domenica 4 dicembre 2016

Psicologia dell'adolescenza (18/19): Trattamento psicologico di adolescenti antisociali

L'intervento sugli adolescenti con comportamenti antisociali che commettono reati avviene col controllo del loro comportamento all'interno del sistema della giustizia, civile o penale.
Questi interventi non vogliono solo preservare la società dal comportamento deviato dell'individuo, ma anche cercare di cambiarlo.
Il lavoro psicosociale trova delle alternative alla detenzione, fornendo al minore un supporto psicologico, sociale ed educativo, ed a volte l'intervento si ferma quando il comportamento che crea reati cessa, anche se magari il giovane rimane antisociale.
Il comportamento antisociale sembra essere persistente, tuttavia si pensa che sia modificabile, e a volte questo cambiamento avviene spontaneamente, basta che ci sia il giusto ambiente, quindi l'intervento può anche fungere solo come allontanamento dall'ambiente cattivo del giovane.
Recenti ricerche hanno confermato che i trattamenti sulla delinquenza minorile hanno risultati sul 10% dei casi.

Interventi che danno risultati
Sembra che gli interventi classici di psicoterapia non siano efficaci per ridurre il fenomeno della delinquenza minorile, così come gli interventi farmacologici, e gli interventi a carattere punitivo, che hanno effetti negativi.
La detenzione dovrebbe ridurre la recidività sulla base di 3 assunti: la paura della reclusione, l'effetto di deterrenza sugli altri, l'impedimento dovuto alla reclusione.
Diversi studi però dimostrano che la paura dell'arresto non è un buon deterrente, inoltre la detenzione non fa ridurre realmente i reati, e cmq la percentuale di arresti dopo un reato è di solo circa il 3%.
I maggiori risultati si trovano nei programmi che vogliono favorire l'inserimento sociale dei delinquenti, ad esempio aiutandoli a trovare lavoro, e i programmi multimodali sembrano i più efficaci, perchè tendono a far acquisire abilità cognitive e comportamentali.
La ricerca di Lipsey dimostra che gli effetti del cambiamento psicologico non sono necessariamente correlati con cambiamenti nel comportamento delinquenziale, questo vuol dire che la riduzione della delinquenza non necessariamente si accompagna con un cambiamento delle variabili psicologiche, mentre il cambiamento è più chiaramente associato a variabili comportamentali e sociali.
I trattamenti che si svolgono in contesti territoriali sono più efficaci di quelli istituzionali (anche se non certo), inoltre ci vogliono almeno 100 ore di contatto diretto perchè si possa pensare di avere risultati.
In generale la metodologia usata è molto discutibile anche perchè si fa fatica a distinguere correttamente i diversi tipi di antisocialità minorile e ad attivare i giusti interventi, però il metodo più efficace sembra quello non detentivo, che combina il lavoro psicologico con quello socioeducativo.

Interventi di prevenzione dell'antisocialità minorile
Le diverse strategie preventive si possono concretizzare in interventi d'educazione prescolare, in attività di formazione dei genitori, in interventi precoci sul comportamento trasgressivo infantile, in progetti scolastici volti a ridurre i comportamenti trasgressivi come il bullismo.
Cmq non sempre l'efficacia di un intervento preventivo coincide direttamente con una riduzione dei reati, ed in generale, i programmi di prevenzione sono soprattutto basati su obiettivi come il favorire capacità di impegno e responsabilizzazione, capacità d'attaccamento, sentimenti positivi verso gli altri, inserimento in gruppi sociali, cambiamento di credenze o valori.
L'High/Scope Perry Preschool Study è un intervento rivolto verso le famiglie a rischio con followup che arrivano fino a 27 anni, dove i bambini frequentano speciali classi per 30 settimane, ed il progetto ha l'obiettivo di favorire un apprendimento attivo, incoraggiare l'indipendenza, sviluppare l'autostima, insegnare strategie di problem solving.
I risultati di questo studio sono incoraggianti, i giovani commettono meno reati e hanno maggiori risultati a scuola.
Un altro studio è il Fast Track Project di Dodge, iniziato nel 1991 ed ancora in corso, si propone seguire i ragazzi a rischio fino ai 18 anni, partendo dalle elementari, programma focalizzato su obiettivi scolastici ed educazione sociale, e anche i genitori sono seguiti (per migliorare le loro capacità educative).
Questo modello è di tipo biopsicosociale ed implica l'interazione tra problemi temperamentali, modalità educative, influsso del gruppo di pari, e si prefigge di fornire un sostegno alle abilità relazionali dei bambini, si insegna a riflettere prima di agire, si formano operatori perchè sappiano riconoscere le emozioni dalle espressioni facciali, ed i bambini vengono fermati nei momenti di conflitto anche con simboli tipo il semaforo.

