sabato 11 marzo 2017

Psicopatologia (18/25): Gioco e comunicazione

E' stato osservato il comportamento di diversi bambini.
Ad esempio il piccolo Ricky di 4 settimane, dopo la poppata era solito mettere ripetutamente in bocca la tettarella del biberon, ma grazie alle reazioni attente della madre questa attività si è poi evoluta in giochi di cucù-tetté (gioco in cui un adulto nasconde ripetutamente il proprio volto e poi lo mostra nuovamente al bambino).
Man mano che la mobilità del bambino aumenta, i giochi di cucù-tetté vengono sostituiti con altri giochi legati al nascondersi, tra i 6-7 anni invece, iniziano le discussioni sulle regole dei giochi, vengono lette storie, mentre tra i 7-8 anni invece, i bambini giocano in coppia anche senza la presenza dell'adulto, ma quando i bambini diventano tirannici e si avverte il reale pericolo oltre al gioco, il bambino cerca l'adulto che risolva il litigio.

La psicoanalisi dei bambini
Freud osservò e descrisse il gioco di un bambino di 18 mesi (Hans), individuando la coazione a ripetere come comportamento e attraverso l'osservazione del libero gioco della mente, Freud fu in grado di cogliere i processi dell'inconscio.

Il rapporto di transfert
Freud fece molta attenzione anche ai forti sentimenti che i pazienti sviluppavano nei suoi confronti, scoprendo che questi rivivevano nei su di lui sentimenti e fantasie inconsci vissuti nella prima infanzia.
La Klein invece sottolineò le analogie tra l'analisi degli adulti e quella dei bambini, analisi che si differenzia esclusivamente nella tecnica, perchè la natura del transfert è uguale.

Facilitare la comunicazione nell'analisi infantile
La tecnica del gioco è una tecnica molto usata con i bambini, dove questi possono giocare usando la loro immaginazione conscia e la loro fantasia inconscia.
Il gioco aiuta a fornire al bambino un vocabolario, costituisce un mezzo per facilitare l'espressione dei suoi pensieri e sentimenti, e rende agevole l'esplorazione.
Alcuni bambini con gravi problemi però, non riescono a giocare, non riescono ad usare il simbolismo del gioco, e quindi questa tecnica con loro non è efficace.
Anche il setting è importante, ogni paziente ha un luogo ed un orario precisi, si cerca di avere in stanza solo ciò che serve al bambino, si cerca di avere dei giocattoli personali per ogni bambino.
Il setting crea dei confini e limiti da rispettare, che alcuni bambini possono trovare troppo frustranti, così questi cercano di abbatterli (comportamento che spesso si ripete anche a scuola).
La mente dell'analista deve essere molto recettiva, egli deve capire gli stati d'animo del bambino, alleviare le sue angosce rassicurandolo, stimolarlo, dargli una disciplina, anche se questi scopi ultimi non sono da usare in psicoterapia, perchè bloccano l'accesso all'inconscio.
Il terapeuta non deve avere la mente chiusa, ma allo stesso tempo non deve far capire i propri punti deboli al bambino, deve far entrare il bambino, ma entro certi limiti.
Il terapeuta può avere la necessità di non pensare ai precedenti giudizi dati al bambino, per non venire influenzato, ma deve essere cmq in grado di richiamarli alla mente non appena servono per fare un confronto con i nuovi dati.

Il significato dell'evoluzione osservata nel gioco
Maturando si arriva ad un maggior impiego del gioco in quanto simbolo dell'esperienza di perdita e ritrovamento della madre, e nel nascondino ad esempio, emerge la tendenza a far si che sia la madre a dover affrontare la perdita (e quindi a dover cercare il bambino).
Alcuni bambini si riuniscono in gruppo per giocare e quando lo stress aumenta, questi prendono un altro gruppo come nemico, per poter sfogare la loro aggressività, tuttavia in un gruppo, ciascun bambino si servirà del gioco per vivere le proprie personalissime fantasie inconsce.
I bambini si rivolgono all'adulto quando la natura simbolica del gioco viene sopraffatta dai sentimenti, il quale deve contenere la paura e la rabbia divenuti insostenibili per il bambino, e nel caso la figura rassicurante sia costantemente assente, è probabile che si verifichi di frequente una situazione reale di scontro aperto.

La comunicazione nella prima infanzia e alcune funzioni del gioco
L'uso dell'adulto come figura che contiene gli stati dolorosi dell'essere è una condizione indispensabile per lo sviluppo della capacità di sopportare la sofferenza connessa alla capacità di pensare.
Se il neonato è agitato o sofferente, per superare questa situazione fa provare queste stesse sensazioni alla madre, e la risposta della madre è indispensabile per comprendere che il comportamento è veicolo di comunicazione di significati.

L'evoluzione verso la formazione dei simboli
E' importante studiare come reagisce il lattante quando si verifica un ritardo tra l'esperienza di un bisogno e il suo soddisfacimento.
L'oggetto succhiato al posto del seno della madre (ad esempio il pollice) può essere considerato il precursore di un simbolo.
L'oggetto succhiato è sempre presente e sotto il controllo del piccolo, e serve per aiutare al bambino ad ignorare la frustrazione di non avere il seno della madre (anche se il bambino molto piccolo non fa distinzione tra oggetto desiderato ed oggetto sostituto).
Tra i primissimi giocattoli del bambino vi sono varie parti del corpo, inoltre se la madre non soddisfa sempre subito le sue richieste, crescendo il bambino può iniziare a capire che lui e la madre non sono una cosa sola.
Gli oggetti sostituitivi assumono un carattere più simile ai giochi, con le caratteristiche di oggetti simbolici che possono interessare e divertire.

