domenica 4 settembre 2016

Psicologia dinamica (10/13): John Bowlby

John Bowlby diventa psicoanalista nel 1937 ed inizialmente fa parte del gruppo kleiniano, da cui si distacca gradualmente.
Bowlby si interessa al fenomeno della delinquenza giovanile, notando che la maggior parte di questi giovani erano cresciuti senza la costante figura materna ed ipotizzando quindi l'importanza della presenza materna per il giusto sviluppo del bambino (parlando di deprivazione parziale e deprivazione completa).
Bowlby considera gli istinti come delle forze biologiche che costituiscono la radice innata di specifici modelli di comportamento comuni a tutti i membri di una specie, e questi modelli di comportamento sono necessari per la sopravvivenza della specie.
Questi modelli di comportamento interagiscono con l'ambiente tramite complesse reti di reazioni a feedback (somiglianza col modello cibernetico).
Sviluppa inoltre una sua teoria sull'attaccamento, basata sull'osservazione diretta dei piccoli mentre interagiscono con l'ambiente, e che ha come assunto che l'attaccamento è un istinto innato che porta i piccoli a cercare intimità con la propria madre.
Questo istinto dell'attaccamento si esprime fin dalla nascita tramite il pianto, l'espressione del viso ed altri modi di attirare l'attenzione della madre e non venir così abbandonato.
Bowlby considera l'attaccamento come indipendente dalle altre pulsioni primarie e studiò quindi l'effetto delle separazioni nei primi anni di vita nei bambini, notando la presenza di fasi affettivo-comportamentali comuni in tutti i bambini: fase di separazione, fase di protesta, fase di disperazione, fase di distacco.
Bowlby vede la separazione come la causa d'angoscia principale del bambino, la quale suscita sentimenti aggressivi nel piccolo, e se gli sforzi di attirare l'attenzione risultano vani, sopraggiunge la depressione e la disperazione.
Bowlby si interessò anche dei fenomeni del lutto, mettendo in evidenza che anche i bambini hanno vissuti simili a quelli dell'adulto, dopo la perdita del seno materno durante lo svezzamento.


Creodi e omeoresi nello sviluppo della personalità


L'omeoresi è una proprietà di autoregolazione (secondo Waddington).
Esiste un modello che postula che i processi psicologici che producono la struttura della personalità sono dotati di un buon grado di sensibilità all'ambiente, specialmente quello familiare, durante i primi anni di vita, sensibilità che però diminuisce nel corso dell'infanzia fino all'adolescenza.
Il processo evolutivo viene concepito come un processo capace di variare il proprio corso in modo adattivo, durante i primi anni di vita, a seconda dell'ambiente in cui si verifica lo sviluppo, mentre più avanti come conseguenza della riduzione alla sensibilità all'ambiente, lo sviluppo è più vincolato al particolare percorso prescelto.
La sensibilità all'ambiente non da alcuna garanzia sul risultato adattivo, se l'ambiente è particolarmente sfavorevole, la sensibilità può far non adattare e lasciar confinata la personalità in quel percorso non corretto (a causa dell'omeoresi).
La personalità psicopatica sarebbe dunque il derivato di uno sviluppo in un ambiente familiare gravemente atipico durante i primi 3 anni di vita.


Quando si vuole cambiare la struttura della personalità di un bambino in psicoterapia, non si può non cambiare simultaneamente anche l'ambiente familiare tramite terapia familiare (e viceversa), altrimenti si fallisce nel proprio scopo.
Le pressioni dell'omeoresi di tipo ambientale (esterna) e organismica (interna) si rafforzano a vicenda contemporaneamente, mantenendo lo sviluppo sulla linea attuale (e per questo la psicoterapia deve agire contemporaneamente su entrambe per avere successo).
Lo sviluppo è quindi come un percorso su dei binari, dove se la deviazione è breve, si può tornare sul percorso originario corretto, se è troppo lunga e ripetuta si rischia di perdere la retta via per sempre.
Gli elementi che sono in grado di far cambiare la direzione dello sviluppo sono le esperienze di separazione, di perdita e le minacce di abbandono, insieme ad altri elementi che sono descritti come cambiamenti fondamentali nello spazio vitale.


