domenica 3 aprile 2016

Psicologia dello sviluppo (12/12): La comunicazione affettiva tra il bambino e i suoi partner

I bambini sanno esprimere emozioni appropriate fin dai primi mesi di vita, e già dai primi 2 mesi di vita sa riconoscere le emozioni espresse dalla madre, sa inoltre imitare le espressioni facciali grazie a capacità innate.
Le madri hanno un ruolo attivo, sanno imitare le espressioni positive dei figli e lasciare stare quelle negative, sanno dunque sintonizzarsi e condividere le emozioni positive che il figlio manifesta.
Secondo Tronick fin dalla nascita tra madre e bambino si costituisce un vero e proprio sistema di regolazione affettivo, e se ad esempio la madre è depressa, c'è il rischio che trasmetta emozioni negative al piccolo e non sappia cogliere le positive, rischiando di far turbare il bambino che cerca anche di distogliere lo sguardo dalla madre.
Tomkins sostiene che le emozioni sono le principali fonti di motivazione e regolazione del comportamento interazionale infantile.
Emde invece sottolinea l'importanza delle emozioni positive nello sviluppo e sostiene che esse hanno un sistema separato dalle negative (col suo modello neghentropico).
L'Adult Attachment Interview (AAI) della Main è invece un'intervista che serve ad individuare i diversi modelli interni di attaccamento negli adulti rispetto ai propri genitori.
Pare inoltre che il bambino sia predisposto a creare legami con il proprio genitore, ma che anche questo, sulla base delle sue passate esperienze, tende a sviluppare un attaccamento verso il proprio figlio, con sentimenti come ansia da separazione e voglia di contatto che possono influenzare il proprio modo di fare il proprio ruolo.
La responsività della madre è legata alle modalità con cui il bambino è in grado di comunicare i suoi bisogni e i suoi desideri, e la Ainsworth con la sensitive responsiveness ha usato dei parametri per misurare la capacità del genitore di cogliere questi stimoli.
Secondo la Main i pattern di attaccamento insicuro sono delle strategie difensive del piccolo, usate ad esempio per divendersi dall'inaccessività emotiva della madre, queste strategie sono molte precoci e sono ad esempio attuate con l'evitamento dello sguardo materno.
Anche i genitori hanno dei meccanismi di difesa che possono essere individuati con la AAI.
Secondo Bion la rèverie è la capacità del genitore di contenere ogni emozione (positiva e negativa) che il neonato trasmette, e di ritrasferirgliela trasformata ed elaborata.
Secondo Winnicott l'incapacità della madre di funzionare in modo sufficiente può trasmettere al bambino ansie impensabili.
Fonagy invece, ricollegandosi alla teoria della mente, ipotizza che la responsività della madre è derivata da una capacità metacognitiva, che fa attribuire al bambino appena nato stati mentali appartenenti in realtà a lei, e quando c'è un genitore di tipo insicuro, esso non sa contenere le emozioni del figlio.
Se invece è il genitore ad essere insicuro, trasmette al bambino le proprie difese emotive.
In generale pare che la madre possa influenzare il bambino con le sue emozioni passate, quelle della sua infanzia, quindi generando un fenomeno tramandabile di generazione in generazione.
Quando c'è una patologia, può essere dovuta anche a identificazioni inconsapevoli operate nei confronti di fantasie non elaborate dai propri genitori e da loro trasmesse in modo inconscio.



Le emozioni e la comunicazione affettiva nei bambini


La comunicazione affettiva del bambino modifica l'esperienza emotiva e il comportamento della madre, e viceversa.
Il metro di misura della positività delle emozioni è il sorriso, che è usato da madre e piccolo.


I bambini si pongono diversi obiettivi fin da piccoli, di natura esterna come esplorare l'ambiente, ma anche di natura interna, e sono le emozioni che informano se sono stati raggiunti gli scopi (positive) o meno (negative), e in linea di massima si può dire che le emozioni motivano e organizzano il comportamento piuttosto che disgregarlo (Campos).
Le manifestazioni affettive mostrate dal piccolo servono al caregiver per capire se devono aiutarlo in quello che sta facendo, e Tronick ha definito questi processi comportamenti regolatori eterodiretti.
Il caregiver può dunque risolvere i problemi del bambino, può trasformare le emozioni negative in positive, tuttavia il bambino non è totalmente dipendente da esso, ha anche lui dei meccanismi di difesa, come distogliere lo sguardo, che gli consentono di scaricare la tensione (comportamenti regolatori autodiretti).
Quando i comportamenti regolatori eterodiretti non raggiungono lo scopo, entrano in gioco gli autodiretti, e già dai 3 mesi è importante la regolazione perchè non si tratta solo di stati temporanei, ma di possibili rappresentazioni interne.


