Il problema dell'errore
Per valutare il risultato del processo psicologico è necessario disporre
di un criterio o riferimento extrapsicologico, la logica serve da
modello o da schema per tutto il pensiero, per il pensiero
tout court.
Secondo
Mosconi, i principi di
Piaget non sono corretti
perché quando un processo di pensiero si svolge senza deviazioni e
giunge ad una meta corretta, le regole di Piaget sembrano soddisfatte,
in caso contrario no, inoltre è errato limitare la ricerca allo studio
del pensiero erroneo e deviante, cosa che molti ricercatori hanno fatto e
che spesso li ha portati a conclusioni sbagliate (molti errori sono
dovuti proprio alla stessa situazione sperimentale).
La logica non può essere assunta come modello generale del pensiero,
perchè il discorso logico ha regole sue proprie che non coincidono con
quelle del discorso comune, che è lo strumento principale del pensiero.
Ad esempio, in logica è ammesso solo l'uso non esclusivo della parola
"o", e con essa si connettono 2 proposizioni: quando c'è tra esse un
legame significativo (si in logica, no in pensiero: "2+3=6 o Bologna"),
quando si ritiene che una delle 2 proposizioni sia vera, senza però
sapere quale (si in logica, no in pensiero: "sono andato a Roma o
Milano"), quando si interpretano le parole di un altro (si in logica, no
in pensiero: "esco oggi o domani").
In logica quindi c'è una disgiunzione di 2 enunciati qualsiasi come un
complesso pienamente significante anche se non esiste nessuna
connessione tra di loro, e nel pensiero ciò non ha senso.
La logica usa implicazioni in senso materiale che si oppongono a quelle
in senso formale del pensiero, in logica non sono ammessi presupposti
inespressi, nel pensiero comune invece si, inoltre ha dei limiti
d'ambito d'utilizzo che il pensiero non ha: è stata costruita per porre
una base profonda ai fondamenti della matematica.
Nel pensiero, quando si vuole far capire qualcosa a volte si usa
drammatizzare le situazioni, mettendo ciò che è dato come ovvio e certo,
a paragone con ciò che si vuole dimostrare.
La logica quindi, può essere assunta come modello di riferimento per
ricerche con obiettivi delimitati (es studio del comportamento dei
soggetti che svolgono compiti logici), ma non in generale per lo studio
del pensiero.
La
psicologia dello sviluppo intellettuale (genetica) ha
analizzato il problema dell'errore, dimostrando la peculiarità del
pensiero del bambino, che si diversifica da quello dell'adulto per una
sua propria struttura caratterizzata da particolari principi e regole
operative.
Lo psicologo genetico analizza quindi il pensiero del bambino mettendolo
a confronto con quello dell'adulto, eliminando però il concetto di
errore, perchè anche quando il comportamento del bambino appare
sbagliato se paragonato a quello dell'adulto, può essere corretto in
relazione alla struttura di pensiero propria del bambino.
Ricapitolando:
non esiste un pensiero errato per la psicologia del
pensiero, l'uso di sistemi extrapsicologici (come la logica) non è mai
condizione necessaria per la comprensione del pensiero.
Sillogismo e pensiero comune
Secondo la teoria del sillogismo, in larga misura i soggetti non
ragionano in maniera corretta, dato che non è la conclusione valida
quella che viene considerata tale da loro.
Approvare il contenuto di una conclusione induce più facilmente a
giudicarla corretta anche in contrasto con le regole logiche, mentre la
disapprovazione induce a rifiutarla anche se logicamente valida.
Quando i soggetti si trovano davanti a sillogismi non validi (ovvero con
coppie di premesse dalle quali non si può far derivare alcuna
conclusione necessaria), la maggior parte di loro considera corretta una
conclusione non valida.
Secondo Sells, il logico considera esclusivamente la validità del
risultato di un ragionamento, lo psicologo studia invece i processi di
pensiero che conducono a quel risultato.
Gli studi dei Chapman hanno dimostrato che i soggetti sottoposti a
prove di ragionamento sillogistico ragionano piuttosto male o cmq in
disaccordo con la logica (lo testimonia il fatto che molti soggetti
giungono a conclusioni non valide).
