La psicolinguistica
Lo studio del linguaggio in psicologia iniziò con
Wundt già più
di un secolo fa, esso distinse il linguaggio in fatti esterni, legati
alla produzione e alla percezione dei suoni, e in fonemi interni del
pensiero.
Buhler, nel suo
modello delle funzioni sostiene che il linguaggio risponde a tre funzioni, espressione, evocazione e rappresentazione.
Il
comportamentismo di
Watson cerca di eliminare nello
studio del linguaggio, ogni elemento mentalistico e non obiettivo,
riducendo il tutto ad una serie di risposte condizionate e allo studio
dell'apprendimento.
Altri studiosi importanti comportamentisti furono
Osgood, Skinner e
Mowrer.
La
psicolinguistica ha avuto principalmente 3 periodi di sviluppo:
precognitivo (anni 50), basato sulla teoria dell'informazione e la teoria dell'apprendimento,
secondo periodo, nato dalla grammatica generativo-trasformazionale di Chomsky sui problemi sintattici, ed il
terzo periodo, che risponde a questioni riguardanti aspetti semantici e pragmatici in un ampio contesto cognitivo.
I
settori d'indagine della psicolinguistica contemporanea si
possono dividere in 4 aree: comprensione, produzione, sviluppo e
patologia del linguaggio.
I processi di comprensione sono distinti in 3 sottoaree: il
riconoscimento delle parole, la comprensione di frasi e la comprensione
del testo o del discorso.
Dei fondamenti biologici e neurologici se ne occupa invece la
neurolinguistica.
La classificazione del linguaggio inizia a livello fonetico, di solito con l'
Alfabeto Fonetico Internazionale.
Il
fonema è la minima unità di espressione verbale che fa differenza per chi ascolta o chi parla.
La seconda unità usata nella descrizione del linguaggio è il
morfema, la minima sequenza di fonemi che ha un significato (ad esempio una parola).
Il terzo livello è costituito dall'analisi delle regole di morfemi in parole, frasi e periodi, dove la
morfologia studia come sono costituite le parole (la loro struttura interna), mentre la
sintassi studia la combinazione delle parole in frasi.
La grammatica generativo-trasformazionale
Il modello della
grammatica generativo-trasformazionale (
1957 e modificato nel 1965) di
Noam Chomsky, è il modello cui oggi molti psicolinguisti fanno riferimento.
In generale, una grammatica può generare un numero infinito di frasi
nuove, partendo da un vocabolario finito e da un insieme finito di
regole.
Chomsky inizia il suo lavoro analizzando il
modello markoviano (o probabilistico),
secondo cui le frasi sarebbero il prodotto di un processo
probabilistico a stati finiti, dove c'è uno stato iniziale (simbolo) ed
uno finale (frase, discorso), ed il passaggio da uno stato ad un altro è
condizionato dalle regole grammaticali che limitano la scelta dello
stato successivo (da simbolo a lettera, a sillabe... parola, parole,
frasi...ecc...), ci sarebbero quindi delle connessioni probabilistiche.
Questo modello però non è in grado di spiegare la complessità della
struttura gerarchica del linguaggio, o di spiegare le frasi
autoconclusive all'interno del discorso.
Un altro modello è il
modello di grammatica a struttura sintagmatica,
dove la grammatica viene definita attraverso un vocabolario finito, un
insieme finito di simboli iniziali, un insieme finito di regole.
In questo modello, durante il processo di derivazione della frase, si
usano regole di riiscrizione (es: riscrivere x come y), che possono
anche essere recursive.
Questa struttura però presenta dei limiti, quando ci sono frasi
complesse, per derivare frasi grammaticali corrette, la grammatica
diventa enormemente complessa.
Per risolvere questo limite Chomsky ha scoperto che se si inseriscono
delle nuove regole si ha una notevole semplificazione della teoria
grammaticale (
regole di trasformazione).
Una trasformazione grammaticale è in grado di convertire una stringa in
una nuova stringa con una nuova struttura costitutiva derivata.
La grammatica comprenderebbe quindi una serie di regole di
trasformazione (passiva, negativa, interrogativa...), che andrebbero
applicate sui simboli creati dalla grammatica, tramite trasformazione.