Il gioco come ponte tra le fantasie inconsce e la realtà esterna
Il gioco è un'attività a metà strada tra la realtà esterna ed interna, che fa ponte tra di esse, ed è anche un'area in cui sviluppare ed acquisire conoscenze ed abilità pratiche, che possono permettere di muoversi con padronanza nel mondo esterno.
Inoltre l'area simbolica del gioco è relativamente priva di pericoli.

L'impiego della formazione dei simboli nel bambino e nell'adulto
Il gioco prende valore quando consente di affrontare in maniera simbolica le situazioni che creano angoscia, in modo che essa venga riportata a livelli tollerabili.
Il gioco consente al bambino di allontanarsi un po' dalla madre, dove se l'angoscia è a livello moderato, può servire da stimolo per ampliare le conoscenze, viceversa può far interrompere il gioco e necessitare dell'intervento del genitore.
Le fantasie dell'adulto sono contenute nella mente come forma di pensieri anticipatori e progetti, mentre le fantasie consce del bambino piccolo non sono contenute nella mente, ma esistono e sono vissute attraverso l'attività ludica.
L'adulto usa la capacità verbale per esternare i sentimenti, i bambini (che ne hanno cmq bisogno) usano un gioco tridimensionale, in cui collocano se stesso, o almeno un giocattolo che lo rappresenti.
Quando i bambini provano angosce eccessive durante il gioco, la formazione dei simboli si interrompe e si fa ritorno alla madre, ma quando questa non c'è per troppe volte, può capitare che l'attività simbolica non si sviluppi più.
Senza lo sviluppo della capacità di simbolizzazione, ogni aspetto dell'ambiente che circonda il bambino continua ad essere vissuto come nei primi giorni d'infanzia, il mondo viene visto come parti del suo corpo e di quello della madre, ed in assenza della simbolizzazione, non c'è alcuna possibilità che gli interessi del bambino possano svilupparsi al di là degli obiettivi a cui tendevano le pulsioni istintuali della primissima infanzia, il gioco risulta quindi impossibile ed ogni aspetto dello sviluppo psichico si arresta.

Giles
Giles era un bambino di 3 anni e 9 mesi il cui sviluppo era gravemente ritardato, durante il primo anno di vita era stato spesso ammalato, inoltre vi fu un lungo periodo di separazione dalla madre, verso il nono e decimo mese, e quando la madre tornò lui sembrò respingerla preferendo l'ambiente esterno a lei.
Quando iniziò la terapia Giles non parlava affatto, non aveva sviluppato neanche i classici balbettii che usa un bambino normale a quell'età, si limitava solo a grugnire ed urlare, e se non veniva capito rapidamente tendeva ad andare in collera, urlando e scagliando giocattoli.
Giles si comportava come un primitivo, tanto da suscitare senso di repulsione nella madre e nel terapeuta, il suo uso di giocattoli mostra scarse capacità di discriminazione (prendendo giocattoli a caso) ed egli riempiva la stanza ed il terapeuta del suo caos interiore e della sua disgregazione (ogni cosa veniva ridotta in tanti pezzi sparsi), anche se ogni tanto sembrava far attenzione alle parole del terapeuta.
Successivamente giocando con delle macchine (giocattoli molto importanti per lui) pronuncio una prima parola, e successivamente altre, che poi usò di frequente, iniziò a giocare con l'acqua, urinava, defecava.
Giles mostrava chiaramente di voler trovare nel terapeuta una persona che assorbisse tutte le sue manifestazioni di rabbioso malessere, e quando il terapeuta si mostrò disponibile ad assorbirle e gli spiegò esplicitamente il perchè di questo suo comportamento, il bambino imparò nuove parole e migliorò il rapporto anche con la madre.
Giles identificava le persone con le macchinine e le puniva al posto loro (primi processi di scissione e differenziazione), iniziava inoltre a mostrare tramite il gioco la paura di essere abbandonato perchè orribile.
Faceva giochi dove dimostrava il bisogno di possedere le persone dentro di se, molti giochi con feci, era sostanzialmente molto simile ad un lattante come sviluppo, vedeva gli oggetti come parti del suo corpo e quindi pensava di giocare con se stesso.
Il terapeuta fece di tutto per comunicare a Giles che lui lo capiva e che considerava il suo comportamento significativo (faceva la parte della madre), e questo lo aiutò a migliorare anche con il linguaggio, dato che pronunciò le prime parole quando capì che queste potessero servire ad esprimere le sue esperienze.
Pian piano Giles iniziò a sviluppare un'area dentro di se di contenimento, in modo da non agire in maniera impulsiva e distruttiva, iniziò a sopportare di più le proprie emozioni, e siccome anche la capacità della madre di rispondere alle sue richieste era migliorata, lui non la percepì più come un oggetto poroso, ma come uno spazio in cui poter entrare, e ciò servi a migliorare il funzionamento psichico del piccolo.
Quando si sviluppò completamente il linguaggio del gioco, potè iniziare il lungo processo di trattamento per migliorare le sue gravi condizioni.

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