In un sillogismo valido, la conclusione deve discendere necessariamente
dalle premesse e qualsiasi altra conclusione è errata, anche se
empiricamente vera (regola non percepita dai soggetti usati dai
Chapman).
Alcuni vocaboli, come "qualche", possono essere fonte di ambiguità e far
percepire i sillogismi come prove di apprendimento piuttosto che di
ragionamento, e per questo motivo nei vari studi occorre formulare i
sillogismi scegliendo i giusti vocaboli.
Nel loro studio, i Chapman giustificarono così tanti errori anche in
base al fatto che i soggetti non si aspettavano un questionario con
problemi che non ammettono nessuna soluzione.
L'horror negativi è la tendenza psicologica che si manifesta ad
esempio nella positivizzazione di espressioni negative, o nella
difficoltà della falsificazione, o nella riluttanza ad usare procedure
di carattere negativo.
Nei compiti negativi rappresentati da sillogismi non validi, la
soluzione corretta ha cmq un carattere negativo (e ciò giustificherebbe
il perchè del fatto che molti non la scelgano).
Diverse ricerche hanno portato dati che non consentono di confermare la
relazione tra il funzionamento della logica classica e il pensiero, cmq,
il pensiero comune procede non in contrasto con la logica classica.
In generale: quando esigenze logiche e psicologiche coincidono, il
pensiero comune e la logica tendono alla concordanza, quando non
coincidono invece, il pensiero comune tende ad usare una logica più
ampia e permissiva della classica.
La logica discende sempre dalle premesse, è sempre certa, e quando la
conclusione logica ha un carattere positivo, esigenze logiche e
psicologiche coincidono (massimo della concordanza), mentre se la
conclusione logica è corretta ma negativa (nessuna conclusione
possibile), questa coincidenza non avviene.
Alcune ipotesi sui sillogismi:
- Con i sillogismi validi (concordanza tra esigenze logiche e
psicologiche) si prevede una netta prevalenza delle conclusioni corrette
dei soggetti.
- Con i sillogismi non validi si prevedono meno conclusioni corrette.
- Con i sillogismi non validi si prevedono molte conclusioni
corrette solo secondo la logica del pensiero comune (errate come logica
classica).
- Si prevede che la differenza tra la percentuale di risposte
corrette con sillogismi validi e quella dei non validi si riduca molto
se le conclusioni vengono valutate dal punto di vista della logica del
pensiero comune.
E' stato fatto uno studio per verificare queste ipotesi, usano uno
stesso numero di sillogismi validi e non validi e analizzando le varie
casistiche, dimostrando la validità di queste ipotesi.
Quindi è valida anche l'ipotesi iniziale che afferma che: il pensiero
comune procede nel ragionamento deduttivo non in contrasto con la logica
classica.
Quindi, dato che a seconda di come vengono presentati i sillogismi si
possono ottenere più o meno risposte corrette, è giusto affermare che il
piano logico è una delle impostazioni possibili del pensiero.
Sillogismi lineari e psicoretorica
I sillogismi lineari hanno 2 premesse ed una conclusione, e spesso vengono detti problemi seriali a 3 termini.
Studi su questi sillogismi han dimostrato che la gente ha una innata predilezione per gli ordinamenti lineari,
ed esistono 2 principi parologici per questi principi: secondo il primo
principio si ordina meglio in una direzione che nell'altra, si tende ad
ordinare dall'alto verso il basso, dal superiore all'inferiore, mentre
il secondo principio (end-anchor ordering) sostiene che si ha
facilitazione se il primo elemento dato nella premessa è un elemento
estremo nell'ordinamento (es. il migliore o il peggiore) e non il
termine medio.
Secondo Huttenlocher, la difficoltà della seconda premessa dipende dallo stato grammaticale del terzo termine, mentre De Soto
afferma che è più facile capire una premessa che descrivere un termine
estremo come soggetto grammaticale piuttosto che come oggetto.
Secondo Clark invece, la gente spesso è indotta a ragionare erroneamente solo dal modo in cui i problemi sono espressi.