Wolff ha affermato che nel piccolo il sorriso viene riconosciuto prima dalla voce e successivamente dall'espressione facciale, e che già dai 10 mesi i bambini sanno rispondere ad entrambi i segnali.
Lo stato emotivo degli adulti influenza quello dei piccoli, e questi si affidano allo stato dell'adulto per valutare l'ambiente esterno quando sono in dubbio (per rassicurarsi cercano di capire se i genitori sono sereni o tesi, ad esempio).
Diversi studi han dimostrato che i bambini già dai primi mesi sanno riprodurre le espressioni facciali delle principali emozioni.
Secondo Emde i genitori categorizzano le espressioni facciali dei piccoli lungo 3 dimensioni:

  1. il tono edonico, dagli affetti positivi ai negativi
  2. l'attivazione, dal sonno all'eccitazione
  3. l'orientamento, da interno a esterno
Le interazioni faccia a faccia tra adulto e bambino iniziano ad apparire intorno al terzo mese, questa coordinazione è possibile grazie alla reciprocità, la sincronia e la coerenza.
Tuttavia, nell'arco del primo anno di vita, la coordinazione è presente solo al 30% e si ha un passaggio continuo da stati di coordinazione e non.
Le madri depresse possono avere interazioni disturbate e scoordinate perchè distolgono più facilmente lo sguardo e possono farlo distoglierlo al figlio con il loro carattere triste o nervoso.
Quando si ha uno stato interattivo scoordinato si dice che c'è stato un errore interattivo mentre quando si torna allo stato coordinato, si dice che c'è stata una riparazione dell'interazione.
La trasformazione degli affetti negativi in positivi nel corso delle interazioni normali produce diversi effetti positivi sullo sviluppo, permettendo al bambino di accrescere le proprie competenze affettive eterodirette, e le proprie capacità regolatorie autodirette.
Se ci sono interazioni anormali e l'autoconsolazione non ha efficacia, possono esserci problemi nello sviluppo, e la regolazione degli affetti negativi diviene quindi l'obiettivo principale del bambino.
In caso di fallimento di questi processi, il bambino raffigura se stesso come una persona inefficace e il genitore come una persona inaffidabile, e in caso di un prolungato periodo di insuccesso interazionale (scoordinato), il bambino può perdere l'interesse nella madre.
Il problema dei meccanismi di difesa, è che se sono esercitati troppo spesso possono diventare automatici ed inconsci e diventare patologici, portando il bambino ad usarli per evitare anche le cose non negative.
Tuttavia le esperienze anormali non sfociano sempre in patologia, in alcuni casi il bambino può addirittura sviluppare una spiccata sensibilità per gli stati emotivi della madre, cercando di comprenderla meglio e di migliorare l'interazione, e in linea di massima, questo tipo di interazione può portare effetti diversi in diversi momenti dello sviluppo.

I problemi dei bambini, come attacchi d'ira, cattiva condotta e propensione al rischio da adolescenti, possono essere visti come la conseguenza delle esperienze di regolazione reciproca accumulate dal bambino e dalla sua capacità di autoregolazione.
Inoltre, il modo in cui l'adulto, quando era bambino, regolava i propri affetti ed emozioni, influenza il suo comportamento da adulto. 


Emozioni positive in psicoanalisi


La psicoanalisi ha affrontato il problema del piacere con 2 linee di pensiero: quella che afferma che il piacere è la conseguenza di una scarica pulsionale, dove c'è il piacere della ricerca della stimolazione, e quella dove il piacere è considerato un ambito qualitativamente separato del funzionamento della mente.
Questa seconda ipotesi è quella più accreditata, ed è quella che propone l'esistenza di un sistema di base centrato sul piacere, che ha la funzione di guida del comportamento.


