domenica 19 marzo 2017

Elenco lezioni MIT App Inventor 2

Qui di seguito trovate un elenco delle lezioni di MIT App Inventor 2, un programma / interfaccia web che consente di creare app per cellulari Android.
Grazie a questa guida infatti, sarete in grado di creare la vostra prima App per cellulare, da usare per voi, o da distribuire ai vostri amici... o al mondo intero, tramite play store.

MIT App Inventor 2 è un'ottima piattaforma di sviluppo, adatta anche e soprattutto per chi non sa programmare.
Infatti, con app inventor potrete creare un'applicazione per cellulare, anche senza conoscere una riga di codice, tramite una semplice e comoda interfaccia visuale molto intuitiva

Guida MIT App Inventor 2

App inventor è comunque un ambiente di sviluppo complesso, con una moltitudine di funzionalità e opzioni.
Forse non sarà possibile sviluppare videogiochi o programmi complessissimi, e questo ambiente ha comunque i suoi limiti, ma se imparerete ad usarlo e a conoscerlo bene, magari grazie a questo tutorial, sarete presto in grado di creare applicazioni di tutto rispetto.

Provate dunque a seguire e a mettere in pratica i trucchi ed i suggerimenti qui man mano riportati, e piano piano anche voi diventerete dei veri sviluppatori per android.

Elenco lezioni MIT App Inventor 2

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Psicopatologia (21/25): Freud e la psicoterapia infantile

Freud studiò la nevrosi parlando di sintomi non consciamente motivati, coniando il termine inconscio.
I pazienti di Freud soffrivano di un conflitto interno nascosto, dove c'era discrepanza tra quello che inconsciamente desideravano e ciò che erano consapevoli di desiderare, e una volta smascherate le cause del conflitto i sintomi nevrotici (di solito) sparivano da soli.
La mente mette la censura ai pensieri gravosi, una sorta di difesa che distorce i pensieri inconsci trasformandoli in intenzioni consce irriconoscibili.
L'inconscio è l'area della mente in cui è relegata la lotta tra le idee conflittuali, attraverso un'azione di rimozione dalla coscienza.
Freud individuò anche altri modi per indagare sui pensieri inconsci: studiando i lapsus ed i sogni.

Sessualità infantile
Freud considerava i sintomi nevrotici come una ripetizione dell'esperienza di un precedente stato conflittuale, un conflitto sessuale d'infanzia.
Freud scoprì che i sintomi nevrotici non svanivano finché il ricordo infantile non era stato riportato alla luce, ed il carattere doloroso del ricordo appariva collegato ai sentimenti d'angoscia e di colpa che suscitava.
Freud definì la libido e le pulsioni dell'Io, parlando poi di pulsioni di vita e pulsioni di morte, considerando inizialmente il conflitto solo su fattori interni, per poi più avanti allargare la visione prendendo in considerazione il rapporto con le altre persone.

Il complesso di edipo
Secondo Freud questo complesso si raggiunge all'incirca all'età di 4 o 5 anni, quando il bambino ha il desiderio di una relazione d'amore esclusiva con il genitore di sesso opposto, accompagnata da gelosia, rabbia, colpa e paura nei confronti dei potenziali rivali (quindi di solito soprattutto nei confronti dell'altro genitore).
Il complesso di edipo è un momento cruciale per lo sviluppo, la sua comparsa e la sua risoluzione costituiscono il nucleo della nevrosi infantile, che come ogni altra nevrosi va risolta.
In questa fase le pulsioni naturali (l'Es) vengono deviate e sottoposte all'Io (il senso di realtà), e con la nascita del Super-Io (coscienza individuale), il complesso viene risolto.
Prima del complesso edipico i conflitti nascono prevalentemente da un mancato controllo dell'espressione  pulsionale (Es), nella fase successiva al complesso i problemi sorgono innanzitutto dallo squilibrio delle rispettive forze dell'Io e del super-Io, in questo caso, un individuo maturo è poco suscettibile a nevrosi nella misura in cui riesce a condurre la propria vita sulla base di una percezione corretta della realtà per mezzo dell'Io, invece che sulla base delle limitazioni imposte ai suoi impulsi dal Super-Io.

