sabato 13 febbraio 2016

Psicologia sociale (25/28): Carl Hovland e la scuola di Yale

Carl Iver Hovland condusse diversi studi sugli atteggiamenti, insieme ai suoi collaboratori dell'università di Yale.
 
Tra gli studi di Hovland ci fù quello sulla comunicazione persuasiva rivolta ai militari e ai civili in tempi di guerra.

Il metodo di studio utilizzato da Hovland era quello sperimentale, che utilizzava delle variabili indipendenti per influenzare alcune variabili dipendenti.

Gli esperimenti di Hovland sulla comunicazione persuasiva servivano anche a rilevare l'importanza della fonte che deve essere credibile e affidabile.
Tramite questionari (prima e dopo) scoprì che i messaggi con fonti attendibili cambiavano gli atteggiamenti maggiormente rispetto a fonti meno credibili, ma inaspettatamente, dopo 4 settimane dall'esposizione al messaggio, l'accordo di quelli che avevano accettato le fonti credibili era diminuito, ed era aumentato quello delle fonti non credibili (slepper effect).
Hovland spiegò questo fenomeno sostenendo che dopo un po' di tempo i soggetti dimenticano la fonte del messaggio e basano i propri atteggiamente sulla base del contenuto.

Hovland dimostrò anche che i messaggi contenenti la paura ("se fumi muori") erano poco efficaci se la paura era troppa, e molto efficaci se era lieve.
Questo perchè se la paura è troppa attiva l'individuo che cerca difesa modificando il proprio sistema cognitivo, ignorando il messaggio oppure trovando scappatoie per giustificare i propri atteggiamenti, mentre con una lieve paura gli individui erano consci del problema ed erano più portati a pensarci sopra.

Anche i messaggi con conclusione espilicita sembrano essere più efficaci di quelli impliciti, ma questo dipende anche dall'intelligenza del ricevente, che se molto intelligente può preferire i messagi dove arriva da solo alla conclusione.

Ci fu' poi lo studio dei messaggi completamente a favore dell'argomentazione (comunicazione unilaterale), e quelli che discutevano anche la posizione avversa (bilaterali).
In questo caso la comunicazione bilaterale sembra essere quella più efficace e quella più duratura e resistente alla contropropaganda, forse perchè da l'impressione della scelta e un'impressione di maggior credibilità.

Il principio di primacy si ha quando la prima argomentazione in una comunicazione è quella che ha più impatto sul ricevente.
Il principio di recency è il contrario.
L'effetto primacy si spiega col fatto che i riceventi si fanno una propria opinione con la prima argomentazione e poi difficilmente cambiano idea.

Un altro esperimento fu quello fatto in un gruppo di boy scout dove vennero fatti dei questionari anonimi e non, per verificare se una fonte autorevole che affermava cose contrarie al senso comune del gruppo, era appoggiata o rifiutata.
I questionari anonimi rifiutarono la fonte autorevole e appoggiarono il gruppo, quelli non anonimi meno, questo perchè l'anonimato garantisce maggiore sincerità, che in questo caso corrisponde con la fedeltà col gruppo.

In generale Hovland e i compagni affermano che esiste una propensione generale all'influenzabilità.

Dai vari esperimenti emerse che poca autostima corrisponde a maggiore influenzabilità.
Invece non emerse l'ipotesi che l'aggressività fosse legata alla resistenza alla persuasione.

Il fattore intelligenza invece, racchiude diverse varianti: se una persona è intelligente può venire influenzata maggiormente perchè capisce meglio i messaggi, ma può venir influenzata meno dall'aspetto puramente estetico del messaggio o se il messaggio ha argomentazioni irrilevanti.

Secondo gli autori, le donne cambiano la propria opinione più facilmente.

I processi di mediazionali interni per il cambio degli atteggiamenti sono: Attenzione, Comprensione, Accettazione.

Insieme a Sherif, Hovland studiò il giudizio sociale.
Un metodo per studiare il giudizio sociale era quello della tecnica di Thurstone, che raccoglieva un gran numero di opinioni su un certo tema.
Questa tecnica fu criticata perchè ritenuta non valida, e ciò fù dimostrato dall'esperimento in cui alcuni bianchi e alcuni neri dovevano esprimere, con dei cartoncini con su scritte delle caratteristiche, il loro favore o sfavore verso i neri.
I risultati mostrarono che più le persone erano coinvolte nel problema e meno categorie costruivano per raggruppare le opinioni.
I bianchi pro-neri collocavano gli item intermedi agli estremi, andando contro la teoria di Thurstone.
Da questi esperimenti si teorizzo che entro la titudine di accettazione il soggetto tende a sottostimare la discrepanza fra la propria posizione e quella contenuta in un messaggio o espressa da un interlocutore.
Entro la latitudine di rifiuto il soggetto tende a sovrastimare la differenza tra la propria posizione e quella altrui.
Spesso si tra queste due latitudini si evidenza una zona di non impegno (non committal).

In generale, le persone più estremiste tendono a percepire il mondo in termini dicotomici più netti e faticano a concepire posizioni alternative.

La capacità di resistere o meno ad una comunicazione persuasiva è in relazione con le latitudini di accettazione o di rifiuto (la cui ampiezza dipende dalla posizione preliminare e dal coinvolgimento del soggetto) e la posizione sostenuta dalla comunicazione.

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