Nel modello trasformazionale si ha una struttura generativa che genera
le stringhe terminali costitutive, e delle regole di trasformazione.
La grammatica può avere una
struttura profonda e una
struttura superficiale,
dove regole di trasformazione diverse possono far ottenere strutture
superficiali identiche partendo da 2 strutture profonde diverse.
Le regole di generazione e le regole di trasformazione costituiscono la
componente sintattica della grammatica, la quale è anche costituita
dalla componente semantica e da quella fonologica.
La componente semantica opera nella struttura profonda, la componente
fonologica determina invece la rappresentazione fonologica della frase
generata dalla componente sintattica.
Secondo Chomsky, la
langue è il sistema grammaticale e semantico che rende possibile la produzione del linguaggio, mentre le
parole sono atti particolari del linguaggio.
Il linguaggio come langue è una norma sociale, mentre quello con le parole è il comportamento verbale realizzato dall'individuo.
Secondo Chomsky, la
competenza è l'insieme delle regole
sintattiche, semantiche e fonologiche che bisogna possedere per essere
in grado di parlare e comprendere, l'
esecuzione è invece la produzione o la comprensione di frasi, soggetta a fattori di tipo psicologico.
La comprensione del linguaggio
Le consonanti vengono distinte sulla base di 3 caratteristiche: il
modo di articolazione, il
luogo di articolazione e i
tratti accessori.
Nella
teoria dei tratti distintivi di
Jakobson e
Halle
(1956) in fonologia, si hanno distinzioni di tipo acustico e
percettivo, dove è possibile descrivere i fonemi di un linguaggio usando
dei tratti distintivi binari (es: + e -).
Sembra che nel riconoscimento acustico non sia possibile isolare un
pezzo di segmento audio corrispondente alla sola consonante di una
parola, sembra quindi che consonante e vocale siano portate in parallelo
dal segnale acustico.
Il
lessico mentale è il magazzino che contiene le rappresentazioni mentali corrispondenti alle parole di un linguaggio.
Riconoscimento delle parole
Nel riconoscimento delle parole, c'è una
soglia di riconoscimento, superata la quale (in termini di tempo), l'occhio riconosce la parola.
Più la frequenza con cui appare la parola è alta, più la soglia di riconoscimento diminuisce.
Esistono diversi metodi psicolinguistici per lo studio del riconoscimento delle parole, il
metodo della denominazione consiste nel presentare parole su schermo che il soggetto deve ripetere il più velocemente possibile, o il
metodo della decisione lessicale,
che consiste nel dire il più velocemente possibile se la stringa
presentata è una parola oppure no, o anche il metodo dove bisogna dire
se una stringa di lettere fa rima con una determinata parola.
Esistono anche paradigmi di
priming, dove si studia l'effetto di una parola
prime sulla parola bersaglio, ed i principali fenomeni riscontrati nelle ricerche sono:
- L'effetto della frequenza: le parole più frequenti sono riconosciute in maniera più rapida e precisa di parole meno frequenti.
- L'effetto del contesto: una parola inserita nel giusto contesto è più facilmente riconoscibile dalla stessa presentata da sola.
- L'effetto di superiorità della parola: riconosciamo più facilmente le parole che le stringe senza senso.
Il riconoscimento delle parole è spesso associato al fenomeno dell'
attivazione,
ovvero, quando una parola viene presentata in sufficiente presenza
sensoriale, si attiva la parte del lessico mentale necessaria al
riconoscimento della parola.
Il lessico mentale è diviso in unità, e quindi ci sarà riconoscimento
quando una di queste unità, corrispondente alla parola, sarà
sufficientemente attivata.
La
diffusione di attivazione di
Collins e Loftus (1975),
nell'ambito della teoria sulla memoria semantica, afferma che la memoria
semantica è costituita da un insieme di unità a 2 livelli, che
costituiscono nodi concettuali collegati tra loro in una rete, ed una
rete di unità lessicali (interconnessa con l'altra rete).
Nel riconoscimento, secondo questa teoria, quando un nodo si attiva, si attivano in parte anche i nodi ad esso collegati.
