sabato 3 settembre 2016

Psicologia dinamica (9/13): Donald Winnicott

Donald Winnicott specializzato in pediatria, ottenne la qualifica di psicoanalista nel 1934 e di psicoanalista infantile nel 1935, inizialmente era di orientamento kleiniano, poi divenne un indipendente e fu anche presidente della società psicoanalitica britannica.
Il concetto base della teoria winnicottiana è che tutti i disturbi dell'Io sono causati da carenze ambientali.
Winnicott sostiene l'esistenza di una fase iniziale priva di oggetto, uno stadio primario di non integrazione in cui si è completamente dipendenti dalla madre per poter far si che inizi il processo integrativo dell'Io, la madre sostiene dunque il bambino sia fisicamente che psicologicamente.
Lo stadio di preoccupazione materna  primaria è caratterizzato dalle doti affettive-intuive della madre, le quali garantiscono che la madre si adatti ai bisogni del piccolo secondo i suoi diversi stati mentali.
La madre quindi aiuta il bambino nella sua integrazione dell'Io, e questi si rende conto gradualmente della realtà esterna, tuttavia la madre non può dare assistenza perfetta e le frustrazioni che ne derivano creano disintegrazioni dell'Io, indispensabili però perchè il bambino si abitui ai piccoli dispiaceri.
Winnicott parla di atteggiamento materno sufficientemente buono per descrivere l'atteggiamento di una madre che consente il raggiungimento di un sano sviluppo psicologico, inoltre sostiene che nei primi mesi di vita l'orientamento mentale del bambino ha atteggiamenti di onnipotenza che gli fanno credere di creare oggetti propri e solo col rapporto con la madre il bambino piano piano percepisce aspetti anche del non-Io, di cose non create da lui.
Il passaggio dall'onnipotenza alla fase di relazione oggettuale (dove la madre è finalmente percepita come persona esterna) è consentito dall'oggetto transizionale (un oggetto con aspetti dell'Io e del non-Io).
Gli oggetti transizionali sono oggetti che ricordano la madre al bambino, e possono anche essere oggetti non concreti, come suoni ed odori.
La persistenza di un oggetto transizionale dopo l'infanzia è indice di patologia e può sfociare in orientamenti perversi come il feticismo.
Winnicott distingue quindi 3 fasi dello sviluppo del bambino: il primo è uno stadio di indifferenzione tra il Sé e gli oggetti (oggetti del Sé) dove c'è onnipotenza (stadio detto: relazionarsi all'oggetto), la seconda fase è quella con i fenomeni transizionali, nella terza fase l'oggetto è percepito come esterno e autonomo e può essere usato (stadio detto: uso dell'oggetto).
Secondo Winnicott il bambino ha un potenziale innato per la costruzione della propria personalità che è specifico di ciascun individuo e questo potenziale per avverarsi ha bisogno di un buon ambiente materno, in caso contrario sopraggiungono angosce persecutorie, sentimenti di annientamento, senso di andare a pezzi, disorientamento ("agonie primarie catastrofiche").
Oltre alle carenze ambientali Winnicott ritiene anche che l'origine delle angosce sia dovuta alla componente aggressiva delle pulsioni libidiche.
I meccanismi di difesa contro la paura di finire in pezzi creano distorsioni all'interno della personalità, che Winnicott chiama "falso Sé mentale".
Il falso Sé protegge e nasconde il vero Sé da una realtà divenuta insostenibile, però agisce in modo patologico, dato che impedisce lo sviluppo del vero Sé, instaurando rapporti poveri e privi di significato con i propri oggetti.
La terapia che Winnicott suggerisce è quella di destrutturare il falso Sé attraverso la regressione terapeutica, per liberare così il Sé dalla sua prigionia.