Gli inizi dell'analisi infantile
Freud parlava di nevrosi infantile come naturale conseguenza collaterale del complesso edipico, dalla quale poteva scaturire poi la nevrosi nell'adulto.
C'era da capire se la nevrosi infantile fosse paragonabile a quella da adulto (quindi dannosa), ma la psicoanalisi era cmq una tecnica per adulti, l'Io del bambino è troppo immaturo, il bambino tende ad agire al posto che pensare, non si riescono ad applicare le libere associazioni e l'interpretazione dei sogni.
Anna Freud propone allora di modificare la tecnica psicoanalitica per adattarla ai bambini, tenendo conto dell'età del bambino, delle circostanze di vita, delle difese dell'Io usate per far fronte alle pulsioni.
Inoltre i bambini non avevano stimoli per fare l'analisi (non avevano motivi per guarire) quindi era molto più difficile instaurare l'alleanza necessaria per poter aver successo nell'analisi, ed il terapeuta in alcuni casi doveva fare anche da educatore e quindi ci voleva una fase preliminare alla terapia.
Melanie Klein invece, parla di meccanismi di difesa come la proiezione e l'introiezione che determinano la comparsa dell'Io infantile, e di causa immediata dell'angoscia nevrotica come stato di conflitto nella vita attuale del paziente.
La Freud interpretò la natura delle pulsioni in termini di comportamenti pulsionali e zone dominanti (orale, anale, genitale), mentre la Klein le interpretava come forme preliminari di espressione dei rapporti con le figure che si prendevano cura del bambino.
La Freud vedeva le pulsioni in rapporto all'oggetto piuttosto che alla ricerca di un oggetto.
La Klein sosteneva che l'angoscia inconscia è presente già nelle primissime interazioni del neonato, e parla di posizione schizoparanoide (nei primi 6 mesi di vita) caratterizzata da ansie persecutorie e dalla scissione in buono e cattivo, e la posizione depressiva (dalla seconda metà del primo anno) caratterizzata dall'inizio della comprensione dell'esistenza degli altri come non parti di se, dai sensi di colpa per aver danneggiato la madre con le proprie pulsioni.
La Klein pensa quindi che esista il Super-Io fin dalla fase depressiva e che quindi la fase edipica avvenga prima di quanto sostenga Freud.
La Klein intraprende quindi la terapia anche con i bambini molto piccoli, per far fronte alle loro angosce, usando l'innovativa tecnica del gioco, dove ad esempio la distruttività esterna (es. macchinine che si scontrano) indica il caos interno.
La Klein non ha bisogno della fase preparatoria per il bambino, spiega subito le sue interpretazioni ai bambini, analizzando il transfert, andando a fondo, mentre la Freud sosteneva che bisognava andarci cauti con i bambini.