Modelli di riconoscimento delle parole
Esistono
modelli di attivazione e
modelli di ricerca, dove
i primi son legati alla soglia di attivazione, mentre i secondi sono
caratterizzati dal processo di ricerca in un'insieme di dati, come
quando si cerca una parola in un dizionario.
Nel
modello logogeno di
Morton (1969), il
logogeno è
un'unità nel lessico mentale, che corrisponde ad una parola, che
risponde all'informazione visiva, uditiva e semantica, ed è
caratterizzato da una soglia di riconoscimento.
Il logogeno è collegato col sistema semantico o cognitivo e da esso può
essere attivato, e quando una parola è più frequente, questa viene
riconosciuta più rapidamente perchè basta meno informazione per
raggiungere la soglia, quindi l'informazione contestuale attiva il
logogeno della parola bersaglio tramite la diffusione di attivazione.
Nel
modello a ricerca attiva di
Forster, le parole con
relativa informazione sono immagazzinate in un enorme archivio, dove
ogni parola ha il suo indirizzo, ed esistono quindi una serie di archivi
minori di piccole dimensioni e di facile accesso.
Il lessico mentale è costituito quindi da un archivio generale (master
file), e l'accesso a questo file avviene tramite alcuni archivi
d'accesso (periferici), dove le parole sono immagazzinate come coppie di
codici d'accesso ed indicatori.
Gli archivi periferici sono costituiti da un certo numero di bins, che
raggruppano le parole per somiglianza, e all'interno di ogni bins le
parole sono ordinate in base alla frequenza (la più frequente è messa
prima).
Nel
modello della coorte di
Marslen-Wilson (1978), quando
si sente una parola, si attivano immediatamente tutte le parole che
iniziano con lo stesso segmento acustico (es. si sente DANZA, si
attivano tutte le parole che iniziano con DA), queste parole attivate
costituiscono una coorte di candidati al riconoscimento, e man mano che
la nuova informazione acustica viene presentata, vengono scartate le
parole che non corrispondono più, fino a che rimane una sola parola
(anche in questo modello la frequenza di presentazione è un fattore che
riduce il tempo di riconoscimento).
Parole ambigue
Quello che ci si chiede di più nell'ambiguità lessicale è se entrambi i
significati lessicali vengano attivati o se si attiva solo quello
favorito dal contesto.
Secondo la visione dell'
accesso multiplo, il contesto agisce dopo il riconoscimento della parola, mentre secondo la visione dell'
accesso selettivo, il contesto agisce prima.
Si pensa che nel momento in cui si presenti una parola ambigua, si
attivino entrambi i significati, e che il contesto consenta di
effettuare la selezione (selezione postcontestuale).
Comprensione di frasi
La psicolinguistica del cognitivismo è interessata allo studio della sintassi.
Esistono diversi esperimenti, come quello dei
click di
Fodor, Bever e
Garrett
(1974), dove i soggetti devono ascoltare delle frasi ed individuare dei
click sonori messi poco prima, durante o dopo intervalli tra 2
contenuti importanti, dove i risultati dimostrano l'effetto di
trasposizione percettiva del click, che causa la sua percezione proprio
nella pausa tra i 2 contenuti importanti, dimostrando che si tende ad
organizzare le frasi in unità.
Secondo la
teoria della complessità derivazionale, maggiori sono i
numeri di trasformazioni della frase (per ottenere la struttura
superficiale della frase da quella complessa), maggiori sono le
operazioni mentali da compiere per comprendere la frase.
E' stato anche dimostrato (
Savin e
Perchonock) che la
complessità di una frase (ad esempio una frase negativa è più complessa
di una positiva) è direttamente proporzionale alla memoria occupata, con
esperimenti dove il soggetto riesce a ricordare meno vocaboli se la
frase che deve ricordare prima dei vocaboli è complessa.
Esperimenti successivi di
Fodor hanno però smentito questa cosa,
perchè in alcuni casi, frasi grammaticalmente semplici possono occupare
più memoria di frasi complesse.
Oltre ai modelli di tipo seriale, ci sono anche quelli di elaborazione
in parallelo, dove l'informazione in entrata viene elaborata
simultaneamente in vari modi e a vari livelli.
