sabato 19 dicembre 2015

Psicologia sociale (8/28): L'effetto Zeigarnik e la collera

La prima ricerca sperimentale che riguarda la struttura e la dinamica della personalità e dell'ambiente psicologico è quella della Zeigarnik.
Il ricordo di attività non completate è molto migliore rispetto a quelle completate.
Questo è stato dimostrato con l'effetto Zeigarnik:
A1: L'intenzione di raggiungere una certa meta (M) corrisponde ad una tensione (t) in un certo sistema (SM) all'interno della persona, per cui si ha t(SM)>0.
A2: La tensione t(SM) viene scaricata se la meta M viene raggiunta:
t(SM)= 0 se P raggiunge M
A3: A un bisogno di M corrisponde una forza fP,M che agisce sulla persona e produce una tendenza locomotoria verso M:
se t(SM)>0 allora fP,M>0
A3a: La forza fP,M esiste non soltanto a livello dell'azione (realtà) ma anche a livello del pensiero (irrealtà):
se se t(SM)>0 allora fP,R>0 dove R significa ricordo.
Quindi la tendenza a ricordare le attività interrotte dovrebbe essere maggiore della tendenza di ricordare quelle terminate:
t(Sinterrotte)>0
t(Sconcluse)=0
Allora fP,R>fP,C secondo (A3a)



La collera nell'esperimento del lancio degli anelli

 
L'esperimento degli anelli di Tamara Dembo consisteva nel chiedere ad un collega di università di fare un esercizio di abilità dove da una certa distanza avrebbe dovuto fare 10 centri consecutivi con degli anelli.
Il compito era in realtà impossibile e lo scopo dell'esperimento era in realtà scoprire gli effetti di certe situazioni sulla collera.


I lanci portarono a dei primi insuccessi con lievi emozioni da parte del soggetto, successivamente il primo successo suscita gioia, dopo una serie di insuccessi sopraggiunge la prima pausa di disimpegno, dopo aver ripreso continuano gli insuccessi e ciò portano ad una maggiore distraibilità.
Il successo non porta più alcuna emozione, fino a che non aumenta di frequenza, in tal caso il soggetto sposta il suo livello di aspirazione verso l'alto.
Dopo altri insuccessi il soggetto inizia ad essere silenzioso e ad innervosirsi ulteriormente.
Inizia ad accusare l'osservatore di essere la causa dei suoi insuccessi, poi ancora insuccessi e collera, dopo un successo casuale il soggetto inizia a fantasticare su un probabile metodo di lancio da seguire.
Dopo altri insuccessi inizia a crescere il desiderio di evadere e questo si manifesta in vari livelli, prendendo tempo, giocando con gli anelli, cercando di spostare la meta del compito in qualcosa di più facile, disubbidendo.
Alla fine non riuscendo nella prova il soggetto scoppia di collera e decide di abbandonare la prova.

Con la topologia si è descritto questo esperimento con la persona rinchiusa all'interno di una figura chiusa, che rappresenta il soggetto dentro il campo dell'esperimento con le sue barriere, la metà con un simbolo ed una freccia (vettore) che va dal soggetto alla meta, che sta ad indicare la forza che spinge verso la meta, riassumibile in tre casistiche:
  1. l'invito dello sperimentatore
  2. lo stimolo che esercita il compito
  3. la difficoltà del compito che sprona l'orgoglio
Nella meta c'è una barriera e da essa parte una forza di verso opposto che indica la difficoltà del compito che respinge il soggetto da essa.
Quando il soggetto non riesce a svolgere il compito dopo diversi tentativi si rende conto della barriera esterna che impedisce la fuga dal campo.
Queste barriere creano tensione e conflitto crescente al soggetto, che cerca di evadere dal compito facendo altro o fantasticando.
Lo sperimentatore rappresenta diversi ruoli nell'esperimento:
  1. rappresenta la forza trainante, lo stimolo ad andare avanti
  2. riveste il ruolo della persona più esperta
  3. determina la meta del compito ma a sua volta la preclude con le sue regole
  4. costituisce la barriera esterna che impedisce la fuga
  5. può essere usato come strumento
  6. trovandosi fuori dal campo può essere usato come via di fuga
  7. viene considerato la causa degli insuccessi e viene visto come un nemico
Il soggetto dopo un po' di insuccessi, in uno stato di instabilità tende a confidarsi con lo sperimentatore, dicendogli anche cose personali, e questa cosa non fa che aumentare il suo senso di frustrazione.

L'emotività di base è l'insieme degli stati mentali derivati dalle limitazioni, dagli insuccessi e dagli altri elementi dell'esperimento, e solo quando subentra un qualcosa che fa superare questa soglia c'è lo scoppio della collera.
Il fenomeno del quasi si ha quando si ha un quasi successo, che genera maggiore insoddisfazione rispetto ad un insuccesso completo.
Anche la provocazione da parte dello sperimentatore (ad esempio una risatina per un insuccesso) ha un ruolo importante per lo scoppio della collera, con il suo non fare nulla per aiutare il soggetto, il suo "spiare" le sue azione, le sue regole.
Un elemento esterno improvviso può contribuire allo scoppio d'ira, perchè può rompere i delicati equilibri che si sono formati.
Un altro elemento responsabile dell'ira è lo stato d'animo iniziale del soggetto, che se già emotivamente provato reagisce più velocemente.
Ci sono dei processi di regolazione, di autocontrollo che il soggetto applica per non far trasparire la sua rabbia.
La situazione di lotta fa emergere l'io sociale con la sua particolare sucettibilità.
Man mano che la tensione sale il conflitto aumenta, l'autocontrollo non vuole far trapelare la rabbia, mentre inconsciamente il soggetto vorrebbe scoppiare per poter liberarsi dallo stress, per questo motivo è molto suscettibile e tende a fraintendere tutto.
Delle barriere forti contribuiscono a far aumentare la tensione.
La perdita progressiva del controllo dell'io fa aprire troppo il soggetto verso lo sperimentatore, che perde progressivamente il controllo sulle azioni e sul linguaggio, diventando anche irrequieto.
La collera nasce quindi dall'insieme di tutti questi elementi e può essere molto  violenta se lo stato di tensione iniziale è già alto (quando ad esempio si va di fretta), e se si da molta importanza al lavoro da svolgere. 



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