La teoria linguistica di Clark ha 3 principi:
- Il principio della prevalenza delle relazioni funzionali: a
comprensione avvenuta le relazioni funzionali sottostanti ad una frase
(come il soggetto logico, il verbo) sono più accessibili dopo la
comprensione di altri tipi meno fondamentali di informazione.
- Il principio della marcatura lessicale:
i significati di certi aggettivi positivi (es. buono, lungo) sono messi
in memoria in una forma meno complessa dei significati dei loro
opposti, e quindi potrebbero essere ritrovati ed usati più facilmente
degli altri.
- Il principio della congruenza:
l'informazione può essere recuperata solo quando è congruente con
l'informazione richiesta, e questa ricerca non richiede la congruenza
dell'informazione superficiale, come parole o frasi, ma delle
sottostanti relazioni funzionali.
Questi principi
influenzano il processo di soluzione singolarmente o congiuntamente,
nella comprensione delle proposizioni, nella comprensione della domanda,
nella ricerca dell'informazione richiesta dalla domanda, nella
costruzione della risposta.
Quindi nei problemi seriali a 3 termini, la struttura profonda prevale sull'ordine della struttura superficiale.
In generale, è probabile che all'inizio potrebbe prevalere un approccio
del tipo spiegato nella teoria dell'immagine di De Soto, mentre
successivamente, quando si diventa più esperti, potrebbe prevalere il
modo di operare descritto nella teoria linguistica di Clark.
Ipotesi psicoretorica
Secondo Hunter, i vari tipi di enunciato sono variazioni di una stessa formula, come diverse possibilità di fornire la stessa informazione.
Le diverse organizzazioni del discorso che si producono variando
l'enunciato del sillogismo lineare comportano cambiamenti rispetto
all'oggetto del discorso o all'effettivo referente e al ruolo o funzione
delle parti e dei singoli elementi.
La struttura discorsiva dove le singole informazioni sono organizzate
costituisce una parte importante dell'informazione trasmessa, perchè non
si riceve un elenco di dati o informazioni, ma un discorso.
Ad esempio, inserire la parola ma è incompatibile con una lettura che focalizza gli estremi.
Secondo l'ipotesi psicoretorica, i diversi tipi di enunciati,
corrispondenti a diverse strutture discorsive, trasmettono messaggi
effettivi diversi (parlano di cose diverse), pur essendo da ciascuno di
essi infieribili certe informazioni comuni relative alla relazione tra i
termini del sillogismo.
Il principio generale dell'ipotesi psicoretorica afferma che la
domanda è appropriata o congruente e il discorso ben ordinato, quando la
conclusione naturale dell'enunciato (l'informazione trasmessa) fornisce
direttamente la risposta alla domanda, e anzi, corrisponde essa stessa
alla risposta.
In certi enunciati (di tipo 1), l'informazione utile per rispondere è
parte di un tutto e per essere disponibile deve essere liberata o
ricavata tramite inferenza.
Il principio di congruenza di Clark afferma che un'informazione
non può essere recuperata da una proposizione se non è congruente nelle
sue relazioni funzionali con l'informazione che viene richiesta.
L'ipotesi psicoretorica assume il discorso come unità di analisi, e
rispetto alla teoria linguistica di Clark, è capace di previsioni più
numerose e più ampie, ma appare più semplice e parsimoniosa.
Secondo il principio di ancoraggio ad un estremo di De Soto, è
utile al soggetto se il primo elemento dato nella premessa è un elemento
estremo nella serie, (es. il più forte o il più debole) così che la
premessa proceda un estremo verso il centro piuttosto che viceversa.
Secondo alcuni studi cmq, l'ipotesi psicoretorica risulta più accurata del modello di De Soto.
Huttenlocher ha riformulato il principio di ancoramento ad un
estremo, affermando che una premessa è più facile da capire se descrive
un termine estremo come soggetto grammaticale piuttosto che come
oggetto, e diversi studi han dimostrato che seguendo queste premesse si
commettono meno errori, anche se a volte nelle ricerche, la difficoltà
dipende dalla tecnica adottata, e anche il numero di sillogismi usati
può influenzare i soggetti nell'usare un approccio naturale o uno più
strategico nel cercare la soluzione.