Bowlby ed il modello di sviluppo di Waddington


Bowlby nelle sue teorie fa riferimento esplicito alla teoria dei sistemi e ai modelli di sviluppo costruiti da Waddington.
Waddington crea il concetto di creodo, che è il cammino dello sviluppo di cui noi non conosciamo nessuno dei dettagli che riguardano i processi interessati, ma sappiamo solo che abbiamo a che fare con un sistema che ha possibili modalità alternative di mutamento.
La linea seguita dal processo di sviluppo, la reale curva tempo-effetto, è il fondo di una valle, della quale si possono immaginare i fianchi intesi come la rappresentazione di tutti gli altri geni che cooperano a fissare il corso della curva, geni che spingono verso un verso e verso un altro (antagonisti) e che rappresentano la struttura geologica che modella la forma della valle.
Per Waddington il modello della valle esprime in forma visiva: che il corso di ogni sviluppo è determinato da molti fattori, che questi fattori spesso definiscono corsi alternativi lungo i quali procedono le reazioni.
I livelli dello sviluppo secondo Waddington sono contesto-dipendenti, ossia ogni nuovo livello consiste nell'avvio di funzioni in un nuovo contesto, ed il nuovo livello cambia le proprietà degli elementi da cui è originato.
Lo sviluppo psicologico si attua attraverso mutamenti di stato in un sistema instabile, multidimensionale, dove si passa dalla stabilità all'instabilità.
Le valli nel modello di Waddington sono creodi e definiscono il normale corso di sviluppo, ovvero quello a cui il sistema tende a tornare dopo deviazioni indotte da perturbazioni (questo processo è detto omeoresi).
Lo sviluppo può essere equifinale, ovvero si possono sviluppare determinate qualità anche facendo percorsi diversi dello sviluppo, e la forma della valle nel rappresenta il risultato finale.



Attaccamento e legami familiari nell'agorafobia


Nell'agorafobia come nella fobia della scuola, il paziente ha paura ad andare in posti dove c'è altra gente, si hanno attacchi di angoscia, depressione e sintomi psicosomatici, ed è stata trovata correlazione tra agorafobia e figli di genitori con nevrosi o troppo protettivi.
Le situazioni principali temute sono quelle di lasciare le vicinanze di casa propria e di essere soli (specialmente fuori casa).
C'è ragione di credere che l'agorafobia venga soprattutto quando in famiglia ci sono forti problemi, e sono stati proposti 4 modelli di famiglie tipiche con problemi:

  • Modello A: la madre soffre di angoscia cronica nei riguardi delle figure di attaccamento, ed in passato (o nel presente) ha trattenuto il paziente a casa per avere compagnia
  • Modello B: il paziente crede che qualcosa di male possa accadere alla madre mentre lui è fuori, per cui rimane sempre a casa o si fa accompagnare quando esce
  • Modello C: il paziente teme che gli possa capitare qualcosa di male quando è fuori casa
  • Modello D: il genitore teme per la salute del piccolo, per cui lo tiene a casa 


Bowlby e la terapia cognitiva


Il lavoro di Bowlby si colloca al centro di 3 grandi correnti di pensiero: la tradizione psicoanalitica da cui prende spunto per la relazione madre-bambino, l'approccio etologico, il cognitivismo.
Bowlby prende spunto soprattutto dal cognitivismo, ed una volta dimostrato tramite etologia che esiste nel bambino una tendenza innata a mantenere la vicinanza di una figura protettiva d'attaccamento, egli descrive questa struttura d'attaccamento come un sistema cibernetico regolato secondo la rappresentazione di uno scopo.
Il fatto che il pianto d'attaccamento sia innato non implica che la sua struttura e le circostanze in grado di attivarlo, non possano essere modificate da influenza ambientali.
I lavori di Bowlby fanno nascere una corrente bowlbyniana all'interno del cognitivismo, che ha il suo punto di riferimento nell'Associazione per la Ricerca sulla Psicopatologia dell'Attaccamento e dello Sviluppo (ARPAS) di Roma.
Questa corrente ha elaborato una concezione di psicoterapia che ha come problema principale il rapporto tra le esperienze emotive di una persona e le sue strutture cognitive specifiche.
Secondo questo movimento, ci sono molti sistemi motivazionali innati (come quello dell'attaccamento), e i processi emotivi hanno un significato fondamentale che dipende dal sistema motivazione entro cui si collocano, quindi ad esempio la rabbia ha un significato diverso se si attiva come reazione alla non-disponibilità di una figura di attaccamento o come reazione ad una minaccia fisica.
Può capitare che le strutture cognitive non riescano ad elaborare correttamente il significato dell'emozione, e ciò può portare a distorsioni della percezione delle esperienze.
Bowlby è stato un punto di riferimento per molti cognitivisti.


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