giovedì 20 agosto 2015

Psicologia generale I (3/27): La psicologia cognitivista

Tra gli anni 60 e 70, c'è stata la scalata della psicologia cognitivista, branchia della psicologia divenuta molto celebre in nordamerica.

La psicologia cognitivista può essere definita come lo studio dell'abilità delle persone ad acquisire, organizzare, ricordare le conoscenze ed a usarle come guida nel loro comportamento.

Il termine cognizione fa riferimento alla conoscenza.

La nascita ufficiale del cognitivismo viene fatta risalire all'opera Psicologia cognitivista (Cognitive Psychology) di U. Neisser, nel 1967.

Gli psicologi cognitivisti studiano la mente, non attraverso l'introspezione, ma attraverso l'analisi del comportamento.

I due precursori della psicologia cognitivista furono Clark Hull (1882-1952) e Edward Tollman (1886-1959), due comportamentalisti che seguivano un approccio che poi sarebbe stato definito cognitivista.

Ancora più indietro nel tempo, Wilhelm Wundt (1832-1920) usava metodi sperimentali molto simili a quelli usati dai cognitivisti nei tempi nostri, ed è considerato da molti il fondatore della psicologia sperimentale.

La psicologia cognitivista fu influenza molto anche da teorie provenienti al di fuori della psicologia nordamericana.
Un personaggio che influenzò molto i cognitivisti nordamericani fu lo svizzero Jean Piaget (1896-1980), divenuto celebre per il suo studio sulle abilità cognitive dei bambini.
Piaget formulò una teoria secondo la quale i bambini subiscono delle metamorfosi mentali durante la loro crescita, metamorfosi divise in varie fasi, che vanno dall'infanzia all'adolescenza.
Piaget si servi degli schemi per cercare di caratterizzare le modalità di pensiero di ciascuna fase.
Gli schemi sono dei costrutti mentali, dei progetti che servono per predisporre il modo di agire, e ad utilizzare l'informazione in modo da controllare le azioni.

Va inoltre ricordato Noam Chomsky (1928), linguista statunitense che ha scritto il libro le strutture della sintassi, che ha rivoluzionato il campo della linguistica.
Chomsky sostiene infatti, che il linguaggio deve essere considerato come un sistema di regole mentali, e non una concatenazione di eventi stimolo-risposta.
Queste regole sono imposte ed in parte predeterminate della innate capacità della mente umana.
Nacque così la psicolinguistica, una disciplina che oggi rappresenta uno dei principali campi di ricerca della psicologia cognitivista.

Il computer ha influenzato molto il modo di ricerca della psicologia cognitivista e non.
Facendo un'analogia con il mondo del computer, l'input rappresenta l'informazione ricevuta dai sistemi sensoriali, l'output l'azione comportamentale, e tutto ciò che avviene nel mezzo rappresenta il pensiero.

La psicologia cognitivista odierna ha molte scuole di pensiero ed un'infinità di metodi diversi di ricerca.
Una corrente di pensiero sostiene la teoria dell'ellaborazione delle informazioni, che cerca di formulare le proprie teorie in forma di istruzioni eseguibili dal computer.
Altri studiosi si basano sulle teorie dell'evoluzione, tenendo una prospettiva funzionalista.
Altri invece utilizzano le neuroscienze cognitive, tentando di identificare le aree cerebrali che servono per svolgere i vari compiti.
Altri ancora si appoggiano alla psicologia sociale, in una scuola chiamata cognizione sociale, che sviluppa modelli cognitivi per spiegare come le persone si influenzano a vicenda.

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