Oggetti transizionali e fenomeni transizionali


Winnicott si preoccupa del primo oggetto posseduto e dell'area intermedia compresa tra ciò che è soggettivo e ciò che è oggettivamente percepito.
Il fenomeno transizionale si inizia a mostrare verso i 4,6,8,12 mesi.
Non appena il bambino incomincia ad usare suoni organizzati, può comparire una parola per indicare l'oggetto transizionale, inoltre questo oggetto apre la via al bambino verso l'accettazione della differenza e della somiglianza.
Informazioni sull'oggetto transizionale si possono avere sia dai genitori che dallo stesso bambino.
Alcune osservazioni sull'oggetto transizionale sono:

  1. l'oggetto transizionale sta per il seno, o per l'oggetto della prima relazione
  2. precede lo stabilirsi dell'esame di realtà
  3. in rapporto ad esso, il bambino passa dal controllo onnipotente (magico) al controllo mediante manipolazione
  4. può diventare un oggetto feticcio e persistere nelle caratteristiche sessuali da adulto
  5. può rappresentare le feci
L'oggetto transizionale non è un oggetto interno, ma non è per il bambino manco un oggetto esterno, è un possesso.
Dopo che per un po' l'oggetto esterno rimane inadeguato, l'oggetto interno cessa di avere un significato e allora l'oggetto transizionale perde di significato.
L'oggetto transizionale non è mai sotto controllo magico, nè mai totalmente fuori controllo come la madre.
La madre buona fa procedere gradualmente l'identificazione primaria del piccolo, adattandosi prima totalmente, poi sempre di meno, ed il successo nell'occuparsi del bambino avviene grazie al senso di devozione e non per via di abilità e conoscenze intellettuali.
I mezzi che ha il bambino per fronteggiare il venir meno della madre sono:
  1. l'esperienza più volte ripetuta che la frustrazione è limitata nel tempo
  2. il senso crescente di un processo
  3. gli inizi dell'attività mentale
  4. soddisfacimenti autoerotici
  5. il ricordare, il fantasticare
All'inizio cmq, l'adattamento deve essere quasi perfetto, se no il bambino non riesce a rapportarsi con la realtà esterna, la madre quindi inizialmente illude il bambino che il seno faccia parte di lui, e poi gradualmente lo disillude, però perchè tutto fili liscio, all'inizio deve essere in grado di illuderlo a sufficienza.
I fenomeni transizionali rappresentano i primi stadi dell'uso dell'illusione, senza la quale non c'è significato nel rapporto con un oggetto che è percepito come esterno.
Il compito primario della madre è quello di disilludere, tramite svezzamento, ma se la disillusione è finita male, lo smettere di dare latte non vuol dire svezzare.
Si pensa che l'accettazione della realtà non è mai completa, che nessun essere umano è libero dalla tensione insita nel mettere in rapporto la realtà interna con quella esterna, e che il sollievo da questa tensione è fornito da un'area intermedia di esperienza che non viene messa in discussione (es. chiesa, arte), e quest'area è in diretta continuità con l'area di gioco del bambino piccolo, che è perduto nel gioco.
Nell'infanzia quest'area intermedia è necessaria per l'inizio del rapporto del bambino col mondo esterno, ed è fornita dalle buone cure materne.


Epistemologia clinica


Profondo in senso analitico non è uguale a precoce nel senso dello sviluppo infantile, il termine profondo si riferisce a qualcosa di variabile, mentre precoce si riferisce a un dato di fatto, quindi i 2 termini sono difficilmente confrontabili.
Ad esempio, la condizione schizoparanoide può essere considerata precoce, al posto che profonda.
L'ambiente induce a reazioni solo quando fallisce, perchè il fatto che abbiamo un buon ambiente, è qualcosa che viene dato per scontato, ed un buon analista, deve saper analizzare il materiale precoce dell'influenza ambientale, anche se lo stesso bambino non lo sa portare alla luce perchè troppo piccolo e non ne è consapevole.
Durante l'analisi bisogna penetrare sempre più profondamente e un bambino deve cmq distanziarsi da ciò che è precoce al fine di acquisire la maturità necessaria per essere profondo.



