domenica 10 gennaio 2016

Psicologia sociale (16/28): La dissonanza cognitiva

L'uomo tende ad essere coerente con se stesso nel modo di pensare e di agire, e quando manca questa coerenza si crea uno stato di disagio che l'attività mentale cerca di eliminare o ridurre con varie forme di ristrutturazione cognitiva.

La teoria della dissonanza cognitiva (1957) di Leon Festinger (nato nel 1919 a New York) si appoggia su questi principi:

  1. l'individuo sperimenta una dissonanza essenzialmente in concomitanza di una decisione
  2. il disagio provocato dalla dissonanza costituisce una motivazione a cercare modalità per eliminarlo
  3. queste modalità possono essere costituite o dal cambiamento del comportamento o da una ristrutturazione cognitiva
Secondo Festinger: due elementi sono in dissonanza se, considerando essi due soltanto, l'opposto di un elemento consegue solitamente l'altro.

Il metro di misura per la dissonanza è la logica, basata su schemi generali di ragionamento e conoscenze di base, e sull'esperienza sensoriale soggettiva sul tipo di informazioni che si dispone.

La dissonanza è una inevitabile conseguenza della decisione.

La dissonanza è sempre legata ad un coinvolgimento personale molto stretto, perchè la persona si sente responsabile delle proprie azioni.

Leon Festinger
Secondo Festinger: il massimo della dissonanza che può esistere tra due elementi è eguale alla resistenza totale opposta al cambiamento dell'elemento meno resistente. L'intensità della dissonanza non può aumentare, perchè farebbe cambiare l'elemento (cognition) meno resistente e si dissolverebbe.
Il punto critico dove la dissonanza è massima coincide con il punto superato il quale, la dissonanza sparisce.

L'ampiezza della dissonanza è funzione diretta:
  1. dell'importanza della decisione per la persona
  2. del numero di alternative in gioco
  3. della valenza positiva o dell'attrattiva che esse hanno per la persona
  4. e funzione inversa del grado di similarità delle alternative
La riduzione della dissonanza può passare per 3 vie:
  1. può far cambiare l'ambiente se è questo uno dei dati dissonanti (cosa difficile)
  2. può far cambiare il proprio comportamento (non sempre possibile)
  3. può modificare il proprio mondo cognitivo (opinione, atteggiamento, ecc...), il cambiamento avverrà nel dato cognitivo più debole, ed in linea di massima è più facile cambiare atteggiamenti, opinioni, giudizi quando questi cambiamenti sono tali da non compromettere il nostro rapporto con la realtà sociale.
L'accordo forzato
Quando ci troviamo a dover sostenere un comportamento non precisamente coerente con le nostre opinioni personali ci troviamo davanti ad un accordo forzato.
Festinger ha dimostrato con un esperimento dove offriva 1 dollaro o 20 dollari a chi mentiva cercando di convincere altri che un compito non era noioso, che le le persone che ricevevano una minore ricompensa erano quelle che più facilmente modificavano realmente la loro cognizione del compito.
Questo perchè tanto più è alto lo stato di dissonanza, tanto più è profondo è il cambiamento dell'atteggiamento dopo l'accordo forzato.
Infatti, se uno riceve una buona ricompensa può giustificare il suo comportamento con essa, chi ha poco denaro ha maggiore dissonanza e quindi non potendo modificare il proprio comportamento, modifica le proprie convinzioni.
Questa teoria però va in contrasto con quelle behavioriste come la legge dell'effetto e il rinforzo.

Rosenberg (1965) sostiene che non la riduzione di uno strato di dissonanza, ma uno stato di apprensione e ansia per la valutazione induce il soggetto a modificare il proprio atteggiamento.
Secondo Rosenberg, nell'esperimento di Festinger, il soggetto che riceve una grossa somma di denaro è portato a credere che ci sia qualcosa sotto, e quindi non modifica il suo atteggiamento, perchè magari pensa che si voglia verificare la sua onestà, quindi dopo l'esperimento ci tiene a far notare che non pensa ciò che dice.

Nuttin (1975) ha negato l'azione della dissonanza, ma anche quello dell'effetto ricompensa, legando i cambiamenti dell'atteggiamento al carattere strano ed inatteso che ricompense molto basse finiscono coll'indurre nella situazione.

Con vari esperimenti (ad esempio quello del giocattolo proibito ai bambini del 1978) si è dimostrato che se si è obbligati a prendere una decisione sotto minaccia o cmq, quando non si ha propria scelta, non avviene il cambiamento degli atteggiamenti, perchè si attribuisce la motivazione dell'azione ad una forza maggiore e non a se stessi, così si può pensare che in caso di libertà di scelta si avrebbe agito diversamente.

La decisione è un atto che mette fino alla situazione di conflutto, sblocca l'indecisione e precede l'azione.
La decisione risolve la situazione conflittuale ma lascia ancora uno stato interno di dissonanza che è tanto maggiore quanto maggiori sono:
  1. l'importanza dell'oggetto su cui si è presa la decisione
  2. l'attrazione positiva dell'alternativa rifiutata
  3. la differenza soggettiva tra le alternative in gioco, la dissonanza diminuisce quanto più simili sono le alternative
Per giustificare la decisione si può aumentare la similarità soggettiva tra le alternative in modo da sdrammatizzare la scelta, rivalutare la scelta e svalutare le alternative.

L'esperimento chiamato i piccoli bari (Mills 1958) ha dimostrato che le persone che avevan barato modificavano il proprio atteggiamento dimostrandosi più indulgenti verso chi barava, quelli che non avevano barato erano più severi con i bari, tanto più il premio era piccolo e tanto più i bari diventavano indulgenti, tanto più il premio era alto e tanto più gli onesti diventavano severi.

Secondo Brehm e Cohen (1962) la scelta diventa l'unica vera condizione reale in grado di determinare l'insorgenza della dissonanza cognitiva.
Più della libertà reale di scelta, quello che incide sulla produzione della dissonanza è il senso soggettivo della scelta, l'impegno, il commitment.
La dissonanza sarà maggiore tanto più il soggetto si sente libero di decidere e di impegnarsi, e tanto più si sente responsabile delle decisioni da prendere.
La decisione pubblica ad impegnarsi vincola la persona a mantenere un certo comportamento anche se questo va contro il proprio senso comune.
Se un individuo è rifiutato da un gruppo, esso tende a sopravvalutare le caratteristiche dei membri del gruppo in questione.

La responsabilità è collegata alla possibilità di scelta, alla capacità di prevedere le conseguenze, di determinare in prima persona le aspettative, di sentirsi responsabili delle conseguenze.

Non è necessario sapere di provare uno stato di tensione perchè questo agisca come elemento motivazionale.
La dissonanza può anche presentarsi a livello biologico, minimizzando il dolore o il disgusto per un cibo, e anche la sete, non solo come impulso ma anche come minor bisogno fisiologico dell'acqua.

Per cambiare il comportamento occorre agire sull'atteggiamento, dato che l'atteggiamento può essere considerato l'anticipatore ed organizzatore della condotta.
L'impegno di un'azione assunto attraverso una decisione è suscettibile di produrre un cambiamento di atteggiamento e in genere del mondo cognitivo preesistente.

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