Nello studio dei sillogismi lineari l'
ipotesi psicoretorica
comporta l'analisi dell'enunciato in quanto struttura discorsiva,
assumendo come unità d'analisi il discorso e non le singole
proposizioni.
Questa ipotesi comporta l'analisi dei sillogismi lineari con riguardo
alla congruenza tra enunciato e domanda, dove son considerati discorsi
ben ordinati
quei problemi o sillogismi lineari determinati nei quali la conclusione
naturale dell'enunciato (cioè l'informazione trasmessa direttamente
dall'enunciato) fornisce la risposta richiesta dalla domanda, mentre i
discorsi non ben ordinati sono quei problemi dove l'informazione
corrispondente alla risposta non è trasmessa direttamente
dall'enunciato, ma deve essere inferita.
L'ipotesi psicoretorica non costituisce una teoria completa sulla
comprensione e soluzione dei sillogismi lineari, ma permette alcune
previsioni sulla facilità-difficoltà dei diversi problemi.
Codice logico e codice psicoretorico nel compito di selezione
Sono stati fatti diversi studi per verificare come le persone affrontano il compito di verificare un'ipotesi, come il compito di selezione di Wason,
dove erano presenti 4 carte e ciascuna aveva un numero da una parte ed
una lettera dall'altra (E,K,4,7), ed i soggetti dovevano attenersi alla
regola che se una carta ha una vocale da una parte, allora dall'altra ha
un numero pari, e dire guardando le carte, se la regola era vera o
falsa (compito del tipo se p allora q).
Secondo Wason, il problema di controllare un'ipotesi consiste solo nella
verifica di falsità (cioè che non ci siano casi di falsità), quindi la
strategia corretta è quella di controllare le combinazioni nelle quali
potrebbe esserci un caso di falsificazione della regola.
Nel suo compito Wason ha individuato 2 tipi di errori: errore di commissione (scelta carta sbagliata), e di omissione (non scelta carta giusta), e questi errori di scelta sono interpretati da Wason come la tendenza innata a cercare la verifica di un regola e a evitare la sua falsificazione,
i soggetti quindi tenderebbero a non cercare solo i casi che potrebbero
falsificare la regola, riconoscendola vera qualora la falsificazione
non avvenisse.
Un altro limite del pensiero umano che secondo Wason da problemi in questi compiti è l'irreversibilità,
che consiste nel non considerare i lati o le parti delle carte
egualmente informative e rilevanti, indipendentemente dal lato o parte
visibile.
La
teoria del doppio codice afferma che il
comportamento dei soggetti è di solito congruente con il messaggio
effettivo che essi ricevono, alla cui determinazione concorrono sia la
situazione nel complesso, sia le istruzioni e il compito che vengono
proposti.
Nel compito di selezione di Wason, gli errori possono essere dovuti alla discrepanza tra il
codice logico (quello usato dagli sperimentatori per organizzare l'esperimento) e
codice naturale (quello usato dai soggetti per decodificare i messaggi).
Secondo la teoria del doppio codice, l'elemento decisivo dal quale
dipende il comportamento dei soggetti è il messaggio effettivo ricevuto
da essi (inteso nel suo insieme di informazioni contestuali e
situazionali), che può essere diverso da quello che lo sperimentatore
crede di aver trasmesso.
Secondo questa visione, solo quando una regola o una ipotesi è
confermata da esempi positivi, può nascere l'esigenza psicologica di
verificarla, ci sarebbe quindi prima un primo momento di verifica
(ricerca casi positivi e plausibilità della regola) ed un secondo di
falsificazione (ricerca casi che possono invalidare la regola).
Quindi anche in questo caso, proporre il compito con termini diversi può
aiutare o rendere difficile la soluzione, quindi se si parla di
"regola" ai soggetti, essi sono indotti a credere che si tratti di una
regola vera e garantita, e non di una regola da controllare (dimostrato
con l'esempio dei cartoncini, dove a sinistra c'è una lettera e a destra
un numero che dipende dalla lettera).
A volte la fase di verifica della regola blocca il successivo compito di falsificazione (mancata scelta di non-q).