Psicoanalisi infantile e psicoterapia infantile
A volte gli stati nevrotici sono intrecciati al limite della psicosi, e per questo il lavoro della Klein sulle difese primitive è importante, per capire meglio certi comportamenti.
La Freud dal canto suo afferma che i bambini piccoli non si possono definire psicotici, perchè certi processi di pensiero sono normali nel primissimo sviluppo del bambino, quindi l'intervento psicoanalitico deve avvenire solo in chiari casi di disturbo, e la normale crescita del bambino non deve subire interferenze.
La Klein dopo un po' di studi diede meno importanza ai primi impulsi sessuali aggressivi a favore delle buone esperienze connesse alla manipolazione, sulla capacità del piccolo di attenuare la forza delle sue prime fantasie aggressive.
Con lo sviluppo della psicoanalisi si iniziò ad interessarsi di più alle reazioni dei bambini alla separazione dalla madre, al rapporto madre-bambino, grazie anche alle ricerche di Bowlby, Winnicott e Spitz.
L'influenza dei fattori ambientali ha quindi ripreso un punto importante nella psicoanalisi, e non è tanto l'esperienza esterna in sé, quanto la risposta interna del bambino ad essa che è importante.
Qualsiasi sia l'orientamento terapeutico, tutti sono d'accordo nell'affermare che le cause immediate del disagio psicologico  derivano da un conflitto interno, ed il malessere psicologico è insieme il prodotto ed il sintomo di un fallimento significativo della psiche individuale nell'affrontare adeguatamente il conflitto interno.
Il compito del terapeuta è quello di mettere in grado il paziente di comprendere i propri conflitti e se possibile di mutarne l'economia (ciò non significa cmq che il terapeuta sia indifferente alle influenze ambientali).
La sola base su cui il lavoro analitico può dare i suoi frutti è la presenza del terapeuta come interprete attento, ma non coinvolto, dei conflitti intrapsichici del bambino.

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sabato 18 marzo 2017

Copiare blocchi da un progetto ad un altro (MIT App Inventor 2)

Una delle necessità che mi è sorta dopo un po' che sviluppavo in MIT App Inventor 2, è stata quella di dover copiare dei blocchi da un progetto ad un altro.

Quando può servire il voler spostare dei blocchi (blocks) da un progetto ad un altro, o da uno schermo (screen) ad un altro?
Semplice, se ad esempio creiamo una funzione in un programma/progetto, che però può tornarci utile anche in un'altra app, allora duplicare il blocco è decisamente un'operazione più rapida che riscrivere tutto da capo.
Purtroppo però, la classica funzione di duplicazione blocchi può essere svolta solo all'interno di uno stesso schermo, quindi ecco che ci viene incontro una apposita funzionalità di app inventor.


Come copiare dei blocchi da un progetto ad un altro  in MIT App Inventor 2


Dopo queste brevi ma doverose promesse, eccomi subito a spiegarvi la soluzione al quesito del giorno: copiare dei blocchi su progetti diversi.

Lo strumento che ci serve è lo zainetto, ovvero il backpack.
Grazie a questo strumento infatti potremo spostare uno o più blocchi da uno screen ad un altro, o da un progetto ad un altro.

Quindi nel concreto, ecco cosa bisogna fare:
  1. Aprire il progetto dove si trova la funzione/procedura da copiare
  2. Cliccare con il tasto destro del mouse sui blocchi desiderati
  3. Selezionare la voce Add to backpack
    Spostare blocchi tra progetti MIT
  4. Adesso, aprire il progetto in cui si vuole copiare il blocco
  5. Cliccare sul backpack (icona dello zainetto nella schermata blocchi)
  6. Trascinare nel visualizzatore i blocchi da copiare
Blocco clonato

Ed ecco fatto, ora la vostra funzione sarà stata riportata nell'altro progetto, e non dovrete scrivere alcuna riga di codice (per modo di dire) aggiuntiva.
Ovviamente però, se i blocchi copiati fanno riferimento a dei componenti che il progetto destinatario non possiede, la procedura importata non funzionerà correttamente.

E se volessimo copiare un blocco da un progetto esterno (non nostro)?
E' il caso in cui troviamo online esempi di funzioni/procedure app inventor create da altri, che vorremmo poter utilizzare nelle nostre app.
In questo caso ci basterà:
  1. Scaricare il file .aia dal sito che offre gratuitamente il progetto
  2. Aprire app inventor 2 e cliccare su: Progetti -> Importa progetto .aia dal mio computer
  3. Copiare i blocchi che ci interessano nel backpack
  4. Aprire la nostra app ed estrarre la procedura appena copiata nel backpack

Tutto molto semplice no? Spostare blocchi tra progetti app inventor è semplice, si, se si sa come fare :p

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Psicopatologia (20/25): La doppia deprivazione

Frank, un bambino di 14 anni, viene mandato alla Tavistock Clinic perchè aveva gravi difficoltà d'apprendimento, era aggressivo e rubava, e 2 anni prima di entrare in cura aveva anche tentato il suicidio.

