domenica 30 ottobre 2016

Psicologia dell'adolescenza (8/19): Disturbo di condotta alimentare

Anoressia e bulimia nervosa fino a pochi anni fa erano considerati dei disturbi psichiatrici, mentre ora sono considerate come disturbi evolutivi correlati alla fragilità narcisistica dell'adolescenza e alla conflittuale integrazione dei valori dell'identità di genere nell'immagine di sé dell'adolescente femmina.

Definizione
Il disturbo del comportamento alimentare consiste nella tendenza di esprimere la sofferenza psichica attraverso il comportamento, senza stabilire a priori corrispondenze tra questo disturbo e uno specifico quadro psicopatologico.
I disturbi del comportamento in adolescenza segnalano intoppi evolutivi nei processi di soggettivazione e l'esteriorizzazione del conflitto consente all'adolescente di evitare un'elaborazione emotiva resa impossibile dall'incapacità di tollerare il dolore psichico e gli permette di scaricare la tensione emotiva del gesto.
L'adolescenza è quel periodo dove c'è il predominio dell'azione sul pensiero.

Il punto di vista psicosociale
Dalla seconda metà dello scorso secolo i disturbi alimentari hanno acquisito un carattere epidemico, e varie ricerche hanno individuato tassi medi di prevalenza di questo disturbo nella popolazione dello 0.3% per l'anoressia nervosa e dell'1% per la bulimia nervosa, tra donne in tarda adolescenza e giovani adulte (dati solo indicativi dato che c'è la tendenza di questi soggetti a nascondere il proprio disagio).
Sembra inoltre che tra il 1935 e il 1989 ci sia stato un aumento lineare di questi disturbi e i dati raccolti indicano che nel mondo occidentale circa l'1% delle ragazze tra i 12 e i 18 anni ha segni d'anoressia nervosa, mentre la distribuzione tra maschi e femmine per quanto riguarda i disturbi alimentari infantili è la stessa, e la diffusione femminile del disturbo compare solo con la pubertà (e ciò conferma la correlazione con la costruzione dell'identità di genere femminile).
Nella diffusione di questi disturbi si intrecciano fattori individuali (adolescenza, femminilità) con fattori psicosociali, espressioni di modelli culturali e relazionali della famiglia e della società (es. c'è più presenza di questi disturbi in danzatrici, dove la magrezza è considerata un fattore di successo), e c'è anche una diversa distribuzione del fenomeno tra i vari gruppi etnici.
Il fattore centrale nei disturbi della condotta alimentare è costituito dall'immagine di sé e dalla costruzione dell'identità personale e di genere dell'adolescente femmina.
Sembra quindi che il disturbo alimentare segnali la difficoltà a fronteggiare le richieste evolutive dell'adolescenza femminile, dove queste giovani si illudono di aver trovato una soluzione ai propri conflitti attraverso il sintomo alimentare.
Anoressiche e bulimiche esprimono con il corpo il disagio dell'adolescenza femminile attuale, incarnando il modello di femmina intellettualizzata e disincarnata.
L'adolescente femminile impone il silenzio al proprio corpo, rifiutando così il destino materno tramite controllo ascetico, ed oggi è l'etica estetica a fungere da rinforzo ai comportamenti anoressici.
I modelli culturali di oggi impongono un corpo atletico e magro e rifiutano il corpo materno (grasso), e ciò avviene in parallelo ad una perdita del valore sociale della maternità.
Nelle adolescenti anoressiche, il compito evolutivo adolescenziale di costruire l'identità di genere fa da detonatore al conflitto relativo all'integrazione nell'immagine di sé dei valori materni, inoltre, la separazione tra sessualità e maternità (grazie alla diffusione degli anticoncezionali) ha favorito il disconoscimento del ruolo materno (ciò è confermato dal calo delle nascite).
Quando i cambiamenti puberali disegnano sul corpo femminile intollerabili connotazioni materne, l'attacco alle rotondità (del seno, del ventre, ecc...) e la scomparsa del ciclo mestruale, testimoniano la volontà di cancellare dal corpo ogni predisposizione materna.

Punto di vista psicodinamico
La diagnosi è la comprensione delle modalità di funzionamento di cui dispone la psiche di un soggetto, e la psicopatologia psicoanalitica si propone di comprendere le dinamiche di funzionamento psichico del soggetto, dove la diagnosi psicodinamica riconduce i fenomeni sintomatici a una struttura di fondo e definisce il funzionamento psichico tramite l'interrelazione dinamica tra i diversi fattori.
Il DSM-IV distingue 2 diverse sindromi: l'anoressia nervosa e la bulimia nervosa.
L'anoressia nervosa comprende:

  • il rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale
  • un'intensa paura di acquisire peso ed ingrassare, anche quando si è sottopeso
  • un'alterazione nel modo in cui il soggetto vive il peso e la forma del corpo
  • nelle femmine dopo il menarca amenorrea, con l'assenza di almeno 3 cicli consecutivi
La bulimia nervosa comprende:
  • mangiare in un periodo di tempo circoscritto una quantità di cibo significativamente maggiore di ciò che normalmente si mangia
  • la sensazione di perdere il controllo durante l'episodio
  • ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l'aumento di peso (vomito autoindotto, lassativi, diuretici, ecc...)
  • abbuffate e condotte compensatorie almeno 2 volte a settimana per 3 mesi
  • autostima influenzata dalla forma e dal peso
  • il disturbo non si presenta solo nel corso di episodi di anoressia nervosa
Anoressia e bulimia possono essere considerate un insieme di condotte organizzate in uno stile di funzionamento psichico coerente, non strutture di personalità, e nell'anoressia il rifiuto del cibo è finalizzato al controllo del corpo e delle sue funzioni ed è associato ad una distorsione dell'immagine corporea.
Lo stile di funzionamento psichico dell'anoressico comprendono: rifiuto del cibo e denutrizione, iperattività e amenorrea.
Il bulimico è quel soggetto con peso che può essere nella norma, le cui condotte alimentari comportano abbuffate e l'uso di vomito e purganti, inoltre questi soggetti presentano maggiore instabilità emotiva e relazionale, incapacità di controllare gli impulsi e di tollerare sentimenti di solitudine, di noia e di vuoto, ed una rappresentazione di sé scissa ed instabile.
Le bulimiche tendono a mantenere una maggiore identificazione con il ruolo tradizionale femminile e hanno una vita sessuale più attiva delle anoressiche, e secondo la letteratura psicoanalitica classica, la perdita dell'appetito è dovuta ad una rimozione dell'erotismo orale.
Dagli anni 60, la maggior parte degli studiosi interpretano il disturbo alimentare in chiave di sviluppo narcisistico-identificatorio, inoltre anoressia e bulimia sono considerate due espressioni dello stesso disturbo: l'anoressia realizza attraverso un'identificazione ascetica ed idealizzante un assoluto controllo di sé e del proprio corpo che la bulimica insegue invano, travolta dall'irruzione pulsionale.

Punto di vista evolutivo
Dal punto di vista evolutivo, due compiti di sviluppo adolescenziali sono particolarmente coinvolti nel disturbo del comportamento alimentare: il processo di separazione-individuazione e la costruzione dell'identità di genere.
Le aree di fragilità che portano all'anoressia sono:
  • un ideale dell'Io rigido e perfezionista
  • un difetto del processo di separazione
  • una scissione mente corpo alimentata dal tentativo di compensare carenze di contenimento e riconoscimento primario tramite un investimento narcisistico del pensiero
Le adolescenti destinate a diventare anoressiche sono state prima bambine perfette e fonti di soddisfazioni per i genitori, poi adolescenti perfette, impegnate con successo in tutti i fronti, dove l'esasperazione di queste virtù le trasforma in terribili ossessioni con cui le adolescenti anoressiche tiranneggiano se stesse e gli altri.
Le anoressiche considerano valori primari l'autonomia (tematica della dipendenza), il controllo delle pulsioni, la separatezza, inoltre, il contesto socioculturale odierno conferisce scarso riconoscimento ai valori materni e lo stile anoressico riflette i conflitti dell'identità femminile contemporanea.
Gli eventi che scatenano il disturbo alimentare spesso riguardano perdite e separazioni: la prima vacanza da sola, i primi fidanzamenti ed abbandoni, i cambiamenti di scuola e di quartiere, ecc..., dove la futura anoressica non può permettersi di sentire la mancanza dell'altro e quindi sceglie di annullarla tramite il controllo ascetico, rappresentato dal rituale dietetico.
Il rifiuto del cibo rappresenta nella dinamica relazionale con i genitori (madre coccodrillo intrusiva e padre che non aiuta nella separazione) la difesa narcisistica da una dipendenza inglobante, da cui il soggetto si protegge impedendo con il rifiuto orale l'intrusione materna.
Nel disturbo alimentare il malessere che si rivela nel riempimento e nello svuotamento del corpo stenta ad essere tradotto in contenuti mentali e il linguaggio del corpo rimane l'unico linguaggio possibile, su cui si concentra tutta la vita psichica e la capacità di mentalizzare si compromette ed il pensiero si blocca sull'ossessione del cibo e del peso.
Il desiderio sessuale è visto come una minaccia al sé e al suo valore, all'autonomia che deriva dalla padronanza del sé e dalle capacità di controllo ed autocontrollo, ed il senso di autocontrollo che deriva dalla capacità di tolleranza alla dieta fornisce una valorizzazione nuova che diventa la soluzione su cui fondare il falso sentimento di sicurezza e superiorità.
L'attacco al corpo di chi soffre di questi disturbi rappresenta un fallimento del tentativo di integrare l'identità personale e di genere in modalità compatibili con l'affermazione di sé nell'ambito della propria famiglia e della propria cultura.

Cultura affettiva familiare
I genitori degli anoressici e dei bulimici si sentono loro stessi rifiutati o vomitati, e questo li porta a combattere con ogni mezzo questi mali.
I tratti che accomunano le famiglie dove compare questo disturbo sono:
  • una cultura affettiva fortemente orientata al successo
  • continue intrusioni negli spazi fisici e psico-emotivi dei singoli, con la riduzione di ogni ambito privato e autonomo
  • la tendenza all'evitamento dei conflitti
Le famiglie anoressiche sono descritte come nuclei fortemente controllati, timorosi del conflitto e alla ricerca di un'apparenza perfetta, mentre le famiglie bulimiche presentano scenari conflittuali più aperti e dinamiche più burrascose.
Le madri delle anoressiche inoltre, sono descritte come poco affettuose, dominate dal senso del dovere, angosciate dall'idea di non essere buone madri, ansiose, depresse, fragili ed insoddisfatte.
Alcune madri deluse dal rapporto di coppia, sembrano cercare nelle figlie il sostegno emotivo che non trovano nel matrimonio.
L'identificazione fallica nell'anoressia rappresenta un tentativo di supplire alle debolezze della funzione paterna per separarsi dalla madre, dove l'adesione ad un ideale maschile si radica in dinamiche familiari in cui la figlia si sente vincolata ad aspettative paterne e desidera differenziarsi dal modello rappresentato dalla madre.
Infine, la difficoltà ad integrare l'identità di genere nell'identità personale accomuna a livello transgenerazionale le ragazze anoressiche e i loro genitori.

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