domenica 11 dicembre 2016

Criminologia (1/8): Dal paradigma illuministico alla teoria dell'attore sociale

La scuola classica del XVIII secolo è la prima teoria che ha interpretato il problema dell'ordine sociale, ispirandosi al paradigma illuministico, dove il reato è commesso per libera scelta e per interesse.
Cesare Beccaria è uno dei massimi sostenitori della riforma del diritto penale, la quale ha 2 aspetti in particolare: la nuova concezione e pratica della pena e del sistema carcerario, e l'interpretazione dell'individuo di fronte alla legge.
Inoltre, in questo periodo si sostiene che la pena in quanto tale non esiste, ma è sempre in relazione ad uno specifico contesto socio-culturale ed economico.


Il delitto e la pena nel paradigma illuministico


Prima della riforma carceraria si arrestavano tutti, senza distinzioni tra delinquenti, pazzi, vagabondi, mentre con la riforma sono stati guardati di più i diritti dei carcerati (no torture, pene capitali, deportazioni, ecc...) ed il fine delle pene non è più visto solo come quello di impedire al reo di commettere altri reati.
Per garantire i diritti sugli individui e l'uguaglianza, si pone l'accento sul delitto e non su chi lo commette, e nel saggio di Beccaria (Dei delitti e delle pene) vengono definite le caratteristiche che la pena dovrebbe avere: proporzionalità al delitto, prontezza, mitezza, infallibilità e funzione disincentivante.



Gli interessi dell'homo oeconomicus


La scuola classica era quindi più rivolta alla riforma del sistema delle pene e delle procedure di diritto e meno allo studio del singolo delinquente.
Questa scuola vede il crimine non come reazione a fattori ed influenze esterne, ma come azione dell'individuo diretta ad ottenere benefici nel contesto delle norme e delle sanzioni (si pone l'accento sulla responsabilità della propria azione come scelta personale e libera).
Secondo Hobbes (ripreso da Beccaria), l'origine delle pene è dovuto al fatto che si scambia una condizione di incertezza e di vita isolata, per una nuova condizione di tranquillità, a prezzo di una parte di libertà.
L'uomo è visto come alla ricerca del piacere e della felicità e quindi c'è il calcolo dei costi-benefici, e nella riforma è molto importante il concetto di pena minima necessaria.
Uno dei più grandi freni per il crimine, non è la crudeltà della pena, ma l'infallibilità, la certezza della pena, dato che cmq alla pena ci si abitua e quindi non serve inasprirla.
Le teorie del paradigma utilitaristico del XVIII furono superate nel XIX secolo da altre teorie che tornarono ad occuparsi della analisi delle cause e delle condizioni materiali e ambientali del crimine (squilibri sociali portati dalla rivoluzione industriale).



Scelta razionale e teoria situazionale della devianza


La teoria della scelta razionale di Cornish e Clarke (1986) presuppone che gli individui adottino delle strategie individuali libere nel compiere azioni criminali e valutino i benefici nel trasgredire una legge, liberi ed indipendenti da condizionamenti sociali esteriori.
Questi autori non accettano l'idea che i criminali siano diversi dai cittadini normali, e secondo Travis Hirschi, esistono 2 presupposti del riproporsi della scelta della devianza: la disorganizzazione sociale ed il controllo sociale.
Secondo la teoria del controllo sociale di Hirschi (1960), tutti gli individui sono capaci di commettere un crimine se il prezzo è appropriato, definendo il prezzo come il rapporto tra vantaggi del crimine e la probabilità di essere scoperti.
Secondo Hirschi è importante la forza del legame sociale, dove un adolescente ha tante più probabilità di fare un percorso deviante, tanto minore è il suo legame con il mondo degli adulti.
La teoria della scelta razionale e del controllo sociale condividono la stessa immagine di uomo come animale razionale e non sociale, rifiutando la visione dei positivisti di uomo che reagisce irrazionalmente alle spinte dell'ambiente, e la differenza tra queste 2 teorie sta invece nel fatto che la teoria della scelta razionale si concentra sull'evento, mentre l'altra si concentra sul coinvolgimento.
I criminali variano molto tra di loro, come motivazioni e modalità di crimine, ma non sono diversi da qualsiasi cittadino se li si guarda come persone che agiscono in base a scelte situazionali e ad opportunità che si presentano di volta in volta.
La teoria della scelta razionale si differenzia da quella classica perchè prende in considerazione il contesto, come causa esistente alla radice del crimine, mentre alcune proprietà dell'individuo (altezza, peso, sesso, ecc...) sono variabili situazionali, ovvero legate al crimine e non alla criminalità.