Anamnesi
La madre di Frank era morta quando lui aveva 7 anni, ma cmq lui non la aveva mai vista (come il padre), dato che lo aveva mandato in orfanotrofio a pochi mesi.
Dopo aver cambiato 3 orfanotrofi, viene adottato da una famiglia che lo abbandona dopo 10 anni (interrompendo ogni contatto) perchè troppo ribelle, condizione peggiorata dopo che questi aveva scoperto che la sua vera madre era morta.
Si ha quindi una doppia deprivazione, la deprivazione inflittagli dalle circostanze esterne, che sfuggivano al suo controllo, e la deprivazione che derivava da fonti interne, dalle sue difese distruttive e dalla qualità dei suoi oggetti interni che gli fornivano uno scarso appoggio da fare di lui una persona sola ed inavvicinabile.

Identificazione con un oggetto interno idealizzato
A scuola Frank era diventato molto pericoloso per i compagni, che spesso minacciava con coltelli, era indifferente a qualsiasi punizione o rimprovero, provocava negli altri molta paura mentre lui sembrava privo di sentimenti.
In terapia era sempre puntuale, anzi in anticipo, ma sembrava distaccato, scindeva i propri sentimenti e parti del sé e li proiettava su altri, e l'unica cosa a cui sembrava tenere era il proprio aspetto fisico.
Sembrava assente e distaccato e per questo era difficile prendere contatto con lui, prendeva ogni approccio come una cosa fastidiosa, e l'identificazione con un oggetto interno idealizzato sembrava l'unica cosa che fosse in grado di tenerlo insieme.
Lui si identificava in sua madre, si comportava come credeva si fosse comportata lei, troppo vanitoso per occuparsi degli altri, e lo scopo del suo comportamento era quello di scindere e proiettare in un'altra persona i sentimenti che non poteva sopportare, e allo stesso tempo si identificava con l'oggetto irraggiungibile idealizzato, con cui si sentiva tutt'uno e che controllava.
Alcune frasi di Frank sembravano voler dire che l'unico modo per non rimanere ferito da un oggetto brutto che si ha dentro di sé, è identificarsi con esso, diventare un muro e lasciare la sofferenza a qualcun altro, quindi ogni nuova deprivazione, ogni nuova esperienza di un oggetto esterno duro, veniva introiettata da Frank e cementava ulteriormente la durezza del suo oggetto interno.

Il pakistano
Frank metteva alla prova il terapeuta per capire se tollerasse i suoi attacchi o se diventasse duro come un muro, inoltre, nonostante fosse un ragazzo di colore, se la prendeva con i ragazzi pakistani, affermando che se li colpisci loro tornano a prenderne ancora, il tutto probabilmente pensando ad un bambino piccolo e debole che continua a sbattere la testa contro il muro della madre dura ed insensibile, comportamento che non avrebbe fatto sopravvivere a lungo il piccolo.
Disse inoltre che non ce l'aveva con tutti i pakistani, ma solo con uno, probabilmente ce l'aveva contro se stesso.

Rimproveri
Frank cominciò ad accusare di freddezza, indifferenza e durezza il terapeuta, perchè non soddisfava subito i suoi bisogni, e si comportava da freddo e distaccato identificandosi nella madre insensibile, ed i sentimenti che lei suscitava dovevano essere sofferti dai pakistani.
Frank faceva di tutto per accusare il terapeuta di negligenza, arrivando prestissimo, usando questi rimproveri come difesa, perchè Frank si sentiva molto più a suo agio in una situazione nota, davanti ad una persona di cui non aveva fiducia, qualcuno che non poteva essergli di nessun aiuto (dato che in vita sua non aveva mai avuto fiducia di nessuno).
Il terapeuta era rimproverato di essere una figura parziale non sempre disponibile (come dovrebbe esserlo una buona madre), quando però questi aumentò il numero di sedute, il cambiamento del setting scosse il senso di sicurezza che Frank aveva acquisito.
Frank con tutti questi rimproveri chiedeva aiuto, ma in modo velato.

