domenica 12 marzo 2017

Psicopatologia (19/25): La psicoterapia con i bambini psicotici

Il paziente psicotico per molti aspetti è considerato privo di psiche, questi bambini vivono in uno stato dominato dalle sensazioni (o possono anche non provare più nulla).
Il bambino psicotico reagisce al mondo esterno come se fosse un'estensione del proprio corpo, anche se cmq lui non ha piena percezione del suo corpo in quanto tale.

Possibili origini della psicosi infantile
La psicosi infantile secondo la Tustin è una sorta di difesa contro l'intollerabile sensazione di non essere tutt'uno con la madre.
Man mano che la consapevolezza della mancanza di un legame fisico eterno con la madre si impone al bambino, tutto viene espulso tramite accessi distruttivi di collera che squassano il corpo (sensazioni che vengono percepite molto intense a causa della relativa disorganizzazione dello stato psicologico del piccolo).
I bambini allora tolgono l'attenzione dalla situazione intollerante di base, perdendo però il contatto con la realtà e diventando relativamente inaccessibili.

Stabilire un contatto con bambini psicotici
Per avvicinarsi ad un bambino psicotico bisogna condividere la sua angoscia senza venirne sopraffatti.
Il bambino psicotico si è tirato indietro davanti ad un'esperienza troppo acuta di essere e divenire, oscilla dallo stato di eccitazione a quello di crollo ed il solo modo in cui queste oscillazioni vengono controllate è attraverso l'impiego di massicce contromisure che diminuiscano o annullino le risposte agli stimoli.
Il terapeuta non deve avere timore di esprimere i pensieri in un linguaggio figurato, e prima che la psicoterapia possa iniziare è necessaria una diagnosi intelligente, attenta e ben fondata.

La diagnosi
In passato è stata attribuita troppa colpa alle madri per i problemi dei figli (con termini tipo "madri frigorifero", "madri schizofrenogeniche").
Tuttavia anche il piccolo può avere carenze organiche, cognitive e sensoriali che possono creare problemi per il rapporto con la madre, la quale può anche avere problemi non derivanti da lei, dovuti a problemi fisici o ambientali, che possono distoglierla dal compito della cura del figlio.
Il terapeuta deve osservare almeno tutto il primo anno di vita del piccolo psicotico e a volte è difficile distinguere i fattori psicologici, fisiologici e gli squilibri ormonali che possono avere correlazione con la psicosi.
Sembra cmq importante che la psicoterapia inizi prima dell'età di latenza, intorno ai 5 o 6 anni, inoltre è impossibile stabilire se è la madre che si isola dal bambino o se è il bambino ad isolarsi da lei.

Gli scopi della psicoterapia
Il compito del terapeuta è quello di cercare di risanare la frattura psichica esistente tra la madre ed il bambino, egli non tenta di sostituirsi alla madre, i genitori ed il terapeuta collaborano in questo difficile compito.
Un padre che svolga il suo ruolo maschile è importante per allentare la vicinanza eccessiva dalla madre, e fornisce protezione quando fallisce l'illusione della protezione totale.
Il rapporto con il terapeuta può far rivivere i legami vissuti con la madre, cercando di far ridurre il bisogno di completa dipendenza del bambino e farlo sviluppare normalmente.
Un terapeuta che si protegge e protegge gli oggetti degli altri da un bambino arrabbiato, appare sotto gli occhi di questi molto più meritevole di fiducia di uno remissivo, ed in generale è cmq importante un saldo setting terapeutico.

Il contesto generale della terapia
Ciò che manca ai bambini psicotici è il senso comune e per questo motivo deve essere una qualità fondamentale del terapeuta.
Dietro ai meccanismi protettivi degli psicotici si nascondono sentimenti eccessivamente intensi, quindi il clima emotivo di un'istituzione deve essere tale da non incoraggiare rapporti eccessivamente intensi ed invischianti.
I pazienti psicotici possono sconvolgere le persone con cui hanno a che fare, quindi ci vuole molta autodisciplina, bisogna essere molto professionali, e alcuni terapeuti per riuscire a superare il carico emotivo ricorrono ad una analisi personale o autoanalisi, altri alla religione.

Tecniche psicoterapeutiche
Anche i terapeuti che in apparenza usano lo stesso metodo, possono usare cmq uno stile proprio personale.
Nella tecnica terapeutica ereditata dalla Klein, si tiene uno spazio terapeutico incontaminato, non si usano le informazioni del passato sul paziente, ma si osserva attentamente cosa accade in quel momento.
Il bambino deve rimanere nella stanza, libero dalle distrazioni, non gli si fanno regali, e se possibile la stanza deve rimanere immutata in tutte le sedute.

Attrezzatura
Uno strumento usato è la trottola, che può produrre un effetto ipnotico e fungere da oggetto transizionale.
Anche una coperta può essere usata, e anche l'acqua e la sabbia sono elementi utili, ma il bambino non deve esagerare nel loro uso isolandosi dal terapeuta, altrimenti va fermato.
Sarebbe meglio che ogni bambino avesse un suo cassetto con i giochi, tuttavia i bambini psicotici possono ignorare questa regola e fare i prepotenti usando i giochi degli altri.

Le fasi della psicoterapia con bambini psicotici
Esistono 3 fasi principali in questo tipo di trattamento terapeutico.
Nella prima fase è il setting piuttosto che il terapeuta che sembra arrivare al paziente, perchè inizialmente il bambino è diffidente.
Quando il terapeuta dimostra di contenere le ansie del piccolo, inizia a manifestarsi la tensione verso lo sviluppo ed il bambino rivive la primitiva situazione di allattamento.
Infine, se il bambino inizia a tollerare l'assenza di legami, può iniziare a fare le prime distinzioni psicologiche ed allora la psicoterapia può avere inizio.

Michael
Michael è un bambino di 12 anni psicotico.
Nella prima seduta il piccolo cercava di usare il terapeuta per le sue attività, come se non avesse vita.
Il terapeuta fece capire che erano 2 persone separate ma che avevano una parte che potevano condividere.
Il bambino iniziò così ad accettare il fatto che non poteva ottenere il possesso completo della madre, ma che cmq c'era un posto sicuro per lui, e ciò gli permetteva di sentirsi protetto e tollerare la separazione.
Questa fase liberatoria può dunque avere inizio solo quando al bambino viene data senza incertezze la possibilità di diventare consapevole delle differenze tra me e non me, tra mio e tuo e tra avere e non avere, ed è questo il punto di partenza del gioco infantile e delle attività ricreative degli adulti.

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