La teoria del deterrente


Teoria sviluppata dal 1960 in poi, afferma che la punizione rappresenta un freno efficace alle azioni criminali e pone l'interrogativo tra il rapporto tra criminalità e sistema delle pene.
Secondo questi studi, la frequenza dei crimini varia in modo inverso alla certezza e la severità della pena e inoltre i criminali non sono del tutto diversi da noi, dato che tutti i nostri comportamenti quotidiani sono regolati dall'andare incontro o meno a sanzioni.
Si può dire in quest'ottica, che la sanzione penale non è del tutto efficace, nè del tutto inefficace nel prevenire il crimine.
Ai tempi di Cesare Beccaria (nel 700), si pensava che ogni volta che la pena eccedeva la nocività del reato diventava inutile ed ingiusta, dato che il potere deterrente di una pena non è connesso direttamente al grado di severità della pena, mentre secondo la teoria del deterrente, una sanzione più severa appare fornita di più potere deterrente, e quindi, maggiori sono le pene, minore sarà il numero dei reati (cosa confermata nei primi studi empirici in Usa).
La certezza della pena è un deterrente per il criminale, e i meccanismi su cui agisce la deterrenza sono di tipo collettivo (mass media che spaventano e disincentivano chi vuol commettere reati) e di tipo individuale (l'individuo si astiene a causa della punizione già subita in passato).
Bisogna quindi tener presenti alcuni fattori del rapporto reato pena: severità, informazione, certezza, celerità delle pena.
E' anche importante l'effettività della pena (la probabilità che un soggetto sconti interamente la pena), o i rischi cumulativi (l'insieme delle variabili connesse all'esecuzione del reato: esposizione del luogo, possibilità di fuga, sistema d'allarme, vicinanza della polizia, ecc...) che incidono soprattutto sulla numerosità dei reati.
I limiti di questo modello sono stati mostrati da Gibbs, che sostiene che se una pena è severa sarà applicata più difficilmente e questo ne ridurrà l'effetto di deterrenza (si abbassa quindi il livello di certezza della pena).
Henry Pontell afferma che si potrebbe anche invertire l'ordine delle variabili, con effetto disastroso: più criminalità=meno severità della pena, inoltre parla di system capacity, affermando che un sistema penale sovraccaricato di lavoro avrà minori livelli di punizione.
Alcuni studiosi affermano che se le persone pensano che sia sbagliato commettere un certo reato, la probabilità che questo sarà commesso diminuirà.
I dati empirici ricavati da varie ricerche sono differenti rispetto al rapporto pena/reato, quindi la teoria della deterrenza non è confermata pienamente.



Il sistema del crimine


Il sistema del crimine è l'insieme dei rapporti reciproci tra coloro che commettono reati, le vittime potenziali dei reati, gli operatori del controllo sociale e gli agenti penali.
Questo sistema si basa sui seguenti processi: la crescita delle opportunità e dei profitti per i criminali favorisce l'aumento del crimine, l'aumento del crimine contribuisce ad accrescere le opportunità tramite nuove forme di autoprotezione sia saturando il sistema penale, il crimine varia in forme inversamente proporzionali al variare della certezza della pena e del controllo e integrazione sociale.
Questo sistema comprende variabili endogene (tipi di crimine, occasioni, lotte alla criminalità, ecc...) e variabili esogene (livello di industrializzazione, struttura familiare, ecc...).
In questo sistema si parla di:

  • opportunità del crimine: variano a seconda dei vantaggi e sono ostacolate anche dalla reazione delle vittime
  • interdipendenze del sistema del crimine: conflitti con le vittime, intimidazioni
  • controllo sociale: l'insieme dei mezzi con i quali la società impone la conformità alle leggi, dove maggiore è la presenza della giustizia, della morale e dell'integrazione sociale, e maggiore è il controllo sociale
  • dinamica penale: quando i crimini sono troppi il sistema giudiziario raggiunge un livello di saturazione nel quale una parte della criminalità minore non verrà perseguita e si abbasserà la severità della pena 

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