Violenza fisica e psicologica
Frank accusava il terapeuta di volerlo fare piangere allo scopo di farlo passare per tiranno e lui per vittima, in modo che poi potesse giustificare la sua violenza a scopo difensivo.
Il comportamento aggressivo fuori dal setting diminuì, ma aumentò il rischio di violenza in terapia (con minacce velate del piccolo), e cmq comprendere le ostilità non è sufficiente, secondo la visione di Mary Boston, il nuovo oggetto della violenza (il terapeuta) deve dimostrare di saper contenere tale violenza e ridurre l'onnipotenza, dimostrandosi migliore del paziente e quindi una persona da prendere d'esempio e da cui imparare come comportarsi.
Secondo le fantasie di onnipotenza del piccolo, sua madre era morta perchè si era sottratta al suo controllo, e quando dopo un po' di terapia diminuì la violenza fisica, apparve quella mentale.
Una volta il terapeuta parlò gesticolando, ed il paziente prese il suo posto dicendo che si poteva discutere anche senza venire alle mani.
Per Frank, qualsiasi sentimento di calore e vicinanza era tanto doloroso che doveva liberarsene immediatamente, quindi svuotava tutto di significato e quindi di emozioni, e a volte usava come metodo di difesa, quello di togliere una parola da una frase per poi giustiziarla (facendo perdere la frase di ogni impatto emotivo).
Quindi a causa delle carenze affettive del passato ora uccideva subito i sentimenti come l'essere capito e l'essere in contatto con gli altri, cercando anche di spezzare i legami all'interno della mente del terapeuta, interrompendolo quando stava per giungere a qualche conclusione, disturbando, lottava con il suo pensare.
Probabilmente sono stati traumatici per Frank anche i diversi legami interrotti più volte da piccolo, con ad esempio i vari cambi di orfanotrofio, e forse per questo, per non soffrire più, non voleva più legare con nessuno.
Dopo 1 anno e mezzo di terapia le sue difficoltà di apprendimento erano molto diminuite.

Il desiderio di essere salvato
Diversi elementi portano a pensare che Frank fa affidamento sul lavoro del terapeuta per ristabilire i legami spezzati, in modo di evitare di perdersi nella confusione o andare alla deriva.
Dopo un po' di terapia ci sono stati segni di una maggiore capacità di provare sentimenti di fiducia nei confronti del terapeuta e segni d'accettazione di un rapporto di maggior dipendenza.
Frank sembrava interessato a voler entrare nell'esercito, all'inizio sembrava gli interessasse uccidere, poi invece si è capito che forse gli interessava essere ucciso.
Frank era cmq migliorato e non dava più preoccupazioni, né a scuola né in orfanotrofio, tuttavia aveva ancora bisogno di aiuto, anche se non aveva coraggio di ammetterlo apertamente e faceva solo allusioni.
Frank a 16 anni doveva lasciare l'orfanotrofio e questo poteva creare un problema per il proseguimento della terapia, inoltre non si sapeva dove sarebbe andato a stare, così il terapeuta si occupò della faccenda, però senza farglielo sapere, perchè se no lui avrebbe rinfacciato che poteva ospitarlo a casa sua, inoltre questa cosa avrebbe mutato il loro rapporto e messo in confusione Frank, oltre al fatto che il terapeuta volle chiarire quali fossero i limiti del loro rapporto e che aspettative potesse avere il piccolo nei suoi confronti.
Frank migliorò ulteriormente quando riuscì a chiedere aiuto più apertamente, dimostrando di capire meglio le proprie reali esigenze.