Secondo il
modello di Marslen-Wilson e Tyler (1980),
l'ascoltatore cerca di costruire un'interpretazione della frase che sta
ascoltando nel modo più veloce possibile, usando tutte le informazioni
possibili di tipo fonologico, sintattica e semantica.
I compiti di
shadowing (ripetere le parole appena sentite)
dimostrano che con la pratica si acquisisce maggiore velocità nei
compiti, riuscendo addirittura a ripetere la frase prima che essa sia
stata sentita per intero, inoltre, in casi in cui si doveva ripetere
frasi contenenti degli errori, i soggetti tendevano a sostituire
inconsciamente la parola errata con quella corretta, grazie alle
informazioni del contesto generale e quelle della parola errata.
Ciò dimostra che il contesto e la conoscenza della realtà influenzano la percezione e la comprensione delle frasi.
Principi di analisi della frase
Comprendere una frase vuol dire fare un'analisi sintattica della frase stessa.
Nel
modello di Wilks (1978) si procede trasformando direttamente
il materiale in entrata, in strutture semantiche, senza bisogno di un
componente sintattico separato.
Nel
modello Frump di
De Jong (1979), si estraggono alcune
unità lessicali che vengono collegate tra loro facendo uso di conoscenze
enciclopediche preimmagazzinate, dove ad esempio bastano parole come
pesci e granchi per attivare il reparto mare, con tutte i dati ad esso
connessi.
Vari esperimenti dimostrano che il materiale linguistico in entrata
viene cmq sottoposto ad analisi sintattica, e secondo il pensiero
comune, l'elaborazione sintattica viene fatta dall'
analizzatore sintattico o
parser, il quale può funzionare in modo algoritmico, usando le regole della lingua in uso, o lavorando sulla base di euristiche.
Il primo a proporre che la comprensione delle frasi è ottenuta tramite delle strategie è stato
Bever nel 1970, e son stati fatti diversi studi su bambini di 4 anni per provare queste ipotesi.
Il
modello di analisi di
Kimball (1973) comprende 7
strategie percettive, si ha un primo stadio d'analisi dove
l'analizzatore opera da sinistra a destra, assegnando ogni unità
lessicale ad un costituente sulla base delle 7 strategie, e quando un
costituente viene analizzato viene mandato ad un secondo livello di
analisi che integra i vari elementi e produce una nuova analisi
sintattica, il tutto attribuendo categorie sintattiche ai diversi
costituenti.
Sempre secondo Kimball, esiste il
principio di chiusura, secondo il quale ogni sintagma viene chiuso al più presto possibile.
La
Sausage Machine di
Fodor e
Frazier (1978) è un modello che funziona in 2 stadi, il primo è quello del
preliminary phrase package (Ppp)
che mette assieme le unità lessicali in strutture composte da alcune
parole, le quali sono assemblate in una mezza dozzina di parole, ed in
questa fase il Ppp funziona coi principi del
minimal attachment.
L'integrazione di queste unità ad un livello più alto, ed il controllo del risultato ottenuto, è operato dal
sentence structure supervisor, così nel primo livello si opera sui principi locali (sintassi), nel secondo livello invece si opera nell'insieme.
Secondo il principio del
minimal attachment, il materiale in
entrata viene attribuito al nodo più basso, il più vicino, il più rapido
(ma cmq grammaticalmente corretto), mentre secondo il
late closure,
il sistema di analisi attribuisce ogni nuovo elemento lessicale in
entrata al sintagma che è in elaborazione in quel momento, preferendo
sempre un'assegnazione all'ultimo elemento precedente rispetto al
seguente.
Quindi l'analizzatore secondo questo modello agisce da sinistra a
destra, attribuendo la prima soluzione disponibile, con conseguente
risparmio di memoria e di tempo.
Anche il
minimal chain di
De Vincenzi (1989) è concorde con il minimal attachment.
Ogni frase fornisce una nuova informazione che deve esser messa in
relazione con la frase precedente, quindi deve esistere qualcosa che
permetta la distinzione tra la nuova e la vecchia informazione.
