sabato 7 gennaio 2017

Criminologia (8/8): Dinamica del conflitto e esigenze di punizione nei reati di violenza sessuale

Il filosofo Francese Foucault analizza la sessualità nel suo rapporto col potere, dove il sesso è controllato dal potere (cosa è lecito e cosa no), affermando che gli organi sessuali sono più protetti di altre parti del corpo e che la violenza sessuale dovrebbe essere punita solo in quanto violenza, quindi non differenziandola da altre violenze (desessualizzazione della violenza).
Anche secondo alcune femministe la violenza sessuale è uguale alle altre violenze, ed inoltre è vista come uno strumento di controllo che delimita l'autonomia femminile.
Secondo Tamar Pitch invece, la violenza sessuale è un reato sessuale di controllo.

Alcuni studi hanno smentito il mito che la violenza sessuale venga commessa esclusivamente da parte di uno sconosciuto, in quanto in un'indagine statistica: il 16.9% dei reati sessuali è avvenuto in famiglia, il 16.5% tra conoscenti e legami d'affetto, il 29.6% tra conoscenze brevi e superficiali e solo il 34% tra estranei.
Secondo Groth gli elementi presenti negli aggressori possono essere: rabbia, potere, sadismo.

Secondo Freud la violenza è dovuta ad una contrapposizione tra la pulsione ed il suo contrario (eros/thanatos), e secondo la prospettiva psicodinamica sono importanti le disfunzioni nella relazione madre figlio, dove il bambino non riesce ad integrare bene la madre fonte di piacere con quella fonte di frustrazione.

L'acquaintance rape è la violenza tra semplici conoscenti, mentre il date rape è la violenza tra persone che hanno una relazione definita.
Gli studi di Mary Koss su un campione di 3000 donne negli USA hanno dimostrato che il 15% ha subito una violenza sessuale almeno una volta, l'85% conosceva l'aggressore, il 35% era in rapporti intimi, il 29% con colleghi/vicini/amici, il 25% durante un appuntamento, l'11% dal marito o un membro della famiglia, e che il 70% ha subito violenze da una persona con cui aveva un relazione sentimentale.

I date rape possono avvenire tramite tecniche coercitive manipolatorie (facendo leva sulle debolezze dell'altro) oppure tramite un'erronea codificazione dei messaggi di ruolo, dove ad esempio si può credere che un "no" voglia dire "si" (resistenza simbolica usata almeno 1 volta nella vita dal 39% delle donne intervistate in uno studio).
Sembra inoltre che gli uomini e le donne diano significati diversi alle stesse situazioni e comportamenti, ed alcuni sostengono che la violenza esiste se la donna la percepisce in quanto tale.
Le adolescenti hanno conflitti col proprio sesso, hanno paura di essere giudicate, quindi a volte non esplicitano con convinzione i propri desideri, interiorizzando messaggi di paura e vergogna, percependo spesso tutta la responsabilità come propria (facendo così nascere equivoci o decidendo di non denunciando reati sessuali).

Negli USA nella definizione di violenza sessuale sono considerati 2 requisiti indispensabili: l'impiego della forza e la mancanza di consenso.
In tutti gli stati Americani, tranne a Washington, l'impossibilità di provare la mancanza del consenso equivale all'assoluzione dell'accusato.
Secondo Estrich e Remick invece, un "no" è un "no" ed un "si" è un "si" ed è colpevole chi non ascolta i "no", Pineau introduce il concetto di sessualità comunicativa, dove non basta il consenso iniziale e dove l'attenzione si sposta dalla vittima all'accusato, il quale deve saper dimostrare perchè la vittima avrebbe acconsentito, secondo lui.
Schulhofer non è d'accordo che si punisca solo se c'è violenza perchè esistono anche pressioni psico economiche e ci deve essere la tutela dell'autonomia sessuale come bene personale, e quindi divide il reato in rape (violenza sessuale) e non violent sex abuse (tutti gli abusi non violenti).
Dripps invece vede il sesso come un oggetto di scambio, quindi considera il furto del sesso come il furto di un avere (considerando anche l'inganno), dividendo in sexually motivated assault (con violenza) e sexually expropriation (furto di prestazioni sessuali), ed affermando che vanno punite entrambe le situazioni, ma che quella senza violenza deve ricevere una pena minore.
Dripps pone anche l'attenzione sul rapporto tra vittima e aggressore, dove ad esempio se un estraneo fa sesso facendo ubriacare la donna, commette reato, mentre se si comporta così con la propria moglie no, perchè si da per scontato che lei è consenziente.
Le critiche al modello di Dripps sono che non si può paragonare uno stupro ad un furto, perchè chi viene abusato ha anche delle gravi conseguenze psicologiche, e Robin West afferma che la violenza sessuale è un reato sui generis non paragonabile al furto.

In Italia è uscita la legge 66 (codice Rocco) del 15 febbraio 1996, che si focalizza solo sulla condotta violenta (uso della forza) e sulla minaccia, dove se non c'è resistenza si da per scontato che ci sia l'assenso.
Le critiche a questa legge sono che per il furto non è necessario il dissenso e la resistenza, per l'abuso invece si.
Nella legge del 1992 bastava il dissenso, anche senza resistenza, e questa legge è stata mutata nella 66 forse perchè è difficile interpretare il dissenso e rischioso, a causa dei codici sessuali, e perchè si dovrebbero compiere indagini sulla vittima per scoprire la verità che potrebbero violare la sua privacy.
Inoltre si parla di vittimizzazione secondaria quando la vittima viene accusata di non aver opposto abbastanza resistenza (o di aver istigato).

La giustizia riparativa si applica nei casi di abusi tra conoscenti per capire cosa è successo tra le parti, per cercare di capire l'equivoco, per promuovere responsabilità verso qualcuno e per cercare di riparare e riconciliare.

<< Lezione precedente


Torna all'elenco delle lezioni

 

Piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

EmoticonEmoticon