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venerdì 17 marzo 2017

Riavvio automatico Android

Ma lo sapevi che anche sul tuo cellulare android è possibile impostare il riavvio automatico pianificato?

Riavviare in automatico il cellulare può essere una scelta vincente per diversi motivi: per risparmiare memoria chiudendo i processi lasciati aperti inutilmente, per rendere più veloce il sistema, perchè riavviare ogni tanto male non fa :p

Vediamo quindi come fare il restart automatico del telefonino, proprio come se fosse un vero e proprio computer... cosa che in effetti è, dato che ha ram, processori, e soprattutto un sistema operativo in piena regola.


Come impostare il riavvio automatico di Android


Per poter pianificare il riavvio del telefono ad un determinato orario, seguire i seguenti passaggi:
  1. Entrare in Impostazioni
  2. Cliccare su Gestione generale
  3. Cliccare su Ripristina
  4. Attivare la voce Riavvio automatico

Riavvio automatico Android

Nella nuova schermata che si aprirà, basterà inserire l'ora desiderata per il riavvio, e selezionare i giorni.... o meglio, il giorno, dato che il riavvio automatico sarà pianificato solo per uno specifico giorno della settimana, e quindi non potrai riavviare tutte le notti android.

Imposta data e ora riavvio

Come lo stesso android spiega, è possibile riavviare in automatico il cellulare solo se:
  • lo schermo è spento
  • il dispositivo non è in uso
  • la carica della batteria è maggiore del 30%
  • il blocco scheda sim è disattivato
  • i dati crittografati non sono protetti

Come avrai quindi capito, l'operazione di riavvio automatico di android è una cosa da fare in notturna, quando quindi non stai utilizzando il cellulare.
E' poi superfluo dire che il telefono deve essere acceso... se no che ti riavvii? :p

Cambiare nome dispositivo Android

Se usi il bluetooth o il wifi, probabilmente avrai notato che i dispositivi che trovi in rete hanno tutti un nome specifico.
Ebbene, sappi che anche il tuo cellulare ha un suo nome identificativo.

Sapere come cambiare nome dispositivo Android può tornare utile nel caso si voglia scegliere un nominativo più accattivante per il proprio cellulare (o tablet), che ad esempio non sia il semplice "Samsung galaxy s7", ma "cellulare di xxx", o quello che più ti aggrada.

Come cambiare il nome dispositivo su Android


Per poter rinominare il proprio cellulare, in modo che appaia agli altri con un nome da noi inventato, seguire la seguente procedura:
  1. Entrare in Impostazioni
  2. Cliccare su Info sul dispositivo
  3. Cliccare su Nome dispositivo
  4. Inserire il nome desiderato e cliccare su Fatto

Cambiare nome dispositivo Android

Come lo stesso android specifica:
"I nomi dei dispositivi vengono visualizzati per consentirvi di distinguere ciascun dispositivo disponibile con bluetooth, wi-fi direct e altri metodi".

Trattasi comunque di una distinzione non univoca, nel senso che anche qualche altra persona potrebbe casualmente aver scelto il nome dispositivo da te utilizzato.
A me non è mai capitato, ma suppongo che in quei casi android aggiunga qualche numero per non avere in lista dei nomi dispositivi duplicati.

Bene, è tutto.
Ora non ti resta altro che dare un bel nome al tuo cellulare.
Se posso darti un consiglio comunque, dato che a seconda di come hai impostato la privacy di android, il nome dispositivo può essere visualizzato anche da altre persone nelle vicinanze, forse è meglio non mettere un nome troppo spoiler, del tipo: nome, cognome, numero cellulare :p

Resident Evil: The Final Chapter

Resident Evil: The Final Chapter è un film fantascienza/orrore del 2016 diretto da Paul W. S. Anderson, con Milla Jovovich, Ali Larter, Shawn Roberts, Iain Glen, Ever Gabo Jovovich-Anderson, Eoin Macken, Ruby Rose, William Levy, Rola.

