingue umane, anche se come in questo caso, può essere rudimentale e non avere tutte le proprietà del linguaggio naturale.

Segni nicaguarensi
Il pidgin è un sistema comunicativo che si forma quando parlanti di lingue diverse vengono a contatto tra di loro, ha una struttura grammaticale ridotta, senza morfologia produttiva e consistente.
Il pidgin si è avuto quando diversi sordi nicaguarensi provenienti da diverse regioni e con linguaggi gestuali diversi, sono stati messi in un'unica scuola per apprendere un linguaggio comune, e solo nella generazione successiva (con i figli), si è creato un vero e proprio linguaggio autonomo diverso da tutti quelli delle altre regioni.
Con la seconda generazione di figli si è notato l'inizio dell'uso delle proprietà spaziali, inoltre sembra che i bambini che entrano prima in comunità apprendono con maggiore fluidità, mentre quelli che entrano dopo apprendono la grammatica più complessa.
La modulazione spaziale non è presente nel linguaggio orale e quindi i bambini non possono averla appresa dagli adulti esterni alla comunità, ma possono averla appresa da soli, grazie agli input dell'ambiente e alla loro predisposizione, dimostrando ancora una volta che l'output è superiore all'input.
L'acquisizione del linguaggio può avvenire dunque anche in ambienti impoveriti, tuttavia l'ambiente deve dare qualche input con cui il bambino può interagire, inoltre, le proprietà tipiche del linguaggio emergono sempre, e l'acquisizione del linguaggio è regolata da un ritmo biologico che ha dei periodi critici (non ancora perfettamente individuati).


Periodo critico o sensibile


Lennenberg ha ipotizzato l'esistenza di un periodo critico per l'acquisizione della lingua primaria, osservando che il recupero linguistico dopo danni cerebrali è migliore nei bambini che negli adolescenti e gli adulti, ipotesi avvalorata anche da casi di crescita in ambienti degradati, come nel caso della bambina Genie, rimasta priva di interazioni sociali per 13 anni, e successivamente, anche dopo 7 anni di studi, il suo livello era ancora come quello di un bambino di 2 anni (anche se questo caso va preso con le pinze date le sue condizioni sociali e cognitive limitate che potrebbero aver causato le sue carenze linguistiche).
In un altro caso invece, una bambina isolata per 6 anni, è poi riuscita a raggiungere il livello dei suoi coetanei in poco tempo, dimostrando che se l'esposizione al linguaggio avviene in ritardo ma entro un certo limite del periodo critico, l'acquisizione può avvenire, mentre se l'acquisizione avviene dopo (probabilmente dall'inizio dell'adolescenza in poi), la lingua acquisita è piuttosto rudimentale.
Anche Newport è concorde nel dire che l'abilità di produzione e comprensione della morfologia flessiva verbale diminuisce in prestazioni con l'aumentare dell'età.
I bambini sembrano in grado di superare gli adulti nell'apprendere il linguaggio, ma i secondi sembrano padroneggiare meglio le altre informazioni complesse, sviluppando nuove e specifiche strutture del tipo forma-funzione rispetto a quelle presenti nell'ambiente.
Non si sa quale sia di preciso il periodo critico, e spesso si parla di molteplici periodi critici, fatto sta che questo avvalora l'ipotesi che l'acquisizione del linguaggio sia in gran parte controllata dalla nostra biologia.


Teorie sull'acquisizione del linguaggio


Sono state fatte diverse discussioni per decidere se il linguaggio è innato o appreso, e al giorno d'oggi entrambe queste visioni sembrano vere, in quanto il linguaggio è sicuramente appreso, ma è anche probabilmente innato, dato che l'uomo è l'unico a possederlo e quindi esso è biologicamente determinato.
Attualmente le divergenze maggiori tra teorie riguardano il cosa si ritiene innato.
Secondo gli innatisti capitanati da Chomsky, gli uomini sono dotati di una capacità specifica del linguaggio, distinta da altre facoltà, mentre altre scuole sostengono che questa predisposizione sia possibile grazie all'uso di meccanismi generali innati usati anche per altri domini cognitivi.
La visione comportamentista sosteneva che il linguaggio viene appreso tramite il condizionamento classico stimolo-risposta, mentre le visioni emergentiste e cognitivo-funzionali ipotizzano che esiste la predisposizione innata, ma che questa è resa possibile dall'uso di procedure generali non specifiche al linguaggio, e che il bambino non è dotato di una guida innata specifica per l'acquisizione del linguaggio.