Diversi studi han mostrato la correlazione tra sorriso e attivazione fisica e attività cardiaca, e secondo alcuni esistono 2 diversi tipi di sorriso che appaiono prima del sorriso sociale:
  1. Sorriso endogeno precoce (sorriso REM): compare già dopo pochi minuti dalla nascita, negli stadi rem, con regolarità, in modo spontaneo, in rapide successioni seguite da lunghe pause.
    E' un sorriso che raramente viene notato dai genitori e viene considerato come un esercizio preparatorio al vero sorriso.
  2. Sorriso sociale precoce: nei primi giorni di vita, viene risposto in risposta a stimolazioni comparendo in modo irregolare, viene prodotto in maniera sempre maggiore in risposta alla stimolazione.
Le emozioni positive di entità ridotta esercitano per i piccoli un effetto facilitante nei compiti di natura cognitiva, di entità media, degli effetti più accentuati, di entità elevata, effetti negativi.
Molte ricerche confermano il fatto che esiste un sistema di emozioni positive biologicamente predisposto, organizzato separatamente da quello delle emozioni negative.

L'emotività è anche un segnale, ad esempio se una persona è in dubbio su quello che deve fare, di solito guarda altre persone di fiducia per coglierne un segnale di natura emotiva chiarificatore, mentre altre ricerche dimostrano che normalmente c'è una condivisione delle emozioni positive, mentre in popolazioni a rischio si condividono di più le emozioni negative.
E' cmq indubbia l'importanza delle emozioni positive nello sviluppo e la disponibilità emotiva è uno dei maggiori indicatori che lo sviluppo sta procedendo bene, infatti la mancanza di emozioni positive può essere un indicatore maggiore di patologie piuttosto che la presenza di emozioni negative.

Le emozioni positive sono più variabili delle negative durante lo sviluppo perchè riflettono meglio le modificazioni dell'ambiente, e quando le emozioni negative prevalgono c'è rischio di patologie, mentre le positive promuovono comportamenti prosociali.
Inoltre chi è positivo è di solito più portato a resistere agli stress e ha maggiore capacità di recupero in caso di problemi di varia natura.

Lo sviluppo morale si compie per lo più prima del terzo anno di vita, per questo sviluppo è molto importante la reciprocità, la cui comparsa è basata su una forte predisposizione biologica, e i comportamenti riparatori che si possono attivare per via della morale, sembrano essere sequenze di emozioni positive.
Anche l'empatia è importante, sembra avere una variabilità individuale dovuta alla qualità della relazione tra il bambino e il caregiver.
Lo sviluppo morale inoltre avviene in relazione alle proibizioni imposte dai genitori, e l'orgoglio esercita una attrazione positiva, dimostrando che una regola è stata applicata con successo.
Dai 36 mesi si usano gli spunti narrativi come metodo di valutazione della moralità, ed è stato dimostrato che i bambini di età prescolare possono tenere a mente fino a 2 soluzioni alternative per ogni dilemma morale che gli viene presentato.
La condivisione delle esperienze positive è importante e Damon afferma che dai 4 anni la maggior parte dei bambini ha interiorizzato una norma legata alla condivisione.


Diverse ricerche han dimostrato che alcune parti del cervello sono responsabili delle nostre emozioni, l'emisfero anteriore sinistro è coinvolto nella pianificazione dei comportamenti di approccio e organizzazione di affetti positivi, l'emisfero anteriore destro governa invece i comportamenti di evitamento e negativi.

Ricerche su animali han dimostrato l'esistenza di comportamenti di ricerca di stimolazione, e sembrano esserci nel cervello dei sistemi centrali di rinforzo, e che l'autostimolazione del cervello costituisce un rinforzo positivo.
Sono state riscontrate 2 diverse classi di motivazioni: la prima riguarda i comportamenti guidati dalla carenza di stimolazioni, la seconda è legata a comportamenti motivati dalla stimolazione come incentivo.
In generale le emozioni positive sono spesso legate con motivazioni legate all'incentivo (all'aspettativa).

Secondo la teoria di Otto Kernberg (1976) gli affetti organizzano le rappresentazioni del Sè in relazione agli altri, e queste ultime diventano componenti di base della successiva formazione, alla fine dell'infanzia, di pulsioni libidiche e aggressive caratterizzate da un'organizzazione più complessa.
Nella teoria di Joseph Sandler (1978) il concetto di desiderio implica delle aspettative e uno scenario immaginario dove ci sono gli obiettivi e le azioni degli altri in relazione a sè, e spesso anche gli esiti piacevoli e positivi di quelle azioni.
La teoria cognitiva degli script ha cercato di descrivere in dettaglio il modo in cui vengono immagazzinate le aspettative relative al Sè in relazione agli altri.