Resident Evil: The Final Chapter
Trama

Alice è una delle poche sopravvissute al disastro causato dalla Umbrella Corporation, disastro che ha tramutato quasi tutto il genere umano in zombie.
Sfuggendo ai morti viventi ed alle più disparate creature, Alice verrà a conoscenza del piano dell'Umbrella per sterminare il genere umano, e dell'unica possibilità da parte sua di poterlo salvare.
Così, armata di coraggio e di alcuni poteri ottenuti tramite il Virus T, Alice partirà verso Racoon City, pronta per lo scontro finale.

Recensione

Resident Evil: The Final Chapter, ovvero Resident Evil 6, è l'ultimo capitolo della saga, seguito ufficiale di Retribution.
Questo pseudo film sugli zombi, che mixa un po' di horror a tanta azione ed effetti speciali, è giunto al sesto capitolo.
A mio avviso dell'intera saga si salvano solo Resident Evil 1 e 2, poi si va a calare di qualità film dopo film, arrivando a dei prodotti che senza effetti speciali non sono nulla.
Si, Resident Evil: The Final Chapter è tutto sommato carino, ma la trama è banale e poco credibile, il finale è a dir poco scontato, ed alla fine anche tutta questa azione un po' stufa.
Si salvano qualche scena d'azione e di suspance, qualche ambientazione suggestiva, ma per il resto questo seguito ha poca ragione di esistere.
Certo, se avete visto tutti e cinque gli altri film, tanto vale vedere anche Resident Evil: The Final Chapter, ma mai e poi mai vederlo senza prima aver visionato gli altri, o se non si è dei veri fans dei film sui morti viventi, o al limite del videogioco.

Questo in teoria dovrebbe essere l'ultimo film su Resident Evil della serie, ma si sa come finiscono queste cose no?
Quando non si sa più come andare avanti, di solito si va indietro, quindi aspettatevi anche un prequel ;)

Link alla scheda del film su wikipedia

giovedì 16 marzo 2017

Come disattivare cronologia youtube

Ti è mai capitato di navigare su youtube, poi di riaprirlo tempo dopo, e di rivedere come suggerimenti dei video che avevi già visionato?
Ecco, se ti è successo, sappi che sei vittima della cronologia di youtube :)

Non è nulla di grave in realtà, ma se sei amante della privacy, di sicuro vedere che youtube memorizza le informazioni dei video che guardi, insomma, potrebbe non piacerti.

Vediamo allora come disabilitare e svuotare la cronologia di youtube, per poter navigare in maniera quasi anonima sul tubo nazionale dei video.


Come disattivare la cronologia di youtube


Per bloccare il salvataggio in cache dei video che guardi su youtube, basta seguire i seguenti passi:
  1. Aprire youtube
  2. Cliccare a sinistra sulle 3 linee orizzontali per far aprire il menù laterale
  3. Cliccare sulla voce Cronologia


Come disattivare cronologia youtube

Nella pagina che si aprirà, potrai svolgere le seguenti operazioni:
  • Cancellare tutta la cronologia visualizzazioni
  • Sospendere la cronologia visualizzazion

cancella blocca cronologia youtube

Ovviamente, se vuoi far perdere ogni traccia del tuo utilizzo di youtube, quello che devi fare è, prima cancellare la cronologia, poi sospendere il suo salvataggio.

Da ora in avanti quindi, quando utilizzerai yt per visionare un video, questa tua azione non verrà più memorizzata, e potrai quindi navigare in santa pace senza farti troppe paranoie :)

Ovviamente però, cancellando la cronologia youtube, o disabilitandola, non potrai più usufruire della funzionalità "consigliati per te". O meglio, potrai sempre utilizzarla, ma visto che il tubo non può più sapere che video ti piace guardare, non potrà più consigliarti i filmati attinenti.