Visione comportamentista stimolo-risposta
Il libro comportamento verbale di Skinner (1957) riassume un po' il pensiero comportamentista sul linguaggio, secondo questa visione il linguaggio è appreso tramite il meccanismo del rinforzo casuale dell'associazione stimolo-risposta e un meccanismo generale alla base dell'apprendimento di varie abilità.
Secondo Skinner, i bambini imparano attraverso rinforzi che portano ad una progressiva correzione linguistica, ricevendo un rinforzo positivo o negativo dai genitori.
Il libro di Skinner fu smontato 2 anni dopo da Chomsky, il quale osservò che il linguaggio ha anche la creatività, che fa produrre frasi mai sentite prima, senza stimolo.
La visione comportamentista fu quindi abbandonata.

L'imitazione
Alcuni sostenevano che il linguaggio si acquisisce per imitazione, tuttavia è stato dimostrato che il linguaggio dei bambini e quello dei genitori possono essere differenti, ad esempio gli adulti producono molte frasi interrogative e molti comandi, mentre i bambini quasi solo frasi dichiarative, inoltre, anche in questo caso la contestazione più forte riguarda le frasi mai sentite, legate alla creatività.

Teoria cognitivo-funzionalista
Secondo questo approccio esiste la predisposizione innata ma non una capacità specifica, ci sarebbero però meccanismi generali innati che vengono usati nell'acquisizione del linguaggio.
Secondo Tomasello, il linguaggio è acquisito sulla base di meccanismi generali che esistono anche in altre specie e che svolgono anche funzioni non linguistiche, e che son divisi in 2 tipi: lettura delle intenzioni altrui e meccanismi estrattori di configurazioni (pattern).
Il primo tipo comprende le capacità di imitare e di capire le intenzioni comunicative degli altri, il secondo tipo comprende la capacità di usare procedimenti basati sull'analogia che consentono al bambino di generalizzare, di compiere analisi distribuzionali motivate funzionalmente, in cui si tiene conto sia  della funzione che della distribuzione di una espressione, inoltre esistono alcuni vincoli che assicurano che l'analogia non viene applicata indiscriminatamente, in modo tale da non indurre il bambino a fare generalizzazioni errate.

Teoria emergentista
Secondo questa teoria, i principi della grammatica, non sono ricavabili da stimoli fisici e non sono codificati nel DNA umano, ma emergono come la migliore soluzione a problemi specifici posti al genere umano (quello di comunicare).
Quindi l'acquisizione del linguaggio sarebbe possibile grazie a principi cognitivi generali che operano nello sviluppo della comunicazione prelinguistica e in quello della comunicazione linguistica.
Un'altra prospettiva è stata proposta da Karmiloff-Smith, che afferma che la mente dei bambini è costituita da un certo numero di moduli indipendenti e specializzati per specifiche funzioni, e che durante lo sviluppo questi moduli si organizzano indipendentemente in modo che il bambino è quindi geneticamente predisposto ad assorbire e organizzare le informazioni in strutture modulari, ma è cmq l'ambiente che guida lo sviluppo di queste strutture modulari.

