domenica 2 aprile 2017

Psicopatologia (25/25): L'esperienza della pelle nelle prime relazioni oggettuali

Le componenti della personalità, nella loro forma più primitiva, non hanno capacità coesiva e devono essere tenute assieme, in un'esperienza totalmente passiva, tramite la pelle che funziona come confine.
Questa funzione interna di contenimento delle componenti del Sé dipende inizialmente dall'introiezione di un oggetto esterno che si dimostri capace di adempiere a tale funzione, e più tardi, l'identificazione con questa funzione svolta dall'oggetto consente al bambino di superare lo stato di non-integrazione e dà origine alla fantasia di un duplice spazio, interno ed esterno, e solo a questo punto possono entrare in gioco i meccanismi di scissione e idealizzazione del sé e dell'oggetto.
Fino a quando le funzioni del sé non sono state introiettate, non può costituirsi uno spazio interno al Sé, e ciò impedisce l'introiezione, ovvero la costituzione di un oggetto nello spazio interno.
Se non subentrano i meccanismi introiettivi, continua a funzionare solo l'identificazione proiettiva e si manifestano dunque tutte le confusioni d'identità che la caratterizzano.

Il bisogno di un oggetto contenente, nello stato di non-integrazione in cui si trova inizialmente il bambino, sembra spingerlo alla frenetica ricerca di un oggetto (luce, voce, odore) capace di attirare l'attenzione e di essere quindi sperimentato come qualcosa che tiene insieme le componenti della personalità.
L'oggetto ottimale è costituito dal capezzolo tenuto in bocca, insieme con la percezione dell'essere tenuto in braccio, della sua voce e del suo odore, e questo oggetto viene vissuto dal piccolo come una pelle.

Disturbi della funzione primaria della pelle possono condurre alla formazione di una seconda pelle, attraverso la quale la dipendenza dall'oggetto è sostituita da una pseudodipendenza e dall'uso inappropriato di certe funzioni mentali o di attitudini innate, allo scopo di creare un sostituto della funzione di contenitore della pelle.

Alcuni casi dimostrano queste teorie, come la storia di Alice una bambina che era migliorata diminuendo gli stati di non-integrazione quando la madre aveva preso a prenderla in braccio, e che era poi peggiorata a causa di un trasloco che aveva impossibilitato la madre a prenderla in braccio per un po' di tempo, tanto che la piccola si costruì una seconda pelle di tipo muscolare, diventando aggressiva ed iperattiva.
O nel caso di Mary l'eccessiva separazione dalla madre l'aveva fatta diventare aggressiva (seconda pelle di tipo muscolare) e la piccola inoltre si accovacciava in modo da sembrare un sacco di patate e cercava di ferirsi la pelle del sacco (identificazione proiettiva) grattandosi un eczema che aveva in faccia.

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