Un'ultima informazione utile:
Questa funzionalità di cronologia youtube è disponibile sia da loggati che da sloggati.
Se si è loggati con un account google, i video navigati verranno resi disponibili da qualsiasi pc si utilizzi con quell'account.
Se invece si naviga da sloggati, le informazioni di cronologia, se non disabilitate, saranno valide solo per il dispositivo in uso.
Questo vuol dire che anche se non fai accesso con google, i tuoi dati di navigazione vengono salvati, se non disattivi la cronologia di youtube!

Re per una notte

Re per una notte è un film commedia/drammatico del 1983 diretto da Martin Scorsese, con Robert De Niro, Jerry Lewis, Diahnne Abbott, Sandra Bernhard, Shelley Hack, Martin Scorsese, Tony Randall, Fred De Cordova.

Re per una notte

Trama

Rupert Pupkin sogna ad occhi aperti di diventare un comico di talento, amato ed apprezzato da tutti.
Il suo sogno però è quasi un'ossessione, ed i continui rifiuti di essere ascoltato e le delusioni, lo porteranno a compiere un'azione estrema.
Rupert deciderà infatti di rapire un famoso comico, per costringerlo a farlo esibire nella sua trasmissione "King of Comedy", dove potrà essere finalmente Re per una notte.


Recensione

Re per una notte è uno dei primi film di Martin Scorsese, datato 1983.
In questa pellicola del genere commedia/drammatico ritroviamo un attore che spesso collabora con Scorsese, Robert De Niro, qui affiancato da un comico d'eccezione, il bravissimo Jerry Lewis.
Film ovviamente ben realizzato, con un pizzico di commedia, che pende per lo più sul drammatico.
Un viaggio nella psiche del protagonista, con le sue ossessioni, in un film che un po' ricorda il ruolo del folle interpretato sempre dallo stesso De Niro per Scorsese, in taxi driver.
In poche parole, Re per una notte, anche se forse non noto a tutti, non vi deluderà.

Link alla scheda del film su wikipedia

mercoledì 15 marzo 2017

Funzioni matematiche (MIT App Inventor 2)

A scuola non eri bravo con la matematica?
Niente paura, ci pensa MIT App Inventor 2!

Ebbene si, app inventor, tra le sue tante funzionalità, ha anche la possibilità di compiere alcuni operazioni matematiche.
Somma, sottrazione, moltiplicazione, divisione, elevamento a potenza, seno, coseno, radice quadrata, arrotondamenti per eccesso o per difetto, tangente, frazioni, e tanto altro ancora troverai all'interno di mit app inventor 2.


Come usare le funzioni matematiche di MIT App Inventor 2


Su questa cosa c'è poco da dire, se non che come al solito bisogna cliccare sulla voce blocchi (blocks) e poi, ovviamente, pigiare sulla sezione matematica (math).

Ora non ci basterà altro che trascinare la funzione matematica desiderata nel visualizzatore, ed il gioco è fatto.

funzioni matematiche di MIT App Inventor 2

La sezione matematica è sicuramente una delle più usate in app inventor 2, dato che il primo blocco è proprio quello che consente di valorizzare le variabili con un numero (itero o decimale), e quindi grazie ad essa è possibile salvare valori numerici ed incrementarli con il + o con il -.

Se poi fosse necessario sapere qual è il numero minore tra quelli presenti in delle variabili, basta utilizzare il blocco chiamato min.
Mentre per il blocco è un numero (is a number?) ci può sicuramente tornare utile per i controlli delle form per le nostre applicazioni per cellulare.

min e is a number

A questo indirizzo trovi un progetto .aia con qualche esempio di funzioni matematiche di app inventor.

Le potenzialità della sezione dei blocchi matematici di app inventor sono sicuramente elevate, e possono tornare sempre utili anche se non si sta costruendo un programma che simula la calcolatrice... cosa che tra l'altro potresti provare a fare, per allenarti ad imparare tutti i blocchi presenti in questa sezione.

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