Vero e falso Sé


Le organizzazioni del falso Sé sono:
  1. a un polo estremo: si costituisce come reale, e chi osserva tende a prenderlo per la persona reale, ma il falso Sé inizia a traballare nei rapporti profondi di lavoro e d'amicizia
  2. livello meno grave: difende il vero Sé, che è riconosciuto come potenziale e gli è permessa una via segreta e si ha la conservazione dell'individuo nonostante le condizioni ambientali anormali
  3. ricerca le condizioni che permettono al vero Sé di venire alla luce, dove il suicidio è la distruzione del Sé totale compiuta per impedire l'annientamento del vero Sé
  4. il livello più vicino alla salute: si forma sulla base di identificazioni
  5. nello stato di salute: è rappresentato da tutta l'organizzazione dell'atteggiamento sociale educato, si finge per avere un posto in società

L'analista quindi deve fare attenzione alla diagnosi della falsa personalità.
Quando il falso Sé si organizza in un individuo che ha un alto potenziale intellettivo, può succedere che l'intelletto diventi la sede del falso Sé ed in tal caso si crea una dissociazione tra attività intellettuale ed esistenza psicosomatica.
In questi casi, le persone esterne, vedendo che l'individuo ha un grosso successo accademico, non credono al fatto che questi abbia problemi psicologici, e l'individuo si sente sempre più strano tanto più successo ha, così che, se l'individuo si autodistrugge, la gente rimane incredula, perchè non sospettava nulla.

Nel ricercare l'etiologia del falso Sé, si esamina lo stadio delle prime relazioni oggettuali, in quanto non è possibile capire cosa accade se si osserva solo il bambino.
Il ruolo della madre buona è quello di andare incontro all'onnipotenza del figlio, dandole un senso, più e più volte, e facendo così fa emergere il vero Sé, grazie quindi alla forza data dalla madre all'Io debole, tramite il supplemento offerto alle sue espressioni onnipotenti.
Nel primissimo stadio, il vero Sé è la posizione da cui provengono il gesto spontaneo e l'idea personale, dove il gesto spontaneo è il vero Sé in azione.
Il vero Sé da quindi la sensazione di realtà, mentre il falso Sé da la sensazione di irrealtà e di futilità, inoltre il Sé vero compare non appena c'è un accenno di organizzazione mentale e diventa rapidamente complesso e capace di reagire rapidamente ad uno stimolo senza rimanerne traumatizzato.
Ogni nuovo periodo di vita in cui il vero Sé non viene gravemente interrotto rappresenta un aumento del senso di realtà e consente al bambino di superare 2 fenomeni: l'interruzione della continuità di vita del vero Sé e le esperienze reattive o del falso Sé messe in rapporto con l'ambiente su una base di compiacenza.
L'equivalente del falso Sé nello sviluppo normale rappresenta la capacità di adattamento all'ambiente, alla società, rappresenta un compromesso, l'individuo sano inoltre, è un essere creativo e spontaneo che ha la capacità di usare simboli e la salute è quindi rappresentata dalla capacità di vivere in uno stadio intermedio tra sogno e realtà, cioè di avere una vita culturale.
Gli individui che hanno una grande scissione tra i 2 Sé, mostrano invece una scarsa capacità di usare simboli e una vita culturale carente, sono persone irrequiete che non sanno concentrarsi e che necessitano di trovare aspetti urtanti nella vita, in modo da impiegare il tempo reagendo ad essi.
Il falso Sé inganna l'analista se questi non riesce a capire che all'individuo manca qualcosa, manca l'elemento centrale essenziale dell'originalità creativa.


N. Masud R. Khan


Masud Khan è una delle figure più originali della psicoanalisi britannica attuale, soprattutto per il suo contributo all'analisi delle perversioni e degli stati borderline.
Khan conia il concetto di spazio onirico, una forma di spazio transizionale ricco di attributi di creatività che va distinto dal processo del sogno, che è un dato biologico, e dal suo uso come oggetto e strumento di comunicazione nel processo analitico.
Khan si interessa anche allo sviluppo del Sé in relazione all'oggetto e coglie il senso di sviluppo del soggetto, inteso come agente ed organizzatore delle pulsioni e dei desideri.
Propone anche il concetto di trauma cumulativo, ipotizzando che quando il bambino metabolizza ripetutamente l'esperienza dell'incapacità materna di proteggere il suo Io, ancora fragile ed immaturo, quest'ultimo subisce una distorsione.
Khan studia il rapporto madre-bambino, dove l'aggressività viene vista come espressione di stati d'ansia e senso di colpa intollerabili, e questo tipo di rapporto conflittuale continuo con la madre può portare alla schizofrenia, mentre il suo opposto, la troppa complicità e seduttività materna, può portare alla nascita delle perversioni.

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