La psicolinguistica del testo e del discorso ha coniato diversi termini, come lo
schema
(di Bartlett con i suoi studi sulla memoria), dove si ha la tendenza a
mettere in memoria i dati in forma schematica, o il concetto di script
(di Schank), che serve a spiegare i processi d'inferenza e di
integrazione del materiale che si legge o di un evento percepito, sulla
base di conoscenze preacquisite.
La conoscenza della situazione, ovvero lo script, può anche far credere
ai lettori di aver letto qualcosa che in realtà non è scritto.
Nel
modello per la comprensione dei testi di
Thorndyke
(1977), si hanno un'insieme di regole per la produzione di una
frase, dove ad ogni stringa formata viene assegnata una descrizione
strutturale, in modo che la grammatica di un testo consiste in
un'insieme di regole per la descrizione strutturale del testo.
E' stato dunque creato un'insieme di regole (storia, scenario, tema,
vicenda, episodio, tentativo, effetto, soluzione, scopo intermedio,
personaggi) per la costruzione grammaticale delle storie, che è anche
utile per comprenderle, e per generare le aspettative sui suoi
contenuti, come fossero degli script.
Nel
modello per la comprensione del testo di
Kintsch e
van Dijk
(1983), si distingue la microstruttura dalla macrostruttura in un
testo, la prima è data dall'insieme delle singole unità (proposizioni),
messe insieme in una struttura integrata, mentre la seconda è data
dall'insieme del significato del testo.
Le unità d'analisi da cui parte un argomento sono l'argomento e la
proposizione, dove l'argomento è il significato di una singola parola,
la proposizione è una frase o un sintagma.
Quando si scompone un testo in proposizioni si ottiene un grafo di coerenza, che rappresenta la microstruttura del testo.
Man mano che si costruisce la microstruttura, essa va nella memoria a
breve termine, e man mano che viene convalidata si crea la
macrostruttura, che finisce nella memoria a lungo termine.
Ricapitolando: il lettore analizza e suddivide il testo in una serie di
proposizioni, queste vengono collegate tra loro in un grafo di coerenza
(microstruttura), viene formata la macrostruttura che integra il
materiale della microstruttura con le conoscenze esistenti.
La produzione del linguaggio
Quando capitano i
lapsus si ha una parola
bersaglio ed un
intruso, che si intromette al posto del bersaglio.
Si ha il
lapsus di tipo contestuale, quando l'intruso proviene dallo stesso ambiente linguistico, o
errori non contestuali, quando ad esempio un'unità lessicale non pianificata nella frase viene sostituita all'elemento che si voleva pronunciare.
Esistono errori di
anticipazioni, dove un'unità di testo viene anticipata dal parlante e prende il posto di un elemento che precede, di
perseverazione, quando un elemento prende il posto di un elemento che segue, di
metatesi, quando 2 unità lessicali si scambiano di posto, di
trasposizione, quando un'unità viene pronunciata in una posizione diversa da quella richiesta, di
malapropismi,
quando una parola viene sostituita da un intruso che è fonologicamente
simile al bersaglio, col quale divide il numero di sillabe, l'accento ed
una parte delle sillabe.
I lapsus hanno alcune proprietà frequenti, tipo che non si verificano
mai assieme 2 diversi tipi di errore, inoltre grazie all'analisi dei
lapsus si può cercare di fare ipotesi su come funziona la produzione
linguistica.
Ad esempio si è scoperto che la struttura sintattica è pianificata prima
della scelta dei definitivi item lessicali, l'intonazione è pianificata
nello stesso momento della struttura frasale (o in una fase molto
vicina), la scelta definitiva della grammatica viene effettuata dopo la
scelta degli item lessicali.
Inoltre nei vari errori, gli elementi che interagiscono provengono da
ambienti linguistici simili, tendono ad essere simili gli uni agli
altri, quando gli errori producono nuovi item, questi hanno le regole
fonologiche del linguaggio (gallo cedrone, cedro gallone), inoltre di
solito, gli accenti della frase e della struttura tendono a rimanere
intatti.
Pause ed esitazioni tendono a cadere in determinate posizioni di una
frase, tipo dopo l'articolo di un sintagma, quindi nella programmazione
di una frase il sintagma è un'unità che viene programmata e poi eseguita
in modo unitario.
