sabato 1 aprile 2017

Psicopatologia (24/25): Nascita di un bambino handicappato ed elaborazione del lutto

Quando nasce un bambino handicappato, il pediatra e i suoi colleghi possono osservare le reazioni della famiglia ed individuare i fattori che strutturano il trauma vissuto dalla famiglia o danno origine alle risposte adattive di questa.
Quando la discrepanza tra bambino ideale e bambino reale è troppo alta (come nel caso della nascita di un bambino handicappato), può insorgere un trauma nei genitori.

L'attesa di un bambino per una donna in gravidanza è un po' come un turbamento adolescenziale, perchè la struttura psichica della madre viene preparata gradatamente ad un nuovo individuo, e questo processo preparatorio e adattivo viene interrotto bruscamente dalla nascita di un bambino ritardato.
Inoltre, i conflitti nella relazione della donna con la propria madre e quelli relativi alla propria femminilità spesso si risvegliano nel corso del lavoro psichico della gravidanza, e in caso di un figlio malato la donna può avere una forte delusione ed un senso di fallimento e importanza.

Il lutto è una risposta caratteristica alla perdita di un oggetto di valore, e nella reazione al lutto, le aspettative della madre vengono cancellate dalla nascita di un bambino handicappato, mentre si avverano i suoi timori angosciosi di avere un bambino imperfetto.
La madre si sente ingannata e danneggiata da questa nascita, perchè dopo tanta preparazione non è riuscita ad ottenere quello che voleva, si ha da un lato il senso di colpa e la dedizione completa al figlio malato, dall'altro l'intolleranza ed il diniego di un bambino che causa una ferita narcisistica intollerabile.
Alcune mamme hanno bisogno di rassicurazioni che il figlio potrà diventare normale, per potersi prendere cura di lui, altre si identificheranno in lui subendo una ferita narcisistica che si tramuterà in ritiro materno e diniego dei bisogni del piccolo (il diniego può essere usato per tenere lontane angoscia e depressione).

Capita che alcuni genitori abbiano come difesa la distorsione, e in questo caso devono essere i pediatri e gli operatori a dare ai genitori la giusta interpretazione, magari un po' alla volta per dargli modo di interiorizzare la cosa.
Questi chiarimenti rafforzano la capacità dei genitori di fare l'esame della realtà e riducono quindi le distorsioni.
L'interpretazione è cmq un processo dinamico continuo di traduzioni e chiarimenti successivi anziché una singola spiegazione definitiva.

Può poi capitare che la madre trascuri gli altri bambini per curare il malato, e spesso il bambino normale reagisce con paura, depressione e sensi di colpa per avere un fratello ritardato.
La nascita di un bambino ritardato può avere quindi un effetto traumatico sullo sviluppo della madre e sull'elaborazione delle relazioni intrafamiliari.

La reazione materna alla morte del piccolo è diversa da quella della nascita di un bambino handicappato.
In entrambi i casi c'è il sentimento di perdita, di rimpianto, di rabbia verso il destino, di senso di colpa, e la differenza sta nell'effetto persistente, sulla madre, del bambino handicappato, che è vivo e richiede cure ed attenzioni reali.
Quando invece il bambino muore, la libido può essere ritirata subito, per essere disponibile per altri legami, senza il bruciante ricordo quotidiano del fallimento, e quando una persona è in lutto, la sua capacità di riconoscere la realtà, valutarla e adattarvisi è molto menomata.
Se il bambino ritardato non è il primogenito, il lutto può essere meno pesante, inoltre se il problema emerge gradatamente e non tutto di botto, la reazione è meno acuta, anche se ha la stessa struttura.
In questi casi di crescita graduale del problema, può esserci lo stesso il diniego, ma nel frattempo i genitori possono muoversi per cercare di far superare il problema al bambino (tramite assistenza specifica), perchè sono convinti che è una cosa temporanea.

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