La teoria innatista
Secondo questa prospettiva, il linguaggio non è un fatto culturale, ma è una capacità biologicamente determinata.
Gli esseri umani hanno quindi una dotazione genetica che consente loro di acquisire il linguaggio.
Secondo gli innatisti, gli esseri umani possiedono una grammatica universale (GU), che è un oggetto mentale, un sistema cognitivo che permette di acquisire il linguaggio, di produrre e comprendere un numero infinito di enunciati a partire da un insieme finito di elementi e di associare una certa forma ad un significato.
La GU consiste in un insieme di conoscenze astratte e procedure che specificano le regole linguistiche, la GU guida il processo di acquisizione del linguaggio ed è responsabile del fatto che il linguaggio si apprende in tempi e modi uguali, indipendentemente dalle mutazioni dell'ambiente.
La GU ha quindi una componente universale comune a tutte le lingue e una componente che codifica tutte le variazioni possibili nelle lingue umane.
La variazione è guidata dai parametri, il bambino che impara una lingua deve stabilire, sulla base dell'input che riceve, che valore dare ai parametri.
Il bambino si aspetta dunque di trovare nomi, aggettivi ecc..., e il suo compito è quello di determinare quali parole appartengono a ciascuna categoria nella lingua corrente, e si aspetta anche di trovare elementi discreti che può combinare secondo regole precise.
Le regole del linguaggio sono dipendenti dalla struttura, ciò che conta non è l'ordine lineare, ma la gerarchia.
Ciò è stato dimostrato da alcuni studi di neuroimmagine, dove ad alcuni soggetti, durante l'esecuzione di un compito, si attiva l'area di Broca, e questa attivazione è maggiore per le regole possibili quanto più sono accurate, mentre diminuisce nelle regole impossibili tanto più accurate, e secondo Moro, questo vuol dire che il cervello smista i dati sintattici: i compiti corretti vengono elaborati principalmente dall'area predisposta ai compiti linguistici (area di Broca), i compiti non corretti vengono elaborati anche da altre aree.

La posizione innatista di Chomsky contro la comportamentista ha questi presupposti:
  1. I parlanti possiedono conoscenze linguistiche astratte
  2. Queste conoscenze non possono essere desunte dall'input e non sono insegnate esplicitamente.
  3. L'input che riceve il bambino è spesso degenerato, con frasi non sempre perfette.
  4. Il bambino non riceve evidenza negativa, non viene normalmente corretto se fa errori.
  5. Quindi l'input è sottodeterminato rispetto all'output, ovvero se esso è l'unica fonte per acquisire il linguaggio, non si capisce come questo possa essere appreso.
  6. Dato che cmq il bambino acquisisce il linguaggio, anche qualcos'altro deve contribuire a questo processo, il GU.
Inoltre, se il bambino acquisisse il linguaggio solo in base a ciò che sente, sarebbe indotto a compiere generalizzazioni errate, la GU è quindi necessaria per non formulare ipotesi sbagliate.
In alcuni casi la correzione, o stimolo negativo viene data, ma non viene cmq ascoltata dal bambino, che non la comprende.
Non esiste una lingua le cui regole violino il principio di dipendenza della struttura perchè la nostra biologia non si aspetta queste regole.
Anche i disturbi evolutivi del linguaggio sembrano dare ragione alla posizione innatista: una parte della popolazione (7%) presenta disturbi specifici del linguaggio in età prescolare, pur avendo un QI nella media, ed è molto probabile che questi disturbi siano ereditari, tuttavia è anche possibile che con il passare del tempo, l'avere problemi linguistici possa incidere negativamente anche in altri domini cognitivi.
In linea di massima, la posizione che più viene abbracciata al giorno d'oggi è quella innatista.


L'architettura del sistema linguistico


Il bambino ha accesso alla sequenza sonora, e da questa deve estrarre le parole e le regole con cui combinarle, quindi prima deve costruirsi una rappresentazione fonologica, ritrovando i suoni della sua lingua e segmentando il parlato per trovare le parole, ovvero lavorare a livello dell'interfaccia senso-motoria.
Successivamente il bambino deve attribuire un significato alle parole, deve costruire una rappresentazione semantica, operando a livello dell'interfaccia semantico-concettuale.
Infine, dopo aver determinato quali sono le unità del linguaggio, il bambino può iniziare a determinare i modi di combinazione.


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