Prospettiva psicoanalitica
Mira a produrre un cambiamento tramite la psicoterapia, dove nell'intervento è importante:

  • una progressiva interiorizzazione di funzioni di controllo
  • una relazione positiva
  • la produzione di insight sui propri bisogni
  • il blocco dell'azione
  • la capacità di mentalizzare e quindi controllare l'impulsività
Secondo Kernberg il disturbo antisociale di personalità non è trattabile con un puro intervento psicoterapeutico perchè manca l'interiorizzazione di un oggetto idealizzato, quindi per i disturbi più gravi la psicoterapia non è indicata perchè manca un'integrazione dell'identità.
Kernberg suggerisce di tentare la soluzione dei transfert psicopatici, trasformando la situazione da psicopatia a paranoica e analizzando quindi la sospettosità e la diffidenza del paziente, che sta alla base della sua mancanza o falsità di comunicazione ed il suo stile manipolatorio.
Secondo Bleiberg è utile un approccio multimodale che include interventi farmacologici e psicoeducativi con terapia familiare e individuale, per creare una coerente narrativa autobiografica, la formazione di un senso di efficacia personale e di sentimenti d'empatia.
Lo psicoterapeuta cerca di attivare sistemi di rappresentazioni che sono alla base di nuove capacità di autoregolazione e di una maggiore autostima.
Il trattamento ha una fase iniziale dove si cerca di instaurare una buona alleanza e di vincere la diffidenza del paziente facendogli imparare a riconoscere le proprie emozioni, una fase intermedia dove c'è l'alleanza e si sostituiscono le difese patologiche con pensieri elaborati che portano a raggiungere una padronanza di se, ed una fase finale dove c'è il miglioramento sintomatico e l'abbandono delle attività antisociali.
Secondo Bleiberg, bisogna anche conoscere le istituzioni con cui il paziente è a contatto e conoscere sia i fatti che le emozioni del paziente, che vengono manifestate tramite il comportamento, ed è importante l'insight e la risoluzione del conflitto.
Questa prospettiva tende a promuovere la capacità, più che a compensare i deficit.
Un altro studio è quello del Brandon Centre di Londra, ancora in fase di valutazione, è un'iniziativa rivolta a ragazzi con diversi tipi di problemi, come disturbi ansiosi, dell'umore, di personalità e della condotta, con problemi familiari e sessuali, non necessariamente sotto provvedimento penale, ma segnalati dal tribunale.
L'obiettivo è quello di aiutare i ragazzi a rappresentarsi le conseguenze del proprio comportamento, favorendo il ragionamento morale attraverso l'attenzione dei sentimenti altrui.

Il trattamento multisistemico (MTS)
Usa soprattutto tecniche cognitivo-comportamentali e si indirizza a tutti i fattori che determinano il comportamento antisociale.
Sia la valutazione del comportamento antisociale, sia l'intervento devono essere condotti all'interno del contesto di sviluppo (es. scuola, casa), e si tratta di interventi psicoterapeutici condotti da operatori che svolgono una funzione di supporto educativo nei confronti della famiglia e della scuola, oltre che del minore.
I principi di questo trattamento sono:
  • il primo scopo della valutazione è capire il rapporto tra i problemi individuati e il loro più ampio contesto
  • nell'intervento si sottolineano gli aspetti positivi degli utenti e si usano le forze del contesto come leve per il cambiamento
  • gli interventi sono programmati per promuovere un comportamento responsabile e diminuire il comportamento irresponsabile tra i membri della famiglia, invece che esser coinvolti a curare una psicopatologia
  • sono centrati sul presente e orientati all'azione, mirati a problemi specifici
  • cercano di modificare sequenze di comportamenti intra e intersistemici che mantengono i problemi individuali
  • devono essere appropriati dal punto di vista evolutivo
  • richiedono sforzi giornalieri o settimanali dai membri della famiglia
  • l'efficacia è valutata continuamente da molte prospettive
  • gli interventi sono organizzati in modo da promuovere una generalizzazione del trattamento, aumentando la capacità del caregiver di riconoscere i bisogni
Il modello MTS sembra essere efficace, anche con ragazzi non necessariamente sottoposti a procedimenti penali.