Nel modello di Freud il piacere è la conseguenza di un incremento della spinta pulsionale mentre il dispiacere è il suo decremento.
Secondo nuove concezioni gran parte del piacere è legato alla neghentropia (aumento dell'ordine e diminuzione dell'entropia) e all'entropia.

Il principio dell'assimilazione cognitiva è la tendenza biologicamente determinata ad elaborare l'informazione, a strutturarla in accordo con ciò che è familiare, e a individuare le novità.
E' stato dimostrato che c'è una tendenza nel bambino a comprendere a fondo le cose quando esplora, e quando ciò gli riesce ha sensazioni di piacere.


Discorso, predittività e studi recenti sull'attaccamento


Bowlby ritiene che il sistema comportamentale di attaccamento si è evoluto per assolvere la funzione biologica di assicurare protezione ai piccoli, una volta selezionata la figura di attaccamento, il bambino controlla la sua posizione, mantenendosi sempre nelle vicinanze.
Questo sistema sembra essere attivato da segnali sia esterni che interni (es. malattia).


Ainsworth ha ideato la Strange situation per mostrare come il comportamento di attaccamento si intensifica nei bambini di un anno, in risposta a 2 separazioni e 2 riunioni con la madre in un ambiente estraneo.
La Ainsworth ha individuato 3 gruppi: gruppo B - sicuro, gruppo A - insicuro evitante, gruppo C - insicuro ambivalente, e in seguito altri studiosi hanno individuato anche un quarto gruppo, gruppo D - disorganizzato/disorientato che comprende alcuni bambini non classificabili nei gruppi precedenti, con comportamenti analoghi al nome del gruppo che sembrano avere anche fantasie terribili.
In generale, i bambini A e C hanno sviluppato strategie indirette per far fronte alla paura in presenza di un genitore rifiutante, mentre il comportamento disorganizzato/disorientato sembra riflettere un fallimento nella strategia comportamentale, in quanto il bambino è spaventato sia dalla situazione che dal genitore.
Inoltre, un comportamento spaventato del genitore può essere spaventante anche per il piccolo.

L'Adult Attachment Interview (AAI)
E' un'intervista strutturata di tipo clinico, focalizzata sulle esperienze precoci di attaccamento e sui suoi effetti.
In questa intervista, della durata di 1 ora, ai soggetti vengono chiesti 5 aggettivi che descrivono la loro relazione nell'infanzia con i propri genitori, viene chiesto inoltre a quale genitore si sentivano più vicini ed altre domande fatte per capire come certe esperienze possano avere influenzato lo sviluppo della loro personalità.
Questa intervista permette di capire se l'intervistato tende a contraddirsi o se non sa sostenere le sue precedenti dichiarazioni, e alla fine sono state individuate 4 classificazioni di adulti, relazionabili alle classificazioni della Strange Situation dei propri figli.
I genitori sicuri autonomi avevano figli sicuri, quelli distanzianti li avevano evitanti, quelli preoccupati li avevano ambivalenti e i genitori disorganizzati li avevano disorganizzati/disorientati.
I soggetti vengono classificati sicuri autonomi quando sono coerenti e le risposte sono chiare e rilevanti, sono classificati distanzianti quando il discorso sembra minimizzare l'importanza delle esperienze collegate all'attaccamento e sono anche poco collaborativi e un po' contraddittori, sono classificati preoccupati quando mostrano coinvolgimento confuso, arrabbiato o passivo nelle figure di attaccamento o quando sono spaventati da un'esperienza traumatica, ed infine sono classificati non risolti disorganizzati quando c'è disorganizzazione e disorientamento mentale.
Errori nel monitoraggio del ragionamento o del discorso durante l'AAI sono correlati con gli indici relativi agli stati dissociativi.
Secondo Waters cmq, la valutazione dello stato della mente non è riconducibile allo stile generale del discorso, e lo stato della mente dell'adulto sull'attaccamento non è risultato in relazione con i test d'intelligenza generale o di memoria.
Pare che cmq lo stato della mente del genitore sia influenzato dal bambino, e che la coerenza del discorso dell'adulto possa predirre la sicurezza di un bambino ancora non nato (e viceversa se c'è incoerenza).

Si pensa che la modalità evitante e quella ambivalente siano utili al mantenimento di uno stato attenzionale-rappresentazionale stabile, e che sentimenti e ricordi che minacciano questi stati possono venir controllati dall'ansia come segnale.
La strategia di difesa del piccolo può essere quindi concepita come una risposta ad un blocco genitoriale.


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