Un altro compito famoso con materiale realistico è quello di
Johnson-Laird, Legrenzi e
Sonino, il compito dove si chiede di immaginare di essere un
impiegato delle poste
che deve smistare le lettere e verificare se 4 buste rispettano la
regola che se una di esse è chiusa, allora ha un francobollo da 50 lire.
Questo compito ha avuto una grossa percentuale di riuscita e ciò è stato attribuito al
forte senso di realismo e familiarità col compito.
Nasce così l'ipotesi che la gente in situazioni reali si comporti
secondo norme realistiche e che la lettura del comportamento in termini
puramente logici può essere arbitraria.
In generale, dato che il codice trasmesso può essere diverso dal codice
percepito, lo sperimentatore dovrebbe sempre cercare di capire come il
soggetto si rappresenta la prova nella sua mente, e quindi l'analisi del
messaggio è una fase indispensabile nello studio dei processi di
pensiero.
Presupposti e implicazioni
La sensatezza e l'accettabilità di quello che viene detto dipende da ciò che è presupposto.
Delle idee possono fungere da presupposto anche quando non sono
universalmente accettate, ma sposano il caso specifico, e quando si
vuole falsificare un discorso si può cercare di far crollare i
presupposti.
Il nesso sintattico-formale (es. "dal momento che"), a livello di discorso esplicito, può essere messo al posto dei presupposti o rappresentarli.
In generale, i presupposti:
- Fanno parte integrante del discorso, ne costituiscono la parte
sommersa, e supportano e/o connettono gli elementi della parte
emergente.
- Mantengono una certa indeterminatezza e possono corrispondere ad
un agglomerato di idee funzionalmente consonanti e corrispondenti in
relazione al compito svolto nel discorso.
- Normalmente agiscono inavvertitamente e corrispondono ad idee comuni.
Diversi studi mostrano come i presupposti possono essere accettati
consciamente ed inconsciamente, o come possono essere rifiutati e
criticati, o anche che quando si stacca il contatto esplicito con i
presupposti, il discorso esplicito può perdere la sua coerenza e la
conclusione può diventare insostenibile, dato che il nesso
sintattico-formale "dal momento che" assume un altro significato.
Un'
idea comune dominante può essere usata generalmente senza
problemi come presupposto, mentre un'idea comune di opposizione può
essere si usata come presupposto, ma più nei casi specifici, perchè deve
riaffiorare come idea esplicita e deve essere più elaborata (mentre la
comune dominante può agire in maniera implicita).
Una stessa proposizione può fungere da antecedente ad una conclusione
negativa e ad una positiva di senso contrario, e solo grazie al
presupposto possono essere discorsi accettabili e significativi nel
pensiero comune, sia "A implica B", sia "A implica non-B".
Quando i presupposti vengono meno, può esserci una denuncia di
incoerenza nel testo, può esserci una contraddizione tra la prima e la
seconda proposizione, i presupposti possono conferire un diverso
significato al nesso sintattico-formale, in diversi discorsi, e
l'accettazione o il rifiuto della conclusione dipende dai preesistenti
convincimenti, si può smascherare un presupposto, e farlo contestare di
proposito dal ricevente del discorso, oppure provare a farglielo
accettare, spesso cmq l'azione dei presupposti esercita inavvertita.
Tarski afferma che quando nel linguaggio comune la proposizione
antecedente (la prima) e quella conseguente (la seconda) sono vere,
viene usata, al posto dell'implicazione, la forma "dal momento che".
Nella logica, l'
implicazione viene considerata come una
proposizione significativa anche se non esiste nessun genere di
connessione tra i suoi membri, e la verità o la falsità di una
implicazione dipende solo dalla verità o la falsità dell'antecedente e
del conseguente (es. 3x2=6 allora Roma è una brutta città).
Nel discorso comune invece, si esige che tra i membri dell'implicazione
vi sia una certa connessione formale, condizione indispensabile della
significatività e della verità dell'implicazione.
Grazie all'attivazione di diversi presupposti uno stesso antecedente può
essere connesso con conseguenti di senso opposto, e in questo caso
l'elemento connettivo è il presupposto.