Intervento cognitivo
Il Cognitive Self Change Program è un intervento su adolescenti detenuti dove si pensa che i minori commettano reati perchè lo vogliono (non perchè malati) e che la violenza è un comportamento appreso.
Ci sono incontri di gruppo obbligatori con gli agenti, gli assistenti sociali e i consulenti psicologici, in cui si insegna ai ragazzi ad osservare i propri comportamenti e pensieri, e il tutto dura fino a 5 anni.
Ci sono 3 fasi, le prime 2 sono in prigione, la terza fuori, dove si applicano gli insegnamenti nel mondo esterno, e durante il lavoro di gruppo si cerca di individuare gli elementi di pensiero che possono portare alla recidività e gli elementi scatenanti.
Si fanno stendere diari, fare esercizi di ricerca alternative del pensiero, e in questi giovani si percepisce che infrangono le regole per diventare padroni di se stessi, così l'insegnamento è quello di dire loro che sono padroni di se stessi, ma non di fare tutto quello che vogliono (si cerca di farli diventare responsabili).

Psicoterapia evolutiva per il trattamento degli adolescenti antisociali
Se il comportamento antisociale può essere interpretato come effetto di una psicopatologia evolutiva, che comporta la difficoltà ad assumersi la responsabilità del proprio comportamento, un intervento psicoterapeutico evolutivo che rimette in movimento il percorso evolutivo è particolarmente indicato.
In questa psicoterapia, il cambiamento è visto come evoluzione e non come cura, e questo modello si basa su concetti di simbolizzazione, di ruolo affettivo, di crisi della figura affettiva davanti al compito evolutivo, e può essere adatta per problemi per tutto l'arco della vita.
In questo modello, l'acquisizione di un nuovo ruolo affettivo costituisce una discontinuità, in quanto inizio di un nuovo Sé.
Nella teoria della simbolizzazione affettiva i sistemi motivazionali non implicano solo l'insorgenza di nuove modalità relazionali, ma l'attivazione di veri e propri ruoli affettivi, come parti di Sé relativamente autonome.
Nell'adolescenza nasce il Sé sessuale e la trasformazione corporera anticipa il cambiamento sociale, e quindi il comportamento antisociale è visto come difficoltà all'assunzione del ruolo sessuale.
Nella prospettiva psicoterapeutica: il cambiamento va fatto sia sul soggetto che sull'ambiente, capire un problema non significa risolverlo, non importa con quale strumento si raggiunge lo scopo, il cambiamento avviene quando un intervento si sintonizza con i bisogni evolutivi (viceversa si peggiora la psicopatologia).
Tra gli interventi c'è la risimbolizzazione (cambiamento della rappresentazione del soggetto in relazione all'oggetto e in funzione del compito) e l'obiettivo non è la cura ed il recupero delle funzioni, ma un riadattamento nel rapporto tra bisogni evolutivi e ambiente, che consente una ripresa evolutiva.
E' stato dimostrato che attività sportive che richiedono coraggio e competenza, svolte con gruppi ed istruttori qualificati, riducono il comportamento antisociale, però il problema in questo caso è la durata del cambiamento.
Bisogna non solo togliere i ragazzi dall'ambiente a rischio, ma anche fargli cambiare la propria idea di Sé, facendolo sentire competente e responsabile, e anche le problematiche d'impulsività, in questo modello sono viste come distorsioni di esigenze evolutive.

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