In conclusione, una parte della frase viene pianificata prima della sua
esecuzione, ma di solito l'esecuzione inizia prima che la frase sia sta
pianificata completamente, inoltre, il sistema articolatorio esegue la
prima parte della frase, a livello superiore, quello di produzione si
occupa invece di pianificare la parte successiva.
Il
modello di Garrett (1975) cerca di spiegare i processi della produzione linguistica.
Questo modello è diviso in 5 stadi:
- La rappresentazione del linguaggio, dove si sceglie un contenuto concettuale da esprimere linguisticamente.
- La rappresentazione funzionale, che consiste in un
livello di pianificazione delle strutture logiche, dove c'è la selezione
di voci lessicali, la specificazione di strutture funzionali,
l'assegnazione di elementi lessicali nel posto giusto nella frase.
- La rappresentazione posizionale, dove si ha la
specificazione delle posizioni delle varie unità all'interno della
frase, si ha il recupero della struttura delle voci del lessico, la
preparazione della superficie della frase, l'assegnazione del lessico,
l'interpretazione dei formativi grammaticali.
- La rappresentazione fonetica, dove la frase viene programmata a livello fonologico-fonetico.
- La rappresentazione articolatoria, che può venir eseguita dall'apparato articolatorio.
Sviluppo e fondamenti biologici del linguaggio
I bambini possiedono un insieme di regole di grammatica ad ogni livello
del loro sviluppo linguistico, e ciò è stato dimostrato tramite
l'analisi di alcuni errori sistematici durante il loro sviluppo.
Durante il suo sviluppo, il bambino scopre delle regole dall'ambiente,
ed immediatamente tenta di applicarle, per poi modificarle
all'occorrenza, e tramite il proprio vocabolario e le proprie regole è
in grado di creare frasi nuove.
Le prime frasi che il bambino produce sono composte da una sola parola e sono dette
olofasi, dove ad esempio la parola mamma può essere usata con diversi significati.
Intorno ad un anno e mezzo, il bambino emette le prime frasi di due parole, il
linguaggio telegrafico (secondo
Brown), che contiene solo le parole di contenuto e non quelle di funzione sintattica ausiliare.
Nel linguaggio telegrafico sono presenti parole classificate come
classe perno, che è dotata di pochi elementi usati di frequente che svolgono il ruolo di parole di funzione, e la
classe aperta, più ampia e varia, contiene parole di contenuto, nomi di persone, oggetti.
La regola sottostante le frasi dei bambini è: F -> (P) + A
Ovvero la frase del bambino viene formata in base alla regola: prendi
una parola dalla classe perno, aggiungi una parola della classe aperta
(se si salta la prima parte si hanno olofasi).
E' da notare inoltre che non si trova mai l'accostamento di due parole della classe perno.
Dopo vari studi su animali, è stato provato che l'acquisizione e lo
sviluppo del linguaggio parlato complesso sono legati al possesso di
una determinata struttura cerebrale, che per ora sembra esser presente
solo nella razza umana.
Diversi studi han dimostrato che esiste un'età critica per
l'acquisizione del linguaggio, superata la quale, diventa difficoltoso
ed impegnativo imparare.
Come nel caso dei bambini lupo, ritrovati nella foresta, ci vollero
diversi anni di duro insegnamento per far loro apprendere il linguaggio,
e anche una volta appreso, rimase a livelli base, o come quando si
cerca di apprendere una seconda lingua da adulti, non la si padroneggia
mai completamente come la prima.
Nei casi in cui dei bambini subiscano dei traumi all'emisfero sinistro
(quello deputato al linguaggio), se sono ancora nella fase di sviluppo,
dopo un po' riacquisiscono le capacità linguistiche, tramite l'emisfero
destro, dimostrando la plasticità del cervello.
L'età critica per apprendere il linguaggio si conclude verso l'inizio dell'adolescenza (
ipotesi dell'età critica).
Anche nel caso della bambina "Genie", tenuta fino a 13 anni segregata, è
stato possibile farle acquisire il linguaggio dopo un intenso periodo
di esercizio, ma solo un linguaggio di base e non complesso.